mercoledì 30 novembre 2011

A onor del vero


Molte volte, chi ci ha un pò seguito in questi anni, avrà letto sul nostro Blog feroci critiche nei confronti della Società bianconera (soprattutto) e anche della squadra, visti i risultati ottenuti nelle passate stagioni, che rispecchiavano peraltro fedelmente la troppa attenzione da parte della dirigenza nel volere a tutti i costi provare a difendere un passato oggettivamente indifendibile, a scapito della lucidità e dell’efficacia nel programmare il futuro. 

Non è certo da oggi che scaturisce questa presa d’atto della realtà, ma soprattutto dopo la gara disputata dai bianconeri al S. Paolo di Napoli, bisogna ammettere, anche se un po’ a fatica, che quella Società quest’anno ha ben operato e allestito una squadra che nella peggiore delle ipotesi si giocherà lo scudetto fino alla fine. 
A qualcuno queste parole potranno non andare giù, ma proprio per dimostrare che la “Prostituzione intellectuale” non ci appartiene e che ci piace analizzare freddamente e obiettivamente quello che vediamo su un campo di calcio piuttosto che fuori, non si può far finta di non notare la profonda metamorfosi di questa Juve rispetto a quella delle passate stagioni.

Marotta è un buon Direttore sportivo, l’ha sempre dimostrato; gli ci è voluta una stagione di rodaggio e di “smaltimento scorie”, cioè degli errori accumulati nelle precedenti gestioni, ma alla fine ha allestito una squadra tutt’altro che stratosferica intendiamoci, ma equilibrata, compatta e soprattutto animata da una determinazione feroce che la porta a non mollare mai. Facilitata d’accordo dalla solita “boutàde” narcisistica di Tagliavento, che ha applicato il regolamento in un caso nel quale i suoi colleghi non lo applicano mai, facendo ripetere un calcio di rigore perché erano entrati in area due giocatori del Napoli prima della battuta a rete di Hamsik, è riuscita comunque per due volte a recuperare un doppio svantaggio, contro una squadra che si era dimostrata letale nelle sfide con le grandi, soprattutto nella bolgia casalinga del S. Paolo, e che ha giocato anch’essa con una determinazione e una ferocia agonistica che dovrebbero imitare i nostri giocatori quando scendono in campo contro la squadra che ci ha spesso battuto con l’inganno prima e tirato un bel po’ del fango che aveva addosso poi. 
martedì 29 novembre 2011

Un virtual-caffè con....CARLO GENTA

Carlo Genta, giornalista di Radio24, conduce il programma radiofonico "A Tempo di Sport" il sabato e la domenica pomeriggio. La sua conoscenza sportiva ed il continuo contatto con il tifo gli permettono di avere pareri ed opinioni che ha gentilmente condiviso con noi di InterCafè.

Allora Carlo, partirei dalla situazione generale del nostro calcio, dove le "grandi" faticano e dove, nelle posizioni alte, troviamo vere e proprie sorprese. Pensa che ciò dimostri una inferiorità del nostro calcio rispetto agli altri campionati europei?
La vogliamo chiamare inferiorità? A mio parere c'è semplicemente un fattore di maggior interesse nel nostro calcio. Se intendiamo il calcio come una pura forma di divertimento, estetica, il nostro campionato non è inferiore agli altri, ma anzi, è più divertente. Prendete la Liga: non trovo divertente vedere il Real segnare cinque o sei gol a partita e l'ultima sconfitta del Barcellona è solo un caso, solitamente non si tira indietro dalla goleada. Per me l'equilibrio e l'incertezza, nello sport, sono i veri fattori del divertimento ed in questo la Serie A è forse la migliore. Del resto la Champions ci sta dimostrando che affrontare il nostro calcio è molto difficile ancora oggi.

lunedì 28 novembre 2011

Siena-Inter 0-1: pagelle e non solo!



Oggi lanciamo un nuovo appuntamento su Inter Cafè, quello con le pagelle del post-partita ed una simpatica interpretazione di Andrea delle interviste a caldo. Niente di serio ovviamente, per chi ci avete preso?

Siena-Inter 0-1: le pagelle


JULIO CESAR 6 - Novanta minuti senza neanche uno stiramento, una distrazione del bicipite femorale, un fastidio agli adduttori: chi l'avrebbe mai detto?


NAGATOMO 5 - Sapete che in fondo quel Jonathan lì non è poi così male?

RANOCCHIA 5.5 - Far segnare Larrondo è impresa titanica, lui però ci prova: e per poco, non ci riesce.

SAMUEL 6 - Ciabatta l'unica vera occasione della gara a parte il gol, violando qualche principio della fisica. Il passo a due con Ranocchia che per poco non costa il gol di Calaiò è da infarto, ma a parte questo, tutto bene.

domenica 27 novembre 2011

Siena-Inter 0-1: un lampo di Castaignos, in mezzo al nulla assoluto..


Un'Inter a larghi tratti inguardabile esce da Siena col bottino pieno, grazie ad un colpo in extremis di Castaignos, lanciato nella ripresa da Ranieri. Dopo un primo tempo di sostanziale predominio, nella ripresa si è vista una squadra quasi sconfortante, cresciuta solo nel finale quando il tecnico ha inserito Milito e si è giocato i 10' finali con tre attaccanti in campo. Non è certo questa la squadra che può ambire a traguardi come il terzo posto o i quarti di Champions, la speranza è che da tutti questi esperimenti possa saltar fuori l'assetto giusto che permetta di non sacrificare Pazzini, oggi davvero esasperato da un modulo che limita il suo letale potenziale da uomo d'area.


PRIMO TEMPO 
Forte delle indicazioni fornite dalle ultime due gare con Cagliari e Trabzonspor, Ranieri ripropone il 4-1-4-1 con Alvarez in campo dal 1' e Cambiasso mediano davanti alla linea difensiva, formata da Nagatomo e Zanetti esterni e Ranocchia-Samuel in mezzo. Motta e Stankovic sono i due centrocampisti centrali, mentre Zarate parte largo sulla sinistra con licenza di accentrarsi, con Pazzini unica punta. Il Siena di Sannino risponde col canonico 4-4-2, con Larrondo che rileva l'indisponibile e temibilissimo ex Destro.

sabato 26 novembre 2011

Quel crocevia tricolore chiamato Siena

La sfida col Siena negli ultimi anni non è mai stata una partita casuale. Le ultime quattro partite giocate con i toscani, infatti, hanno rappresentato una sfida quasi sempre decisiva per lo scudetto.
Si partì nel 2007, nel primo campionato del dopo Calciopoli. L’Inter di Mancini macina record su record ma il 18 aprile incappa in una brutta sconfitta in casa contro la Roma, unica antagonista nerazzurra in quella stagione.
Quattro giorni dopo si va a Siena. Una doppietta di Materazzi, intervallato dal momentaneo pareggio di Negro, fissa il risultato su 2-1. La contemporanea sconfitta della Roma a Bergamo permette ai nerazzurri di conquistare matematicamente lo scudetto dopo 18 lunghi anni di attesa. La festa tricolore è già partita.
Passano 12 mesi e c’è ancora il Siena nel destino tricolore dell’Inter. E’ la penultima giornata, l’Inter ha avuto una primavera difficile e la Roma ha quasi azzerato il distacco. A San Siro arriva il Siena. All’Inter, che ha quattro punti sulla Roma, basta una vittoria. I nerazzurri vanno in vantaggio per due volte e per due volte vengono raggiunti. Sul risultato di 2-2 c’è l’occasione d’oro per chiudere i conti. Rigore per i nerazzurri. Come un anno prima è Materazzi a incaricarsi del penalty che vale lo scudetto. Ma il difensore nerazzurro si fa parare il tiro da Manninger. Finisce 2-2, la Roma stavolta a Bergamo vince e si porta a due punti di distacco. E l’Inter deve rimandare la festa di una settimana.
Ancora dodici mesi, ancora Inter-Siena. Ma stavolta è una semplice passerella. Infatti nell’anticipo del sabato sera il Milan, che insegue a sette punti di distacco, perde a Udine e l’Inter, a due giornate dalla fine è matematicamente campione d’Italia. Nella sfida della domenica sera i nerazzurri vincono con un secco 3-0 e onorano il tricolore vinto ventiquattro ore prima.
E veniamo all’anno del Triplete. Ultima giornata di campionato. L’Inter ha un punto di distacco rispetto alla Roma e fa visita al Siena già retrocesso. E’ una partita in salita per i nerazzurri che trovano il gol vittoria a metà ripresa grazie al Principe Milito. L’Inter fa festa portando a casa il suo 18esimo tricolore, antipasto di quello che poi succederà sei giorni dopo a Madrid quando saliremo sul tetto d’Europa dopo quarantacinque anni.
Dopo un anno d’interruzione per la retrocessione del Siena, si ripresenta la sfida contro i toscani. Quella di domani non sarà una sfida scudetto ma potrebbe essere la partita che ci rilancia per la lotta al tricolore. Quel piccolissimo barlume di speranza passa inevitabilmente da una vittoria in terra senese. Sperando che ancora una volta gli avversari bianconeri ci portino fortuna…
venerdì 25 novembre 2011

Tevez al Milan? E' solo la punta dell'iceberg..


E' notizia di ieri quella dell'assalto concreto del Milan a Carlitos Tevez, designato dai vertici dell'altra squadra di Milano come il perfetto sostituto dello sfortunato Cassano. La decisa virata dei rossoneri sull'Apache è stata improvvisa, ma a quanto pare molto produttiva visto che il calciatore pare non abbia più il minimo dubbio su quale sia la maglia che vorrà vestire a partire dal prossimo gennaio.

Ora, senza star qui a discutere sulle modalità con cui l'argentino potrà essere strappato ad un City in cui ormai vive da separato in casa, la riflessione che voglio fare dopo quest'ennesimo smacco che ci apprestiamo a subire è la seguente: stiamo sparendo pian piano dalla geografia del calcio che conta, in un modo vergognoso che farebbe imbestialire anche il tifoso meno accanito esistente sul globo terracqueo.

Si è parlato per un'intera estate delle motivazioni per cui Tevez poteva essere il colpo giusto da piazzare per il dopo Eto'o, ovviamente a cifre umane che non demolissero i benefici economici derivanti dalla cessione del camerunense. Una testa matta l'Apache, ma anche qualità indiscutibili ed un inserimento facilitato dalla folta presenza di argentini nello spogliatoio: chiaramente però non se ne fece nulla, perchè 35 milioni erano troppi e se li dobbiamo cacciare noi al massimo li cacciamo per pagare Forlan e Kucka.

La rottura con Mancini ha di fatto messo sul mercato l'attaccante, a condizioni inferiori a quelle poste solo pochi mesi prima vista anche l'impossibilità di essere schierato in Europa. E noi? A noi a quanto pare non serve, siamo a posto così perchè con Milito che segna regolarmente, Zarate candidato al pallone d'oro e Forlan che sarà pure rotto ma è pur sempre un bel ragazzo, uno come Tevez (brutto come la fame tra l'altro) accanto a Pazzini sarebbe un lusso inutile.

Il Milan invece, pur disponendo di Ibra, Pato e Robinho ha fiutato l'affare e sembra che abbia già in pugno l'attaccante, con la formula del prestito oneroso e pagamento di 20 milioni dilazionato in più annualità: un'operazione alla Ibra, insomma, roba che noi a quanto pare non siamo più in grado nemmeno di pensare. Un pò come non siamo in grado di preservare i nostri big da nazionali assassine che ce li restituiscono costantemente spompati o rotti, come il recente caso Sneijder dimostra, ma quella è un'altra storia.

Il caso Tevez comunque è solo la goccia che fa traboccare il proverbiale vaso, perchè in altri tempi di una cosa del genere ce ne saremmo fregati altamente senza tante discussioni.

Ricordate quanti nomi si susseguirono nell'estate 2010, quando pareva scontato che, ceduto Balotelli e cambiato tecnico, si provvedesse ad aggiustare quella squadra reduce da un'impresa tanto eccezionale quanto logorante? Mascherano, Kuyt furono solo le piste più battute almeno a parole, ma il risultato fu che non arrivò nessuno e Benitez a dicembre sclerò, togliendo il disturbo e vedendo Moratti in azione solo a gennaio, quasi come fosse un dispetto.

La ridicola formula con la quale il Napoli rilevò Cavani dal Palermo (17 milioni dilazionati in quattro rate) fu la riprova che raggiunta la vetta dell'Everest, l'unico obiettivo è diventato il bilancio, e chi se ne frega se con uno come l'uruguaiano avremmo magari vinto lo scudetto mettendo il reparto a posto per i prossimi cinque anni almeno.

Sanchez e Cassano sono state le altre due meteore vestite troppo presto di nerazzurro, ma migrate poi verso altri lidi nei quali il mercato si fa davvero e non solo a parole. Dopo la lite con Garrone, in pochi credevano davvero che l'Inter si facesse scappare un talento del genere a costo zero, visti i continui acciacchi di Milito e Sneijder e le difficoltà di un reparto in cui solo Eto'o riusciva a tirare avanti la carretta.

Allo stesso modo, si fece un gran parlare della punta dell'Udinese e di un affare che pareva ormai in dirittura d'arrivo con fumata bianca attesa da un giorno all'altro, ma anche lì solo fiumi di inchiostro gettati come fumo negli occhi del tifoso sognatore e nulla di fatto alla chiusura delle liste con la "promessa" che se ne sarebbe riparlato a giugno. Nel frattempo il Nino Maravilla esplode, il Barça lo mette nel mirino e se lo porta a casa alla bellezza di 40 milioni, alla faccia di Branca e della cronica lentezza nel chiudere trattative forse mai nate davvero. Certo, abbiamo preso Pazzini e Ranocchia, ma non ci vuole un genio a capire che in questa squadra andrebbe immessa qualità a fiumi, come del resto il campo continua a dimostrare giorno dopo giorno.

Ed oggi, dopo un'estate passata a rincorrere Forlan con una trattativa come sempre condotta a velocità-bradipo, per poi renderci conto di non poterlo utilizzare in Europa, ecco che l'ennesimo elemento di spessore sul mercato prende altre strade (ma proprio altre), anche perchè il FPF è una cosa seria. Solo per noi, ma quello è un altro discorso. Un pò come quando la prof. dice di non copiare ed esce dalla classe: tutti copiano, e quello che rispetta le regole finisce col fare una figura da idiota.

Ecco, preferiremmo evitare di sentire stronzate, il concetto è sempre quello. Preferiremmo sapere che non c'è la minima possibilità che arrivi un pezzo da novanta, perchè non c'è la voglia nè la possibilità di spendere, in modo da digerire meglio tutti i titoloni che dal 22 maggio 2010 in poi ci hanno fatto pensare davvero di essere ancora intenzionati a competere a tutti i livelli, salvo poi capire che al massimo possiamo prendere un Poli non giocante, 32enni low-cost che in realtà non sono low-cost e mediocri slovacchi che non sarebbero titolari in nessun centrocampo d'elite a parte il nostro. Perchè il nostro amore per questi colori e per questa squadra non cambia, ma la sensazione di essere presi per i fondelli inasprisce e deprime: e questo, per chi c'è sempre stato anche quando si perdeva in casa con Lugano e Alaves, è un colpo decisamente troppo basso.
giovedì 24 novembre 2011

Da Milan-Barcellona ad Inter-Barcellona: il parallelismo non regge..


Guardare in casa d'altri generalmente non è mia abitudine, specie in un'annata nella quale i nostri problemi non sono proprio poca roba e dalla loro parziale risoluzione (in un futuro quanto più possibile prossimo) passeranno le sorti di tutta la stagione.

Vorrei però discutere un attimo della gara di ieri sera tra Milan e Barcellona, nella quale i rossoneri hanno alzato bandiera bianca di fronte al meraviglioso collettivo di Guardiola, al termine di 90' nei quali tutta la differenza tra i catalani e il resto del mondo si è palesata in maniera totale, a dispetto di quanto possano dire addetti ai lavori e tesserati della "squadra più titolata al mondo" (cit.). Si è parlato di gap ridotto, di nuove consapevolezze, di un Barça che in fondo si può battere: e per arrivare a queste conclusioni, ci si è basati sull'ennesima lezione di calcio impartita da Messi e compagni, rei forse di essersi specchiati troppo e di non riuscire a concretizzare tutte le palle gol create. E questo senza Dani Alves, Piquè, Iniesta, e con un assetto tattico sperimentale ed un David Villa sciagurato almeno quanto Robinho dall'altro lato.

Il Milan si è battuto bene, intendiamoci. Lo ha fatto con le armi a sua disposizione, giocando una gara di un certo spessore, e creando anche diverse palle-gol. Obiettivamente però la serata di ieri ha solo confermato che per battere questi qui serve una partita perfetta ed una serie di circostanze contingenti che ti permetta di reggere la loro forza d'urto devastante. E qui andiamo all'Inter, ed a quei quattro confronti nell'anno del triplete che di fatto ci aprirono le porte della leggenda.

martedì 22 novembre 2011

Trabzonspor-Inter 1-1: primo posto in cassaforte, e un Alvarez in costante ascesa..


Vincere in casa dei turchi del Trabzonspor era un atto quasi dovuto, dopo la clamorosa caduta dell'andata a San Siro e soprattutto in considerazione del peso che i tre punti almeno sulla carta avrebbero dovuto avere in chiave-qualificazione. Chiaramente, la notizia della vittoria del Lille a Mosca per 2-0 ha cambiato un pò le carte in tavola, dato che un pari risultava più che sufficiente per blindare il primo posto nel girone.

Ranieri se la gioca con un inedito 4-1-4-1 con Cambiasso schermo davanti alla difesa (con il rientro di Nagatomo), Alvarez largo a destra, Zarate sul versante opposto e la coppia Zanetti-Stankovic in mezzo dietro l'unica punta Milito: rifiatano in panchina Pazzini, Ranocchia ed il talismano Motta. I padroni di casa rispondono con un 4-4-2 con la coppia d'attacco formata da Halil Altintop e Burak Yilmaz.

L'avvio dei turchi prova a spaventare i nerazzurri, che hanno in Nagatomo e Lucio due elementi decisamente in serata no ma un Samuel monumentale in versione The Wall. Al 18' però è proprio la squadra di Ranieri a passare, con il fin qui criticatissimo Ricky Maravilla Alvarez: l'argentino parte da destra, salta un uomo, uno-due con Milito e sinistro delicato sull'uscita di Tolga. E' il primo gol ufficiale del giovane sudamericano in maglia nerazzurra, ed un nuovo segnale incoraggiante riguardo la sua crescita ed il suo inserimento nel calcio del vecchio continente.

Con due risultati a disposizione, ed il vantaggio appena acquisito, pare una serata decisamente in discesa: peccato che il pari arrivi quasi subito, rimettendo la gara sui binari dell'incertezza. E' il minuto 23, e dopo aver recuperato palla sulla trequarti Alanzinho trova Halil Altintop appena fuori area: il tiro dell'attaccante turco trova la beffarda deviazione di schiena di Samuel, ed il pallone diventa imparabile per Julio Cesar portando il risultato sull'1-1.

Il Trabzonspor acquista fiducia, e al 35' potrebbe segnare ancora: sul tiro di Alanzinho dal limite, Julio Cesar devia in corner. Un minuto dopo, Chivu innesca Zarate sulla sinistra, l'attaccante entra in area e impegna Tolga.

Nella ripresa, al 60', arriva un'altra occasionissima ancora per Zarate, lanciato splendidamente da Cambiasso: Maurito  manca l'aggancio, pasticcia un pò e quando calcia coglie in pieno Glowacki. Non è decisamente la serata migliore per l'ex laziale, che tre minuti più tardi triangola splendidamente con Milito, poi spreca clamorosamente davanti al portiere turco.

Un tiro di Alanzinho mette i brividi ad un JC rimasto immobile con la rasoiata che muore a fil di palo, Merzejewski invece il palo lo prende proprio con un colpo di testa in area di rigore su un cross da destra, lasciato colpevolmente solo da un inguardabile Nagatomo. L'assalto finale dei turchi non porta sorprese, ed il risultato rimane su quell'1-1 che qualifica l'Inter come prima del girone B, e lascia nella bagarre le altre tre formazioni, che si giocheranno tutto all'ultima giornata.

Per una sera, guardiamo il bicchiere mezzo pieno: dopo il tremendo inizio coinciso proprio con il crollo interno contro il Trabzon, in pochi credevano ad una qualificazione agevole come effettivamente poi è stato. C'è un gioco che latita, un'infermeria sempre piena, ed un'identità tattica che ancora non c'è e non è detto che per quest'anno ci sarà, ma il primo obiettivo è stato raggiunto e da qui a febbraio l'Europa non sarà più una priorità. E se questo Alvarez continuerà a crescere, chissà, magari avremo trovato un'arma importante per questa stagione così travagliata.

TABELLINO

MARCATORI: Alvarez (I) al 18’; Altintop (T) al 23’ p.t.

TRABZONSPOR (4-4-2) Tolga; Celustka, Kacar, Glowacki, Cech; Zokora, Colman; Altintop, Serkan Balci (dal 19’ s.t. Mierzejewski), Alazinho (dal 40’ s.t. Paulo Henrique; Burak Yilmaz (Kivrak, Bans Atas, Mustafa Yumlu, Aykut Akgun, Brozek). All. Gunes

INTER (4-1-4-1) Julio Cesar; Nagatomo, Lucio, Samuel, Chivu; Cambiasso; Alvarez (dal 44’ s.t. Faraoni), Zanetti, Stankovic, Zarate (dal 24’ s.t. Coutinho); Milito (dal 41’ s.t. Pazzini) (Castellazzi, Ranocchia, Obi, Motta) All. Ranieri

Mamma li turchi!

In Turchia per vincere, ma soprattutto per rimediare alla figuraccia dell'andata. Era ancora estate, io ero in vacanza (come probabilmente pure l'Inter), faceva caldo ed in panchina, ad allenarci, per qualche amaro scherzo del destino c'era Gasperini. Perdemmo una partita oscena. Giocammo da cani, provando a creare qualcosa ma senza mai realmente affondare e nonostante l'allenatore ex Genoa avesse rinunciato alla difesa a tre per quella partita, riuscimmo comunque a prendere gol su un'azione rocambolesca: per loro, con un tiro praticamente, una traversa ed un gol. I misteri della fisica, bah!
Fatto sta che oggi siamo a Trebisonda e dobbiamo riscattarci, un pò perchè con una vittoria chiuderemmo il girone di Champions, un pò perchè, a mio parere, la sconfitta dell'andata pesa un pochino come macigno psicologico, poichè quella sconfitta tolse sicurezze a tutti e vediamo quanto stiamo faticando a recuperare quella fiducia in noi tanto agognata e necessaria, come dice anche mister Ranieri.
Molti si chiederanno (io sono stato il primo) se esista davvero una città di nome Trebisonda. Ebbene, esiste. La più grande città turca sulle coste del Mar Nero è proprio lei, ha quasi 220.000 abitanti ed ha pure una storia niente male, visto che fu capitale di un Impero per quasi due secoli (l'Impero di Trebisonda) prima di essere conquistata dagli ottomani. In questa città grande motivo di orgoglio è rappresentato dalla squadra di calcio, il Trabzonspor Kulubu. Primo team calcistico non di Istanbul a vincere un campionato, ebbe il suo apice di risultati tra la metà del 1970 ed i primi anni '80, ove conquistò diciotto dei ventisei trofei totali che compongono il suo albo d'oro. Sono soprannominati "tempesta del Mar Nero" ed il loro stadio di ventinovemila e cinquecento posti è sempre una bolgia.
Ranieri cercherà di conquistare il quarto risultato utile consecutivo in Europa e per ottenerlo punterà praticamente sugli stessi undici che sabato hanno vinto col Cagliari, con un solo cambio in attacco, ove Milito sembra avvantaggiato sul Pazzo. Sperando che la tempesta turca non si abbatta su di noi, abbiamo tutti i mezzi per vincere e come giustamente ha detto Ranieri, in questo momento abbiamo bisogno di una fila di tre, quattro risultati buoni consecutivi per ritrovare la consapevolezza di essere l'Inter. Proviamo a cambiare la storia nel nostro piccolo, ed essere noi a conquistare le loro coste e farli urlare "mamma gli italiani!"

(si ringrazia Wikipedia per l'enorme mole di informazione in sè contenuta, comprese quelle qui riportate)

Andrea - InterCafè
sabato 19 novembre 2011

Sveglia Inter. E' cominciata la risalita?

La situazione di classifica non lasciava scelta all’Inter, costretta a vincere per risalire da quella scomoda posizione di quart’ultima.
Ranieri, che ieri ha dovuto fare a meno di Lucio, perde all’ultimo Sneijder, sostituito da Coutinho. Tra i pali rientra Julio Cesar, in difesa spazio a Jonathan con Zanetti scalato a fare il terzino sinistro e Ranocchia e Samuel centrali, a centrocampo Thiago Motta, Cambiasso e Stankovic, come detto Coutinho trequartista dietro le due punte Pazzini e Zarate, preferito a Milito.

Il primo tempo dell’Inter è sotto tono. Il Cagliari si difende bene ed è bravo a bloccare l’unica fonte di gioco dei nerazzurri ovvero Thiago Motta. Al 21esimo Pazzini si libera bene e fa partire un missile che Agazzi devia sulla traversa. Dopo tre minuti tocca a Zarate su punizione vedere il proprio tiro deviato sulla traversa dal portiere cagliaritano. Le occasioni nerazzurre nel primo tempo sono tutte qua. Un primo tempo che vede Zarate migliore in campo e Jonathan e Coutinho abbastanza deludenti.

venerdì 18 novembre 2011

Nella trappola del tavolo

Sarebbe nostra ferma intenzione trattare di argomenti riguardanti il lato migliore dello sport e del calcio in particolare, ma in queste due settimane il calcio giocato è andato in vacanza per lasciare spazio a quello delle polemiche e dei tribunali: seppure controvoglia dunque non possiamo esimerci da alcune riflessioni. 
Dopo avere collezionato 17 sentenze contrarie (se abbiamo tenuto bene i conti), oltre a una serie di "schiaffazzi" dalle varie Istituzioni che governano il calcio (FIGC, CONI, UEFA), "l’ovino giovin signore" ha provato a salvare capra e cavoli, elargendo un bella "leccatina" al Presidente del CONI Petrucci che è sembrato piuttosto alterato e spazientito, soprattutto nei suo confronti, ma nel contempo facendosi forte del fatto che lui non rinuncia a difendere la Juve e i suoi interessi, tanto per tenere un po’ buoni i suoi sudditi "bovi", cioè quei tifosi juventini che al posto del cervello hanno un contenitore vuoto dove lui e altri come lui possono farci entrare quello che vogliono.
Si è così inventato un "tavolo", situazione che va molto di moda al giorno d’oggi e che solitamente viene tirato in ballo quando c’è da confondere un po’ le idee, parlare d’aria fritta, per poi non approdare a nessuna soluzione concreta perché già a priori non ne esiste alcuna possibile; però bisogna parlarne. 
Lo stesso tavolo al quale Della Valle aveva a più riprese invitato Moratti questa estate, invito che il nostro Presidente aveva giustamente declinato. 

La secca del calcio italiano ed i cavalieri della tavola rotonda

E' inquietante quanto, in fondo, assai normale, che in Italia si tratti quasi nello stesso modo la politica, l'economia ed il calcio. Tutti hanno ragione, nessuno ha torto (o forse è più veritiero il viceversa, ma il risultato non cambia) e ci si infila in continui cul-de-sac che hanno l'unica conseguenza di creare immobilità. Non si prendono scelte e quando le si prende, si è sempre pronti a fare tre o quattro passi indietro, a riadattare la situazione, a dare a tutti lo zuccherino lasciando invece il terzo che osserva e cerca di capire con un palmo di naso. Cos'ha provocato tutto ciò? Stasi, stagnazione, creazione di secche dove l'Italia parrebbe quasi buttarcisi dentro gioiosamente piuttosto che uscirne e bonificarle.

E' oggettivo che il punto più basso nel calcio nostrano lo si toccò nel 2006, con Calciopoli, ove noi, le istituzioni sportive e tutto l'ambaradan di confine fece una figura indecente e vergognosa agli occhi del resto del Mondo. Attenzione, non perché all'estero non succedano certe cose (succede anche di peggio), bensì per l'incapacità di chi di competenza di muoversi davvero nel modo giusto e tenere in pugno la situazione. Il Mondiale vinto salvò baracche e burattini, ma la verità è che da quel giorno entrammo in una secca da cui tutt'oggi non siamo ancora in grado di tirarci fuori, vuoi per pigrizia, vuoi per altro.

giovedì 17 novembre 2011

Si torna in campo: era ora!


Domanda: da quant'è che non parliamo di calcio? Risposta: da tanto, forse troppo, ma in fondo non è neanche colpa nostra. Sono state due settimane complicate, piene di eventi che hanno inevitabilmente spostato il "focus" altrove e catalizzato completamente l'attenzione, lasciando allo sport giocato una fase di stand-by che francamente un pò tutti ci saremmo risparmiati.

La tragedia di Genova, le polemiche per la sospensione della gara di Napoli, la sentenza Calciopoli e il bizzarro "follow up" dell'ovino, attorno al quale tutto il mondo dello sport si stringe in modo compassionevole. Sì, perchè siamo di fronte ad una uomo con evidenti disturbi ossessivo-compulsivi, a cui parte l'esposto quasi senza rendersene conto, un pò come un cleptomane che esce da un supermercato con lo zaino pieno di roba senza neanche sapere come ci è finita là dentro.

Lasciando perdere questioni trite e ritrite, sulle quali ci siamo confrontati negli ultimi giorni anche con flame piuttosto accesi, direi che è il momento di tornare a parlare di calcio giocato, facendo un pò il punto della situazione in vista dei prossimi impegni che diranno tutto o quasi sulla stagione che ci attende.

La classifica, purtroppo, è sempre quella: 8 punti, una gara da recuperare per nulla semplice, ed un Cagliari in arrivo a San Siro dopo un cambio di allenatore ed una serie di risultati negativi. Sarebbe bello poter dire che una vittoria aprirebbe nuovi scenari, ma allo stato attuale delle cose è inutile prenderci in giro: i tre punti in questo momento servono solo ed esclusivamente per togliersi dalle sabbie mobili di una zona di classifica che non siamo abituati a frequentare, e per scrollarsi di dosso una paura che paralizza e rende difficili anche le cose apparentemente più alla nostra portata.

mercoledì 16 novembre 2011

La classe di Oriali, e le grandi verità (mica tanto) nascoste..


Lele Oriali, vale a dire un pezzo di storia nerazzurra ed una presenza fondamentale nei successi di quella che fu l'Inter pluriscudettata di Mancini prima, e quella di Mourinho e del Triplete poi, è tornato a parlare. E lo ha fatto in modo non banale, con la classe che lo ha sempre contraddistinto sin da quando calcava i campi da gioco, facendo chiarezza su quelle che sono state le modalità del suo allontanamento dalla società, senza risparmiare qualche stoccata figlia probabilmente di un addio mai digerito e che ancora oggi non trova spiegazioni.

L'ex mediano nerazzurro per anni è stato uno dei veri cardini della dirigenza nerazzurra, costituendo il perfetto tramite tra squadra e società, oltre che un validissimo consulente di mercato. Dopo il 22 maggio 2010 però, tutto è cambiato: la macchina perfetta che sbagliava poco o nulla si è inceppata, e visto che lui è stata una delle costanti anche prima dell'arrivo di Josè è lecito supporre che la scelta di mandarlo via sia stata un clamoroso harakiri.

Nell'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport (sì, lo so, con loro non ci dovevamo più parlare), il Piper esordisce spiegando i motivi del suo ritorno sotto i riflettori: "Approfitto di questa occasione per ringraziare i tifosi che mi hanno dimostrato grande affetto esponendo uno striscione a San Siro. E mi sono deciso a parlare per loro e tutti gli altri che mi mandano messaggini o mi fermano per strada, chiedendomi perché non sono più all’Inter". E noi lo ringraziamo di rimando, visto che nessuno ha mai capito fino in fondo i motivi di una separazione così dolorosa.

martedì 15 novembre 2011

Point Break

(per qualche australopiteco trinariciuto avvezzo a scambiare errori di digitazione per errori concettuali e che si trovasse a passare su questo sito, la traduzione del titolo è: Punto di rottura).

La notizia del ricorso al TAR da parte della Juventus non ci sorprende affatto, l’avevamo già ampiamente previsto all’interno del post relativo alla condanna di Moggi.
Quello che ancora una volta non tanto ci sorprende, perché ormai di questi “signori” non ci sorprende più nulla, quanto direi proprio ci schifa è la scelta del momento in cui l’hanno presentato, proprio nel giorno della consegna del premio “Giacinto Facchetti”, istituito per ricordare come merita questo grande campione ma soprattutto quella splendida persona che era; chi pensa sia una casualità è un povero illuso, per non dire di peggio.
L’ha ammesso anche Abete, vivaddio, il quale non è di certo una “cima” e che si esprime spesso in un “politichese” piuttosto contorto; infatti subito dopo a latere dichiara: “Se questo ricorso fosse arrivato in un altro momento avrebbe dato un segnale diverso. Ma la giornata di oggi ha certificato una capacità di rapporti che dovrà essere un punto di riferimento per il futuro”.
Forse sono un po’ rintronato, ma personalmente non ci ho capito una mazza!.

Per l’ennesima volta trionfa così il “famoso Stile Juve”! Ormai gli epiteti per commentare questi cinque anni di vergognose assurdità ce li hanno tirati fuori tutti e davvero riesce difficile aggiungere qualcosa per commentare l’incredulità, la rabbia, lo sgomento e lo schifo che suscita in noi il protrarsi di una situazione del genere. 
Cerchiamo quindi di fare qualche considerazione da semplici tifosi, senza basarci su commenti di esperti giuristi o presunti tali e senza cercare di riprendere quelli di altri colleghi dei vari blog.

domenica 13 novembre 2011

Ibra, “Solo Dio può giudicarmi”


L'Inter è la squadra di calcio più completa e più avvincente del mondo, capace di trasmettere una gamma di emozioni vasta come le sfumature dei colori.
Nel bene o nel male, con i suoi limiti, le sue contraddizioni e tutti i suoi difetti, non puoi restare indifferente, o la ami alla follia o la odi alla morte; in ogni caso, non puoi non parlarne!.


Il giorno in cui finalmente il tribunale di Napoli ha condannato, in primo grado, Moggi e la sua allegra brigata di manipolatori del calcio marcio degli ultimi quindici anni; senza contare i “Galliani” ancora rimasti in giro e che, non c'è da preoccuparsi, continueranno il loro lurido lavoro di manipolazione, c'è qualcuno che ha sentito il bisogno di distrarre le masse gobbe, ormai più che “gobbe” direi “piegate”, piegate da Moggi (ingiustamente), dalla giustizia sportiva (giustamente!), dagli Agnelli (ve lo meritate!) e dalla giustizia ordinaria (final-giustamente!), per ridargli un filo di sorriso e quale miglior medicina, se non il veleno sull'Inter?

La Gazzetta dello Sport, ormai odiata dagli Interisti, perchè filo-j**e e dagli j**entini, perchè filo Interista, si assume questo onere e anticipa alcuni “stralci” dell'autobiografia di cui meno si sentiva la mancanza al mondo, quella di Zlatan “ho sempre sognato di indossare questa maglia” Ibrahimovic, detto anche “Megaloman”, per le sue manie di grandezza e magnificenza, investito della carica di sbruffone più pagato del secolo!.

Ibrahimovic al bilan si trova meravigliosamente, c'è l'atmosfera giusta e ci si vuole tanto tanto bene, tutti tranne Onyewu, meteora del calcio italiano, che ha lasciato poche tracce sul campo, ma un ricordo fisico sul corpo del nasone svedese, che proprio da tutti forse non è amato, come lui crede o come vuole “comandare” che sia.
venerdì 11 novembre 2011

Ex-Interisti e Neo-Prostitute

La lunga pausa calcistica alla quale ci hanno costretto il disastro di Genova e gli impegni della Nazionale, oltre alla sentenza del Tribunale di Napoli su Calciopoli, ci dà l’opportunità di riflettere su altre due o tre “cosine”.
La prima è Super Mario Balotelli, tornato in Nazionale e prontamente tornato a far parlare di sé per alcune dichiarazioni rilasciate in questa occasione: “Non rimpiango nulla di quello che ho fatto, nemmeno avere buttato in terra la maglia dell’Inter; se non l’avessi fatto adesso non sarei al City in testa alla Premier”.
Ammetto che all’inizio Mario mi piaceva ed ero propenso a solidarizzare con lui per tutti gli insulti che un ragazzino della sua età si beccava un po’ ovunque; poi però ha “sbarellato”, inaugurando questo percorso quando si affidò alle cure di uno stimato “personaggino” quale Mino Raiola.
Se voleva proprio andarsene dall’Inter, era sufficiente quest’ultima mossa; quella di gettare a terra la maglia alla fine della più splendida ed entusiasmante partita giocata in vent’anni dalla sua squadra è stato un gesto da cafoni, irresponsabili ed irriconoscenti. Un gesto che credo non gli porterà molta fortuna. 
Mario ha tutte le qualità per diventare uno dei 4/5 più grandi giocatori del mondo, l’ho sempre sostenuto; per arrivare là in cima ci vuole però anche la testa.
Andare in giro di notte per Milano a sparare con una scacciacani, infilarsi nell’area interdetta immediatamente adiacente a un carcere femminile, fare un giretto a Scampia fra  tavolini imbanditi di cocaina, tirare freccette nel culo ai ragazzini del City, rischiare di incendiare la casa giocando con i petardi (più una lunga serie che ci risparmiamo), non sono azioni che sembrerebbero testimoniare una grande maturità ed equilibrio.
Gli auguriamo di trovarlo e di diventare un grande, senza magari andare a rinforzare le file dell’altra squadra di Milano.

Le dichiarazioni di Sneijder, al netto delle speculazioni di Tuttosport


Se c'è una cosa che per i giornali è facilmente strumentalizzabile, quella è senz'altro l'intervista ad un calciatore. Nelle risposte della star che si presta ai microfoni c'è generalmente una certa oggettività di pensiero, e del resto la verità espressa su questo o quell'argomento può essere solo una, questo mi sembra ovvio. Il punto è che per tirare l'acqua al proprio mulino è prassi comune reinterpretare le dichiarazioni a disposizione, inserirle nel contesto che più piace, offrendo così un prodotto che è esattamente in linea con quanto richiesto dalla propria categoria di lettori.

Perchè tutta questa premessa? Wesley Sneijder ha rilasciato un'intervista dal ritiro della sua nazionale, nel quale ha anche discusso delle problematiche di un'Inter che se in Europa va a vele spiegate, in campionato viaggia ad una media da retrocessione. Ecco qualche stralcio delle dichiarazioni del numero 10 olandese, sulla cui interpretazione torneremo tra poco:

"Nell'Inter abbiamo un sistema di gioco che ci ha fatto vincere tanto. Il problema è che siamo la squadra più vecchia d'Europa e soprattutto c'è tanta differenza tra titolari e riserve. Ma sono sicuro che appena ritorneranno in forma tre o quattro miei compagni risaliremo"

mercoledì 9 novembre 2011

E adesso, cari amici juventini?


E’ di poco fa (almeno rispetto a quando ci mettiamo alla tastiera - n.d.r - ) la notizia della condanna a 5 anni e 4 mesi per il Lucianone nazionale nel Processo di Napoli, corrispondente quasi per intero alla condanna chiesta dal Pubblico Ministero che era di 5 e 8 mesi.
Condannati fra gli altri anche Bergamo, Pairetto, Della Valle e Lotito, con questi ultimi due che volevano portare Moratti al famoso "tavolo"; una Federazione seria dovrebbe a questo punto inibirli dal rappresentare la loro Società in una qualunque forma ed occasione e dovrebbe soprattutto estromettere il "latinaro" dal Consiglio Federale: rendiamoci conto che questa persona ha partecipato alla votazione sullo scudetto 2006 (astenendosi), situazione anche questa possibile credo quasi solo in questo Paese.
Ok, si tratta pur sempre di una sentenza di primo grado che peraltro non cambia di una virgola la nostra valutazione complessiva sulla vicenda, e niente aggiunge o toglie a quello che noi sapevamo e abbiamo sempre saputo.
L’eventuale assoluzione o anche una semplice riduzione di pena per "l’anima uggisa" sarebbe stata presa comunque a pretesto dalla nuova (?) dirigenza bianconera per continuare con rinnovato vigore nella sistematica, tambureggiante ed assurda ricerca del ribaltamento della verità, come era avvenuto nel precedente processo GEA a Roma, quando una condanna per Moggi a un anno e otto mesi venne accolta con esultanza e impugnata dall’allora dirigenza rappresentata da un "omino fransè" per richiedere indietro gli ormai famigerati 2 scudetti (che 2 maroni, se permettete).
Questo non vuole dire che desisteranno del tutto, ormai ci si sono infilati dentro con troppa veemenza per rinunciare a cuor leggero, facendone un vero e proprio "Must"; però è indiscutibile che questa sentenza conferisca un colpo probabilmente decisivo alle speranze di quei "signori" di fare passare la loro rilettura revisionista tanto assurda quanto arrogante e vergognosa.
 
martedì 8 novembre 2011

Pit-Stop

Due settimane di stop, una per le Nazionali e l'altra per scelta moralmente, tecnicamente e logisticamente corretta. Dunque? Nulla, finalmente l'Inter può fermarsi un attimo a tirare fiato, mentre a noi tifosi ci tocca aspettare ed evitare di guardare la classifica che ci vede a otto punti a braccetto col Lecce (allenato da Eusebio Di Francesco...la cosa è imbarazzante). Certo, c'è l'Italia, ma detto sinceramente, a chi può interessare un'amichevole con la Polonia ed una con l'Uruguay, dai! La Nazionale si tifa solo nelle grandi competizioni, è scontato, prima la si critica se fatica con le Isole Far Oer o se Prandelli lascia in panchina Pazzini, e basta. Inoltre, cosa non da poco, proprio quando molti dei nostri ragazzi avrebbero bisogno di riposarsi un pò, ecco che devono correre in giro per il mondo a sgambettare su campi sparsi per il globo terracqueo in partite che per di più non valgono un fico secco.

Ecco allora che il pensiero mio, ma credo anche quello di molti interisti, vola a Michel Platini. Oltre che essere francese e juventino (un essere spregevole insomma) ha deciso pure, qualche anno fa, di diventare Presidente della UEFA e di attuare un sacco di belle riforme, riforme che hanno interessato la partecipazione di Paesi meno calcisticamente sviluppati (spesso anche economicamente purtroppo) a tutte le competizioni europee, così da far aumentare l'introito complessivo dell'Union of European Football Association.

domenica 6 novembre 2011

I 25 Anni di Ferguson e i 21 Allenatori Nerazzurri

Ieri Sir Alex Ferguson ha festeggiato i 25 anni sulla panchina del Manchester United. Un quarto di secolo con lo stesso allenatore. Roba da leggenda, roba che in Italia non si è mai vista.
Sapete quanti allenatori si sono avvicendati sulla panchina nerazzurra in questi ultimi 25 anni? 21 (!!!), che (considerando le gestioni ad interim di Castellini e Verdelli e il ritorno di Hodgson) hanno comportato ben 24 cambi di panchina.
Il più longevo è stato Giovanni Trapattoni che durò per 5 stagioni (un quinto di Ferguson, tanto per intenderci) mentre Roberto Mancini si è fermato a quattro. Poi, escluso Cuper che andò via dopo poche giornate della terza stagione, gli altri non hanno superato le due stagioni. Il record (ovviamente negativo) si ebbe nella stagione 1998-99 quando si avvicendarono ben 4 allenatori sulla panchina nerazzurra (Simoni fino a novembre, poi Lucescu, un breve passaggio di Castellini e infine il ritorno di Roy Hodgson).
Il più breve allenatore nerazzurro è storia recente, quel Gianpiero Gasperini che è stato liquidato il settembre scorso (come ho letto da qualche parte, non è riuscito nemmeno ad arrivare ad ottobre…).
Insomma mentre al Manchester United si va avanti nel segno della continuità, all’Inter si preferisce cambiare spesso.

GLI ALLENATORI NERAZZURRI DEGLI ULTIMI 25 ANNI
1986-91 - Giovanni Trapattoni
1991-92 - Corrado Orrico poi Luis Suarez
1992-93 - Osvaldo Bagnoli
1993-94 - Osvaldo Bagnoli poi Giampiero Marini
1994-95 - Ottavio Bianchi
1995-96 - Ottavio Bianchi poi ad interim Luis Suarez quindi Roy Hodgson
1996-97 - Roy Hodgson poi ad interim Luciano Castellini
1997-98 - Luigi Simoni
1998-99 - Luigi Simoni poi Mircea Lucescu quindi ad interim prima Luciano Castellini infine Roy Hodgson
1999-00 - Marcello Lippi
2000-01 - Marcello Lippi poi Marco Tardelli
2001-03 - Héctor Cúper
2003-04 - Héctor Cúper poi ad interim Corrado Verdelli quindi Alberto Zaccheroni
2004-08 - Roberto Mancini
2008-10 - José Mourinho
2010-11 - Rafael Benítez poi Leonardo
2011-12 - Gian Piero Gasperini poi Claudio Ranieri
venerdì 4 novembre 2011

L'Inter dai due volti attende il mercato di riparazione...

Quart'ultimo posto in classifica, ad un punticino dalla retrocessione. Otto partite giocate in campionato, di cui 2 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte, per un totale di ben 16 goal subiti contro i solo 11 realizzati.
Una situazione precaria, che agl'occhi meno allenati di chi non segue da vicino il calcio italiano e più precisamente l'Inter, sembra quella di una squadra apparentemente non strutturata per la massima serie!
In realtà stiamo parlando di una squadra praticamente quasi imbattibile fino ad un anno e mezzo fa e che sta pagando oltre il dovuto la mancanza di stimoli nuovi e lo stato fisico di un centrocampo vecchio e bisognoso di forze fresche e talentuose.
In Europa l'Inter sembra trovare maggiori stimoli: seppur non senza difficoltà, la compagine Nerazzurra riesce a limitare i goal subiti, che in campionato sono anche frutto di gravi errori arbitrali, questo le permette di guidare il proprio girone di Champions League e di avere ormai in tasca la qualificazione agli ottavi.
giovedì 3 novembre 2011

Inter-Lille 2-1: missione (quasi) compiuta, e qualche buona indicazione per il futuro..


L'Inter formato Champions continua a viaggiare a ben altra velocità rispetto a quella di campionato, e battendo il Lille per 2-1 compie un passo probabilmente decisivo per la qualificazione agli ottavi di finale. Complice il pareggio in Turchia tra Traboznspor e CSKA Mosca, la classifica del girone pone i nerazzurri in una posizione assolutamente favorevole, e basteranno due pareggi nelle prossime due gare per avere la certezza matematica del primo posto nel girone.

Protagonista della serata Diego Milito, che dopo una traversa e due palle gol divorate in maniera assolutamente clamorosa sigla la rete del 2-0 che mette in discesa la partita e tira via il Principe dal vortice di disperazione nel quale era piombato. Buone indicazioni anche da Alvarez, subentrato a Sneijder nella ripresa e autore di giocate importanti che autorizzano un cauto ottimismo sull'evoluzione dell'argentino, dopo un inizio non certo semplice.

In attesa di segnali anche in campionato, Ranieri per stasera può sorridere: il primo obiettivo stagionale è quasi raggiunto (qualificazione in Europa), la squadra è sembrata più viva, e con maggior cinismo soprattutto in Milito sarebbe potuta finire con uno scarto ben più ampio. Di contro c'è il solito golletto al passivo, figlio di un errore gratuito di Lucio, che ha riaperto la gara quando ormai il Lille sembrava non averne più e i nostri erano in totale controllo delle operazioni. Contro squadre ben più forti dei francesi, una disattenzione del genere può fare tutta la differenza del mondo, e questo sarà bene ricordarselo a tempo debito.