E' notizia di ieri quella dell'assalto concreto del
Milan a
Carlitos Tevez, designato dai vertici dell'altra squadra di Milano come il perfetto sostituto dello sfortunato
Cassano. La decisa virata dei rossoneri sull'
Apache è stata improvvisa, ma a quanto pare molto produttiva visto che il calciatore pare non abbia più il minimo dubbio su quale sia la maglia che vorrà vestire a partire dal prossimo gennaio.
Ora, senza star qui a discutere sulle modalità con cui l'argentino potrà essere strappato ad un
City in cui ormai vive da separato in casa, la riflessione che voglio fare dopo quest'ennesimo smacco che ci apprestiamo a subire è la seguente:
stiamo sparendo pian piano dalla geografia del calcio che conta, in un modo vergognoso che farebbe imbestialire anche il tifoso meno accanito esistente sul globo terracqueo.
Si è parlato per un'intera estate delle motivazioni per cui
Tevez poteva essere il colpo giusto da piazzare per il dopo
Eto'o, ovviamente a cifre umane che non demolissero i benefici economici derivanti dalla cessione del camerunense. Una testa matta l'
Apache, ma anche qualità indiscutibili ed un inserimento facilitato dalla folta presenza di argentini nello spogliatoio: chiaramente però non se ne fece nulla, perchè 35 milioni erano troppi e se li dobbiamo cacciare noi al massimo li cacciamo per pagare
Forlan e
Kucka.
La rottura con Mancini ha di fatto messo sul mercato l'attaccante, a condizioni inferiori a quelle poste solo pochi mesi prima vista anche l'impossibilità di essere schierato in Europa. E noi? A noi a quanto pare non serve, siamo a posto così perchè con
Milito che segna regolarmente,
Zarate candidato al pallone d'oro e
Forlan che sarà pure rotto ma è pur sempre un bel ragazzo, uno come
Tevez (brutto come la fame tra l'altro) accanto a
Pazzini sarebbe un lusso inutile.
Il
Milan invece, pur disponendo di
Ibra,
Pato e
Robinho ha fiutato l'affare e sembra che abbia già in pugno l'attaccante, con la formula del prestito oneroso e pagamento di 20 milioni dilazionato in più annualità: un'operazione alla Ibra, insomma, roba che noi a quanto pare non siamo più in grado nemmeno di pensare. Un pò come non siamo in grado di preservare i nostri big da nazionali assassine che ce li restituiscono costantemente spompati o rotti, come il recente caso
Sneijder dimostra, ma quella è un'altra storia.
Il caso
Tevez comunque è solo la goccia che fa traboccare il proverbiale vaso, perchè in altri tempi di una cosa del genere ce ne saremmo fregati altamente senza tante discussioni.
Ricordate quanti nomi si susseguirono nell'estate 2010, quando pareva scontato che, ceduto
Balotelli e cambiato tecnico, si provvedesse ad aggiustare quella squadra reduce da un'impresa tanto eccezionale quanto logorante?
Mascherano,
Kuyt furono solo le piste più battute almeno a parole, ma il risultato fu che non arrivò nessuno e
Benitez a dicembre sclerò, togliendo il disturbo e vedendo
Moratti in azione solo a gennaio, quasi come fosse un dispetto.
La ridicola formula con la quale il
Napoli rilevò
Cavani dal Palermo (17 milioni dilazionati in quattro rate) fu la riprova che raggiunta la vetta dell'Everest, l'unico obiettivo è diventato il bilancio, e chi se ne frega se con uno come l'uruguaiano avremmo magari vinto lo scudetto mettendo il reparto a posto per i prossimi cinque anni almeno.
Sanchez e
Cassano sono state le altre due meteore vestite troppo presto di nerazzurro, ma migrate poi verso altri lidi nei quali il mercato si fa davvero e non solo a parole. Dopo la lite con
Garrone, in pochi credevano davvero che l'Inter si facesse scappare un talento del genere a costo zero, visti i continui acciacchi di
Milito e
Sneijder e le difficoltà di un reparto in cui solo
Eto'o riusciva a tirare avanti la carretta.
Allo stesso modo, si fece un gran parlare della punta dell'
Udinese e di un affare che pareva ormai in dirittura d'arrivo con fumata bianca attesa da un giorno all'altro, ma anche lì solo fiumi di inchiostro gettati come fumo negli occhi del tifoso sognatore e nulla di fatto alla chiusura delle liste con la "promessa" che se ne sarebbe riparlato a giugno. Nel frattempo il
Nino Maravilla esplode, il
Barça lo mette nel mirino e se lo porta a casa alla bellezza di 40 milioni, alla faccia di
Branca e della cronica lentezza nel chiudere trattative forse mai nate davvero. Certo, abbiamo preso
Pazzini e
Ranocchia, ma non ci vuole un genio a capire che in questa squadra andrebbe immessa qualità a fiumi, come del resto il campo continua a dimostrare giorno dopo giorno.
Ed oggi, dopo un'estate passata a rincorrere
Forlan con una trattativa come sempre condotta a velocità-bradipo, per poi renderci conto di non poterlo utilizzare in Europa, ecco che l'ennesimo elemento di spessore sul mercato prende altre strade (ma proprio altre), anche perchè il FPF è una cosa seria. Solo per noi, ma quello è un altro discorso. Un pò come quando la prof. dice di non copiare ed esce dalla classe: tutti copiano, e quello che rispetta le regole finisce col fare una figura da idiota.
Ecco, preferiremmo evitare di sentire stronzate, il concetto è sempre quello. Preferiremmo sapere che non c'è la minima possibilità che arrivi un pezzo da novanta, perchè non c'è la voglia nè la possibilità di spendere, in modo da digerire meglio tutti i titoloni che dal 22 maggio 2010 in poi ci hanno fatto pensare davvero di essere ancora intenzionati a competere a tutti i livelli, salvo poi capire che al massimo possiamo prendere un Poli non giocante, 32enni low-cost che in realtà non sono low-cost e mediocri slovacchi che non sarebbero titolari in nessun centrocampo d'elite a parte il nostro. Perchè il nostro amore per questi colori e per questa squadra non cambia, ma la sensazione di essere presi per i fondelli inasprisce e deprime: e questo, per chi c'è sempre stato anche quando si perdeva in casa con
Lugano e
Alaves, è un colpo decisamente troppo basso.