Partiamo dalla notte di Madrid, cominciando subito col dire che questo non sarà un post nostalgico, bensì una analisi di quello che sta succedendo in questi convulsi giorni di pseudo-mercato in cui la chiacchiera la fa da padrone e di arrosto se ne vede davvero poco. Ormai il Triplete è storia, e questo credo sia giusto metterselo bene in testa adesso che a quanto pare la rifondazione è iniziata un pò per precisa scelta dei vertici nerazzurri, e un pò perchè per molti di quei condottieri immortali il ciclo a Milano ormai è finito e la voglia di cercare nuovi stimoli altrove li porterà a chiudere probabilmente la carriera con un'altra maglia addosso.
La squadra che si prese nell'ordine Italia, Europa e Mondo due anni fa era più o meno questa, con qualche piccola variante che poteva essere rappresentata dagli Stankovic e Balotelli di turno:
Nell'estate successiva al trionfo totale, nulla o quasi si è mosso sul mercato in entrata, mentre in uscita unico fatto da segnalare l'inevitabile cessione di Balotelli: di transizione neanche l'ombra, con la netta 'spaccatura' tra titolari inamovibili e riserve troppo acerbe per poter far rifiatare chi aveva appena sostenuto un'impresa epocale ed un mondiale nell'emisfero opposto del globo. L'undici titolare, manco a dirlo, rimane così lo stesso dell'annata 2010, diversamente da un Milito che sbaglia forse l'unica annata in una carriera costellata da gol e piazzamenti stabili nei cannonieri in doppia cifra.
Si chiude tutto sommato bene visto l'inizio terribile, con un secondo posto, una coppa Italia ed una semifinale di Champions League buttata nel WC contro il più che modesto Schalke. Leonardo rimane, anzi no, Eto'o dice 'claro' a chi gli chiede del suo futuro, ma di claro c'è solo il motto 'per una giusta offerta tutti sono cedibili': Gasperini è il nuovo dead man walking pronto a saltare come un tappo di spumante assieme al suo inadatto 3-4-3, l'Anzhi si porta via il cuscinetto che ha coperto l'80% delle magagne rimaste sotto la cenere, con i nuovi arrivi Forlan e Zarate che neanche messi assieme riescono a dare l'apporto di uno dei migliori centravanti mai visti in nerazzurro. Non c'è transizione, ma puro autolesionismo che nessuna logica di FPF può spiegare: il mancato ingresso in Champions di fatto si va a mangiare parecchi dei benefit economici derivanti dalla cessione del Leone africano, e l'assenza di un progetto, sostituito dalla totale improvvisazione consegnano una squadra sbagliata a tecnici ancor più sbagliati. Motta saluta a gennaio volando a Parigi, con Pandev girato gratis al Napoli e riscattato ieri dai partenopei per 8 milioni: 3/11 del blocco-triplete vanno via, ma anche qui di raziocinio nelle operazioni si fatica a vederne. Palombo viene rilevato dalla Samp per ragioni ancora imprecisate (vice-Motta? direi proprio di no), Guarìn arriva dal Porto ma rimane fermo ai box per diversi mesi causa infortunio, e il centrocampo di fatto perde la sua già poca consistenza mentre la squadra naviga a vista, a distanze siderali dalle prime posizioni. Stramaccioni arriva in punta di piedi, prova a salvare il salvabile, convince e ottiene le chiavi del nuovo progetto-Inter.
Sì, progetto, perchè stavolta vogliamo pensare che di progetto si tratti. Un progetto che parte dal primo tassello, ovvero un tecnico capace, che pensa calcio moderno e sa entrare nella testa dei calciatori, confermato poco tempo dopo la fine del campionato, diversamente dalle due annate precedenti. Un ridimensionamento di alcuni ruoli societari, con Paolillo che (finalmente) lascia il suo posto di amministratore delegato e direttore ad interim a Fassone (di cui parlerà Andrea nei prossimi giorni), nuovo dg arrivato dal Napoli. Ed una squadra che finalmente cambia pelle, perchè anche se è brutto dirlo, alcuni elementi hanno fatto il loro tempo ed è giusto proseguire su strade diverse per non togliersi qualcosa a vicenda.
Cordoba ha già detto addio al calcio giocato; Maicon tramite il suo procuratore ha fatto capire che l'intenzione è quella di andar via, e stavolta sembra esserci qualcosa in più dei semplici spifferi che circolavano nelle ultime due estati; Lucio, eccezionale con Mou e in parte con Leo, un pò meno quest'anno con diverse 'cappelle' che sono costate punti pesanti, andrà con tutta probabilità al Fenerbahce a svernare dopo un decennio vissuto ad altissimi livelli. E mentre sul rinnovo di Chivu ci sono parecchie ombre, anche un nerazzurro doc come Julio Cesar rientra nella lista dei potenziali partenti, dietro un'offerta congrua. Improvvisamente, di quell'undici lì potrebbero restarne solo 4 (Samuel, Cambiasso, Sneijder, Milito), tutti potenziali titolari attorniati però da volti nuovi, come quello del neo-acquisto Palacio, unico colpo certo di una campagna acquisti che vuoi per mancanza di liquidità, vuoi per l'Europeo alle porte, faticherà a decollare prima di fine giugno.
Perso Isla, seguito per mesi (un pò come Sanchez) ma destinato alla Juventus assieme ad Asamoah, per la difesa le caselle da riempire sono almeno due: un terzino di spinta, e almeno due difensori centrali. Il nome di Kolarov come sempre torna d'attualità, ma il mancino serbo costa e soprattutto non può essere tecnicamente un vice-Maicon: altro discorso qualora l'investimento fosse doppio con Bosingwa che potrebbe arrivare a costo zero a tappare la falla lasciata dalla partenza del Colosso. Falla incolmabile, ma tant'è: un altro Maicon in giro non c'è, mettiamocelo bene in testa.
Sul fronte Silvestre ci sono sviluppi quotidiani, ma ancora non c'è una decisa accelerazione e per adesso l'unico davvero vicino pare Andreolli, con Ranocchia promosso accanto a Samuel nella speranza di rivederlo su livelli d'eccellenza e non da Zelig come già successo quest'anno.
Da centrocampo in su, oltre alla 'certezza' Guarìn (se sta bene è un grandissimo giocatore), alle crescite costanti di Obi e Poli, e alla vena di Milito, punti fermi a questo punto del mercato non se ne trovano. Piace Verratti, gioiello di cui già
ha parlato in modo esauriente Fabrizio, stra-piacciono Destro e Lucas, interessa Giovinco, mentre Thomas Muller dal ritiro della nazionale fa sapere che un'offerta da Milano è arrivata. Compatibilmente alle esigenze di bilancio, questa squadra sta comunque cambiando pelle, e farlo così repentinamente in pochi mesi è indicativo di come il processo di transizione non sia iniziato dopo il 22 maggio 2010, ma con colpevole ritardo, in una fascia temporale che grosso modo coincide con il momento della nomina di Stramaccioni come tecnico della prima squadra. Si è perso tempo, si sono perse occasioni, si è persa una dimensione europea che a fatica avevamo acquisito fino a scivolare lentamente nell'oblio.
Adesso però è tempo di ripartire con slancio, lasciarsi il passato recente alle spalle e ricominciare a fare l'Inter.Sperando di non restare delusi, ancora una volta.
Antonio