lunedì 30 gennaio 2012

Trasferta bagnata per un’Inter sconfitta. La prossima volta resto a casa.

L’alba è spuntata da poco quando, verso le 7, esco di casa per avviarmi verso il luogo dell’appuntamento con i miei amici, che arrivano puntuali. In macchina si parla di Inter e della notte insonne appena trascorsa per l’emozione della trasferta.
Arriviamo al luogo dell’appuntamento con l’Inter Club verso le 8 e dopo un po’ di attesa si parte con destinazione Lecce.
Lo stadio visto dalla Curva Sud

Il tempo è buono, c’è il sole e l’aria è fresca ma non fredda. Il ritornello è per tutti uguale “basta che non piova”. E il tempo sembra averci graziato, smentendo le previsioni meteo che indicavano pioggia. L’umore nel pullman è ottimo, si scherza, si parla di Inter, si raccontano aneddoti.

Arriviamo allo stadio verso le 13.30. Il piazzale antistante allo stadio riservato agli ospiti trabocca di tifosi nerazzurri. E’ un’emozione vedere così tanti tifosi tutti insieme. Non ne vedevo così tanti in una volta da “quella” notte (non c’è bisogno che vi dica quale sia “quella” notte…). Il cielo è nuvoloso ma non minaccioso. Basta che non piova.
Ci mettiamo in fila per entrare allo stadio. Appena dentro arriva qualche goccia d’acqua, triste presagio del pomeriggio che ci aspetta. Un panino al volo prima di accomodarci in curva. La visuale è fantastica e ogni volta che entro in uno stadio l’emozione è sempre tanta.
Alle 14.15 entrano i portieri, subito acclamati dalle curve. Poco dopo tocca agli altri giocatori. La curva chiama, intona cori, i giocatori salutano. E’ un momento fantastico (forse il più bello di tutto il pomeriggio) e l’adrenalina per la gara cresce. Intanto le goccioline non sono più passeggere e decidiamo di tirare fuori la giacca impermeabile.
Alle 15.02, preceduta da un minuto di silenzio per la morte dell’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, inizia la partita. L’Inter attacca sotto la nostra curva. Tutti gli attacchi nerazzurri del primo tempo li vediamo da vicino ma la palla non vuole entrare.
Intanto piove, ogni tanto smette ma poi riprende. L’acqua scende giù, ho i jeans bagnati, per non parlare delle mani. Decido di infilarmi i pantaloni impermeabili ma è un’operazione difficoltosa pertanto mi limito a metterli sulle gambe per coprirmi. Soluzione buona ma tardiva, i miei jeans sono ormai fradici.
La curva dei tifosi nerazzurri

Mentre mi sistemo la giacca, ecco arrivare il gol del Lecce. Impreco a tutta forza e non so se lo faccio per il gol subito o per la pioggia. Intervallo. Si discute su chi dovrebbe entrare, sulle mosse da fare. E sibillino dico “mi sa che non la recuperiamo più”.

Si riparte. L’Inter attacca (oddio, attacca è una parola grossa) dall’altra parte. I nerazzurri giocano male, si rendono poco pericolosi. Segnano due gol che vengono annullati (giustamente perché il fuorigioco c’era). Le mie mani sono bagnatissime, probabilmente nelle vene non scorre più sangue ma acqua piovana.
L’Inter non segna e finisce 1-0 per il Lecce. Mestamente ci avviamo all’uscita. Bagnati zuppi, infreddoliti, delusi.
Ci vuole mezzora prima che ci facciano. Finalmente i cancelli vengono aperti. Ci avviamo verso il pullman, sempre più bagnati. Saliamo velocemente a bordo, ci togliamo la giacca impermeabile e ci sistemiamo. Intorno a me vedo facce stanche, provate. Ma un ragazzo riesce a strapparci un sorriso. E’ al telefono con la mamma “Sì, mamma è piovuto… Sì, mi sono bagnato ma cosa vuoi che sia un po’ d’acqua… ma dai mamma è solo acqua… ma non ti preoccupare… come si dice partita bagnata, partita fortunata”. Tra le risate generali. Ci appoggiamo ai sedili, siamo stanchi, ci addormentiamo quasi tutti. Per circa due ore c’è un silenzio quasi surreale.
Facciamo tappa all’autogrill per mangiare e andare in bagno. Mentre divoriamo un panino arriva un’amara riflessione “chi ce l’ha fatto fare, era meglio starsene casa”.
Poi ripartiamo. Si inizia a discutere della partita, dell’Inter, degli errori di mercato, di Mourinho (era inevitabile…), di cosa bisognerebbe fare e via discorrendo. Torniamo dove il pullman ci aveva lasciato e qui ci dividiamo dal resto della compagnia. Ci rimettiamo in macchina e ci avviamo a casa.
Rientro a casa quando ormai sono le 23 e subito mi fiondò sotto una doccia bollente. Seguita da una tazza di latte caldo. Poi dopo un rapido passaggio su Internet me ne vado a nanna. Non prima di aver visto in tv il gol di Giacomazzi (mortacci sua). Nel letto ho ancora la sensazione di avere addosso il cappuccio con l’acqua che sgocciola. Prima di crollare in un sonno profondo faccio in tempo a formulare un ultimo pensiero “che domenica di merda”.

Entius
domenica 29 gennaio 2012

Lecce-Inter 1-0: scudetto bye bye!

Giacomazzi, indisturbato, punisce la retroguardia nerazzurra
Per chi ci credeva, un netto ridimensionamento; per chi non ci ha mai creduto invece, solo una bella botta e la conferma dei tanti dubbi espressi negli ultimi tempi. Scegliete voi da che parte stare, è sicuro però che un pò tutti noi interisti pensavamo che il peggio fosse passato. La sfida col Lecce di oggi invece dimostra il contrario: le difficoltà sono sempre dietro l'angolo per una squadra che non riesce mai davvero a lasciarsi alle spalle il glorioso passato per costruire un forte, possibile, futuro. Non c'è molto da dire quando vedi la tua squadra giocare in questo modo, senza palle, senza gioco (a questo ci siamo abituati però), senza idee.
Ranieri ci crede e mette subito in campo Sneijder, ma il folletto olandese, sostanzialmente, non si vede mai, sperisce dal campo, non crea nulla degno di nota. Loro sono forti in contropiede, lo sapevamo, eppure ogni loro ripartenza diventa una sofferenza e proprio dopo un contropiede leccese sventato da Lucio, il redivivo Oddo pesca solo in area Giacomazzi, il quale, con un pregevole gesto tecnico che, però, i difensori nerazzurri non hanno assolutamente intenzione di fermare, stoppa di petto e buca Julio Cesar. La partita si accende e si spegne qui, basta.
Se leggerete ora le cronache della partita, ne sono sicuro, troverete ridondanti frasi del tipo "l'Inter si lancia in avanti", "l'Inter si sbilancia", "l'Inter ha il pallino del gioco". Tutto vero, peccato che se non tiri non ti serve a nulla tutto questo. Benassi fa due miracoli, ma entrambi nel primo tempo, prima del gol del Lecce, uno su Samuel ed uno su Pazzini, poi però è davvero difficile trovare, in tutta la partita, una vera e nitida occasione da gol per i nerazzurri. Nella ripresa Ranieri compie una mossa discutibile: fuori Sneijder, dentro Alvarez. In sostanza non cambia nulla, anzi, se possibile, l'argentino ha l'incredibile merito di rallentare ancora di più una manovra già lenta e farraginosa di suo. Wesley non ha giocato bene, tutt'altro, ma siamo sicuri che oggi Alvarez sia realmente in grado di dare quel qualcosa in più alla squadra? Pazzini e Milito, lo sappiamo, non sono giocatori che ti tirano fuori la giocata vincente dal nulla, necessitano di essere imboccati, di essere serviti, poi magari in area qualche pericolo sono anche in grado di crearlo con la palla giusta. Senza Thiago Motta e togliendo Sneijder, beh, oggi l'Inter rimane totalmente senza idee ed invenzione, questa è la realtà. Incredibilmente un'Inter così amorfa riesce anche a segnare due gol, ma entrambi giustamente annullati ed entrambi giunti in seguito a calcio d'angolo. Ciò dovrebbe fare riflettere. Concludo comunque facendo i giusti complimenti al Lecce ed a Cosmi, che sta facendo davvero un grande lavoro, perchè i pugliesi giocano un ottimo calcio ed oggi, al di là delle oggettive mancanze nerazzurre, hanno comunque legittimato il loro risultato, non hanno rubato nulla insomma.
Cosa ci rimane dunque dopo una domenica del genere? Ci rimane solo una enorme voglia di dimenticare. L'Inter sembra essere tornata quella pre-Mancio, dominata da mille ansie, quella che quando stava per raggiungere un obbiettivo gli veniva il braccino corto e compiva ogni santa volta un increndibile ed inpensabile "salto della quaglia" sportivo. Il problema però, stavolta, forse è ben diverso: qui non è una squadra che ha paura di vincere, bensì una squadra che pare davvero non essere più in grado di vincere. I segnali erano giunti già nelle precedenti partite, non si sono voluti ascoltare, ora non ci resta che dire ufficialmente addio allo Scudetto e guardare, per l'ennesima volta, avanti.

Lecce-Inter 1-0 | Giacomazzi e il muro salentino stendono Ranieri

TABELLINO:
Lecce (3-5-2): Benassi; Oddo, Tomovic, Miglionico; Cuadrado, Giacomazzi (33' st Obodo), Blasi, Olivera, Brivio; Muriel (27'st Seferovic), Di Michele. A disposizione: Petrachi, Diamoutene, Grossmuller, Piatti, Bertolacci. All.: Cosmi.


Inter (4-3-1-2): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, Nagatomo; Zanetti, Cambiasso, Obi (27'st Zarate); Sneijder (1' st Alvarez); Milito, Pazzini. A disposizione: Castellazzi, Cordoba, Chivu, Ranocchia, Poli. All.: Ranieri.


Arbitro: Banti


Marcatori: 40' Giacomazzi


Ammoniti: Cuadrado, Muriel, Olivera (L)



Andrea - Inter Cafè




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sabato 28 gennaio 2012

Lecce-Inter: i numeri della partita (e consigli per chi scommette)

29/01/2012: Lecce-INTER, ore 15:00
L'US Lecce è arrivata per la prima volta in Serie A solamente nel 1985 ed ha militato nella massima serie, in questi ventisette anni, per quindici campionati (compreso l'attuale). Ecco spiegato perchè le due squadre si sono affrontate, in Serie A, solamente 29 volte. In queste, lo squilibrio è netto: 23 sono le vittorie dei nerazzurri, 3 invece, rispettivamente, i pareggi e le vittorie dei giallorossi pugliesi.
In moltissimi casi le sfide sono state ricche di gol, difatti in ben 18 casi la partita s'è conclusa con quello che, gli amanti delle scommesse, definirebbero un "over 2,5", cioè con più di 2 gol segnati. 86 sono i gol totalmente messi a segno in queste sfide e ben 70 sono stati realizzati dai giocatori interisti, mentre soltanto 16 da parte dei leccesi. L'Inter ha spesso vinto con 3 o più gol di scarto, per la precisione ben 10 volte, tornando a casa in 3 occasioni con un tre a zero, 2 volte con un quattro a uno (l'ultima nel recupero della prima giornata di questa stagione giocato il ventuno di dicembre scorso) e con un cinque a zero ed, addirittura, una volta con un sei a zero.
Le bestie nere(azzurre) del Lecce sono state, nel tempo, Ronaldo con ben 6 gol realizzati in tre partite e Recoba, con 5 centri. Tra i giocatori attualmente in rosa nell'Inter, al Lecce hanno segnato rispettiamente 2 gol Milito, Pazzini ed, a sorpresa, Cordoba. In 15 partite, all'incirca dunque la metà delle volte, l'Inter è riuscita a non subire gol e solo in due occasioni, entrambe nel 2004, il Lecce riuscì a segnare due gol nella stessa partita alla difesa nerazzurra, portando a casa una volta una vittoria ed una volta un pareggio (in entrambi i casi per i meneghini andò a segno Adriano...che portasse sfiga?).

Il migliore periodo per il Lecce c'è stato tra la stagione 1999/2000 e la stagione 2004/2005 dove, su 10 sfide totali, in ben 4 casi ottenne un risultato positivo con tre vittorie ed un pareggio. Domani però si giocherà allo stadio Via del Mare ed in casa il Lecce ha ottenuto, in 14 sfide, gli unici 3 pareggi ottenuti contro l'Inter, oltre che 2 delle tre vittorie complessive. Inoltre la media realizzativa dei nerazzurri contro i giallorossi, in trasferta, si abbassa rispetto a quella casalinga, divenendo di circa due (1,92) gol a partita contro i quasi tre (2,8) interni, e si alza la media realizzativa del Lecce con 10 dei 16 gol totali dei pugliesi messi a segno proprio davanti al pubblico amico. Bisogna però sottolineare come quest'anno, la squadra attualmente allenata da Cosmi, fatichi molto in casa: solo 2 punti in 9 partite sono davvero poca cosa.
A guardare i numeri, non c'è storia: l'Inter dovrebbe vincere senza troppe difficoltà. Ma attenzione, perchè il nuovo Lecce di Cosmi è una squadra che gioca bene, in velocità, ha tantissima quantità e anche una discreta dose di qualità. Soprattutto, bisogna sottolinearlo, non ha nulla da perdere a differenza nostra. Dunque i numeri parlano, si, ma il calcio, come sappiamo, non è matematica.

Consigli per chi scommette (quote SNAI):
Fortemente consigliata, chiaramente, la vittoria esterna dell'Inter (due), quotata a 1,55. Interessante però potrebbe anche essere l'x, quotato 3,80, visto che i nerazzurri non pareggiano da ben undici turni mentre il Lecce in casa, quando ha ottenuto punti, ha solo pareggiato. Difficile e rischioso invece puntare sulla vittoria interna dei giallorossi (uno), quotata infatti 6,00. Il mio consiglio è di puntare sull'over 2,5 (si segnano, nel complesso della partita, tre o più gol), quotato a 1,75, migliore rispetto alla quota che dà l'Inter vincente e tenuto anche conto della tradizione di questa partita che ci dice che di gol se ne segnano sempre tanti.

Andrea - Inter Cafè
giovedì 26 gennaio 2012

Da Bari a Lecce. Breve storia delle mie trasferte nerazzurre

Fra pochi giorni andrò a Lecce per quella che è la mia quinta trasferta per vedere l’Inter. Per questioni logistiche da far coincidere con impegni vari, non è capitato spesso di poter vedere i nostri ragazzi dal vivo.
La mia prima volta “live” non fu felice. Era il 19 dicembre 1999 e l’Inter giocava a Bari. Ricordo che ero emozionato e molto carico. Lo stadio era bellissimo e ci accomodammo in tribuna. L’Inter andò in vantaggio con Vieri ma poi segnarono Enynnaya (spero di averlo scritto giusto) e Cassano, all’esordio in Serie A, e perdemmo 2-1. Il ritorno in macchina fu un trauma. Esperienza indescrivibile. Per fortuna fu l’unica volta che tornai sconfitto da una trasferta nerazzurra. Ma come prima volta fu davvero pessima. 
Andò decisamente meglio tre anni dopo. Era il 22 settembre del 2002. Il 5 maggio bruciava ancora e nonostante quattro mesi prima avevamo giurato di smettere con l’Inter, decidemmo di andare a vedere Reggina-Inter. Vincemmo 2-1 con gol vittoria di Recoba in pieno recupero. In precedenza aveva segnato Vieri (sotto la nostra curva) e aveva pareggiato Nakamura su rigore ad un minuto dal novantesimo. Vittoria a parte fu una trasferta memorabile. Viaggiammo con un pullman di tifosi interisti e andammo in curva. Ci divertimmo moltissimo e per un giorno ci sentimmo parte integrante della Curva nerazzurra. Ricordò ancora un paio di ultras che ci incitavano a cantare i cori (e a molti di noi ci importava poco di cantare, ci interessava vedere la partita). 
Ancora tre anni e il 12 marzo del 2005 entrai all'Olimpico per un Lazio-Inter. Finì 1-1 (gol di Cruz). L'Olimpico è uno stadio bellissimo e quando ci entri la prima volta ne rimani sicuramente affascinato. In notturna poi, secondo me, è ancora più bello. Seguii la partita in tribuna tra tifosi laziali e nerazzurri che si comportarono in modo sportivo. Forse la meno emozionante delle trasferte. Per la verità andai a vedere quella partita più per l’Olimpico che per l’Inter. All’uscita comunque comprai dei cimeli nerazzurri (un cappellino e una t-shirt) che sono diventati dei portafortuna negli anni successivi. 
L’ultima trasferta fu il primo novembre del 2008, nuovamente a Reggio Calabria e ancora una volta una vittoria all’ultimo respiro. Segnarono Maicon e Cozza. Sembrava una partita in discesa e invece i calabresi agguantarono il pari (gol di Cozza e Brienza). Al 91esimo, su un calcio d’angolo, Cordoba riuscì a buttarla dentro. Nel dopo gara ci fermammo ai cancelli e vedemmo sfilare tutti i giocatori oltre a dirigenti e staff vari (ricordo Paolillo, Bedy Moratti, Mourinho, Della Casa). L’ultimo ad uscire fu Ibrahimovic che fu subito acclamato dal popolo nerazzurro. Ma tutto questo è ormai parte del passato. 
Domenica pomeriggio andrò a Lecce, per scrivere un’altra pagina delle mie trasferte nerazzurre. E spero di potervi raccontare una trasferta vincente.
mercoledì 25 gennaio 2012

Napoli-Inter 2-0: in semifinale vola il Napoli, l'Inter saluta la Coppa Italia

Cavani doppietta: Inter eliminata, avanza il Napoli
Dopo anni vissuti come assoluta protagonista del torneo, l'Inter dice addio alla Coppa Italia già nei quarti di finale. Nella fredda notte napoletana, l'organizzazione degli uomini di Mazzarri abbatte un'Inter che, nel primo tempo, si dimostra sterile e senza idee e, nella ripresa, appare invece poco cattiva e poco convinta. Sostazialmente la partita viene giocata solamente nei secondi quarantacique minuti dove il Napoli si vede solo all'inizio ed alla fine, giusto giusto per punire le disattenzioni nerazzurre e decidere così il risultato finale con una doppietta del solito Cavani, che firma per la cinquantesima e cinquantunesima volta il tabellino dei marcatori da quando è sbarcato nel golfo di Napoli.

Primo Tempo - La partita la vuole fare la squadra di Mazzarri mentre Ranieri, come contro la Lazio ed il Milan, pare avere dato indicazione ai suoi ragazzi di attendere gli avversari. Molto possesso palla per il Napoli ma la prima vera occasione arriva al quarto d'ora quando Maggio, su un errore nella diagonale di Chivu, sbuca davanti a Castellazzi e tira a botta sicura, ma con il pollice (non è una metafora) il portiere di Gorgonzola devia miracolasamente in angolo. Il Napoli prende coraggio e ci prova ancora, prima con Gargano su punizione, poi con Aronica che si mangia una ghiotta occasione. Nel mezzo solo tanto nervosismo, soprattutto di Sneijder, forse stizzito dall'incapacità nerazzurra di creare gioco, tant'è che sarà lui uno degli ammoniti della partita.
Secondo Tempo - Subito dentro Alvarez al posto di uno spento Obi. Ranieri cerca di dare propulsione alla squadra e pare funzionare perchè l'Inter sembra essere molto aggressiva. Ma è il Napoli a passare al cinquantesimo: Thiago Motta, in una imbarazzante prestazione di possibile addio (se deve restare e giocare così, che se ne vada), perde malamente palla al limite dell'area e nell'immediato proseguio dell'azione stende nettamente Cavani. E' rigore e l'uruguaiano, stavolta, non sbaglia. Ora la trama del match cambia ed è l'Inter a prendere in mano il pallino del gioco, affossata però ad ogni tocco dai fischi di un San Paolo che, improvvisamente, sembra essersi accorto della partita. Cinque minuti dopo il rigore un episodio che avrebbe potuto cambiare la partita: Milito, pescato perfettamente da Ricky Alvarez, crolla in area, trattenuto nettamente da Maggio, ma Celi non vede ed anzi ammonisce l'infuriato Principe che, pochi minuti dopo, richiama anche Mazzarri: "Adesso non parli però, non ti lamenti!" dice l'argentino al "mai lamentoso" allenatore partenopeo. L'Inter, nella ripresa, ha uno Sneijder in più perchè l'olandese sembra davvero essere entrato in partita scaldando prima i guantoni di De Sanctis con una gran botta su punizione, e sfiorando poi, in un paio di occasioni, il palo alla destra del portiere azzurro. La vera palla gol capita però nei piedi di Alvarez che, come nel debry, in un'azione fotocopia, si dimostra poco cattivo sotto porta e calcia debolmente. Il Napoli attende e riparte e proprio su contropiede, Cavani, firma la sua doppietta dopo uno splendido dribbling che lascia sul posto prima Ranocchia e poi Castellazzi. Due a zero e tutti a casa.

Difficile dire cosa ci sia stato di sbagliato stasera, sicuramente l'atteggiamento non funziona. Se col Milan ci può stare, vista l'attuale situazione, di attendere e tentare di colpire in contropiede, con la Lazio ed il Napoli non lo puoi fare. Stasera si giocava fuori casa, contro una squadra veloce e schierando varie riserve: la sconfitta serva da lezione. Incredibilmente però i loro gol sono arrivati nella ripresa, ovvero quando abbiamo fatto vedere qualcosina in più. Disattenzione? Sicuramente, nel secondo gol, la causa è stato lo squilibrio dovuto alla ricerca del pareggio, ma nel primo gol la causa è semplice: Thiago Motta. L'italo-brasiliano ha giocato una pessima partita e se questo è il giocatore che ci dobbiamo tenere da qui a giugno, beh, che vada pure al PSG! Nota positiva, se vogliamo trovarla, è la buona prestazione di alcuni singoli: Ranocchia, a parte l'errore nel finale, dimostra di stare bene ed essere pronto a giocarsi le chance da titolare; Milito continua a convincere ed anche stasera, senza una palla giocabile, riesce a creare problemi; infine Sneijder, tornato davvero al top della condizione fisica e lo si capisce dal fatto che il meglio lo fa vedere nel secondo tempo. Insomma, sicuramente c'è poco di cui gioire, ma neppure tutto è da buttare, anche se quest'anno non ci potremo più consolare con la Coppa Italia. Dare il massimo in campionato e Champions, a questo punto, è più che un dovere: è un obbligo.

TABELLINO:Napoli (3-4-2-1): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Aronica; Maggio, Inler (37′ st Dzemaili), Gargano, Zuniga; Hamsik (42′ st Dossena), Lavezzi (20′ st Pandev); Cavani. A disp.: Rosati, Fernandez, Britos, Vargas. All.: Mazzarri
Inter (4-4-2): Castellazzi; Maicon, Ranocchia, Samuel, Chivu; Zanetti, Thiago Motta (31′ st Zarate), Cambiasso, Obi (1′ st Alvarez); Sneijder, Milito. A disp.: Julio Cesar, Cordoba, Faraoni, Poli, Castaignos. All.: Ranieri
Arbitro: Celi
Marcatori: 5′ st rig. e 93′ Cavani (N)
Ammoniti: Chivu, Sneijder, Milito (I); Maggio, Gargano (N) 

Andrea - Inter Cafè

Il City: "Tevez si paga!". Esosi.


"Tevez rimane un giocatore con obblighi contrattuali nei confronti del City per le prossime due stagioni e mezzo a meno che noi non riceviamo un'offerta che riterremo appropriata. Inter e Psg hanno provato a discutere con noi in buona fede ed è sempre bello avere a che fare con dei professionisti. Per come stanno andando le cose il Milan non è un'opzione seria per l'argentino. Galliani e i suoi uomini hanno diffuso un senso di sicurezza assolutamente fuori luogo solo grazie a quelle discussioni con Carlos e il suo entourage. Se vogliono essere una società considerata appetibile per un trasferimento reale devono smetterla di congratularsi l'uno con l'altro e iniziare a capire quali sono le nostre richieste" 

Ridicoli, dal 1899.

Ah, tra l'altro il dg (o ad, o quello che è) dalla folta chioma pare abbia organizzato un pranzo anche con Muntari in vista del suo passaggio in rossonero a giugno. Il ghanese però è stato portato al Mac Donald's, perchè già con Tevez Galliani si era sputtanato tutto il budget.
martedì 24 gennaio 2012

La settima meraviglia, con un occhio al mercato..

Il sogno continua. Grazie al settimo successo consecutivo in campionato, l'Inter rimane incollata al gruppo di testa alimentando le speranze per una rimonta scudetto impensabile fino a prima della sosta natalizia.

La squadra di Ranieri domenica sera non ha giocato bene, soprattutto nel primo tempo, quando la Lazio aveva il pieno controllo del centrocampo e del possesso palla. La mediana interista, orfana di Thiago Motta,  non è riuscita a produrre una singola azione degna di tale nome nei primi 45 minuti, e la squadra deve ringraziare il momento di grazia del ritrovato Milito che al primo tiro della partita ha pareggiato i conti prima dell'intervallo. Nella ripresa la storia è cambiata soprattutto grazie all'innesto di Wesley Sneijder, che pur non facendo giocate trascendentali ha mostrato alcuni dei migliori colpi del suo repertorio, producendosi in un paio di cambi di gioco millimetrici per Maicon e un micidiale tiro da fuori parato da Marchetti.

Insomma l'olandese ha fatto capire che è pronto a riprendersi il posto da titolare, con conseguente cambio di modulo, e il giovane Alvarez dovrà mettersi il cuore in pace, perché per riuscire a cambiare il volto alla squadra come fa Wesley ne deve ancora fare di strada. Comunque più che in campo i fuochi d'artificio si sono visti a fine gara, in zona mista, con le dichiarazioni dei due tecnici. Reja non le ha mandate a dire, lamentandosi in tutto e per tutto dell'arbitraggio di Rizzoli, reo di non avere annullato il gol vittoria di Pazzini per un fuorigioco millimetrico, e di non avere assegnato un rigore per un mani di Lucio in area, episodio questo che ci poteva anche stare, ma la spinta di Klose sul brasiliano comunque c'è e non è stato uno scandalo fischiarla come fallo. Dall'altra parte, quella nerazzurra, Ranieri dichiara ai microfoni di Sky di essere contento solo del risultato, ma assolutamente non della prestazione. È un ottimo segnale quello lanciato dal tecnico romano, che ha le sue responsabilità per la brutta prestazione della squadra a causa della scelta della formazione iniziale eccessivamente difensiva, comunque mitigate dai cambi vincenti attuati a inizio ripresa (Sneijder per Alvarez e Obi per Chivu).

Per finire uno sguardo alla situazione del mercato. Tra una voce su Lucas e una su Tevez è arrivato Juan Jesus, talentuoso difensore centrale brasiliano classe 1991, presente a San Siro in tribuna a vedere i suoi futuri compagni. Intanto probabilmente verrà girato in prestito fino a fine stagione al Novara, per farlo ambientare e fargli prendere confidenza con la Serie A, per poi essere aggregato alla prima squadra nella prossima stagione. Una cosa è sicura, il giocatore ha carattere e le idee chiare viste le dichiarazioni rilasciate nelle sue prime ore italiane. Kucka è un altro nome che rimane caldo per il centrocampo, ma sull'utilità di questa operazione c'è più di un dubbio. Siamo sicuri che il giocatore slovacco, peraltro autore di una stagione anonima fino ad ora, serva per sostituire l'infortunato Stankovic? Cambiasso, Thiago Motta, Obi, Poli e Zanetti non sono forse sufficienti per coprire l'assenza del dragone serbo? Lasciamo a Branca e Moratti l'ardua sentenza.


Davide
lunedì 23 gennaio 2012

Perchè privarsi di Thiago Motta?


Sono sempre più frequenti le voci che danno Thiago Motta in partenza, direzione Parigi, già in questa sessione di mercato. Leonardo, già rimbalzato dal Milan nell'affare Pato, dal Real per Kakà, da Tevez e persino da Beckham, ha individuato nel forte centrocampista italo-brasiliano il tassello ideale per puntellare il centrocampo a disposizione di Ancelotti, nell'ottica di una crescita costante del nuovo PSG degli sceicchi.

Sembra che l'offerta ci sia stata, e che sia di quelle importanti: 10 milioni all'Inter, 4 a stagione al calciatore per due anni e mezzo, e pare che proprio Thiago stia vacillando di fronte a una corte tanto spietata. La domanda adesso è: questa Inter, risorta in campionato e ancora in corsa in Champions League, può privarsi di un elemento del genere? La risposta è no, e le ragioni sono diverse.

1) Non c'è in giro un altro Thiago Motta. Se sta bene, Motta è senza dubbio uno dei centrocampisti più completi del campionato, capace di offrire sostanza, qualità, geometrie e gol (parecchi). In un reparto già ampiamente deficitario, privarsi di un elemento del genere sarebbe un chiaro e inequivocabile segnale di disinteresse a competere realmente per gli obiettivi sostanziosi, accontentandosi ancora una volta di centrare traguardi minimi in nome del solito, dannato FPF. Pare chiaro che in caso di partenza di Motta, qualcuno necessariamente dovrebbe arrivare: ieri a San Siro c'era il procuratore di Montolivo (voci arrivate alle mie orecchie poco fa), ma ammesso che il sostituto fosse lui, la sensazione è che nel cambio difficilmente ci andremmo a guadagnare.

2) Per Ranieri è incedibile. Il tecnico romano (risultati recenti alla mano) merita attenzione, e sulla cosa si è espresso senza troppi giri di parole: per lui Motta è fondamentale, e una sua cessione non verrebbe certo accettata a cuor leggero. L'averlo detto più volte a mezzo stampa è un velato monito alla società, specie in considerazione del fatto che se c'è una cosa di cui ha bisogno Ranieri, quelli sono i rinforzi tanto auspicati da settimane, non certo cessioni eccellenti. Procedere in tal senso sarebbe una sorta di delegittimazione del ruolo del tecnico riguardo i piani a medio-lungo termine della società, e chiaramente questo non farebbe bene per il prosieguo della stagione.

3) L'immagine del club va rinsaldata, non affossata. E' presto detto: per un Milan che potrebbe prendere Tevez, una Juve che si lancia su Guarìn (forse si chiude oggi), la risposta dell'Inter non può essere la cessione del suo centrocampista migliore. Sarebbe una resa senza condizioni alle leggi del mercato che a quanto pare continuano a valere soprattutto per noi, nonchè un'ammissione di impotenza nel trattenere i top-player. La stagione va giocata, adesso che siamo virtualmente in corsa su tutto, poi a giugno ogni operazione potrà essere pianificata potendo contare su uno spazio di manovra decisamente maggiore.

E voi, cosa ne pensate?

Antonio
domenica 22 gennaio 2012

Inter, il Settebello vale il sorpasso


Un’Inter sottotono riesce a battere la Lazio in rimonta e a scavalcarla in classifica conquistando un quarto posto che fino ad un paio di mesi fa sembrava una chimera.
Ranieri deve fare i conti con l’assenza dello squalificato Thiago Motta mentre preferisce non rischiare dal primo minuto Sneijder. In difesa, davanti a Julio Cesar, Lucio e Samuel sono i centrali mentre Maicon e la novità Chivu sono gli esterni. Nagatomo viene spostato a centrocampo dove Alvarez è l’altro esterno e Cambiasso e Zanetti i centrali. In attacco confermatissimi Milito e Pazzini.
La partenza dei nerazzurri non è delle migliori. L’appagamento post-derby e le fatiche di Coppa Italia non smaltite completamente fanno sì che Zanetti e compagni giochino un primo tempo abbastanza deludente con parecchi errori e distrazioni. Su uno di questi al 13esimo l’Inter rischia di andare in svantaggio. Per fortuna Lucio rimedia al suo errore mettendoci il piede sul tiro di Rocchi che finisce così sul palo. Ma il difensore brasiliano nulla può alla mezzora quando Rocchi, ben servito, si gira e fulmina Julio Cesar per il meritato vantaggio biancoceleste.
L’Inter prova a reagire ma l’assenza di Motta in mezzo al campo si fa sentire mentre Alvarez sembra in serata negativa.
sabato 21 gennaio 2012

La nuova storia nerazzurra (?)

Abbiamo vissuto venti mesi di apnea, venti mesi di calcio obnubilato dove la nostra Inter arrancava più che salire e rovinava pesantemente al suolo piuttosto che perdere. Leonardo ci ha fatto credere che potesse essere lui il principe (ner)azzurro che avrebbe risvegliato la bella Inter addormentata, invece nulla, solo Eto'o ci ha tenuto su di corda l'anno scorso, e questa prima metà di stagione, dopo averlo perso, ci siamo sentiti, per larghi tratti, davvero senza guida.

Poi quella palla che bacia lentamente il palo, quella palla che entra in rete invece che uscire. Milito, il vero Principe, che corre a urlare sotto la Nord. Liberazione, gioia, profonde sensazioni: ci siamo spogliati, in una gelida notte di Gennaio, di tutte quelle negatività che si erano posate su di noi, vestendoci di un grigio che non ci appartiene, noi paladini dei colori della notte e del mare in tempesta. Il derby è stato un risveglio vero, perchè perdere tre scontri col Milan era troppo per l'Inter, troppo per noi tifosi, troppo e basta insomma.

Attenzione, non dobbiamo illuderci che ora tutto è ok, che i problemi sono così, puff, spariti. No no, da lavorare c'è ancora tantissimo, ma sei vittorie consecutive (sette con la sfida di Coppa Italia col Genoa) sono un bel segnale, soprattutto se significano tornare a poter vedere finalmente la vetta lì, non vicina ma neppure immensamente lontana, ed il Derby è stato come lo spartiacque della nostra autostima: uscire sconfitti significava ritornare nel tunnel da cui disperatamente stavamo cercando di uscire, vincere significava poter tornare a crederci, riaccendere quella fiamma dentro che si era spenta o che, forse, troppo colpevolmente avevamo lasciato morire. Ed abbiamo vinto. Ecco perchè ora inizia una nuova storia, deve iniziare una nuova storia, perchè domenica scorsa abbiamo fatto un passo importantissimo: abbiamo guardato il passato, abbiamo preso il meglio di quel passato e poi l'abbiamo accantonato. Quel passato vincente è stato, da quella magica notte di Madrid, una spada di Damocle sopra la nostra testa, fissa e pericolante, sempre pronta a cadere. Non siamo mai stati in grado di reagire davvero, di alzarci sulle punte e staccarla quella spada, fino al Derby.

Grande difesa, squadra corta, solidità a centrocampo, sempre pronti a ripartire. Questo è il lascito dell'Inter del Mou, ma ora non basta più e Ranieri l'ha capito. Ora serve, innanzitutto, un progetto e senza obbiettivi veri non si può avere un progetto da costruire. Ecco cosa significa essere tornati a lottare per lo scudetto, significa essere tornati ad avere un obbiettivo reale e consistente, degno dell'Inter; significa anche poter lavorare sul mercato senza eccessive pressioni ma con in testa, ben delineato, un cammino da intraprendere; significa anche che, improvvisamente, ti ritrovi in squadra giocatori rinati: un Milito che non ti fa sentire così tanto il bisogno di un Tevez; un Maicon che tira come il miglior Beckham e si mangia la fascia manco fosse Bolt nei duecento; un Poli che detta il ritmo a centrocampo come un direttore d'orchestra; un Faraoni che ti fa ricordare il primo Santon e lo fa apparire schiappa; un Obi che detta assist da Cristiano Ronaldo e corre come un Emerson. Miracoli del calcio, miracoli che solo un gol in un derby poteva fare, miracoli che sarebbe brutto cancellare. La nuova storia potrebbe davvero essere iniziata, ma solo con la Lazio ne avremo la certezza. Ecco perchè è meglio dimenticarci di settimana scorsa e rimetterci a lavorare come sempre...non dobbiamo permettere nuovamente al passato di rovinarci il presente.

Andrea - Inter Cafè
giovedì 19 gennaio 2012

Inter-Genoa 2-1: Maicon-Poli, si va ai quarti di Coppa Italia


Passata l'ubriacatura da derby, l'Inter passa agevolmente il turno di coppa Italia, superando per 2-1 il Genoa al termine di novanta minuti tutt'altro che avvincenti, caratterizzati principalmente da un terreno ghiacciato che mina lo spettacolo e l'incolumità dei calciatori.

Ranieri e Marino operano un massiccio turnover, facendo rifiatare gli abituali interpreti del campionato e rilanciando elementi poco impiegati negli ultimi tempi, tra cui uno Sneijder al rientro dal 1' dopo lo scampolo di derby giocato domenica sera. I nerazzurri confermano il 4-4-2 con cui hanno svoltato in questa stagione, proponendo una linea difensiva con Maicon e Zanetti esterni, Ranocchia e Cordoba centrali al posto dei totem Samuel e Lucio, con Castellazzi tra i pali; a centrocampo, Faraoni e Obi esterni, Cambiasso-Poli coppia centrale e il trequartista olandese a supporto di Castaignos. I rossoblù si schierano con un 4-3-1-2, con il futuro nerazzurro Kucka a far legna in mezzo al campo, Birsa in mediana e Jorquera ad agire tra le linee dietro la coppia d'attacco formata da Pratto e Zè Eduardo, sul piede di partenza.

I padroni di casa partono bene, e prendono subito il controllo delle operazioni (per quanto possibile su quella ghiacciaia che è San Siro), e al 9' trovano la rete del vantaggio: Faraoni dalla destra serve Maicon all'altezza dei 25 metri, il numero 13 controlla e quasi da fermo scaglia una sassata imparabile, che va ad infilarsi proprio sotto l'incrocio dei pali. Il tuffo di Lupatelli serve a poco, e per l'Inter la gara si mette in discesa. Si prosegue su ritmi blandi, con Sneijder smanioso di tornare il faro della squadra di Ranieri e che per due volte va al tiro verso lo specchio della porta, senza fortuna.

Il Genoa risponde senza troppa convinzione, coi suoi attaccanti sempre annullati dall'ottima coppia Cordoba-Ranocchia, e nessuna parata di Castellazzi nei primi 45'. La ripresa si apre con il gol che mette in ghiaccio (ed è proprio il caso di dirlo) la partita: Poli serve Obi in area dettando il dai e vai, il nigeriano offre un bel pallone di ritorno e la conclusione al volo del centrocampista è l perfetto coronamento di una pregevolissima azione. Per l'ex doriano è il primo gol con la maglia dell'Inter, e averlo segnato al Genoa ha certamente un sapore diverso proprio in virtù dei suoi trascorsi sotto la Lanterna.

Con la rete del due a zero di fatto finisce la gara: il Genoa molla, l'Inter non accelera e si limite a gestire il comodo vantaggio. Il risultato è che la gara, già non esaltante fin qui, diventa una noia mortale, ravvivata solo dalla girandola di sostituzioni e dalla rete di Birsa a tempo ormai scaduto che riapre solo in linea teorica una gara già in archivio. Passa l'Inter, che tra sei giorni se la vedrà con il Napoli. Per il Genoa, un'eliminazione indolore che forse toglie a Marino un'ulteriore preoccupazione.

INTER-GENOA 2-1

Marcatori: 9′ Maicon, 5′ st Poli, 46′ st Birsa 

Inter: 12 Castellazzi; 13 Maicon, 2 Cordoba, 23 Ranocchia, 4 Zanetti; 37 Faraoni, 19 Cambiasso, 18 Poli (30′ st Nagatomo), 20 Obi; 10 Sneijder (36′ st Alvarez), 30 Castaignos (18′ st Zarate); A disposizione: 21 Orlandoni, 6 Lucio, 8 Thiago Motta, 22 Milito. Allenatore: Claudio Ranieri.

Genoa: 22 Lupatelli; 31 Sampirisi, 5 Granqvist, 24 Moretti, 7 Rossi (25′ Constant, 9′ st Marchiori); 33 Kucka, 14 Seymour, 10 Brisa; 19 Jorquera; 2 Pratto, 9 Ze Eduardo (24′ st Sculli); A disposizione: 73 Scarpi, 11 Jankovic, 20 Mesto, 88 Biondini. Allenatore: Pasquale Marino.

Arbitro: Carmine Russo (sez.arbitrale Nola).

Antonio

Il Principe e il mercato

Nel corso stesso della fantastica ed indimenticabile notte di Madrid, della quale era stato l’indiscusso protagonista,avevamo lasciato “El Principe” dichiarare molto inopportunamente che avrebbe valutato altre offerte che lo portassero in qualche altra squadra, tirandosi così addosso una sorta di “macumba” che lo ha perseguitato nel corso degli ultimi 20 mesi, facendolo incappare in una lunga serie di infortuni muscolari che lo hanno praticamente quasi cancellato dal campo nella scorsa stagione e ne hanno con tutta probabilità condizionato pesantemente il rendimento nell’inizio di quella attuale. Domenica sera nella ghiacciaia di San Siro abbiamo assistito alla fine di quella specie di sortilegio e abbiamo tornato ad apprezzare il giocatore che ci aveva incantato due stagioni fa; a dire il vero erano già un paio di partite che Diego Alberto da Bernal aveva dato netti segnali di risveglio, però, come si usa dire in questi casi, ci vogliono almeno tre indizi per fare una prova e se nei primi due casi gli avversari non erano di quelli irresistibili, l’altra sera erano i campioni d’Italia in carica, specificatamente nelle persone dei tanto idolatrati Nesta e Thiago Silva.

Non siamo certo quelli che si esaltano al primo goal o alla prima vittoria e il nostro “Principe” ha tanta strada ancora da percorrere e tante altre prove da superare lo attendono; però vederlo rifare un gol fotocopia di quello messo a segno durante il Derby del “Triplete” è stata come una specie di liberazione, un vero e proprio viatico per il cuore e per lo spirito. L’avevamo lasciato abulico e frastornato divorarsi dei gol di gran lunga più facili da sbagliare che da realizzare, roba che ti meravigli se li vedi sbagliare in un torneo amatori o in una sfida aziendale fra scapoli e ammogliati. Io, come ritengo molti altri di voi, cominciavo a convincermi sempre di più che non sarebbe mai più tornato il giocatore di una volta, dal momento che era sprofondato veramente a livelli inimmaginabili non solo per un giocatore del suo spessore, ma per qualunque giocatore di calcio a livello anche semi professionistico; la speranza che non fosse così era sempre viva, intendiamoci, e il credito che gli andava concesso era quasi illimitato, visto quello che aveva saputo fare con la nostra maglia.

I dubbi erano però altrettanto giustificati; speriamo siano stati spazzati via una volta per tutte e che questo giocatore sia in grado di darci il suo indispensabile contributo da qui alla fine della stagione che a questo punto potrebbe anche riservarci prospettive ben più rosee di quelle che ci si presentavano anche solo un paio di mesi fa. La ritrovata vena di molti dei trionfatori del “Triplete” corroborata da una sana dose di normalità e di pragmatismo introdotta da Mr. Ranieri, oltre al pieno recupero dagli infortuni che a inizio stagione avevano letteralmente falcidiato la rosa, ha riportato l’Inter in una posizione che più le compete e che le potrebbe consentire di agganciare la zona Champions che sembrava un miraggio solo qualche settimana fa; di più non osiamo nemmeno pensarlo, ma si sa che “l’appetito vien mangiando”.

Si diceva sulle varie testate giornalistiche on-line, in TV e sui giornali che Moratti avrebbe aspettato il risultato del Derby per muoversi: visto che il 31 Gennaio si “chiude su”, sarebbe ora di cominciare a sbrigarsi, anche se conoscendo Branca & Co. si tratta di un auspicio puramente illusorio. Se qualcosa verrà fatto, sarà nel pomeriggio del 31, giusto qualche ora prima della scadenza dei termini. Sembra che sia stato deciso di rinunciare definitivamente a Carlitos Tèvez (sottolineo sembra): la risposta al quesito se si tratti di una decisione azzeccata credo non l’abbia in tasca nessuno. Io dico che considerato l’attuale scenario di mercato, su uno come lui avrei provato a puntarci. Ritengo sarebbe stata un’arma in più, soprattutto in ottica prossima stagione, e anche uno stimolo e un segnale forte per il resto della rosa e per tutto l’ambiente che ci siamo ancora, che vogliamo credere che questa stagione sia ancora rimediabile e che sia ferma intenzione di tutti provarci fino alla fine.

Poi c’è sempre il problema di un rinforzo a centrocampo, specialmente dopo la notizia della quasi certa operazione alla quale dovrà sottoporsi Stankovic; giocatori come Casemiro, Romulo e Paulinho, sull'affidabilità dei quali ci sarebbe molto da discutere, sarebbero comunque da inserire in ottica anche qui di una prossima stagione, in quanto giovani e inesperti della nostra realtà e del nostro campionato, anche se tecnicamente validi. Sarebbe meglio puntare su gente già pronta, ma non un mezzo “polmone” come Kucka, piuttosto su giocatori già rodati nel campionato italiano come Palombo o Berhami (nella remota ipotesi che alla fine arrivasse Tèvez), oppure Fernando o Guarìn del Porto (fuori dalla Champions), più costosi dei primi due ma di un gradino superiori e molto più facilmente inseribili da subito dei giovani brasiliani nominati sopra. Nel caso poi, molto probabile, che venisse deciso di lasciare perdere l'Apache, bisognerebbe cercare di colmare in maniera decente il “buco” dell’esterno basso di sinistra, perché a mio parere Chivu e Nagatomo non danno sufficienti garanzie, soprattutto in caso di una lotta di vertice e di un proseguio nel cammino in Champions (come tutti ci auguriamo).

Un’ultima notazione: forse sarà un caso, ma quando all'Inter si è voluta provare l’ebrezza del “bel gioco”, andando a pescare suoi presunti profeti come Orrico, Zaccheroni, Lucescu e Gasperini, i risultati sono stati disastrosi. Le cose migliori le abbiamo sempre ottenute con personaggi pragmatici che badavano al “sodo” tipo Invernizzi, Bersellini, Trapattoni, o Simoni. Gli stessi Mancini e Mourinho, partiti con l’intenzione di mettere in pratica moduli “spumeggianti” (ricordate il 4-3-3 di Mou?), hanno dovuto ripiegare sui muscoli e su schemi che garantivano una più adeguata copertura difensiva. Forse è nel nostro DNA: rappresentiamo la parte “operaia” di Milano. Sicuramente in questo momento abbiamo una rosa di giocatori che possono essere ancora molto efficaci, ma che vanno spremuti e fatti correre il meno possibile, data l’età e l’alto numero di infortuni patiti in carriera: Mister Ranieri l’ha capito e sta provando ad organizzare le nozze con i fichi secchi. Immaginate che incredibile e fantastico colpo di scena sarebbe se a fine anno si riuscisse ad urlare tutti in coro un bel: “VIVA GLI SPOSI”.

Alex
martedì 17 gennaio 2012

Milan-Inter 0-1: le pagelle!



Julio Cesar 7 Delle varie conclusioni verso lo specchio della porta, il rasoterra a tre all'ora scagliato dal futuro pallone d'oro lo mette in crisi nera, ma se la cava. Dopo il gol di Milito parte la corsetta propiziatoria, e per poco non viene giù la grandine: cuidado, Julio.

Maicon 6,5 Mezzo punto in meno solo perchè travolgere l'esoscheletro di Zambrotta è normale amministrazione.

Lucio&Samuel 8 Chissà che cosa avranno fatto a quello col numero 11, sti due brutti ceffi.

Nagatomo 6,5 Spinge molto sulla fascia di Abate, imparando pliés, développés, grand fouetté en tournan.

Zanetti 8 Il giorno in cui scopriranno di cosa si fa, saremo fottuti.

T.Motta 6,5 Segna il suo ormai classico golletto a San Siro: il motivo per cui gli venga annullato rimarrà uno dei misteri dell'esistenza.

Cambiasso 6,5 Gara da vecchio Cuchu, anche se a volte la tecnica superba di Nocerino lo mette in difficoltà.

Alvarez 6 Parte largo, con licenza di accentrarsi: quando lo fa, arriva la clamorosa occasione che sbaglia a tu per tu con Abbiati. Emanuelson però è di un altro pianeta, intendiamoci.


Chivu 6 Aiuta quando c'è da stringere i denti nel momento di maggior pressione del Milan, e per questo sembra abbia chiesto un ritocco dell'ingaggio.

Milito 7 La sintonia con Abate è migliore di quella con Pazzini.

Forlan sv Riprende confidenza col campo, ma per l'emozione si è rotto di nuovo e chissà per quanto starà fermo adesso. Ma non è che per caso lo abbiam preso rotto? Così, per dire.

Pazzini 6 Si sacrifica come spalla di Milito: la vita è dura per tutti, Pazzo.

Sneijder sv Pochi minuti, a corrente alternata: non era più abituato a non twittare per così tanto.

Antonio
domenica 15 gennaio 2012

Milan-Inter 0-1: torna il Principe e il Milan s'inchina alla difesa nerazzurra!

L'attesa era tanta, ma alla fine il derby ha dato il suo responso: l'Inter batte il Milan in una sfida difficile, tattica, chiusa. C'era più paura di perdere che voglia di vincere forse, da parte di entrambe le squadre e alla fine l'ha spuntata chi è stato in grado di difendersi meglio, ovvero i nerazzurri. La squadra di Ranieri ha difeso con ordine, senza mai scoprirsi, rischiando quasi nulla nei novanta minuti e colpendo in contropiede con un grandissimo Milito.

Primo Tempo - Le squadre si studiano principalmente, ma è il Milan a prendere in mano il pallino del gioco, facendo girare bene palla senza comunque trovare sbocchi. Al quinto minuto però è l'Inter a colpire: calcio di punizione dalla destra di Maicon, Thiago Motta svetta sopra tutti ed insacca, ma Orsato annulla. In realtà il gol era regolare, ma poco da fare. La successiva mezzora è del Milan che cerca di bucare la difesa nerazzurra, ma la prova di Samuel e Lucio è davvero imperiosa. Prima Pato, poi Boateng ed infine Ibra, con una sua magia, cercano di portare in vantaggio la squadra di Allegri, ma ancora una volta l'occasione capita all'Inter: primo affondo sulla sinistra di Nagatomo, buon cross, la palla finisce nei piedi di Alvarez che, incredibilmente sbaglia, calciando in bocca ad Abbiati. Negli ultimi minuti si accende la partita, le squadre sono più lunghe ed il Milan colpisce una traversa con Van Bommel, sulla cui ribattuta si coordina benissimo Emanuelson, ma Julio Cesar c'è.
Secondo Tempo - Parte di nuovo forte il Milan, ma Ibrahimovic è troppo lontano dall'area e Pato non colpisce. Cambiasso fa da diga, Zanetti dà sempre fiato alla squadra, mentre Milito e Pazzini provano a farsi vedere, con scarsi risultati...fino a quando parte il contropiede: il Capitano si lancia in avanti, cerca Milito, ma la palla è corta e va verso Abate che, incredibilmente, cicca, lasciando campo aperto al Principe che entra in area e di sinistro fa partire un diagonale pazzesco, che bacia il palo ed entra in porta. Un gol da vero bomber, da grande goleador, da Re di Madrid insomma. Uno a zero, un gol che pesa come un macigno per noi e soprattutto per il morale del Milan, che ha ancora più di mezzora per recuperare, ma va in tilt. Ha fretta la squadra di Allegri, che imbottisce di attaccanti la formazione, ma sbaglia tanto e, soprattutto, l'organizzazione difensiva data da Ranieri all'Inter è perfetta. Si trema, ma non si sbanda e così fino al novantatresimo quando, finalmente, Orsato fischia la fine.

Il Milan si deve inchinare all'Inter e al ritorno del Principe, perdendo per strada punti importantissimi nella lotta scudetto. E noi? Che dire, le cose si mettono decisamente bene visti i risultati di oggi, sei punti dalla vetta non sono impossibili da recuperare, bisogna continuare a lottare. Stasera non abbiamo giocato bene, abbiamo giocato però con intelligenza, attendendo il Milan e cercando di ripartire, cosa riuscita perfettamente nei secondi quarantacinque minuti. Grandissimi Lucio, Samuel, Zanetti e Milito. Per chi non c'è piaciuto aspettiamo, ora è il momento di festeggiare perchè Milano torna a vestirsi di nerazzurro finalmente. CHI NON SALTA ROSSONERO E'!

TABELLINO

MILAN-INTER 0-1


Marcatori: 9′ st Milito.

Milan: 32 Abbiati; 20 Abate, 13 Nesta, 33 Thiago Silva, 19 Zambrotta (21′ st Robinho); 27 Boateng, 4 Van Bommel, 22 Nocerino (35′ st Seedorf); 28 Emanuelson; 7 Pato (38′ st El Shaarawy), 11 Ibrahimovic. A disposizione: 1 Amelia, 5 Mexes, 23 Ambrosini, 25 Bonera.
Allenatore: Massimiliano Allegri.


Inter: 1 Julio Cesar; 13 Maicon, 6 Lucio, 25 Samuel, 55 Nagatomo; 4 Zanetti, 8 Thiago Motta, 19 Cambiasso, 11 Alvarez (22′ st Chivu); 22 Milito (31′ st Sneijder), 7 Pazzini (45′ st Forlan). A disposizione: 12 Castellazzi, 20 Obi, 23 Ranocchia, 37 Faraoni.
Allenatore: Claudio Ranieri.


Arbitro: Daniele Orsato (sez.arbitrale di Schio). Note. Ammoniti: 19′ st Nagatomo, 23′ st Nesta, 44′ st Thiago Motta, 47′ st El Shaarawy. Tempi di recupero: 2′-3′

Andrea - Inter Cafè

venerdì 13 gennaio 2012

Dieci Motivi per vincere il derby

1 - Perché vincere il derby è sempre una grande soddisfazione. 
2 - Per la classifica. Battendo i rossoneri faremmo un bel salto in avanti in classifica e ci rilanceremo alla grande per la zona Champions. 
3 - Perché vincere aiuta a vincere e dopo cinque vittorie consecutive vogliamo la sesta vittoria consecutiva. 
4 - Per Prisco. Abbiamo perso gli ultimi tre derby. La cosa non avrebbe certo fatto piacere al nostro amato Avvocato che di sicuro si sta rivoltando nella tomba. 
5 - Perché i derby vanno sempre vinti. E poco importa se in palio c’è un Trofeo Moretti o una Champions League. 
6 - Perché c’è sempre uno 0-6 da vendicare. Per intero o a rate. 
7 - Perché dopo la beffa di Tevez, vogliamo concludere alla grande la settimana del doppio derby. 
8 - Perché Allegri non ha mai perso un derby. E’ ora che inizi. 
9 - Perché loro sono più forti e vincere un derby da sfavoriti ha un sapore piacevole. 
10 - Perché vedere le facce di Berlusconi e Galliani in tribuna dopo una sconfitta ci piace tantissimo.

Milan-Inter: il Derby della Madonnina,nostro e del "Gioann" Brera

Il 2012 parte col botto calcistico: c'è il derby di Milàn, la partita delle partite per chi ama il calcio e queste due società. Potremmo stare qui a parlare di impressioni, sensazioni, fare pronostici, esprimere la nostra ansia, dare opinioni. Ma a poco serve, il momento clou sarà domenica sera e solo allora tutte le voci si spegneranno per novanta minuti di spettacolo sportivo. Ogni tifoso, più o meno appassionato che sia, ha dentro sè un ricordo indelebile di un derby, un'imprinting emozionale a fuoco che gli fa dire "Ah, si, quella volta c'ero, che emozione!".
Non serve essere un ultras per poter sfottere il lunedì mattina l'amico o il collega rivale, basta poco per riaccendere la miccia del sano tifo da bar, del sano essere interista/essere milanista, essere qualcosa di così opposto che però, forse, ci permette anche di riavvicinarci un attimo, anche solo per una battuta, anche solo per un sorriso, anche solo per una pacca sulla spalla.
Io ho due Milan-Inter a cui sono profondamente legato, i miei due derby "in trasferta": il primo è mio perchè ci sono emozionalmente legato, fu il primo che vissi da vero tifoso. Era il 22 marzo 1998, la stagione del grande Gigi Simoni, di Ronaldo e di Iuliano (purtroppo), e vincemmo tre a zero, senza troppe storie, con doppietta del Cholo Simeone e pennellata artistica del Fenomeno Ronaldo. Il secondo è più recente, ma credo sia l'emblema del derby come vero spettacolo: 28 ottobre 2006, c'era il Mancio in panchina, col suo ciuffo ribelle e la sua verve elegante, l'Inter stava per aprire il suo ciclo vincente ed in quella partita vennero dati i primi segnali del futuro. Quattro a tre per noi in un turbinio di emozioni assurdo, un sali e scendi da infarto. Crespo ci porta in vantaggio, Inzaghi prova a simulare ma viene incredibilmente ammonito, poi Stankovic raddoppia con un meraviglioso destro. Dominio nerazzurro, che si accentua ad inizio ripresa con il bel gol in contropiede di Ibra; il Milan accorcia con Seedorf; Materazzi risistema le cose di testa, ma viene espulso per doppio giallo appena dopo, nell'esultanza per il gol. 1 a 4 parrebbe comunque bastare, ma è proprio qui che subentra la nostra pazzia, insita: andiamo in tilt e Gilardino accorcia ed al novantesimo, su un pasticcio difensivo, il Milan trova anche il terzo gol con Kakà. Che mi ricordi i restanti cinque minuti di recupero sono solo ansia, salti sul divano, angoli per i rossoneri e poi, finalmente, il fischio finale. Il cuore riprende il suo battito normale e la gioia prende giustamente il sopravvento.

I derby sono nostri, di tutti, di ogni singolo tifoso, ed oggi, prima di questa partita, mi pare giusto ricordare un grande personaggio, che allo sport ha dato tantissimo ma al calcio, ed in particolare al derby, ha dato tutto sè stesso: Gianni "Gioann" Brera. Quest'anno ricorre il ventesimo anniversario della sua sfortunata morte e credo sia bello ricordarlo prima di una partita che lui sentiva profondamente nel suo attaccamento a quella Milano che tutto gli aveva dato. Il suo giornalismo era arte, letteratura; i suoi neologismi sono diventati termini noti (catenaccio, melina, libero) ed i suoi soprannomi sono entrati nella storia (Piper Oriali, Bonimba Boninsegna). Lui, ai derby, tifava contemporaneamente Milan ed Inter, tifava per chi gli girava quel giorno, perchè si sentiva milanese nel profondo e dunque tifava per la gloria della sua città, non tanto per l'una o per l'altra. Il debry era un'esplosione per lui. Lì, in quei novanta minuti, doveva ricadere tutta la grandezze delle due squadre milanesi, doveva esserci un'esplosione dovuta all'impatto di due grandissime società che si davano battaglia. Derby! è un bellissimo libro, curato da Paolo Brera, in cui sono raccolti tutti gli articoli del Giuann riguardanti questa fantastica partita, dove la prosa emozionale dell'autore accompagna la profonda passione che si scatena sugli spalti e sul campo di gioco. Concludo quindi con un estratto da un articolo suo sul derby del 1980, prima partita nel fu San Siro, il Giuseppe Meazza (in quel giorno infatti intitolarono lo stadio al grande Peppino), sperando che sia di buon augurio. Buon derby della Madonnina a tutti, amici del calcio!

<<Al 31' Capello stende Oriali a dieci metri dal vertice destro (rispetto al Milan). Giacomini ne approfitta per metter fuori Novellino e in pace la coscienza, che gli rimorde (?), per aver escluso Chiodi. Eccolo, ora, il fulmine di guerra! E intanto el Béka batte la punizione cercando Altobelli sulla sinistra dell'area: Altobelli supera Collovati nello stacco e incorna al centro, dove si vede Muraro pirlare su se medesimo, non saprei dire se spinto da Morini o dallo zelo tattico: fatto è che dietro di lui spunta il Piper Oriali, il quale batte di piatto destro e infila Rigamonti disperatamente allungatosi nel tuffo. Lo stadio, che è interista dal sindaco agli altri sette decimi degli 80.000, esplode in un boato che a me dà stordimento e pena: avevo scommesso parole e sentimenti sul pari, per tutti conveniente. (...) Adesso il Milan con il groppo in gola cerca di rimontare e tutto avanti si lancia. Maldera lancia Antonelli a sinistra: controlla in tutta eleganza il magnifico valtellino ed evita in dribbling Canuti e Bini accorsi al tackle: il suo destro, molto angolato, quasi dal fondo, rimbomba sull'esterno del primo palo. È il 37'! Dustin Antonelli corricchia via senza far lazzi di sdegno nel confronto degli dei. Allo stesso modo Ettore, vista recuperata dalla dea nemica l'asta di Achille, sentì nel suo cuore che tutto era perduto.>>

Andrea - Inter Cafè
giovedì 12 gennaio 2012

Assalto all'Apache

In questi giorni invidio chi sia riuscito a farsi un’idea abbastanza precisa sull’opportunità da parte della nostra Società di portare a compimento l’ eventuale operazione Tevez; contrariamente a quanto succede di solito, francamente non riesco ad inquadrare del tutto la vicenda.

Partiamo col dire che almeno personalmente sono abbastanza soddisfatto che le mie parole siano state replicate praticamente in toto da un vecchio “volpone” del mercato come Ernesto Bronzetti, che ha dichiarato di non comprendere l’interesse dell’Inter per Tevez dopo avere rinunciato ad Eto’o solo qualche fa. Al camerunese piacciono i soldi, non è un mistero, e trattenerlo dopo che i russi gli avevano fatto brillare davanti 20 Mln. di Euro netti a stagione, era diventato probabilmente impossibile, soprattutto dopo che il nostro leone d’Africa ha realizzato che avrebbe dovuto mettersi agli ordini di Gasperini; si fosse trattato di Mourinho o anche di qualcun altro, probabilmente con un “ritocco” all’ingaggio si sarebbe convinto a rimanere.

Il vero errore della dirigenza dell’Inter è stato accettare il prezzo di 22 Mln. di euro; da un giocatore del livello di Eto’o e ancora in perfetta forma fisica, si sarebbe potuto ricavare decisamente di più, specialmente da chi sembra non avere un problema a tirare fuori qualche milione in più pur di concludere. Con il ricavato di quella vendita si sarebbe potuto andare allora all’assalto di Tevez, lasciando perdere le “bufale” di Forlàn e Zarate, come sentenziammo allora: il primo ormai incamminato sul viale del tramonto e con la pancia piena, l’altro mai più uscito dal tunnel dove si è infilato dopo la prima stagione in Italia. Sbandierare per due anni il Fair Play finanziario per coprire operazioni e scelte disastrose per poi imbarcarsi in un’operazione costosissima fra cartellino e ingaggio, non rappresenta certo il massimo della coerenza; d’altra parte ci sta anche che qualcuno si sia reso conto che avanti così l’Inter non poteva andare e abbia deciso di “suonare la carica”.

Io sono del parere che la volontà del giocatore alla fine sia determinante e il Milan da questo punto di vista sembra in vantaggio, anche se non bisogna lasciarsi fuorviare più di tanto dalla grancassa mediatica che stanno battendo a volume assordante la stampa, le TV e le testate giornalistiche on-line che fanno riferimento al gruppo Mediaset; resto perciò dell’idea che alla fine l’Apache andrà sulla sponda rossonera del Naviglio, magari grazie a un intervento in persona del “Berlusca”, che maggiormente libero da pressioni e da impegni di governo, ha una voglia maledetta di tornare a investire denari pesanti nella sua squadra. Sarebbe uno sputtanamento totale lasciare andare Tevez ai cugini di Milano dopo averlo praticamente annunciato come già rossonero, con tanto di foto di rito, e anche se a costo di un sacrificio imprevisto, credo che il Milan come Società non possa permettersi una figuraccia del genere.

Se l’Inter ha sbagliato tutto in questi due anni, credo che invece adesso stia facendo la mossa intelligente di colui che non ha più niente da perdere: se Tevez dovesse arrivare, avrà acquistato un ottimo giocatore anche se non facile da inserire e da riportare in condizione alla svelta. In caso contrario costringerà il Milan a “cacciare il grano” tutto a Giugno, non come i cuginastri si sono abituati a fare ultimamente con la compiacenza dei vari Rosell (Ibra) Preziosi (Boateng) e Zamparini (Nocerino) negli anni a seguire e con comode rate; il mercato si fa anche andando a “rompere i ciglioni” agli avversari diretti, era ora che qualcuno se lo ricordasse. Risulta evidente che l’argentino rappresenterebbe un acquisto più che altro in prospettiva per l’anno prossimo, non calcando il campo da mesi e non potendo essere utilizzato in Champions; avrebbe però in questo modo l’opportunità di integrarsi gradualmente e di essere già prontissimo per l’anno prossimo.

Non sono molto d’accordo con coloro che sostengono che l’Apache sia ingestibile e non sia questo gran giocatore; se inserito nel contesto giusto, preso per il verso giusto e opportunamente motivato, è un giocatore che è molto meglio avere nelle proprie fila piuttosto che contro. E’ un generoso, uno che si danna l’anima, che va in pressing con pericolosità sull’avversario, che sa partecipare alla manovra d’attacco e che sa essere abbastanza spietato quando è ora di metterla dentro. La colonia argentina che si trova all’Inter potrebbe essere particolarmente d’aiuto in questo senso. Come non sono molto d’accordo che l’attacco sia l’unico reparto dove siamo completamente a posto: Milito sembra tornato “El Principe”, ma ha giocato bene due partite; Pazzini sta evidenziando limiti tecnici e tattici piuttosto evidenti; Forlàn è attualmente un mistero; Zarate è una sicurezza, ma in senso negativo e Castaignos è troppo giovane anche se talentuoso per sfondare al primo anno in una grande squadra.

E’ pur vero che il reparto che necessita maggiormente di rinforzi è il centrocampo e che il laterale basso di sinistra ormai è una lacuna tanto cronica quanto imprescindibile da colmare; però è altrettanto vero che all’Inter è indispensabile che si torni a pensare a giocatori come lui: sentire parlare di Kucka, di Schelotto, di Palombo mi stava ormai mettendo una tristezza e un’angoscia insopportabili. La speranza è che qualora non si riuscisse ad arrivare a lui, almeno in qualcuno sia scattata la molla e che si vada finalmente alla ricerca di giocatori importanti e di campioni, quelli che fanno la differenza e che senza i quali nel 99% dei casi non si vince un tubo. Inoltre c’è da salutare una sessione di calciomercato invernale finalmente avvincente, con due delle maggiori squadre italiane (per di più della stessa città) a contendersi un giocatore importante, con retroscena e continui ribaltamenti di fronte, non come gli ultimi anni parlare per un mese di “aria fritta” e ritrovarsi a qualche ora dalla chiusura ad andare a “raccattare” gente come Maniche o Mariga.

Alcuni si dicono quasi certi che l’Apache verrà all’Inter, molti altri che andrà al Milan; al di là di quello che sarà poi l’esito finale dopo due anni quasi esclusivamente di critiche mi sento in questo caso di applaudire la mossa della Società che a mio parere sta facendo la mossa giusta in ogni caso. Come sostenevamo qualche giorno fa, l’impegno profuso in questa trattativa deve però rappresentare la svolta nella politica societaria che è stata portata avanti in questi ultimi due anni: all’Inter devono pensare a un progetto serio di medio-lungo termine che riconsideri e rimetta in discussione un pò tutti i ruoli, dai giocatori al Presidente, dal Direttore tecnico all’Amministratore delegato, dall’allenatore a tutto lo staff tecnico. Tevez per conto mio sarebbe un buon acquisto, ma una mossa isolata tanto per far dispetto al Milan e non inserita nel suddetto progetto non servirebbe praticamente a nulla. l’Inter non può e non deve per nessuna ragione al mondo essere gestita come lo è stata negli ultimi due anni: qualcuno sembra essersene reso conto, anche se in ritardo. Questo è in ogni caso il risultato che mi auguro maggiormente e di tutto cuore.
martedì 10 gennaio 2012

Milan-Inter e la settimana del doppio derby



Che fosse la settimana del derby si sapeva. Che sarebbe stata la settimana del doppio derby non ce l’aspettavamo. In attesa della sfida di domenica sera che potrà dire molto sulle nostre ambizioni, in questi giorni si sta consumando un inaspettato derby di mercato. Sì, inaspettato, perché fino a 10 giorni fa Carlos Tevez sembrava saldamente in mano al Milan e invece improvvisamente è diventata una partita a due. Da un lato il Milan che ha già trovato l’accordo con il giocatore e il suo procuratore, dall’altro l’Inter che ha presentato l’offerta di 25 milioni di euro al City il quale ha già accettato. 

Dunque, entrambe sono a metà dell’opera ma l’altra metà è saldamente in mano alla concorrenza. Un’intricata matassa da cui alla fine una delle due società ne uscirà sconfitta. Uno smacco pesante se a spuntarla fossero i nostri dirigenti, una grande beffa se alla fine l’Apache vestisse di rossonero.

L’affare Tevez ha distolto l’attenzione dal derby di domenica sera. Una sfida che si preannuncia emozionante. Il Milan vorrà ribadire la sua superiorità (e ad essere sinceri al momento ci sono superiori), l’Inter ha un’occasione d’oro per rilanciare le proprie quotazioni. Una vittoria nel derby avrebbe un effetto tsunami e ci lancerebbe alla grande. Tra le due probabilmente quella che ha meno da perdere è la squadra nerazzurra. Abbiamo avuto una partenza di stagione pessima , ci siamo risollevati nelle ultime gare ma il nostro obiettivo è la zona Champions League sebbene l’euforia del tifoso ci faccia sperare in qualcosa di più. Sulla carta siamo più deboli e una sconfitta, tutto sommato, potrebbe anche starci. Al contrario del Milan costretto a confermare la sua superiorità per continuare a puntare allo scudetto.

In tutto questo speriamo che l’arbitro faccia l’arbitro e non influenzi con le sue decisioni l’andamento della partita (sarà interessante vedere chi manderanno a dirigere la gara). E in attesa del fischio iniziale, l’attenzione rimane su Tevez. Milan o Inter? Chi vincerà il doppio derby?


Entius
domenica 8 gennaio 2012

Inter-Parma 5-0: pagelle, e non solo



Julio Cesar 6.5 - Una grande parata su Giovinco, poi dopo il quinto gol chiede il cambio: quelle corsette dopo ogni gol sono un attentato alla sua muscolatura, che la smetta.


Maicon 6.5 - Mezzo punto in meno perchè si infortuna nel finale, ed è a rischio derby. Ok, non è colpa sua, ma mi girano le balle. 


Samuel & Lucio 6.5 - Continua la sfida a morra cinese, anche se ogni tanto c'è una formica che prova a disturbare la gara. 


Nagatomo 6 - Senza infamia e senza lode, visibilmente emozionato perchè finalmente in campo c'era uno più basso di lui.


Zanetti 6 - Dopo aver battuto il record di Bergomi, ha deciso di battere anche quello di Riccardo Ferri, ma il guardalinee ingrato gli annulla un autogol da favola.

sabato 7 gennaio 2012

Inter-Parma 5-0: Milito torna Principe, Alvarez incanta San Siro


Lo avevamo lasciato spento, depresso da un gol che non arrivava e che soprattutto veniva regolarmente fallito ad ogni ghiotta occasione in modo goffo, e quasi intollerabile. Diego da Bernal aveva smesso i panni del Principe, con quella rete al Lecce che chiudeva un 2011 terribile senza però offrire spunti per celebrare il ritorno di un supereroe. Nella prima uscita del 2012 Milito torna quello che conoscevamo: killer spietato, regista d'attacco eccezionale, punto di riferimento a cui strappare il pallone è impresa titanica.

Grazie alle prodezze del suo numero 22, ad un Alvarez monumentale per 45' (meno nella ripresa) e ad una prestazione complessiva più che convincente contro un Parma sostanzialmente non pervenuto, l'Inter continua la sua marcia verso non si sa bene cosa, ma piace e prepara al meglio la strada che porta all'infuocato derby della prossima settimana. Dopo il poker rifilato al Lecce di Cosmi, con cui era stato chiuso in bellezza l'anno passato, stavolta arriva una goleada ancora più consistente: 5-0, e finalmente San Siro è tornato ad essere una roccaforte molto difficile da espugnare.

venerdì 6 gennaio 2012

Fuga da Appiano

Prendiamo lo spunto dal puntuale riproporsi delle voci di una cessione di Sneijder già nel mercato di gennaio (molto difficile) o comunque a giugno (molto più probabile), per invitarvi a riflettere su un aspetto non molto evidenziato in questi due anni diciamo di ridimensionamento, che è stato non si sa fino a che punto consapevolmente deciso, ma sicuramente messo in pratica nel peggiore dei modi dalla dirigenza della Società Inter F.C.

Personalmente ritengo che il fattore più disastrosamente negativo sia stato quello di considerare qualunque giocatore cedibile di fronte a un’offerta cosiddetta irrinunciabile, e ancora di più, di sbandierare questa linea ai quattro venti; con il doppio deleterio risultato di dare un segnale di accondiscendenza ben preciso a un eventuale acquirente, e al contempo, di insinuare nei giocatori un senso di precarietà e di smantellamento.

Mi rendo perfettamente conto che Mourinho è il passato e che continuare ad evocarlo non serve a una strabeata fava, ma proprio quelle peculiarità che aveva saputo creare lui, spingendo i giocatori a dare il 110% e costruendo così la squadra più forte di tutte anche senza avere a disposizione l’organico migliore di tutte, sono state buttate giù per il cesso nel giro di pochi mesi.

martedì 3 gennaio 2012

Le storie dei Mario: un appello a Moratti.

(illustrazione di Fabio Magnasciutti)
Mario ha trentasei anni, lavora come operaio in una piccola ditta, è sposato da otto anni ed ha uno splendido figlio di sei. Mario si fa il culo da sedici anni nella piccola ditta, sgobbando per cinquantadue ore a settimana, ma guadagna ciò che gli serve per godersi la sua normale vita, non si lamenta. Mario non ne capisce molto di politica, non gliene frega neppure granchè ad essere sinceri, ma ha capito che per poter andare in pensione, se mai ci andrà, così, anche solo per sbaglio, dovrà lavorare ancora per una trentina di anni. Mario ha capito che il sobrio Monti, con lui ha in comune solo il nome: Mario non sa neppure cosa sia un loden, che a quanto pare, secondo i giornali, il signor Monti ama verde e veste, naturalmente, in modo sobrio; non capisce tre quarti delle cose che il signor Monti dice, sempre sobriamente, quando parla in tivù; capisce solo che il sobrio signor Monti, come tutti quelli prima, gliel'ha messo in culo. Mario è interista ed il calcio, l'Inter, è il suo sfogo settimanale, il suo hobby, il suo primo amore. Ah, già, dopo sua moglie chiaramente...forse.