lunedì 25 giugno 2012

Calciomercato morattiano dei bei tempi andati

Tranquilli ragazzi, l’articolo lo scrivo io. Così ho scritto qualche giorno fa ai miei amici d’avventura. Era da un pò che non scrivevo un articolo e volevo far sentire la mia voce, scrivere la mia opinione, far sentire che c'ero. L'articolo lo scrivo io. Il problema è che non so proprio di cosa scrivere. Perché siamo a fine giugno e l’argomento principale dovrebbe essere il calciomercato ma negli ultimi anni per noi interisti è diventato un argomento molto traumatico, da spingerci al suicidio di massa (vabbè, dai non esageriamo….).

Da Eto'o a Gomez il passo è più breve di quanto sembri...
Ah, bei tempi in cui compravamo Ronaldo, Baggio, Zamorano, Simeone, Djorkaeff, Vieri, Adriano, Stankovic, Cordoba, Materazzi, Toldo ma anche, per restare in tempi recenti, in cui nella nostra casella “acquisti” figuravano i nomi di Ibrahimovic, Samuel, Maicon, Milito, Eto’o, Lucio, Julio Cesar, Thiago Motta, Sneijder. Bei tempi, tempi andati. Perché i soldi sono finiti e con essi anche la passione del nostro Presidente che una volta raggiunto il Triplete e la Champions League ha deciso di chiudere i cordoni della borsa. Fermo restando che il mercato non è fatto solo di soldi e che avendo gli uomini con le competenze giuste (profilo che non coincide con Marco Branca) si possono fare buoni affari anche con pochi spiccioli. Julio Cesar, Maicon, Cambiasso, sono costati poco o presi a parametro zero. E si sono rivelati buoni affari. Al contrario di un Alvarez costato 12 milioni di euro e rivelatosi in buon giocatore ma niente di più. A me Alvarez piace ma quella cifra poteva essere spesa diversamente soprattutto se in quel ruolo hai già Coutinho e Sneijder.

Bei tempi, dicevo. Bei tempi perché il tifoso sotto l’ombrellone vorrebbe leggere la “Gazzetta” (o qualsiasi altro giornale) e sognare il grande nome, la coppia d’attacco che farà sfracelli, il fantasista che illuminerà il gioco e innescherà la punta.

Bei tempi soprattutto perché all’epoca (attenzione stiamo parlando di 3-4 anni fa non di secoli fa) si aveva le idee chiare. Serviva un trequartista? Cercavi Deco, trattavi Hleb ma alla fine prendevi comunque Sneijder. L’allenatore voleva Carvalho? Tu gli davi comunque Lucio. E se gli toglievi Ibrahimovic gli davi Eto’o non Forlan e Zarate. Bei tempi perché parlare di mercato non ti procurava l’orticaria. Preso Palacio, stiamo facendo collezione di figurine e figuracce. Lavezzi, Giovinco, Destro, Silvestre, Verratti, Gomez (help…), Cà e Ié (non chiedetemi chi sono…), Lucas e tanti altri nomi, molti dei quali non accendono certo le fantasie dei tifosi.

Ma in fondo c'è chi sta peggio. E mi riferisco al povero Stramaccioni che oggi è considerato un nuovo Mourinho e che a settembre con una rosa “Armata Brancaleone Style” farà la fine di un Gasperini qualsiasi. Forza Andrea. C’è di peggio nella vita. Tipo tifare Inter di questi tempi.


Entius
venerdì 22 giugno 2012

Che due ball(otelli)!

Balo in Inter-Barcellona 3-1, 20/04/2010
Congiuntamente alla qualificazione ai quarti ottenuta dalla Nazionale agli Europei di Polonia-Ucraina, è arrivata puntualmente la solita ridda di polemiche riguardanti Mario Balotelli, sull’opportunità e la liceità di certi suoi atteggiamenti. Chi lo accusa di essere un bambino viziato che si è montato la testa avendo raggiunto il successo troppo presto e chi invece ne prende le difese, apportando anche argomentazioni razziali che a mio parere lasciano un po’ il tempo che trovano. Vorrei puntualizzare: lasciano il tempo che trovano nel suo caso, perché Mario non è l’unico giocatore di colore che sgambetta sui campi di calcio, ma nessuno, mi pare di potere dire, è preso di mira quanto lui. Ci deve essere pertanto qualcos’altro che infastidisce diverse persone al di là del colore della sua pelle e direi che noi tifosi dell’Inter dovremmo essere abbastanza onesti e ricordarlo bene, senza cadere nell’errore da atteggiarsi a “quelli dalla memoria corta”. A me fanno potentemente girare le scatole quelli che affermano con certezza che la bordata di fischi con la quale l’ hanno accolto l’altra sera i tifosi irlandesi fossero solo “fischi di paura e di disapprovazione”, come me le fanno girare quelli che sentenziano con altrettanta certezza che fossero tutti fischi generati da sentimenti razzistici; ma come è possibile essere così certi di una o dell’altra situazione e, soprattutto, è così importante determinarlo?


Giaccherini, titolare contro Spagna e Croazia
E’ inutile girarci intorno: Mario è uno che con i suoi atteggiamenti non si rende propriamente simpatico e ben voluto e quindi ci sta anche che possa venire fischiato per questo, non solo perché di colore. Poi è chiaro come non sia facile essere un giovane calciatore di colore che a vent’anni ha già molto di più di quello che potranno avere mai moltissime persone in tutta la loro vita, suscitando un sentimento poco nobile ma molto comune a molti, soprattutto nel nostro paese: l’invidia. Ma se permettete è molto meno facile essere un ragazzo di colore qualsiasi costretto a sbarcare il lunario nel proprio paese con un reddito di pochi dollari al giorno o costretto ad emigrare altrove. Mario dovrebbe cercare di rendersi conto della fortuna che ha avuto e di essere comunque un privilegiato e dunque rilassarsi un attimo, invece di comportarsi sempre con un atteggiamento da “solo contro il mondo”, che è poi quello che alla fine lo fa risultare poco simpatico e popolare.


Se poi vuole rimanere a tutti i costi fedele a quel profilo da “talentuoso e dannato” che si è creato in questi anni, faccia pure, ma queste situazioni vanno poi gestite con un’abilità e un’intelligenza che lui non possiede; sorgono poi  i problemi con compagni, allenatori, stampa, avversari, pubblico: tutti quanti insomma. Francamente vorremmo sentire anche parlare un po’ di calcio in questi giorni: di come mai la Nazionale abbia giocato due partite con un esordiente già poco utilizzato dal suo club e per giunta fuori ruolo (Giaccherini) e di come mai abbiamo preso due gol anche per la sua incapacità di chiudere le diagonali difensive; di come mai non sia stata nemmeno convocata nei 23 una prima punta forte fisicamente (l’unica che abbiamo è Di Natale); di come possa venire in mente ad un tecnico di giocare con due registi (Pirlo e Motta); di come mai non sia mai stato minimamente in discussione uno come Cassano che oltre al gol contro l’Irlanda ha combinato fino ad ora piuttosto poco; o di come, nonostante tutto questo e la crisi generale in cui versa il nostro calcio, abbiamo discrete possibilità di finire fra le prime quattro.


Nuova maglia Jucentus: "30 sul campo" (ahahahah!)
Invece si parla quasi solo di Balotelli, ingigantendo ogni sua piccola mossa, ogni suo gesto, ogni sua mezza parola, visto che una intera fatica a proferirla. Sono riusciti perfino a interpretare un suo chiarissimo gesto che voleva riferirsi a tutto lo stadio, come uno sfogo nei confronti di Prandelli, dimenticando che si trattava esattamente dello stesso gesto che aveva  fatto alla fine della mitica serata della vittoria casalinga dell’Inter contro il Barça nella semifinale di Champions: roba da meritarsi l’esclusione a vita dall’albo dei giornalisti. Supermario è uno così: chi accetta di prenderselo e di inserirlo in una squadra deciso a sfruttare le sue enormi qualità tecniche di calciatore, deve essere pronto ad accettare “tutto il blocco” e quindi anche i suoi atteggiamenti, le sue bizze, i suoi comportamenti e di correre anche il rischio di rimanere a giocare in dieci, dal momento che tutti gli avversari e anche il pubblico sanno ormai molto bene come provocarne una sconsiderata reazione.
Dovrebbe essere una situazione arcinota e scontata, ma i giornalisti, evidentemente a corto di argomenti, preferiscono focalizzare l’attenzione su di lui: tra pochi giorni sapremo anche cosa mangia, che musica ascolta, se beve il caffè dolce o amaro, se preferisce le bionde o le brune e quante volte va al gabinetto in un giorno. Non se ne può più! Lui è un giocatore della Nazionale e l’unica cosa che deve interessare è se sia in grado di fare il suo dovere e contribuire a far proseguire la squadra il più avanti possibile nel torneo: detto un po’ brutalmente se riesce a “metterla dentro” o no.  Il resto, scusate, sono cavoli suoi. L’Inter ha deciso due anni fa, e credo parecchio a malincuore, che “il gioco non valeva la candela” e l’ha ceduto al Manchester City a prezzi di saldo; Prandelli ha deciso il contrario e se ne assuma tranquillamente la responsabilità: punto!


Una notazione a margine: sempre a proposito di situazioni che sfasciano gli zebedei, come prevedevamo qualche settimana fa, in maniera molto italianamente “cerchiobottista”, la Lega ha concesso ai  bambini il loro giocattolino, omologando la scritta sulla maglia “30sul campo” ma non l’aggiunta della terza stella. 
A parte che ognuno ha diritto di rendersi ridicolo nel modo che ritiene più opportuno, sarebbe interessante ricercare le origini di quel “sul campo”: non mi risulta che le partite di calcio si svolgano negli orti o nei capannoni industriali e per maggior completezza, tanto che c’erano, avrebbero dovuto scrivere: “30 sul campo dei quali 7 anche fuori”. Non è un numero a caso, ma il numero degli scudetti vinti dai quei “signori” con i servigi di Luciano Moggi come Direttore Generale…ma questa è una vecchia storia.


Alex
mercoledì 20 giugno 2012

"Non ce la faccio più": l'interista alle prese con l'incubo juventino

Tutto iniziò la sera del 6 maggio 2012...
So che non è corretto usare questo spazio per sfoghi o messaggi personali, quindi mi scuso in anticipo, ma ho un estremo bisogno di aprirmi, di confidarmi. Tante volte dicono che parlare espressamente di certi problemi, o anche scriverne, permetta un confronto con essi maggiormente maturo e saggio. Non so se sia così ma non ce la faccio più, la mia vita è diventata un inferno e non riesco più a viverla come accadeva soltanto qualche settimana fa. Tutto iniziò il sei maggio scorso: l'Inter aveva appena vinto il derby, ero felice, una grande prova con un 4-2 secco contro quei saltimbanchi rossoneri. Una bella serata insomma. Uscii per andare alla mia macchina, ci salii fischiettando e mi avviai verso casa. Ad un certo punto mi trovai fermo in coda perchè gli juventini in festa bloccavano la strada con la loro comprensibile ma irritante gioia. Suonai il calcson, urlai, imprecai, sbuffai, sono certo che non fischiettai più, ma non servì a nulla. Soltanto due ore dopo ero finalmente a casa. Due ore per compiere un tragitto di dieci minuti. Quella sera cominciò tutto.
Prima pagina Tuttosport 20/06/2012
Ho iniziato a seguire febbrilmente tutte le notizie di mercato, cosa che già facevo, ma non febbrilmente, non con questa aggressiva curiosità. Perchè? Perchè volevo fortemente che la mia squadra, la nostra squadra, sistemasse la rosa affinchè non si ripetessero più scene come quella di quella maledetta sera. Volevo che Moratti costruisse una armata e che schiacciasse sotto valigette piene di sonante contante tutte le velleità avversarie di rinforzare le loro squadre, volevo che ogni promettente campioncino sul suolo italico sognasse di vesitre la nostra maglia e se anche non lo sognava, beh, gliela avremmo messa addosso a forza la nostra maglia. Sognavo però. Ben presto m'accorsi che la realtà era ben distante dalla mia speranza e soprattutto mi accorsi di una cosa ben peggiore: la Juventus stava iniziando a fare un mercato in grande stile. Ogni giorno compravo la Gazzetta e ad ogni pagina la mia fronte si imperlava di una goccia in più di freddo sudore: "La Juve vuole un top-player!", "Juventus-Van Persie: si fa!", "La Juventus punta tutti!". Cercavo dell'Inter e trovavo sempre i soliti nomi: Destro, Isla, Verratti, Silvestre, Acerbi, Giovinco...dovevamo prenderli!!
Poi il dramma: La Juventus prende Isla con Asamoah, poi prende Verratti, e poi anche Giovinco, mentre punta Destro e ci prova per Acerbi. Ma come?! Non dovevamo prenderli noi quelli? L'ansia si impossessò di me: capii che non c'era nulla da fare, su qualsiasi giocatore puntassimo, la Juventus o arrivava prima o ci superava e la cosa è diventata insopportabile negli ultimi giorni. Noi fermi, immobili, come statue di marmo che lentamente affondano in sabbie mobili mentre, attorno a noi, la Juventus si muove come una ridente scimmia che salta da un ramo all'altro del calciomercato, raccogliendo banane da ogni pianta e, talvolta, saltando anche sulla nostra testa di marmo per velocizzare la nostra agonia ed intanto Branca, li vicino a noi, ci dice di stare tranquilli ed attendere che il mercato abbassi le sue pretese.
"Non ce la faccio più"
L'altro giorno ero al bar, ho preso un cornetto. Ne era rimasto uno. Mi recai al frigorifero ma, uno juventino, mi superò a passo svelto e prese quell'ultimo cornetto. Come faccio a sapere che era gobbo? Lo so! Due settimane fa invece ero all'ATM a rinnovare l'abbonamento mensile, ma incontrai Branca che mi disse: "No Andrea, ora è presto per acquistare. Aspetta che il mercato degli abbonamenti della metropolitana si stabilizzi e compra quando i prezzi sono più bassi". Lo ascoltai ma ieri mi sono preso 50 € di multa. L'abbonamento costa 55 €. Non ce la faccio più. Agli aperitivi non tocco una nocciolina o una oliva da settimane, non perchè sono a dieta, ma perchè tutti gli juventini del locale arrivano costantemente prima di noi interisti e noi dobbiamo accontentarci delle patatine posse. In posta non ci vado da tempo, in fila mi passano sempre davanti tutti i gobbi e quando provo a reagire, appare Chiellini che mi entra in scivolata da dietro con le gambe a forbice. La notte fatico a dormire perchè mi sogno costantemente Conte che vince alla Snai e con i soldi delle vincite compra Van Persie, C.Ronaldo e Messi. Non ce la faccio più. Ho un bisogno fisico che l'Inter acquisti qualcuno di decente altrimenti non so come potrò andare avanti. Non ce la faccio più, è un incubo.

Andrea
venerdì 15 giugno 2012

Cassano VS gay: molto rumore per poco


Cassano e la conferenza stampa che ha fatto e fa discutere
In questo periodo, come diceva anche Andrea, non è così semplice trovare argomenti su cui dibattere che riguardino l’Inter, anche perché il mercato è praticamente fermo e con quel poco che trapela è meglio soprassedere dal farlo. Vorrei pertanto soffermarmi sulla conferenza stampa tenuta da Cassano. Per prima cosa diciamo che se mandi uno come lui in conferenza stampa a “ruota libera” o sei un inetto nel fare il tuo lavoro o hai uno scopo ben preciso, che in questo caso avrebbe potuto essere distogliere attenzione dalla squadra per incanalarla su altri argomenti; situazione che sarebbe cascata “a fagiolo” anche per i cosiddetti giornalisti che non avevano, dopo la partita con la Spagna, particolari lodi sperticate con le quali “imbrodare” pericolosamente la squadra, così come non avevano argomenti con i quali criticarla più o meno ferocemente. E allora cosa di meglio che scatenare la goliardia, l’ignoranza e il “grezzume” di Antonio da Bari vecchia? Magari è stato addirittura tutto concordato con gli addetti stampa della Federazione. Cassano è uno così, senza filtri, che ti dice quello che pensa in maniera che può spaziare dal simpaticamente goliardico al pesantemente greve e offensivo: c’è pertanto da stupirsi se ha definito “froci” gli omosessuali uno che al suo Presidente, che l’aveva rilanciato nel calcio che conta, ha risposto con un “vecchio di m…..” concludendo con un molto poco raffinato “bocchinuamamma”? Direi proprio di no.
Cecchi Paone: "Sono stato con un azzurro"
Oltre all’epiteto, senz'altro esagerato e sconveniente, utilizzato per identificare i gay, non mi pare si sia spinto particolarmente oltre nelle offese affermando che sono problemi o fatti loro e che crede e spera che nel gruppo della Nazionale non ce ne siano. A questo punto ci chiediamo: perché doveva sperare il contrario? Francamente, e penso di interpretare il pensiero di parecchie persone anche se non tutte hanno il coraggio di ammetterlo, ci siamo un po’ rotti le palle di coloro che vogliono imporre a forza una diversità come normalità. Intendiamoci: io sono assolutamente tollerante verso persone che hanno gusti sessuali diversi da quelli diciamo “standard”; ho un amico e una collega gay con i quali vado d'accordissimo senza il minimo problema e sapete perché? Perché queste persone vivono la loro omosessualità in maniera assolutamente discreta e tranquilla, senza problemi o proclami, senza l’ansia e la pretesa di cercare a tutti i  costi l’approvazione di quelli che gli stanno intorno e soprattutto senza parate e sfilate nelle quali invece che esibire l'orgoglio omosessuale si finisce quasi sempre per esibire una buona dose di indecenza e cattivo gusto che credo arrechi abbastanza fastidio alle persone sobrie di entrambe le "sponde". Pratica che  sembra invece diventata lo sport nazionale di gran parte di questa categoria di persone e che come tutte le categorie hanno i loro fieri portabandiera, gente come Cecchi Paone il quale, evidentemente, avendo ormai perso il suo “appeal” e la sua credibilità come giornalista, come conduttore televisivo e come politico, per rimanere in qualche modo sulla cresta dell’onda ha pensato bene di far parlare di sé tirando continuamente in ballo questi argomenti. E non mi si venga a tirare fuori la storia dei diritti, dal momento che a parte il matrimonio e la reversibilità della pensione, ormai li hanno tutti quanti e soltanto una piccola minoranza glieli contesta; poi sul fatto che dovrebbero godere anche dei due citati sopra, l’argomento sarebbe molto complesso e questa non è certo la sede per affrontarlo con la puntualizzazione e l’attenzione che meriterebbe.
Ed anche Cassano palpò...
Mi chiedo: ma se queste persone vivessero un po’ più rilassate senza pretendere per forza che tutti ammettano che “gay è bello”, che “gay è cool”, quasi con l’arroganza di fare apparire come diverse e fuori posto le persone eterosessuali, non otterrebbero l’effetto di farsi accettare dagli altri in maniera meno problematica? Io penso di sì. Accettare e tollerare la diversità e un conto e un dovere di ogni persona intelligente e appunto tollerante; pretendere a tutti i costi che questa diversità venga accettata come normalità è un altro discorso, e rappresenta a mio parere una palese forzatura. Un conto è accettare senza drammi di avere un figlio o un amico gay, ma in base a quale stortura mentale dovrei essere per forza contento ed entusiasta che questi lo siano? A suo modo lo ha detto anche Fantantonio, dal quale non ci si poteva aspettare certo un trattato di sociologia e pur non essendo d’accordo con lui sulla terminologia che ha utilizzato, sono sostanzialmente d’accordo sui contenuti; poi si è anche dimostrato forse un pò meno stupido di quanto lo vogliano far passare (ho detto stupido, non ignorante: è diverso), quando ha  ironizzato su se stesso e sul fatto di come fosse la persona meno indicata a far da tutor a Balotelli, dichiarando che “saremmo proprio combinati bene”. Non è neanche la prima volta, visto che in passato dichiarò: “Se avessi la testa di Palombo col mio talento sarei uno dei calciatori più forti del mondo”. Come dargli torto? Ovviamente le varie associazioni gay non hanno perso occasione per inalberarsi e accusare lui e tutto il mondo del calcio di omofobia, in maniera devo dire un pò ipocrita. Omofobia, che etimologicamente starebbe a significare “paura degli omosessuali”, anche se poi il significato del termine è stato ampliato comprendendo anche un atteggiamento discriminatorio nei confronti di queste persone. Penso di poter affermare che un omosessuale non faccia paura proprio a nessuno e se vuole avere qualche chance in più di non venire discriminato, cerchi di rilassarsi un po’ e magari ogni tanto si faccia qualche risata, invece di reagire sempre in maniera isterica e stizzita.

Alex
mercoledì 13 giugno 2012

Inter, fu colpo di fulmine

Wilhelm Jonk
Era il 30 ottobre 1994. Ero un bambino di 5 anni. Non stavo più nella pelle: la mia prima partita a San Siro, Inter-Reggiana. Grazie ai parenti da parte di mamma, intelligenti e lungimiranti, disponevo già di ogni sorta di gadget interista: sciarpe, bandiere, cappellini, magliette, poster, pupazzi… “il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle” aveva già abbondantemente invaso la mia vita. Troppo facile, in tenera età, cominciare a tifare per la squadra che vince. Il legame con la squadra di appartenenza va al di là dei titoli, dei successi. Poco male se poi la stagione precedente la mia Inter avesse pericolosamente concluso 13esima in campionato, ad un punto dalla zona retrocessione: i mezzi busti che attiravano il mio sguardo ammirato erano quelli della Beneamata, appiccicati assai storti sull’album Calciatori Panini 1994/95. Baresi in copertina con la maglia della Nazionale ad Usa ’94, in marcatura su Romario, non sortiva alcun effetto: senza il nero, l’azzurro non aveva il potere di stregarmi. A distanza di anni, ho ancora tutte quelle figurine stampate nella testa. Jonk, Ruben Sosa, Bergkamp, Pagliuca (appena arrivato, a prendere il posto di Zenga) su tutti: idoli di carta adesiva.

Ma quell’Inter-Reggiana. Eh sì, quell’Inter-Reggiana! Sedile posteriore della storica Uno Bianca, soffocato nella sciarpa di lana su cui spiccava (e spicca ancora, maniacalmente conservata) la scritta “Forza Inter”, davanti papà e mamma, destinazione San Siro. Il tragitto sembrava non finire mai, ma alla fine la voce di papà: “Siamo arrivati”. Parcheggio in Piazzale Lotto, il primo bandieraio, poi a piedi su viale Federico Caprilli in un fiume di sciarpe nerazzurre. Una decina di minuti e poi…e poi eccola: la Scala del calcio. Piccola coda dal bigliettaio, 3 pezzi di carta che recitavano “secondo anello arancio”. Su per le scale, e poi lo spettacolo mi si è aperto davanti agli occhi: il campo verde, migliaia e migliaia di persone, un frastuono eccitato ed eccitante. La sensazione era magnifica, e chiunque è stato a San Siro può testimoniare: la prima volta non si scorda mai.

Album Panini 1994/'95
Sulla panchina dell’Inter sedeva Ottavio Bianchi, fedele al suo 5-3-2 che un anno più tardi vide esordire il giovane Javier Zanetti come laterale destro sulla linea difensiva. Con la Reggiana, a difendere la porta l’estremo difensore pagato 15 miliardi, alla prima stagione dopo il vuoto lasciato da Zenga: Pagliuca. Davanti a lui, la retroguardia composta da Bergomi, Conte, Orlando, Massimo Paganin e Bia. Con mio grande rammarico, l’idolo personale Jonk sedeva in panchina, ma poco male: il centrocampo Orlandini, Seno e Berti andava benissimo lo stesso. Davanti, Bergkamp e Delvecchio. Ore 15.00, l’arbitro Giuseppe Rosica ha fischiato: VIA!

“Fiorucci” sulla maglia, “Umbro” storico sponsor tecnico, i nerazzurri  erano partiti bloccati. Pochi varchi, partita lenta e senza troppi sussulti. A livello di blasone l’Inter avrebbe dovuto mangiarsi l’avversario, ma il periodo non troppo roseo rimescolava le carte. Nulla di fatto: l’Inter orfana dell’uruguagio Ruben Sosa - osannato da due ragazze alle mie spalle che avevano catturato la mia attenzione - ha chiuso il primo tempo sullo 0-0. Nel secondo tempo la solfa non sembrava cambiare. Fuori Bergomi, difensore, dentro – con grande gioia del sottoscritto – l’olandese Jonk, centrocampista. Ottavio Bianchi cercava la vittoria. Dopo una manciata di minuti e di tanta calma piatta in campo, fuori Bergkamp, dentro Veronese: forze fresche là davanti, alla ricerca del gol vittoria. Che non arrivava. Un po’ di sconforto per la prima a San Siro a reti bianche cominciava ad assalirmi. Ma l’Inter era pazza, lo era già da allora. La sorpresa era…dietro l’angolo! Minuto 89, corner: Bia l’aveva messa giù di testa, si era allargato all’interno dell’area di rigore e poi palla tesa calciata in mezzo. La rete si era gonfiata. Marco Delvecchio l’aveva deviata alle spalle di un giovane – lo è mai stato? – Francesco Antonioli. GOOOOOOOOOOOL!!! GOOOOOOOOOOOOOOOL!!! San Siro era esploso. Ed io con lui.

Me lo sarei dovuto immaginare, dovevo aspettarmelo, l’Inter era, è e sarà sempre la stessa. Pazza, orgogliosa fino alla fine, mai rinunciataria, mai vinta prima del triplice fischio. Che quel 30 ottobre 1994 arrivò subito dopo la marcatura di Delvecchio. Non mollare mai, questa è la filosofia che quel pomeriggio mi ha insegnato. E quel pomeriggio era nato un amore.

Ska
lunedì 11 giugno 2012

Inter, il vero colpo? Fassone ed il nuovo stadio

Fassone, nuovo dg dell'Inter
In estate, se si scrive di una sola squadra come facciamo noi di Inter Cafè (seppur variando da autore ad autore), diventa assai difficoltoso trovare uno spunto, una notizia, un'indiscrezione che dia il là all'ispirazione per un pezzo. Ciò, chiaramente, se escludiamo il mercato, di cui però va detto che, in tutta sincerità, diventa anche difficile scrivere qualcosa che il tifoso o la tifosa interista medio/a già non sappia. Internet, i quotidiani, i media che parlano di calcio praticamente 24 ore su 24: se esce un nuovo nome, nel giro di poche ore si sa già tutto di lui, da quanti gol ha fatto nell'ultima stagione a quante veline o modelle s'è portato a letto da quando è divenuto famoso e pieno di soldi. E che fantasia c'è allora nello scrivere qualcosa? Grazie a Dio l'Inter dà sempre qualcosa di cui scrivere e di cui discutere ed anche in questa fine primavera non ci permette di stare zitti e con le mani in mano: come ha scritto Antonio qualche giorno fa, finalmente il tanto atteso momento della rifondazione in Corso Vittorio Emanuele è giunto. Resta Strama, via Paolillo, ciao ad alcuni senatori (alcuni, mica tutti, se no che gusto c'era scusate?) e benvenuto (almeno si spera che potremo dare il benvenuto a qualcuno) solo a giovani giocatori pronti a fare il salto di qualità. Ed è arrivato Marco Fassone.
Paolillo si defila
E chi è Marco Fassone? In termini generali è un signore piemontese, precisamente di Pinerolo, nato nel 1964 e che si inserisce nell'organigramma nerazzurro come nuovo Direttore Generale dopo che il buon Ernesto Paolillo ha gentilmente fatto un passo indietro, chiarendolo a tutti con una bella lettera perchè se l'avesse detto a voce ben in pochi l'avrebbero capito sinceramente. Bando alle ciance, il buon Paolillo ha comunque rivestito un ruolo importante nell'Inter vincente degli ultimi 7,8 anni, in cui è riuscito a collaborare nella costruzione e gestione di un settore giovanile di primissimo livello ed in cui è stato comunque sempre presente nelle scelte dirigenziali che ci hanno prima portato sul tetto del mondo e poi, ahinoi, nello stato in cui siamo oggi. Tanti meriti quindi, ma anche la consapevolezza che il suo cammino nell'Inter era probabilmente giunto al capolinea. Lui l'ha capito, altri no, tanto di cappello quindi. Ma dicevamo di Fassone. Laureatosi in Lettere Moderne in tempistiche perfette trova il suo successo non come scrittore o giornalista, bensì come dirigente della Ferrero dove rimane per ben 12 anni. Dopo una breve parentesi alla Galbani, decide di passare dai generi alimentari a ciò che essi divengono dopo il lungo cammino nel nostro sistema digestivo: sbarca alla Juventus. E' il 2003 ed il suo ruolo è stato quello di Direttore del Marketing, ricordato come uno degli artefici principali del progetto per il nuovo stadio e primo esponente della dirigenza di Torino a capire la forza del mercato d'Oriente, permettendo l'apertura del primo Juventus Club in Cina.
Nel 2010, De Laurentiis, dopo l'addio di Marino nello staff dirigenziale partenopeo, decide di puntare sul piemontese per rilanciare l'immagine del Napoli e lo rende Direttore Generale. Nei due anni passati in Campania, complice il buon momento del club, riesce ad esportare con gran successo il brand Napoli anche all'estero. Sbarca oggi a Milano dunque con un curriculum vitae di tutto rispetto e con un compito preciso: rendere il marchio FC Internazionale 1908 il brand sportivo italiano più famoso al mondo. Un compito da nulla insomma. Moratti aveva già puntato con forza sui mercati orientali e l'ultima tourneè in Indonesia ne è l'ennesima dimostrazione, ma con Fassone si vuole passare ad un livello superiore. Avere un marchio intrigante e conosciuto non basta, per fare soldi bisogna avere anche qualcosa da offrire a chi rappresenta la domanda, ovvero i tifosi: più merchandising, più presenza in tutto il mondo, più spazio all'oggettistica e, soprattutto, il nuovo stadio.
Progetto stadio-Inter della Sports Investiment Group (?)
Già, il sogno proibito di Moratti ed un'idea che divide i tifosi. San Siro è sempre San Siro, l'arena di successi indimenticabili e sconfitte eclatanti, la nostra casa, ma va anche detto che non ci sono molte ipotesi ed abbandonare il Meazza diventa quasi una necessità per andare avanti. Non è un caso che Moratti, il 9 giugno scorso, abbia avuto un incontro di circa 40 minuti con il sindaco milanese Pisapia, interista e vero ago della bilancia dell'eventuale progetto. Identificare una zona adatta, ottenere i permessi necessari, evitare antipatici blocchi burocratici: avere un buon rapporto con le istituzioni e renderle partecipanti attive del progetto è una mossa saggia ed anche Fassone lo sa bene. Che il consiglio sia giunto proprio da lui? Non lo sapremo mai, ma certamente la dirigenza nerazzurra non sta scherzando. Pisapia, a quanto pare, avrebbe proposto al Presidente nerazzurro di costruire lo stadio nell'area dedicata all'Expo 2015 tra Milano e Rho, uno stadio che diverrebbe, oltre che casa dell'Inter, anche l'arena dei concerti rock di Milano. Altri dicono che la zona sarebbe in Rozzano, paese della provincia milanese. Intanto il figlio di Moratti Angelo Mario ha iniziato una "missione" europea con amici ed altri membri più o meno vicini al padre per studiare i migliori stadi europei e prendere il meglio da ognuno di essi. Uno stadio di proprietà, soprattutto in un club importante, porta soldi, tanti soldi e sono le statistiche a dirlo chiaro, in particolare quello della società Deloitte, che da anni studia i movimenti economici nel calcio mondiale ed, in particolare europeo. Il nuovo stadio, per Moratti, sarebbe il vero colpo da regalare ai tifosi. Molti, legittimamente, storcono il naso perchè il vero colpo sarebbe un giocatore di alto livello, ma per poter arrivare a quel punto, con le casse vuote di oggi, bisogna realmente mettere in conto il "colpo" del nuovo stadio, anche se le tempistiche sono ancora piuttosto vaghe, probabilmente prima del 2017 non se ne parla. Fassone è arrivato anche e soprattutto per questo, ma riuscirà ad entrare nei cuori dei tifosi più di quanto è riuscito a fare il bistrattato Paolillo?

Andrea
sabato 9 giugno 2012

Non c'è due senza tre?


Calciomercato Inter: tutti i nomi accostati a noi
Mi vorrei riagganciare al post di Entius dove si parlava dei misteri del mercato nerazzurro; ora se è vero che le strategie non le urlino ai quattro venti, come è ovvio e giusto che sia, è altrettanto vero che chi segue calcio da molti anni ha imparato a leggere un po’ “fra le righe” e a farsi un’idea di massima di quelle che potrebbero essere le scelte delle varie Società, almeno di quella che si segue con maggiore attenzione (nel nostro caso l’Inter). La capacità praticamente nulla della nostra Società di esercitare una benché minima influenza sugli organi di informazione, determina il fatto che nei  mesi che coincidono con le trattative di mercato, all’Inter vengano regolarmente accostati un paio di centinaia di giocatori; al Milan e alla Juve, dove qualcuno più influente può probabilmente minacciare i vari “giornalisti” di mandarli in disgrazia nel caso di rivelazione di informazioni cruciali o anche di “bufale” troppo ridicole, se ci fate ben caso ne vengono accostati molti meno. Questo meccanismo non contribuisce certo a rendere le cose più intuibili, ma anche a questo abbiamo fatto, come si suol dire, “il callo”.

Il dramma è che da dopo la fantastica e indimenticabile notte di Madrid è diventato molto più difficile capire la direttrice maestra che guida le scelte della nostra Società, come sottolineato più volte “a rotazione” nei post di tutti noi; dramma perché non è che noi ci siamo di colpo rincitrulliti tutti quanti, ma perché la direttrice maestra non esiste proprio. Si è sempre detto che Moratti non è capace di fare progetti: è giunto inderogabilmente il momento che trovi qualcuno che li faccia al suo posto. Fino a che ha potuto (o voluto) investire molti soldi, anche se lo ha fatto in maniera un po’ disordinata, le cose sono andate più o meno  nel verso giusto, nel senso che l’Inter non ha vinto anche quando avrebbe potuto vincere qualcosa, e ne conosciamo tutti quanti il motivo, e ha vinto tutto quando questi “impedimenti” sono stati rimossi (Champions compresa, gli “incursori” juventini si risparmino la fatica di imporci la loro verità). Nel momento in cui questa voglia o questa possibilità sono venute meno, ecco che si rende indispensabile farli questi progetti ed avere anche al contempo le idee piuttosto chiare, perché le poche risorse che ci sono andrebbero impiegate al meglio, onde evitare  di trovarsi a livello di  squadre del Chievo, dell’Atalanta o del Genoa. Due stagioni trascorse in balìa degli eventi hanno già portato la situazione a livelli di guardia, dal momento che è evidente a tutti che più a fondo si rotola e più è lunga e ardua la risalita; per questo motivo ritengo quest’anno assolutamente cruciale e decisivo, nel senso che un eventuale fallimento porterebbe la nostra squadra lontano da posizioni di vertice per un periodo di tempo verosimilmente piuttosto lungo.
Lucas, talento del San Paolo e sogno di Branca

La partenza era stata abbastanza buona con l’individuazione tempestiva del tecnico, nel senso che Stramaccioni potrà fare più o meno bene, e questo dipenderà molto dai giocatori che gli metteranno a disposizione, ma al di là di questo aspetto, contrariamente a Leonardo, Gasperini e Ranieri rappresenta comunque un progetto abbastanza chiaro. Poi però si è tornati agli errori e alla poca chiarezza degli ultimi due anni, nel senso che è inutile sprecare energie e tempo dietro a obiettivi che sai in partenza essere irraggiungibili. Per esempio Lavezzi: o sei sicuro di avere l’assoluta priorità di scelta del giocatore per il quale “o Inter o niente” e decidi di utilizzare Pandev come arma di ricatto, oppure non ti metti nemmeno a trattare. I casi Villas Boas, Sanchez, Tevez, Mascherano, Cavani dovrebbero avere insegnato qualcosa: i giocatori  che interessano vanno quasi sempre pagati quel che valgono; non puoi pretendere che te li svendano solo perché ti chiami Branca e vesti “fashion”. O ancora Lucas, che oltretutto è brasiliano e il nostro Direttore dovrebbe aver capito che comprare in quel Paese, oltre che esageratamente caro, è anche molto difficile dal momento che spesso i cartellini dei giocatori sono una multiproprietà di diverse Società oltre a quella calcistica di appartenenza, per cui alla fine devi trovare l’accordo con tutte: forse è anche il motivo per il quale i giocatori vengono generalmente ceduti a costi decisamente superiori al loro valore. Anche qui altre trattative, come quella per Casemiro, avrebbero dovuto insegnare qualcosa. Per cui o hai e sei disposto a spendere 30-35 milioni cash per Lucas, oppure lasci perdere e non sprechi tempo prezioso che potresti utilizzare per portarti in vantaggio su obiettivi più raggiungibili e che magari potrebbero rivelarsi  anche più azzeccati: mi viene in mente Gaston Ramirez, che personalmente mi piace tantissimo, se si vuole spendere la metà, o magari Thomas Muller nel caso arrivi un bel gruzzolo da cessioni importanti e si entri nell’ottica di spendere più o meno quella cifra.

Contrariamente a quello che succede per i tifosi della Juve, noi non abbiamo problemi a dichiarare che ci rode ammettere come la dirigenza bianconera sta sì spendendo all’imbecillità, ma da quando è arrivato Marotta anche secondo un progetto ben preciso. Hanno puntato decisamente Asamoah e Isla e li hanno portati a casa nonostante con i Pozzo non sia facile trattare, mentre Branca stava ancora lì a tentennare per Isla che aveva cominciato a trattare già da mesi; inoltre ci stanno mettendo i bastoni fra le ruote per Destro (che a loro non serve perché cercano in quel ruolo un giocatore di livello diverso e già affermato e i rincalzi già li avrebbero) e ce li hanno già messi per Verratti, che era già praticamente stato acquistato insieme al Genoa. A quel punto è arrivata la telefonatina a Preziosi che si è cagato addosso e ha fatto marcia indietro, confermando ancora una volta di più che noi continuiamo a trattare con questo figuro e lui continua a mettercela in quel posto: a questo punto  mi viene da pensare che in fondo ci piaccia. Poi abbiamo già Coutinho e andiamo a trattare Giovinco: dal momento che sembra che il brasiliano per Strama sia incedibile cosa vogliamo fare, la squadra dei Puffi? Un bel 4-2-3-1 con Cou, Giovinco e Wes alle spalle di Milito? Ma ci rendiamo conto che non raggiungono i  4,75 metri in tre?

Samu Longo, talento Primavera, arma di scambio per il mercato?
Come dicevamo il mercato è ancora lungo e la speranza è che alla fine i tasselli del mosaico vadano al loro posto in modo che il quadro che si presenti alla nostra vista sia perlomeno accettabile; quello che non lo sarebbe affatto (accettabile) è che per il terzo anno consecutivo si mettesse insieme una squadra senza capo né coda, “raffazzonando” su due o tre acquisti gli ultimi due giorni di calciomercato, anche perché  quello che resta disponibile a quel momento sono solitamente degli scarti e delle fregature clamorose, vedi il duo Forlàn-Zarate. Vorrebbe dire buttare nel cesso quel che potrebbe essere un bel progetto come quello di Stramaccioni, oltre che l’onorabilità dell’Inter e la possibilità di essere competitivi per il prossimi quattro o cinque anni. 

Non resta che sperare, anche se io di Moratti, Branca e Ausilio comincio a non fidarmi proprio più. Consoliamoci con il successo dei ragazzi di Bernazzani che nella semifinale del torneo Primavera hanno battuto il Milan al 122° dei supplementari dopo essere stati sotto tutta la gara. Il problema è che poi il patrimonio di questi splendidi ragazzi che produce il nostro vivaio viene regolarmente o bruciato in casa, o sprecato in operazioni di scambio molto somiglianti all’harakiri.

Alex
giovedì 7 giugno 2012

L'Inter cambia pelle. La transizione, quella vera, comincia adesso


Partiamo dalla notte di Madrid, cominciando subito col dire che questo non sarà un post nostalgico, bensì una analisi di quello che sta succedendo in questi convulsi giorni di pseudo-mercato in cui la chiacchiera la fa da padrone e di arrosto se ne vede davvero poco. Ormai il Triplete è storia, e questo credo sia giusto metterselo bene in testa adesso che a quanto pare la rifondazione è iniziata un pò per precisa scelta dei vertici nerazzurri, e un pò perchè per molti di quei condottieri immortali il ciclo a Milano ormai è finito e la voglia di cercare nuovi stimoli altrove li porterà a chiudere probabilmente la carriera con un'altra maglia addosso.

La squadra che si prese nell'ordine Italia, Europa e Mondo due anni fa era più o meno questa, con qualche piccola variante che poteva essere rappresentata dagli Stankovic e Balotelli di turno:


Nell'estate successiva al trionfo totale, nulla o quasi si è mosso sul mercato in entrata, mentre in uscita unico fatto da segnalare l'inevitabile cessione di Balotelli: di transizione neanche l'ombra, con la netta 'spaccatura' tra titolari inamovibili e riserve troppo acerbe per poter far rifiatare chi aveva appena sostenuto un'impresa epocale ed un mondiale nell'emisfero opposto del globo. L'undici titolare, manco a dirlo, rimane così lo stesso dell'annata 2010, diversamente da un Milito che sbaglia forse l'unica annata in una carriera costellata da gol e piazzamenti stabili nei cannonieri in doppia cifra.

Si chiude tutto sommato bene visto l'inizio terribile, con un secondo posto, una coppa Italia ed una semifinale di Champions League buttata nel WC contro il più che modesto Schalke. Leonardo rimane, anzi no, Eto'o dice 'claro' a chi gli chiede del suo futuro, ma di claro c'è solo il motto 'per una giusta offerta tutti sono cedibili': Gasperini è il nuovo dead man walking pronto a saltare come un tappo di spumante assieme al suo inadatto 3-4-3, l'Anzhi si porta via il cuscinetto che ha coperto l'80% delle magagne rimaste sotto la cenere, con i nuovi arrivi Forlan e Zarate che neanche messi assieme riescono a dare l'apporto di uno dei migliori centravanti mai visti in nerazzurro. Non c'è transizione, ma puro autolesionismo che nessuna logica di FPF può spiegare: il mancato ingresso in Champions di fatto si va a mangiare parecchi dei benefit economici derivanti dalla cessione del Leone africano, e l'assenza di un progetto, sostituito dalla totale improvvisazione consegnano una squadra sbagliata a tecnici ancor più sbagliati. Motta saluta a gennaio volando a Parigi, con Pandev girato gratis al Napoli e riscattato ieri dai partenopei per 8 milioni: 3/11 del blocco-triplete vanno via, ma anche qui di raziocinio nelle operazioni si fatica a vederne. Palombo viene rilevato dalla Samp per ragioni ancora imprecisate (vice-Motta? direi proprio di no), Guarìn arriva dal Porto ma rimane fermo ai box per diversi mesi causa infortunio, e il centrocampo di fatto perde la sua già poca consistenza mentre la squadra naviga a vista, a distanze siderali dalle prime posizioni. Stramaccioni arriva in punta di piedi, prova a salvare il salvabile, convince e ottiene le chiavi del nuovo progetto-Inter.

Sì, progetto, perchè stavolta vogliamo pensare che di progetto si tratti. Un progetto che parte dal primo tassello, ovvero un tecnico capace, che pensa calcio moderno e sa entrare nella testa dei calciatori, confermato poco tempo dopo la fine del campionato, diversamente dalle due annate precedenti. Un ridimensionamento di alcuni ruoli societari, con Paolillo che (finalmente) lascia il suo posto di amministratore delegato e direttore ad interim a Fassone (di cui parlerà Andrea nei prossimi giorni), nuovo dg arrivato dal Napoli. Ed una squadra che finalmente cambia pelle, perchè anche se è brutto dirlo, alcuni elementi hanno fatto il loro tempo ed è giusto proseguire su strade diverse per non togliersi qualcosa a vicenda.

Cordoba ha già detto addio al calcio giocato; Maicon tramite il suo procuratore ha fatto capire che l'intenzione è quella di andar via, e stavolta sembra esserci qualcosa in più dei semplici spifferi che circolavano nelle ultime due estati; Lucio, eccezionale con Mou e in parte con Leo, un pò meno quest'anno con diverse 'cappelle' che sono costate punti pesanti, andrà con tutta probabilità al Fenerbahce a svernare dopo un decennio vissuto ad altissimi livelli. E mentre sul rinnovo di Chivu ci sono parecchie ombre, anche un nerazzurro doc come Julio Cesar rientra nella lista dei potenziali partenti, dietro un'offerta congrua. Improvvisamente, di quell'undici lì potrebbero restarne solo 4 (Samuel, Cambiasso, Sneijder, Milito), tutti potenziali titolari attorniati però da volti nuovi, come quello del neo-acquisto Palacio, unico colpo certo di una campagna acquisti che vuoi per mancanza di liquidità, vuoi per l'Europeo alle porte, faticherà a decollare prima di fine giugno.

Perso Isla, seguito per mesi (un pò come Sanchez) ma destinato alla Juventus assieme ad Asamoah, per la difesa le caselle da riempire sono almeno due: un terzino di spinta, e almeno due difensori centrali. Il nome di Kolarov come sempre torna d'attualità, ma il mancino serbo costa e soprattutto non può essere tecnicamente un vice-Maicon: altro discorso qualora l'investimento fosse doppio con Bosingwa che potrebbe arrivare a costo zero a tappare la falla lasciata dalla partenza del Colosso. Falla incolmabile, ma tant'è: un altro Maicon in giro non c'è, mettiamocelo bene in testa.

Sul fronte Silvestre ci sono sviluppi quotidiani, ma ancora non c'è una decisa accelerazione e per adesso l'unico davvero vicino pare Andreolli, con Ranocchia promosso accanto a Samuel nella speranza di rivederlo su livelli d'eccellenza e non da Zelig come già successo quest'anno.

Da centrocampo in su, oltre alla 'certezza' Guarìn (se sta bene è un grandissimo giocatore), alle crescite costanti di Obi e Poli, e alla vena di Milito, punti fermi a questo punto del mercato non se ne trovano. Piace Verratti, gioiello di cui già ha parlato in modo esauriente Fabrizio, stra-piacciono Destro e Lucas, interessa Giovinco, mentre Thomas Muller dal ritiro della nazionale fa sapere che un'offerta da Milano è arrivata. Compatibilmente alle esigenze di bilancio, questa squadra sta comunque cambiando pelle, e farlo così repentinamente in pochi mesi è indicativo di come il processo di transizione non sia iniziato dopo il 22 maggio 2010, ma con colpevole ritardo, in una fascia temporale che grosso modo coincide con il momento della nomina di Stramaccioni come tecnico della prima squadra. Si è perso tempo, si sono perse occasioni, si è persa una dimensione europea che a fatica avevamo acquisito fino a scivolare lentamente nell'oblio.

Adesso però è tempo di ripartire con slancio, lasciarsi il passato recente alle spalle e ricominciare a fare l'Inter.Sperando di non restare delusi, ancora una volta.

Antonio
lunedì 4 giugno 2012

L'Inter e il mercato in uscita. Perché buttare via degli investimenti?

Che mercato ci aspetta e ci aspettiamo? Domanda che sicuramente i tifosi nerazzurri si saranno fatti in queste ultime settimane e che ci accompagnerà anche durante questa estate.
Credo che sia inutile fare voli pindarici e sognare l’arrivo di grossi campioni. Non arriverà Lavezzi (salvo colpi di scena incredibili, l’argentino andrà al Psg), né Lucas (obiettivo nerazzurro da almeno un anno, alla fine andrà al Real Madrid o comunque non vestirà la maglia nerazzurra). E non è detto che arrivi Mattia Destro, fino a poco tempo fa ad un passo dal ritorno in nerazzurro e ora avviato verso altri lidi (Roma più che Juventus).
Rimane per me un mistero il perché tanti nostri obiettivi alla fine si accasino altrove (mi verrebbe da indicare in Branca il motivo di questi “fallimenti” ma preferisco non sparare sulla Croce Rossa).
Ma per una volta non voglio concentrarmi sul mercato in entrata ma su quello di uscita. Ranocchia, Pazzini, Coutinho, Alvarez, Castaignos (giusto per citarne alcuni). Tutti giocatori su cui in tempi recenti abbiamo puntato. Erano e sono dei giocatori su cui abbiamo investito e come tali andrebbero trattati. E’ impensabile che dopo una stagione un po’ così vengano messi sul mercato.

Prendiamo Pazzini. E’ reduce da una stagione molto deludente, al di sotto delle aspettative. Pochi gol, l’ultimo dei quali addirittura a gennaio. Ma, correggetemi se sbaglio, stiamo parlando di uno dei migliori bomber italiani in circolazione, uno che sa essere letale sotto porta come pochi. Ha giocato una stagione orribile ma un anno fa Milito non era nella stessa situazione? E mi pare che quest’anno il Principe abbia giocato tutt’altro tipo di stagione. Perché non dare un’altra chance anche al Pazzo. Tanto più che stiamo parlando di uno abbastanza giovane.
Discorso simile per Ranocchia. Un altro che è reduce da una stagione disastrosa. Ma mi dite chi tra i nostri difensori centrali quest’anno ha giocato una stagione decente. Tutti i gol presi (e ne abbiamo presi a vagonate) sono da addossare a Ranocchia? Lucio non ha forse fatto più danni di Ranocchia?


Coutinho è uno dei forti talenti brasiliani, in Brasile è considerato secondo solo a Neymar. I sei mesi all’Espanyol hanno confermato che è davvero un ottimo giocatore eppure anche lui è sul piede di partenza.
E che dire di Castaignos, uno degli attaccanti più interessanti tra le nuove leve? Mai schierato nel suo ruolo naturale e già è stato bollato come bidone da svendere al primo offerente. Anche Messi, se schierato da terzino, sembrerà un bidone. Alvarez, passo lento ma talento interessante. Uno dei pochi giocatori in circolazione che prova a saltare l’uomo. E’ il prezzo pagato suggerisce un’altra occasione.


Infine i tanti giovani. Da Faraoni ad Obi, da Juan Jesus a Longo, da Bessa a Caldirola, da Belec a Benedetti. Tutti di nostra proprietà. Tutti da inserire in qualche trattativa, da dare in prestito, in comproprietà, in svendita, in saldo.
Perché non puntarci? Perché non dare una possibilità a tutti loro? Perché, per fare un esempio, comprare il terzino dal nome esotico se l’abbiamo in casa? Perché spendere per comprare Andreolli se hai Caldirola e Juan Jesus? Perché comprare Lucas per 25-30 milioni se hai Coutinho in casa?


Misteri della logica di mercato nerazzurro. Qualcuno ci capisce qualcosa?
Entius
sabato 2 giugno 2012

Prandelli ed i 40 sfigatelli

Prandelli: "40-50 sfigatelli rovinano tutto"
La nota affermazione del C.T. della nostra Nazionale risalente a non più di un paio di giorni fa, con la quale ha risposto a chi gli chiedeva un commento sul calcio-scommesse, gli si è prontamente rivoltata contro: è stato infatti consegnato a Bonucci un avviso di garanzia analogo a quello consegnato a Criscito (allontanato dal ritiro della Nazionale) e poi è contemporaneamente esplosa la “bomba” Buffon. Noi rimaniamo sulle nostre posizioni garantiste, e cioè che fino a che qualcuno non è dichiarato colpevole da un Giudice (e non da un P.M.) non può e non deve essere additato come colpevole. Il problema, ancora una volta, è quello dei due pesi e delle due misure: perché Criscito è stato mandato a casa e Bonucci no, quando era possibile farlo senza nemmeno dare giustificazioni imbarazzanti, dal momento che l’elenco dei giocatori andava a quel punto “scremato” degli ultimi due giocatori? Ranocchia ha fatto una stagione orrenda, d’accordo, e forse non andava nemmeno convocato nei 23: ma a quel punto era da tenere lui, perché adesso con ogni probabilità non potrà disporre né dell’uno, né dell’altro, dal momento che le sostituzioni sono consentite solo in caso di infortuni gravi.
Per non parlare poi del famoso “Codice etico” sbandierato più volte dal C.T.: con Buffon come vogliamo metterla? Che il nostro “portierone” avesse un debole per lo scommesse lo si sapeva già dal 2006, quanto in piena bufera Calciopoli e con la Nazionale in partenza per i Mondiali di Germania, al buon Gigi vennero risparmiate ulteriori indagini e si decise di soprassedere. Ma chi ci garantisce a questo punto che la clamorosa “micia” col Lecce sia stata casuale e non un freddo calcolo, con la possibilità di giocare le ultime due partite praticamente in casa con due squadre fuori da tutti i giochi? Io francamente non lo credo ma Buffon, con la sua condotta, non contribuisce certo a fugare ogni possibile dubbio. Si parlava nei commenti a un post precedente di scheletri nell’armadio: a parte che quelli dei nostri mi sembrano di un topolino e quelli di altri di un elefante, non mi sembra il massimo dell’intelligenza andare a parlare di “feriti meglio di morti” e criticare i magistrati per quello che stanno facendo (sul metodo col quale lo fanno posso anche dargli ragione, si poteva fermare lì), quando in un momento di indagini frenetiche sulle scommesse sai benissimo di avere quel “vizietto”. Magari non ha fatto nulla di irregolare, ma non puoi meravigliarti se poi  vengono a farti i raggi X. Forse non sarà un esempio di condotta imparziale da parte dei magistrati, come d’altra parte ne abbiamo avuti parecchi negli ultimi anni, non solo in campo sportivo: a maggior ragione,  il “Gigione nazionale” andrebbe prima di una partita a dichiarare che la moglie dell’arbitro designato esercita il mestiere più vecchio del mondo e che i suoi figli sono dei cerebrolesi? Non credo proprio. In ogni caso sono convinto che un giocatore di calcio farebbe meglio a scommettere su altri eventi se non ne può proprio fare a meno; al giorno d’oggi mi sembra ci sia l’imbarazzo della scelta.
Destro, escluso dai 23 convocati per Euro 2012
Adesso, che forse qualche “sfigatello” il signor Prandelli ha cominciato a sospettare di avercelo anche in casa, lancia la provocazione di non presentarci agli Europei di calcio, temendo forse di beccare fischi, insulti, uova marce e magari di  “incappare” in qualche arbitraggino ad hoc, sapendo benissimo che si tratta di uno scenario praticamente impossibile. Siamo costretti a partecipare per tanti motivi, prima di tutto economici, e vedremo se anche stavolta sapremo sfruttare le difficoltà esterne per compattarci e fare fronte comune, andando a strappare un risultato insperato. Prima di questo “casino” ero abbastanza fiducioso, se non sulla vittoria almeno in un posto fra le prime quattro; adesso la vedo leggermente più complicata. A questo contesto va poi ad aggiungersi un errore abbastanza evidente commesso dal C.T.: quello dell’esclusione di Destro. Anche qui non tanto per il giocatore in sé stesso, quanto perché il giovane attaccante rappresentava l’unica alternativa a Balotelli come attaccante di peso; Balotelli che sappiamo tutti come giochi sempre sul “fil rouge”, a rischio cioè di cartellino rosso. Lui stesso per primo ha già prontamente servito un assist ai difensori avversari e agli spettatori sul come provocare una sua reazione scomposta, dichiarando: “Alla prima banana ammazzo qualcuno, al primo coro o insulto razzista lascio il campo”. Nel merito Supermario ha tutte le ragioni, intendiamoci, ma non credo che siano proclami da sbandierare prima di un evento del genere; non mi meraviglierei se, conoscendolo ormai tutti quanti molto bene, avversari e pubblico si impegnassero al massimo per provocarne una reazione sconsiderata. Anche in questo caso il massimo dell’intelligenza è piuttosto lontano….Per cui se la nostra Nazionale si trovasse a dovere recuperare un risultato negativo e nella necessità quindi di tentare un assalto in forze a una difesa avversaria, ci siamo privati dell’unica punta di peso e forte nel gioco aereo che avevamo in rosa. In compenso abbondano i “bassotti”: tutta gente di indubbie qualità tecniche ma scarsina di fisico, per cui uno come Destro avrebbe fatto comodo, soprattutto non dovesse in quel momento essere disponibile Mario. Il discorso è il medesimo fatto per Ranocchia: se Prandelli non era convinto di Destro poteva convocare qualcun altro con caratteristiche più o meno analoghe alle sue (Matri, Pazzini, Borriello o, che ne so, Floro Flores). Ma mi dite a cosa cavolo serve uno come Giaccherini, che peraltro avrà giocato sì e no otto o nove spezzoni di gara, quando hai già in rosa gente come Cassano, Giovinco, Borini e Di Natale? Qui ci si potrebbe addentrare nel discorso di come quasi tutti i C.T. della Nazionale abbiano dei trascorsi Juventus e di come uno dei principali sponsor della Nazionale sia diventata la FIAT, ma non ci interessa fare questo tipo di polemica, quanto analizzare questioni meramente tecniche; in ogni caso, problemi suoi.
Lavezzi pare oramai un nuovo giocatore del PSG
I nostri, cioè quelli dell’ Inter, sembra che siano un po’ sempre gli stessi. I giocatori che vengono trattati con maggiore convinzione non arrivano mai: Lavezzi è ormai quasi sicuramente un giocatore del PSG e contestualmente abbiamo “mollato” a cuor leggero al Napoli Pandev, che poteva essere non dico un’arma di ricatto, ma una pedina di scambio importante. Lucas non arriverà mai perché vogliono una cifra che noi non abbiamo o non vogliamo spendere, e prima o poi arriverà la Società gestita dai ricconi di turno che se lo porterà via in due giorni dopo che Branca l’ha seguito per un anno e mezzo. Nel pacchetto difensivo, a parte un meraviglioso trentaquattrenne commovente per dedizione, ma con due ginocchia sfasciate (Samuel), non ci sono certezze, così come a metà campo, dove, se dovessimo restare quelli che siamo o comunque non aumentare il tasso qualitativo del reparto, siamo destinati ad un’altra stagione di delusioni. In attacco, per l’idea di gioco che ha Stramaccioni, è evidente che il solo Palacio non basta; e non parlatemi di Schelotto o del “papu” Gomez, per cortesia! Destro doveva essere sicuro e invece abbiamo permesso alla Juve di inserirsi in maniera decisa: ben che vada, Preziosi e Capozzucca ci faranno la solita “cravatta”. Il vantaggio di poterci concentrare solo su calciomercato, a differenza di altri, mi sembra lo stiamo tirando giù per il cesso, un anno di più. E’ vero, siamo solo agli inizi: ma se il buongiorno si vede dal mattino…


Alex