sabato 31 marzo 2012

Staffetta capitolina


Ranieri e Stramaccioni, entrambi romani
Abbiamo assistito in settimana al passaggio di consegne fra Ranieri e Stramaccioni, entrambi romani, ironia della sorte. I risultati che ha ottenuto il primo, li paventavamo (post la Macchina del tempo - 22/09/11 - Iointerista.com) e purtroppo li abbiamo constatati, dopo un breve periodo nel quale ci eravamo illusi di potere competere per le posizioni Champions; molte volte abbiamo detto che in minima parte le colpe, o se preferite le responsabilità,sono da attribuirsi al tecnico, ma anche che “un po’ di suo” ce lo ha senz'altro messo. Come non di rado mi accade andrò probabilmente controcorrente (vero Marco?), ma vorrei cogliere questa occasione per sottolineare come, al di là dei risultati ottenuti, il mister testaccino si sia sempre comportato qui da noi in un modo che stentavo a ritenere possibile dopo la sua militanza juventina e dopo le schermaglie dialettiche con Mourinho ai tempi in cui era l'allenatore della Roma. Ha sempre difeso ambiente, squadra, dirigenti e giocatori, assumendosi le proprie responsabilità anche quando avrebbe avuto qualche comodo alibi e mettendoci sempre la faccia contrariamente a qualcun altro. Certo lo ha fatto con il suo stile e secondo le sue capacità, non certo quelle del Mou (anche perché non supportato dai risultati), ma questo non va a sminuire a mio parere la positività del suo comportamento. Ha dato anche l’impressione di averlo fatto con cuore e convinzione e questo lo verificheremo fra qualche tempo, qualora il sor Claudio dovesse evitare di scadere al livello di Benitez e Gasperini i quali, pur corroborati da argomentazioni inequivocabili, sono passati immediatamente dalla parte del torto sputando nel piatto dove avevano appena finito di mangiare (e lautamente), sbandierando questioni riservate che l’etica professionale suggerirebbe di evitare di mettere pubblicamente in piazza. Diciamo la verità: lo stesso Mourinho come qualunque altro tecnico del resto, avrebbe avuto enormi difficoltà a prendere in mano l’Inter dopo la falsa partenza con Gasperini e con la rosa che si è trovato a disposizione in quel momento. Poi gli hanno pure venduto il miglior Motta del periodo nerazzurro rimpiazzandoglielo con uno rotto e con uno in crisi di identità e…buonanotte! Di certo Ranieri non rimarrà negli “annales” degli allenatori dell’Inter da ricordare, questo è certo, ma si è comportato da uomo e da persona vera (almeno per ora) e questo non si può a mio parere non riconoscerglielo: da parte nostra (almeno mia) se non un grazie, almeno un sincero “in bocca al lupo”.
Vignetta ironica: cambio allenatore e cambio stagione
Per quanto riguarda il suo successore era poco più di uno sconosciuto per la maggior parte di noi fino a domenica scorsa, quando ha portato la squadra della Primavera alla conquista del prestigioso trofeo internazionale della NGS: non volendo tradire la tradizione che vuole una vena di follia percorrere le vicende della nostra squadra, il giorno dopo in tarda serata era già sulla panchina della prima squadra. Io, come credo moltissimi altri, non conosco affatto Stramaccioni e non mi sento assolutamente di dare alcun giudizio o valutazione su di lui; già è difficile farlo su tecnici più conosciuti. Faccio un po’ fatica tuttavia a comprendere fino in fondo il senso di questa operazione dal momento che mi sembra abbastanza azzardato pretendere che un giovane tecnico di 36 anni, per quanto bravo e promettente, riesca a ottenere risultati nelle nove giornate finali di una stagione alla quale diventa molto difficile chiedere ancora qualcosa e che possa riuscire a trovare il bandolo della matassa in un gruppo di anziani e pluridecorati campioni che sembrano proprio non averne quasi più, né di testa, né di gambe. Si corre il rischio di “bruciare” subito un tecnico che parrebbe proiettato verso una carriera piena di successi e di soddisfazioni; a meno che l'indicazione della Società, o la condizione posta dallo stesso giovane allenatore non sia quella di fare una bella “tabula rasa” e utilizzare queste nove partite per provare qualche giovane primavera e dare più spazio a giocatori che per una ragione o per un’altra fino ad ora ne hanno avuto poco (Poli, Obi, Faraoni, Castaignos, Ranocchia, Guarìn, Juan). Questo subordinato ovviamente al fatto di non pretendere alcun tipo di risultato oltre a quello già menzionato. Conoscendo però la dirigenza dell’Inter e l’idiosincrasia congenita del suo Presidente ad affrontare un qualunque tipo di progetto e di programmazione, ritengo piuttosto difficile che la questione sia stata affrontata nei termini decritti sopra: da qui i miei dubbi e i miei timori. Un discorso di programmazione dovrebbe essere affrontato già fra pochi giorni insieme e in accordo col tecnico che guiderà la squadra nella prossima stagione, e allora ci chiediamo: potrà essere Stramaccioni questo tecnico? E’ già stato deciso a prescindere dai risultati che otterrà? E se no, come sembrerebbe, quante partite ci vorranno per maturare questa decisione? Si può esprimere una corretta e serena valutazione su un ragazzo di 36 anni che alla sua prima esperienza in prima squadra si trova ad avere a che fare con campioni che hanno vinto tutto e che in molti casi sono praticamente suoi coetanei e che vengono da una delle stagioni più fallimentari della recente storia dell’Inter? Quale applicazione e intensità potrebbe metterci il giovane tecnico romano qualora si accorgesse che è già stato deciso di puntare su nome più altisonante per la prossima stagione e quale, in questo caso, diventerebbe il suo ruolo in Società?
Il titolo della Gazzetta di mercoledì 28/03/2012
Al di là dell’entusiasmo iniziale per questa scelta innovativa e inaspettata, che ha seguito una decisione rimandata troppo a lungo, sono interrogativi che rendono piuttosto impervia la via che deve percorrere Andrea e che ci porterebbe ad affermare che per arrivare alla meta, o è stata concordata la prima opzione ipotizzata, quella della sperimentazione, o  il nostro giovane tecnico inizia con un filotto di tre-quattro vittorie e da lì spicca il volo verso la conferma anche per la prossima stagione. Qualsiasi altra situazione dovesse verificarsi sarebbe l’ennesimo spreco e l'ennesima occasione persa di questa già orrenda, terribile ed inutile stagione. Un’ultima cosa: la prostituzione intellettuale ha già cominciato a paragonare Starmaccioni a Mourinho, così da poterlo affossare ancora meglio in caso di risultati non positivi: per cortesia non diamo loro corda anche noi, alimentando certe fantasie e paragoni assolutamente improponibili.

Alex - Inter Cafè
giovedì 29 marzo 2012

Arriva la Primavera anche all'Inter?

Stramaccioni il giorno della presentazione
Si potrebbe pensare che l'arrivo di Stramaccioni sulla nostra panchina significhi, sin da ora, rifondazione e molti, a dirla tutta, lo sperano anche. In realtà dobbiamo andarci piano e non sarà proprio così. L'arrivo del giovane allenatore ex Primavera sulla panchina della prima squadra anticipa sicuramente i tempi per determinati tipi di decisioni ed alcune di queste sono già state prese, come una revisione dell'organigramma nei piani bassi dirigenziali (cambi nella gestione degli osservatori, Paolillo più vicino alla squadra e, soprattutto, Bedin con un ruolo alla Oriali a coprire la lacuna lasciata dal Piper Lele), ma la rifondazione vera non ci può essere ora, anche perchè prevede tempistiche lunghe e decisioni da meditare, impossibili da effetture oggi. Detto ciò però bisogna anche sottolineare come, sin dai primi allenamenti, si sia vista la voglia di Stramaccioni di fare alcuni cambiamenti, di lasciare il segno insomma, anche con decisioni che potrebbero apparire discutibili.
Il modulo è un vero dilemma: dopo che con Ranieri ne abbiamo viste di ogni, diciamo che siamo pronti a tutto, ma sicuramente il 4-4-2 molto stagno che amava il tecnico ex Valencia e Roma non ci sarà più. Stramaccioni ama sfruttare molto il gioco offensivo e per questo un 4-3-3 o un 4-2-3-1 sono i moduli più probabili in questo momento in cui Sneijder ed Alvarez non sono ancora disponibili al 100%, altrimenti anche un 4-3-1-2 è molto quotato, ma con un vero regista (da inventarsi) davanti alla difesa. Chiaro che, con queste premesse, diventa difficile immaginarsi un'Inter, almeno quella di quest'anno, in grado di dare e fare il massimo con questi moduli, i quali sottintendono corsa, intensità ed atletismo. Proprio per questo motivo Stramaccioni sta puntando e punterà molto sul recupero di certi giocatori che finora sono rimasti ai margini della squadra ma che potrebbero offrire frecce all'arco offensivo nerazzurro: Zarate e Castaignos sono osservati speciali in questi primi allenamenti e circola, da molte differenti fonti oramai, la voce che Zarate potrebbe già avere un'occasione contro il Genoa. Poli ed Obi invece diventeranno degli abituè fissi dell'undici titolare molto probabilmente e Guarin, finalmente, si giocherà le sue chance per un vero futuro in nerazzurro.
L'Inter Primavera esulta dopo la vittoria delle NGS
Altra novità, anche se questa se l'aspettavano e se l'auguravano un pò tutti all'Inter, sono i tanti Primavera aggregati, durante gli allenamenti, alla prima squadra: Romanò, Duncan, M'Baye, Livaja, Longo e Crisetig sono i primi, ma a loro potrebbero seguirne molti altri. Sono realmente pronti? Senza ombra di dubbio il più affidabile per darci risposta al riguardo è proprio Stramaccioni visto che li seguiva, fino a ieri, giorno per giorno, ma mi permetto di fare una breve analisi di quali ragazzi della Primavera ho visto già pronti per l'Inter attuale e del futuro nelle ultime uscite, europee e non, del nostro settore giovanile. In difesa, chi mi ha più impressionato, è Marek Kysela, forte centrale difensore ceco. Classe '92, dal suo metro e novanta domina sulle palle alte e difficilmente si fa trovare fuori ruolo. Più un Samuel che un Lucio, anche dovrebbe migliorare un pò sugli anticipi perchè se attaccato in velocità va in crisi. Col compagno di reparto Spendlhofer ha costituito una coppia rocciosa e difensivamente importante, ma il ceco, a differenza dell'austriaco, lo vedo al momento più pronto. Anche M'Baye è un ottimo elemento della retroguardi, giovanissimo perchè classe 1994, con un fisico impressionante, duttile, ma ancora un pò acerbo tecnicamente per poter fare già il grande salto. A centrocampo ce ne sono ivece tanti che potrebbero già fare al caso dell'Inter dei grandi, come appunto Romanò e Duncan, ma Crisetig credo che sia sopra una spanna rispetto a tutti e non a caso è già ritenuto, a tutti gli effetti, un elemento della prima squadra: è del '93 ma gioca con la maturità di un '87 almeno. Ha corsa, ha visione di gioco, ha spirito di sacrificio e, soprattutto, ha un piede delizioso che gli permettere di battere punizioni insidiose ed aiutare i compagni d'attacco. Nel NGS ha giocato col numero otto e, a mio parere, non è una coincidenza: mi ricorda davvero un Thiago Motta, in potenza, molto più completo. Probabilmente, se ci fosse stato un pò di coraggio in più, a gennaio, dopo la partenza dell'italo-brasiliano, si sarebbe già potuto puntare su di lui.
Il duo Primavera Bessa (a destra)-Longo (a sinistra)
Infine, nel reparto offensivo, il duo Bessa-Longo è già venuto alle orecchie di molti tifosi grazie alla grande NGS che hanno affrontato, ma al di là della singola competizione, sono davvero due giocatori di livello. Il primo è un italo-brasiliano dal piede delicato, un vero numero 10 d'altri tempi che si sa calare però nel gioco moderno grazie alla sua grande capacità di adattarsi a partire largo da destra o da sinistra. Per capire quali sono, in prospettiva, le sue qualità basta vedere il no-look con cui ha messo Longo in condizione di portarci in vantaggio nella finale contro l'Ajax. Proprio Longo è, infine, l'altro ragazzo del reparto offensivo che più mi ha colpito, soprattutto per la sua capacità di fare tanto movimento senza mai fare venire meno però la lucidità sotto porta. Più una seconda punta moderna che un centravanti d'area (per questa voce vedere Livaja), ricorda Destro per la fame e la grinta, ma anche Borini per la capacità di farsi trovare sempre pronto sotto porta.
Insomma, le basi per la nuova Inter ci sono, ma non si può pretendere tutto subito. E' un pò come l'estate: la aspettano sempre tutti tanto e vorrebbero che, subito dopo l'inverno, ci si potesse già buttare in acqua nella calura estiva, ma bisogna avere pazienza, prima c'è la primavera. Anzi, la Primavera, con la P maiuscola.

Andrea - Inter Cafè
martedì 27 marzo 2012

Inter-Stramaccioni: benvenuti nel futuro

Via Ranieri, dentro Stramaccioni!
Lo si pensava, lo si sussurrava, poi lo si diceva, lo si aspettava ed alla fine è arrivato: l'esonero di Claudio Ranieri non è stato proprio quel che si definisce un fulmine a ciel sereno. Troppi i malumori creati dai risultati che non arrivavano, gli storcimenti di naso e di bocca di Moratti (e di tutti noi tifosi) dopo le tante delusioni, ultima la sconfitta con la Juventus di domenica. Alla fine, fedele al suo passato ed alla sua nomea di istintivo rifondatore, il numero uno nerazzurro ha deciso, dopo una lunga giornata, di cambiare ancora per provare ad andare avanti. Ma stavolta, a differenza che nel passato, Moratti fa davvero un salto nel buio: via Ranieri, dentro Stramaccioni, 36 anni, allenatore, finora, solo di settori giovanili, per essere preciso di quelli di Crotone, Roma ed Inter. Già con Mancini Moratti giocò una carta rischiosa, ma il passato ad altissimi livelli e le esperienze sulle panchine di Lazio e Fiorentina avevano comunque già temprato l'esperienza ed il carattere di un uomo che già di suo è possessore di un ego forte e deciso. Oggi invece, con Stramaccioni, si tenta l'unica mossa possibile quando si è giunti al punto di non ritorno: ripartire direttamente dal domani.
Quante volte, negli ultimi due mesi, abbiamo sentito parlare, ed abbiamo noi stessi parlato, di "rifondazione Inter"? Quante volte ci siamo lanciati in sognanti ragionamenti sull'allenatore del futuro, sul centrocampo del futuro, sulle stelle del futuro...bene, oggi siamo arrivati al punto che quelle non sono più fantasticherie, ipotesi o altro. Il futuro è oggi. Molti penseranno che stia esagerando, ma non è così per un semplice motivo: Moratti ha voluto anticipare il processo di rifondazione dell'Inter da giugno ad oggi. Stramaccioni non dovrà fare risultati (ma sono sempre ben accetti), bensì il suo compito sarà quello di valutare ogni singolo giocatore attualmente nella rosa nerazzurra, valorizzare tanti giovani che con Ranieri non hanno trovato spazio e poi, a fine stagione, rendere conto alla dirigenza, permettendogli così di capire quali giocatori potranno fare parte dell'Inter di domani e quali, invece, no.
Stramaccioni in trionfo dopo la vittoria del NGS
Castaignos, Ranocchia, Alvarez e Guarin, ma anche i prodotti della Primavera Kysela, Crisetig, Bessa, Longo e Livaja: loro, con e grazie a Stramaccioni, avranno la grande occasione di dimostrare il loro valore e guadagnarsi un posto nell'Inter, per l'Inter. Di tutto questo Moratti ne è consapevole, era l'unico modo per poter rendere utile una stagione che, finora, aveva regalato solo sofferenze e malumori. Ma c'è di più. Noi nerazzurri sappiamo bene quanto il nostro Presidente abbia parametri tutti suoi nella scelta di un allenatore, tanto da dire sin da subito che persone come Benitez e Gasperini non sarebbero durati molto all'Inter, non perchè poco bravi, anzi, ma perchè Moratti non li aveva scelti col cuore, come invece aveva fatto con Simoni, Mancini e Mourinho. In Stramaccioni ha rivisto quel qualcosa che gli ha fatto scattare la scintilla e lo fa capire chiaramente quello che ieri, prima di essere nominato nuovo allenatore dell'Inter, il giovane tecnico aveva detto a Sky riguardo alla vittoria della NGS: "Moratti mi ha emozionato tanto. Quello che mi ha detto è qualcosa di particolare. Io cerco di rimanere sempre coi piedi per terra, e Moratti, che per me rappresenta il calcio, e lo dico da tifoso prima che da dipendente, che mi abbraccia e mi dice quelle parole, a caldo mi ha fatto dire: 'Posso smettere'". Cosa gli ha detto non lo sappiamo, ma sappiamo che Moratti, per esporsi così tanto, significa che si sente davvero vicino a questo ragazzo di Roma che ha reso grande l'Inter Primavera in Europa.
Benvenuti nel futuro nerazzurro
E' tornato a scegliere il cuore e questo è già un importante passo avanti rispetto al passato, ora però deve fare anche il secondo, ovvero evitare che Stramaccioni entri nel tricarne mediatico se dovessero arrivare dei risultati negativi, difenderlo davanti a tutti ed a tutto, perchè altrimenti si rischia seriamente di bruciare un grande talento qual'è il nostro nuovo allenatore. Poi a giugno si vedrà, perchè magari il feeling sarà così forte, tra i due, da portare alla conferma per la prossima stagione, ma servirà ancora tantissimo lavoro. Di certo c'è solo che la porta verso il futuro, ieri sera alle 22.04 (ora del comunicato ufficiale), l'Inter l'ha aperta ed ora sta a tutti quanti noi, con i colori nero ed azzurro nel cuore, entrarci: benvenuti nel futuro, sfruttiamolo bene.

Andrea - Inter Cafè
lunedì 26 marzo 2012

Ranieri fa le valigie. Il tecnico dell'Inter non è più lui.

Ranieri e... (vabbè, l'altro non lo conosco)
- La camicia l’ho presa… la cravatta l’ho messa nella valigia piccola…
- Claudio, sei pronto?
- Sì, eccomi arrivo. Il tempo di chiudere il trolley.
- Hai preso tutto?
- Sì. Perché?
- Perché si dice che se lasci qualcosa in un posto prima o poi ci ritornerai. Sai, non vorremmo correre il rischio…
Ciao Claudio, fai buon viaggio e quando arrivi chiama.
Entius
domenica 25 marzo 2012

L'Inter dura solo un tempo. La Juventus vince e ringrazia


Come previsto (e prevedibile) l’Inter torna da Torino con l’ennesima sconfitta di questa tribolata stagione. La buona notizia è che non è finita in goleada. La cattiva è che questa sconfitta è figlia più dei nostri demeriti che dei meriti juventini.
Ranieri si affida al solito 4-4-2. Davanti a Julio Cesar la difesa è quella tipo con Maicon e Nagatomo esterni e Lucio e Samuel centrali. A centrocampo Zanetti e Obi sono gli esterni con Poli che viene affiancato da Stankovic. In attacco Forlan (che settimana scorsa si era rifiutato di entrare) viene premiato con una maglia da titolare accanto a Milito. In panchina fa la sua apparizione Guarin.
Dopo un inizio incerto l’Inter si scioglie e dà vita ad un buon primo tempo. I nerazzurri si rendono pericolosi in più di un’occasione e Buffon deve fare gli straordinari per sventare i pericoli nerazzurri. A fine primo tempo il tabellino segna 5-1 il parziale di tiri in porta a favore dei nerazzurri.
La speranza è che nella ripresa si continui su questa strada e che magari finalmente arrivi il meritato gol.
E invece dopo 11 minuti del secondo tempo sugli sviluppi di un calcio d’angolo Caceres viene lasciato solo in piena area di rigore e il difensore juventino di testa porta in vantaggio la Juventus.
L’Inter si spegne definitivamente qui. Ranieri, puntualmente, ci mette del suo togliendo Poli e Obi, gli unici centrocampisti che correvano e si davano da fare, e inserendo Pazzini e Faraoni passando ad un modulo non meglio definito dove il giovane Faraoni fatica a trovare un suo ruolo.
L’Inter non c’è più e la Juventus ne approfitta per rendersi pericolosa. In più di un’occasione i bianconeri vanno vicino al raddoppio ma Julio Cesar salva la porta. Il portiere brasiliano nulla può sul tiro di Del Piero al 71esimo che si infila a fil di palo ma poi salva ancora la porta in più di un’occasione.
Finisce 2-0 e bisogna ringraziare Julio Cesar se non è finita in goleada come temevamo alla vigilia.
Il buon primo tempo ci aveva illuso ma il gol di Caceres ha spento la luce nerazzurra. Con la complicità di Ranieri, le cui scelte diventano sempre più difficili da capire e decifrare. Mi chiedo quando Moratti si deciderà a mandarlo via. Non servirà a salvare la stagione ma siamo stanchi di vedere sulla nostra panchina un allenatore che non sa più che pesci pigliare e che non ha più in mano lo spogliatoio. Serve una scossa. Presidente, che vogliamo fare?

IL TABELLINO
JUVENTUS-INTER 2-0
57’Caceres – 71’ Del Piero

JUVENTUS (4-3-3): Buffon; Caceres, Barzagli, Chiellini, De Ceglie; Vidal, Pirlo, Marchisio; Pepe (dall’8’ s.t. Bonucci), Matri (dall’8’ s.t. Del Piero), Vucinic (dal 29’ s.t. Quagliarella).
A disp.: Storari, Padoin, Marrone, Borriello.
All.: Conte.
Inter (4-4-2):
INTER (4-4-2): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, Nagatomo; Zanetti, Poli (dal 22’ s.t. Faraoni), Stankovic, Obi (dal 22’ s.t. Pazzini); Milito, Forlan.
A disp.: Castellazzi, Ranocchia, Chivu, Guarìn, Cambiasso.
All.: Ranieri.
Arbitro: De Marco
Entius

E' la Primavera degli eroi: INTER CAMPIONE D'EUROPA GIOVANILE!

NextGenerationSeries è la Champions dei giovani
Più di un sogno, perchè oramai è realtà. La Primavera di Stramaccioni, a Londra, si impone ai calci di rigore sull'Ajax stellare che, prima di giungere in finale, aveva asfaltato il Barcellona 3 a 0 ed il Liverpool 6 a 0. Una partita pazzesca che Longo, al 44° minuto, prova a fare dei enrazzurri sin dal primo tempo con un gol bellissimo a seguito di un assist no-look degno di un grande fuoriclasse di Daniel Bessa; però l'Ajax non ci sta e nella ripresa, al 49°, trova il pareggio con Denswil su calcio piazzato. L'espulsione molto dubbia di M'Baye al 70° lascia l'Inter in dieci uomini per tutta il resto del match, ma nonostante la sofferenza si va ai supplementari sulla parità. 
Grande mezzora dell'Inter poi nell'extratime, che trova due traverse con Crisetig, leader indiscusso in campo, e Longo, ancora una volta grandissima prestazione la sua. Ma anche l'Ajax va vicina alla vittoria con un'altra punizione di Denswil che trova però, anche lui, la traversa a negargli la doppietta. Ai rigori è un'ansia vera: l'Inter non ne sbaglia neppure uno ed al quarto tiro dal dischetto avrebbe già potuto alzare al cielo il trofeo grazie all'errore di De Bondt e grazie alla parata di Di Gennaro sul rigore di Velman, ma incredibilmente l'arbitro, decisamente pessimo nella direzione di oggi, fa ribattere, una cosa mai vista! De Bondt segna ed allora tutto passa nei piedi di Crisetig che trasforma ed allora l'Inter, stavolta, è davvero CAMPIONE D'EUROPA.

Questa è l'Inter Primavera 2011/2012, CAMPIONE D'EUROPA GIOVANILE nella prima edizione della NGS!
CAMPIONI D'EUROPA! GRAZIE RAGAZZI PER LE EMOZIONI REGALATECI OGGI, AVETE TINTO IL CIELO DI NERO E D'AZZURRO, PROPRIO COME FECE L'INTER DI MOU IL 22 MAGGIO 2010 A MADRID. LA STORIA E' VOSTRA, IL FUTURO E' VOSTRA, L'INTER E' VOSTRA MA, SOPRATTUTTO, L'EUROPA E' VOSTRA!!!!

AJAX-INTER 1-1 (5-3 dcr)
Marcatori: 45' Longo; 48' Denswil. Rigori: Bessa (I) gol; Denswil (A) gol; Duncan (I) gol; Klaassen (A) gol; Alborno (I) gol; Velman (A) parato; Longo (I) gol; De Bondt (A) gol; Crisetig (I) gol.
Ajax (4-3-3): 1 Van der Hart; 2 Nieuwpoort, 3 Veltman, 4 Denswil, 5 Dijkis; 8 Rits (105' Hasnaoui 20), 6 Sporkslede, 10 Klaassen; 9 Schoop (58' Gravenberch 18), 7 De Sa (75' De Bondt 17), 11 Fischer
A disposizione: 12 Leeuwenburgh, 15 Busse, 16 Keskin, 19 Ligeon.
Allenatore: Fred Grim.
Inter (4-2-3-1
): 1 Di Gennaro; 2 Pecorini, 5 Kysela, 4 Spendlhofer, 3 M'Baye; 8 Crisetig, 6 Duncan; 7 Romanò, 10 Bessa, 9 Longo; 11 Livaja (75' Alborno 14).
A disposizione: 12 Sala, 13 Giannetti, 15 Benassi, 16 Terrani, 17 Falasca, 18 Forte.
Allenatore: Stramaccioni.
Arbitro: Lee Collins.
Ammoniti: 7' Pecorini, 29' Rits, 83' Alborno, 102' Dijkis, 118' Sporkslede
Espulsi: 70' M'Baye


Andrea - Inter Cafè
sabato 24 marzo 2012

Derby d'Italia e la finale della Primavera: domenica da leoni in casa Inter!

Juventus-Inter, domenica 20:45, Juventus Stadium
DERBY D'ITALIA - Domani sera abbiamo l'occasione di riscattare, almeno in parte, una stagione partita male e che sta evolvendosi anche peggio; abbiamo l'occasione per dimostrare che alla fine qualcosa da salvare in questa squadra ancora c'è; abbiamo l'occasione di ricordare a tutti che anche se l'Inter sembra morta, davvero morta non lo è mai; abbiamo l'occasione di battere la Juventus. 
A Torino ci arriviamo con l'umore sotto i tacchi, frutto di tre mesi, dal derby vinto ad oggi, in cui l'unica cosa che siamo riusciti a fare è immagazzinare una delusione dopo l'altra senza che niente andasse per il verso giusto. Sappiamo tutti quanti quanto contino le sfide con la Juventus, al di là di Calciopoli e degli scandali, è una cosa che viene da dentro, da due filosofie di vivere il calcio ai poli opposti dell'Universo sportivo: loro così seriosi, sin dai colori delle maglie, così cinici e diretti, così lineari nelle vittorie ed anche nelle sconfitte, con una storia tanto gloriosa quanto poco "pazza" diremmo; noi, invece, così artistici, sregolati, con la testa ed il cuore in un altro mondo rispetto al loro, in un'altra dimensione dove tanto le vittorie quanto le sconfitte devono essere teatrali per essere vere ed emozionalmente palpabili. Eppure è dalla stagione 2004/2005 che in quel di Torino non riusciamo a vincere e non c'è stato triplete o Mourinho che tenesse, perchè lì abbiamo sempre sofferto e probabilmente sempre soffriremo. In questo match noi e loro ci siamo spartiti, sin dagli albori, trofei ed onori, così da portare addirittura un grandissimo del giornalismo sportivo italiano come Gianni Brera a scomodarsi per dare un nome a questa partita: DERBY D'ITALIA, così sentenziò in un articolo del 1967, perchè anche se Milano e Torino non sono la stessa città, anche se interisti e juventini non è d'abitudine (o meglio, non era) che si incontrino il lunedì mattina al bar, tanta è la rivalità che scorre tra le due tifoserie che sembrava quasi che davvero Juventus ed Inter fossero club della stessa città. In realtà sono semplicemente le due facce della stessa medaglia, le due facce della luna, i poli opposti della stessa pila.
Lì da loro, per dirla tutta, non c'è mai andata tanto bene: per 61 volte siamo usciti sconfitti, per 17 volte abbiamo strappato il pareggio, mentre in sole 14 occasioni siamo riusciti a vincere. Di botte ne abbiamo prese tante, tutti si ricordano quel 9-1 sulla ripetizione del match in cui debuttò Mazzola e salutò il campo Boniperti, ma non possiamo abbatterci e partire già battuti: lottare sarà l'imperativo, poi vada come vada. Loro, quest'anno, sono favoriti, non possiamo farci nulla, perchè non perdono da 28 turni e perchè non subiscono gol da 253 minuti, però non possiamo "sbragarci" già prima d'iniziare. Questa partita vale tanto, troppo per non provarci nemmeno, poi se andrà male tranquilli, noi ci siamo abituati alle montagne russe della vita, ma loro un pò di meno. Juvetus-Inter, i colori della nebbia contro quelli della notte: ora sta a noi fare brillare le stelle nel cielo giusto.

Longo sarà domani in campo per la finale NGS
AJAX-INTER: PER LA STORIA - 22 maggio: basta una data per accendere i sogni di noi tifosi nerazzurri. "Quando vivremo mai un'altra giornata così, un'altra favola del genere?" ci stiamo continuando a chiedere, eppure, in piccolo, Stramaccioni ed i suoi ragazzi stanno riuscendo nell'impresa. Domani pomeriggio, alle 15:00 circa, al Layton Orient Stadium, la Primavera nerazzurra si giocherà la finale della Next Generation Series, ovvero la Champions League giovanile, contro l'Ajax. Essere arrivati fino a qui è già uno storico traguardo, una vetta che nessuno avrebbe immaginato possibile dopo il 7-1 preso al debutto della competizione contro il Tottenham, eppure Stramaccioni è stato in grado, con calma e pazienza, di costruire un gruppo forte, solido, tecnico e, soprattutto, vincente.
Se vinceremo bene, se perderemo sarà comunque una fantastica pagina di storia che questi ragazzi ricorderanno per tutta la vita perchè, in ogni caso, giocarsi una finale del genere non è cosa da tutti. Moratti sarà presente, avendo scelto di assistere a questa partita piuttosto che alla sfida serale contro la Juventus, a dimostrazione forse di quanto oggi sia importante vedere crescere il settore giovanile del club. Tanti di questi ragazzi, probabilmente, non vestiranno mai la maglia della prima squadra, ma per un giorno saranno gli assoluti protagonisti, più dei vari Julio Cesar, Samuel, Maicon, Cambiasso, Sneijder e Milito, perchè stavolta è dato a loro il compito di tingere il cielo di nero e di azzurro, proprio come fecero i grandi in quella magica notte del 22 maggio. Forza ragazzi, siamo tutti con voi!!!

Andrea - Inter Cafè
venerdì 23 marzo 2012

Si salvi chi può!


E' sempre più crisi Inter
E’ ufficiale: il classico grido d’allarme per la nave che sta irrimediabilmente affondando è stato lanciato. Una dirigenza in balìa degli eventi che non si capisce quale direzione intenda prendere; un allenatore in piena “zona marasma” e di conseguenza delegittimato a tal punto da dover chiedere a un giocatore il permesso di poterlo utilizzare in un certo ruolo prima di metterlo in campo e che si sente opporre un bel rifiuto secco che deve poi penosamente giustificare nelle interviste del dopo gara; un gruppo di giocatori spompati, sfiduciati e “scazzati” a tal punto da non riuscire più a compiere i gesti tecnici e atletici più elementari per giocatori del livello al quale dovrebbero appartenere (un rigore si può anche sbagliare, ma mai come l’ha sbagliato Milito contro l’Atalanta). Purtroppo a soli due anni scarsi di distanza questo rimane del meraviglioso gruppo che ha vinto per sette anni riuscendo a compiere un’impresa storica come quella di vincere nella medesima stagione i tre principali tornei ai quali partecipa, compreso il più prestigioso al mondo per squadre di club; e parlo di tornei, non di finali “secche” come il Mondiale pel Club, la Supercoppa di Lega o la Supercoppa Europea. Sulle cause e sulle responsabilità di questa situazione sono stati versati fiumi d’inchiostro (nell’era moderna sono stati occupati milioni di byte) ed è stato detto tutto e il contrario di tutto; quindi mi pare inutile tornare per l’ennesima volta sull’argomento. Anche sulle possibili soluzioni per uscire da questa crisi (ritengo questa volta del tutto legittimo definirla tale) in moltissimi ci siamo adoperati a proporre quelle che a ciascuno sembravano le migliori e più percorribili, col l’unico risultato, ahimè, di produrci in un tanto interessante quanto inutile dibattito accademico.
Ranieri non è in grado di tenere in mano la squadra
L’aspetto tragicomico della vicenda è che la maggior parte di noi aveva in qualche modo previsto e paventato quello che poi è puntualmente successo, ma non perché in possesso di facoltà paranormali, quanto piuttosto perché i segnali di ciò a cui si sarebbe andato incontro adottando certi tipi di scelte erano piuttosto inequivocabili; per molti di noi, ma evidentemente non per coloro che avevano la titolarità e la responsabilità di prendere le decisioni che avrebbero dovuto portare l’Inter a rimanere competitiva nelle varie competizioni, soprattutto quelle nazionali, per primeggiare nelle quali non sarebbero stati certo necessari investimenti faraonici. La situazione è stata in questo modo portata a un punto tale che, contrariamente a prima, ad oggi diventa obbiettivamente e francamente molto arduo azzeccare e proporre le soluzioni migliori per uscire da una situazione che nemmeno il più inguaribile dei pessimisti si sarebbe comunque potuto immaginare anche solo l’anno scorso. Da appassionato di Formula 1 mi viene da fare il paragone di quello che sta succedendo alla Ferrari, e cioè che quando hai una macchina sbagliata da riprogettare in toto, non è affatto inusuale che cercando di sistemare o migliorare un particolare della vettura si vada a compromettere la funzionalità di un altro, e così via di questo passo. Recuperare un “gap” quando la distanza è notevole è sempre stato difficile, al giorno d’oggi lo è ancora di più anche nel calcio, per motivi ovviamente diversi dall’automobilismo, causa la notevole diminuzione delle risorse a disposizione. E il “gap” con il Milan e la Juve viste l’altra sera in semifinale di Tim Cup, mi duole molto ammetterlo, ma al momento è piuttosto ampio.
Mi trovo pertanto a costatare amaramente che allo stato attuale delle cose l’Inter non sembra avere al suo interno nemmeno una delle componenti che servirebbero a risalire prontamente la china: una struttura societaria solida ed organizzata, risorse finanziarie importanti, dirigenti e talent-scout competenti, un parco giocatori valido sul quale attuare due o tre innesti di qualità, un allenatore in grado di essere il catalizzatore di un progetto che abbia la possibilità di essere vincente nel giro di un paio d’anni. La Società Inter F.C. assomiglia in questo momento un po’ all’armata Branca(!)leone, e un po’ all’orchestra del Titanic, che ha continuato stoicamente, ma in maniera grottescamente inutile, a suonare fino a pochi minuti prima dell’inabissamento del transatlantico: sembra che nessuno di loro si stia rendendo veramente conto fino in fondo del livello di gravità nel quale è stata fatta precipitare la situazione. Una conferma su tutte: provate a pensare cosa sarebbe successo a Forlàn se avesse risposto, anche cortesemente, a Mourinho o a Mancini che non intendeva entrare in campo in un certo ruolo. La Società di oggi non ha trovato di meglio che fare finta che non sia accaduto nulla e ha emesso un  comunicato che recita che verso il giocatore non verrà preso alcun provvedimento: siamo tornati quelli dei tempi nei quali Moratti commentava: “Ma sì dài, sono ragazzi!”. Così come si limita a dichiarare che Oriali ha detto cose  “antipatiche” (un altro classico del Presidente) e che Branca è bravo; e come no, si vedono i risultati! Con queste premesse ci apprestiamo domenica ad affrontare la Juve nella sua tana, lo Juventus Stadium (chiamiamolo così, altrimenti qualcuno s’incazza): quante volte abbiamo detto come non si tratta di una partita come le altre, ma dopo Calciopoli non siamo riusciti a vincere lì nemmeno con l’Inter stellare del Triplete. Visto che a volte il calcio è strano e imprevedibile, il sogno inconfessabile sarebbe che la “Pazza Inter” si ricordasse di essere tale e sfoderasse una prestazione d’orgoglio tale da farla uscire almeno imbattuta dallo stadio dove sono stampigliati in maniera assurda ed arrogante 29 scudetti (e poi si lamentano se gli storpiano il nome di un impianto del genere); senz'altro meglio che rimarcare questa pazzia in episodi come quello di Forlàn.
L'Inter Primavera di Stramaccioni è in finale NGS
La realtà, di contro, dice che forse avrebbe più chance di ben figurare la squadra Primavera di Stramaccioni se si presentasse là in blocco, allenatore compreso: è la sola nota lieta che ci consola in questo momento, seppure molto parzialmente. Un “bravi” e un “complimenti” di cuore a questi ragazzi che hanno raggiunto la finale di NGS (la Champions dei giovani) facendo fuori avversari fortissimi fra i quali il Barcellona. Permettetemi una piccola nota per concludere: dopo l’andata a Novara mi ero permesso di dire che per il nostro centrocampo avrei puntato su Crisetig….forse era un rischio, ma visto quello che sta combinando per esempio uno come Palombo, peggio sarebbe stato quasi impossibile. Per il prossimo anno non ci resta che sperare che qualcuno venga “folgorato” sulla via di Appiano.

Alex - Inter Cafè
giovedì 22 marzo 2012

Guarda chi si rivede! Guarin contro la Juventus?

Guarin in una delle sue rare apparizioni nerazzurre
Più che "chi si rivede", bisognerebbe dire "chi si vede" e basta, anche perchè, sinceramente, Fredy Guarin ancora nessun interista può dire di conoscerlo. Giunto alla chiusura del mercato di riparazione, dopo che anche la Juventus l'aveva trattato a lungo, il suo si sta rivelando un caso più unico che raro: l'Inter non ha ancora organizzato una vera e proprio presentazione per il giocatore e probabilmente non lo farà mai. Sembra incredibile di questi tempi, dove anche il più schiappa delle schiappe merita i suoi dieci, quindici minuti di notorietà sotto il fuoco dei flash e delle incalzanti domande della stampa (se ve lo state chiededno, si, anche per Gresko e compagnia bella fu organizzata una conferenza stampa...ribrezzo!), che uno dei giocatori protagonisti del mercato non si sia prestato al teatrino delle foto di rito, dei sorrisi e delle frasi ipocrite, ma è proprio così. E, nonostante tutto, quelle conferenze stampa così finte, quel gioco dei ruoli così ipocrita ed inutile, per noi tifosi è un elemento necessario per poter valutare un calciatore, è una cosa oramai legata all'abitudine dell'essere tifoso. Oggettivamente, chi non ricorda l'attesa spasmodica ed il modo in cui si presentò vestito Quaresma alla sua presentazione? Ecco, da lì capimmo che quel tamarro da Hollywood (la disco, non LA City), con noi, avrebbe avuto poco a che fare. Chi rimembra, invece, quella di Eto'o può ricordare le parole di un campione e la gentilezza di chi sa sempre essere nel posto giusto al momento giusto. Differenza di stili, differenza di campioni.
Con Guarin però, questa possibilità, ce l'hanno negata e tutto ciò che oggi abbiamo del centrocampista colombiano sono un paio di fotine la sera della sua firma in sede mentre mostra una bella sciarpetta nerazzurra ornata dal suo sorriso a trantadue denti, il sorriso di chi è consapevole di trovarsi fra le mani l'occasione di una vita. Certo che sbarcare a Milano, nell'Inter, nella peggior stagione del club da circa quindici anni a questa parte e, per di più, infortunato da novembre, non dev'essere stato facile. La sua carriera all'Inter, finora, è stata soltanto corsette leggere attorno al campo e tanta, tantissima, palestra. Mai un pallone toccato, mai un passaggio ad un nuovo compagno, mai un movimento tattico per imparare la sua posizione nella nuova squadra....almeno fino ad un paio di settimane fa. Difatti, dall'8 marzo, l'ex giocatore del Porto ha, lentamente ma costantemente, iniziato ad allenarsi in gruppo e in questa settimana ha anche iniziato a partecipare alle partitelle di gruppo. Lo staff medico nerazzurro ha dichiarato che andare coi piedi di piombo era un dovere onde evitare ricadute dopo il brutto e fastidioso infortunio accorsogli al polpaccio destro nel novembre scorso, ma ora scalpita e le poche parole finora rilasciate ad Inter Channel sono pregne di voglia di farsi vedere e conoscere, anche senza avere avuto una conferenza stampa tutta sua.
Guarin la sera della firma nella sede dell'Inter
Il palcoscenico sembrerebbe dunque pronto ad accogliere sulla scena quello che è stato presentato a Milano come un acquisto importante, come il giocatore tipo per il centrocampo nerazzurro del futuro: giovane, dotato di un gran fisico, ordinato tatticamente, tecnicamente dotato ma, soprattutto, affamato. Inoltre, la prima convocazione, potrebbe addirittura giungere non per una gara qualunque, bensì per Juventus-Inter di domenica sera, partita sentitissima. Non penso debutterà e sinceramente non so neppure se verrà realmente convocato perchè Ranieri ha dimostrato già in più di un'occasione di non essere proprio una persona che ama rischiare nel proprio lavoro, però non si può mai sapere. Sicuramente, nelle dieci partite che mancano alla fine della stagione, Guarin dovrà diventare un titolare, non perchè superiore agli altri o più in forma, ma perchè è necessario valutarne il reale potenziale visto che non è ancora effettivamente un giocatore nerazzurro, ma servirà, nel caso, fare valere la clausola d'opzione di circa 13 milioni verso il Porto a giugno affinchè resti con noi anche l'anno prossimo. Ecco perchè noi nerazzurri attendiamo con impazienza di vedere finalmente all'opera Guarin, perchè lui può rappresentare il nostro futuro! E, va detto, che in futuro non ci farebbe schifo neppure rivedere una vittoria a Torino contro la Juventus dopo anni di astinenza, ma questa è tutta un'altra storia, ben più complicata.

Andrea - Inter Cafè
martedì 20 marzo 2012

Il "metro" di giudizio

Platini, Presidente UEFA, contrario all'uso della tecnologia
In questi giorni gli argomenti di attualità sono altri in casa nerazzurra: primo fra tutti la crisi di risultati e il cosiddetto “totoallenatore” per la prossima stagione. Io vorrei soffermarmi però sul fatto che sempre più frequentemente le partite vengono decise o comunque falsate da errori arbitrali tanto macroscopici quanto evitabili. E’ notizia recentissima che perfino un parruccone restauratore come Blatter starebbe (il condizionale è assolutamente d’obbligo) finalmente valutando di adottare strumenti tecnologici a supporto degli arbitri, almeno limitatamente alla valutazione se il pallone sia entrato interamente in porta oppure no: dal momento che il goal è lo scopo stesso del gioco del calcio (lo dice la parola stessa), è comunque ancora insufficiente, ma è pur sempre qualcosa. Si auspica un punto di partenza, una breccia nel muro. Quale muro? Quello eretto da coloro che per interessi vari sposano la tesi che: “il calcio è bello così com’è, cambiare vorrebbe dire snaturarne lo spirito”. Tesi tipicamente mafiosa che cela la malafede di chi ha un qualche preciso interesse che le cose restino come sono per poterne manovrare meglio lo svolgimento o semplicemente per avere più argomenti da discutere nei vari talk-show televisivi o materiale da sviluppare in articoli di giornale. Il capo in testa di questa categoria è niente po-po (vagamente allusivo) di meno che monsieur Michel Platinì, presidente dell’UEFA. Volendo buttare lì una battuta abbastanza scontata si potrebbe fare risalire questa sua “resistenza” al suo passato juventino, Società che più di qualunque altra aveva evidentemente interesse a che le cose in materia restassero il più possibile invariate. Il nostro scopo non è tuttavia fare polemica, quanto quello di denunciare una posizione retrograda, oscurantista e appunto “mafiosa” di chi non ha in alcun conto il bene di questo sport, ma di chi vuole sfruttarne al massimo ogni possibile e recondita risorsa a scopi personali più o meno leciti.
Questi signori (fra i quali vanno annoverati anche molti Presidenti di Società che non brillano certo per intelligenza e lungimiranza) non tengono però conto, o semplicemente fanno finta di non rendersene conto, che il progresso tecnologico ha portato alla creazione di strumenti sempre più sofisticati che sono in grado di analizzare con certezza pressoché assoluta se una situazione sia stata valutata correttamente o meno. Le federazioni di altri sport hanno deciso di adottare questi strumenti per ridurre al minimo l’errore umano di un giudice di gara: dal rugby al tennis, dal basket al volley, hanno tutti introdotto l’ utilizzo di questi metodi di accertamento anche a costo di piccole modifiche ai regolamenti, pur di garantire la massima regolarità possibile allo svolgimento dell’evento sportivo. Nessuno in questi casi ha obbiettato che si sarebbe snaturato e stravolto lo sport di turno e mi risulta che questi sport abbiano “assorbito” in maniera abbastanza indolore questi piccoli cambiamenti, e senza avere “emorragie” di spettatori e di fruitori. Non si capisce perché nel calcio non dovrebbe essere altrettanto: sarebbe interessante indire una specie di referendum nel quale si chieda agli appassionati se sarebbero favorevoli o meno all’introduzione di strumenti tecnologici da consultare durante lo svolgimento della gara, pur di accertare con assoluta certezza la regolarità o meno di un gol o di un’azione. “Si perderebbe troppo tempo e il ritmo del gioco risulterebbe troppo spezzettato” è una delle principali obbiezioni dei retrogadi. E’ evidente che a quel punto dovrebbe essere introdotto il tempo effettivo, che sarebbe peraltro un ulteriore passo verso una maggiore regolarità dei vari tornei, rendendo di fatto inutili le odiose e stucchevoli perdite di tempo ordite da chi in quel momento ne trae maggior vantaggio: 30 minuti o 28, nel caso 30  risultassero troppi dopo una necessaria prova pratica. E’ altrettanto evidente che queste verifiche dovrebbero riguardare il pallone entrato o meno in porta e il fuorigioco, decisioni che richiedono non più di dieci secondi netti e che eliminerebbero un buon 70/80 % degli episodi contestati in una partita: si lascia finire l’azione e in caso di dubbio si va a rivedere la moviola. Non per quello che riguarda falli da rigore o altre situazioni, perché qui sono d’accordo che la moviola a velocità rallentata falsa spesso l’impatto e perché anche riguardando l’azione al rallenty, spesso non se ne esce con delle certezze assolute e in questi casi sì che si rischierebbe il protrarsi di una discussione che oltre a fermare il gioco in maniera importante, potrebbe anche risultare inutile o controproducente. A quelli che vogliono discutere al lunedì al bar o in ufficio sugli episodi contestati di materiale ne resterebbe eccome, tanto per rispondere a un’altra tipica obiezione di coloro che si rifiutano di accettare la realtà o che ne hanno subdolamente qualche tornaconto.
Il fuorigioco è uno dei principali motivi di discussione
Recentemente non è stato concesso un gol al Milan contro la Juve che era entrato di un metro e sempre di un metro era in fuorigioco Lavezzi in un’azione che ha deciso la partita a favore del Napoli contro il Parma, come sempre di quel metro era in fuorigioco Marchese del Catania che ha messo in porta Izco nella partita pareggiata a S.Siro: episodio quest’ultimo passato in secondo piano dal momento che erano altri gli aspetti che hanno preso il sopravvento nell’analisi di quella gara, ma non per questo meno grave di quello di Parma che ha suscitato le ire e le proteste degli emiliani. E’ sempre un metro quello in questione, ma se questo continuerà ad essere “il metro” col quale verranno prese decisioni che influenzano pesantemente i risultati, il calcio, già assediato da altri annosi problemi, è fatalmente destinato prima o poi a perdere di credibilità e quindi di interesse. Io mi auguravo di tutto cuore che la finale dei Mondiali in Sudafrica venisse decisa da uno di questi episodi: se ne sono verificati più di uno, ma non in finale. Non ci resta che da sperare nella prossima finale di Champions.

Alex - Inter Cafè