martedì 30 aprile 2013

Dieci Considerazioni tra Palermo-Inter e l'infortunio del Capitano

1. Ennesima sconfitta di una stagione disastrosa che sta prendendo una piega finale tutt’altro che piacevole. Va bene che non abbiamo più molto da chiedere a questa stagione ma almeno cerchiamo di onorare questa maglia e questi colori.

2. Dopo aver detto “onorare questa maglia e questi colori” di cos’altro posso parlare se non dell’infortunio a Capitan Zanetti? E’ strano vedere il nostro capitano che esce dal campo in barella e sofferente. Quell’immagine però è forse il manifesto ideale per descrivere questa stagione.

3. Qualche settimana fa girava sul web un link riferito ai tanti infortuni nerazzurri dove c’era scritto “ne resterà soltanto uno” e sotto l’immagine di capitan Zanetti. A questo punto credo che non ne resterà nemmeno uno. Anche perché ieri si è infortunato anche Silvestre e se i miei conti sono giusti, Primavera esclusi, sono rimasti in 10.

4. La croce per la sconfitta è stata giustamente gettata addosso a Silvestre, reo di un erroraccio difensivo che nemmeno all’oratorio si vede. Ma il resto del reparto difensivo dov’era? Inoltre abbiamo subito gol dopo 10 minuti e per i restanti 80 minuti non si è vista una reazione degna di questa definizione.

5. In una giornata dove non ha brillato nessuno, dove persino Kovacic si è preso una pausa, come sempre spicca lui: Ezequiel Schelotto. Se penso che abbiamo sacrificato Livaja più soldi per prenderlo mi si rizzano i capelli. Magari un giorno diventerà il miglior laterale in circolazione ma attualmente credo che sia uno dei peggiori esterni della nostra Serie A.

6. Ad agosto il nostro reparto offensivo poteva contare su Milito, Palacio, Cassano, Coutinho, Longo, Livaja, Sneijder. Come siamo finiti a giocare con Rocchi e Alvarez? (vabbè, qualche idea ce l’abbiamo…)

7. E se nelle restanti quattro giornate ci affidassimo a qualche Primavera in più? Forte e Garritano potrebbero fare peggio di Alvarez, Rocchi e Schelotto? Uno come Benassi in mezzo al campo non ci farebbe comodo? E Pasa? E Belloni? E Ferrara? Dai, Strama, stupisci tutti!!!

8. Voi credete ai segnali premonitori? Negli ultimi mesi si sono infortunati Milito, Cassano, Samuel, Cambiasso, persino Zanetti. Se fosse un segno premonitore del fatto che bisogna chiudere con la vecchia guardia e affidarci ai giovani?

9. “Salta con noi, Zanetti salta con noi”. Anche stavolta i tifosi milanisti hanno dato prova della loro scarsa intelligenza. Un coro di cattivo gusto a cui Zanetti ha risposto con classe e signorilità (vocaboli sconosciuti per quei quattro deficienti che ieri sera cantavano). Del resto, inutile ribadirlo, stiamo parlando di gente che fischiò Maldini (non uno qualunque…) nel giorno del suo addio.

10. Anche aprile è andato via. L’estate è alle porte e con essa anche una nuova sessione di mercato. Spero che si arrivi a maggio-giugno con le idee chiare sugli obiettivi da inseguire e i giocatori da acquistare. E soprattutto su chi deve o non deve far parte dell’Inter del futuro.



PALERMO-INTER 1-0
Marcatori: 10' Ilicic

Palermo: 54 Sorrentino; 25 Von Bergen, 23 Donati, 3 Aronica; 89 Morganella, 5 Barreto, 20 Rios, 28 Kurtic, 29 Garcia (35' st Nelson); 27 Ilicic (27' st Hernandez), 20 Miccoli (42' st Munoz)
A disposizione: 99 Benussi, 30 Brichetto, 7 Viola, 9 Dybala, 14 Anselmo, 16 Fabbrini, 17 Boselli, 18 Faurlin, 19 Sperduti
Allenatore: Sannino
Inter: 1 Handanovic; 23 Ranocchia, 6 Silvestre (25' st Garritano), 40 Juan Jesus; 42 Jonathan, 4 Zanetti (17' st Schelotto), 10 Kovacic, 17 Kuzmanovic (41' st Forte), 31 Pereira; 11 Alvarez, 18 Rocchi
A disposizione: 27 Belec, 30 Carrizo, 24 Benassi, 26 Chivu, 28 Pasa, 62 Ferrara
Allenatore: Stramaccioni
Note. Ammoniti: 11' Miccoli, 46' Silvestre, 6' st Juan Jesus, 12' st Morganella, 14' st Barreto, 41' st Schelotto, 44' st Hernandez. Recupero: pt 3, st 5.


Entius
venerdì 26 aprile 2013

Le sequenzialità del restyling nerazzurro

Arrivare a metà aprile senza un obiettivo da perseguire non è da grande squadra, non è da Inter. Sono stati commessi errori incredibili per una società esperta e competente come la nostra, sotto tutti gli aspetti possibili. È stato creato un cocktail di sventure, sfortuna e abbagli societari (e arbitrali) che lasciano l’amaro in bocca per come poteva svolgersi la stagione dopo l’impresa allo Juventus Stadium, uno dei pochi capolavori dell’anno calcistico nerazzurro. Non può bastare una vittoria schiacciante contro i rivali di sempre a rendere decente una stagione del genere, in cui praticamente tutte le “piccole”, tranne il Pescara, ci hanno tolto punti essenziali. La sensazione è che l’anno prossimo l’Inter vedrà una nuova alba, e che verrà finalmente arato il terreno per un nuovo ciclo di successi.

Non è facile agire in maniera decisa e necessariamente prepotente in tanti ambiti diversi: paradossalmente il settore medico è il primo da curare, con la totale rivoluzione di tutto lo staff o più semplicemente con l’assunzione di specialisti specifici da affiancare al dottor Combi, mai come ora in bilico. Il caso Nagatomo è emblematico di come la fiducia nei confronti dei medici nerazzurri sia ai minimi storici con i giocatori che preferiscono rivolgersi a personalità esterne alla Pinetina altrimenti incorrono in ricadute tremende non appena sfiorano il campo con i tacchetti. Questo è il primo ambito su cui bisognerà lavorare e, a mio avviso, è il più semplice su cui intervenire, perché slegato dal lato prettamente tecnico e dal trio allenatore-dirigenti-calciatori. Questi tre rami si intersecano inevitabilmente tra loro e una buona gestione su tutti e tre i piani è essenziale per conseguire dei buoni risultati sul campo. Iniziamo dalla società, settore per cui si attendono i maggiori cambiamenti: un tempo la personalità di Josè Mourinho accentrava su di sé non solo il ruolo del tecnico puramente calcistico, ma anche quelli di motivatore, preparatore atletico e uomo centrale nei meccanismi di mercato. Insomma, Josè lo conosciamo tutti, e in un meccanismo del genere tutti gli altri dirigenti si trovavano ad avere ruoli principalmente operativi rispetto alle richieste di Josè. È logico che lavorare con un fenomeno sportivo del genere è un altro paio di maniche, ma questa non vuol essere una critica al buon Strama, che semplicemente è troppo giovane ed inesperto per assumersi una tale responsabilità in una società come l’Inter. E nonostante ciò, Strama è già maturato dato che gli ultimi acquisti sono arrivati secondo i suoi dettami, soprattutto quello di Kovacic, guarda caso il più azzeccato.

Strama con Ausilio, Branca e Paolillo alla sua presentazione
Penso che Marco Branca, in un quadro del genere, debba svegliarsi e concludere le trattative che gli vengono richieste nel minor tempo possibile, evitando i flop dell’ultimo periodo, semplicemente improponibili. Ad ogni modo tutto dipende principalmente dalla scelta dell’allenatore, perché nel caso in cui dovesse arrivare un manager vero e proprio, sullo stile di Mourinho, gli eventuali stravolgimenti societari sarebbero inferiori. Questa via risulta difficilmente percorribile, in prima istanza dal punto di vista economico, e in secundis per il poco appeal che giustamente i colori nerazzurri suscitano all’esterno in personaggi di livello top. Gente come Klopp, o lo stesso Mou, ormai non salta di gioia alla chiamata dell’Inter, e in alternativa bisognerebbe ingaggiare allenatori che ormai hanno già dato il massimo e su cui non si possono costruire progetti a lungo termine; parlo di gente come Lucescu, Blanc, Pellegrini e addirittura Zeman, che di certo non fa brillare gli occhi dei tifosi quando leggono, sorpresi, un presunto interesse ad ingaggiare questi signori.

Siamo realisti Klopp o Mou sarebbero l’ideale, ma non arriveranno, quindi rimangono due opzioni: continuare a sostenere uno Stramaccioni, con infiniti alibi, ma un bagaglio di errori imbarazzanti perpetuati ogni domenica, con l’Inter che a volte mi ha ricordato una squadretta di calcetto di cinquantenni che si divertono a giocare in campetti a pagamento, senza uno schema di gioco e una linea da seguire univocamente in campo; o scegliere un nuovo allenatore, magari giovane, magari bravo. E in tal senso i nomi fatti sono davvero tanti: Spalletti, Mazzarri, Zenga e chi più ne ha più ne metta. Dal canto mio, adorerei vedere sulla panchina dell’Inter Vincenzo Montella, uno che ha rivoluzionato il modo di giocare e di pensare della Fiorentina e che ha costruito dalle macerie della zona salvezza una squadra capace di lottare per la zona Champions, giocando in maniera spettacolare. Per me sarebbe l’ideale, poi bisognerebbe valutare diverse componenti, come la volontà della Fiorentina di privarsi dell’uomo che li ha riportati alla luce, dopo un solo anno, e anche l’idea stessa di Montella di portare avanti il progetto viola.

Ad ogni modo, credo proprio che alla fine Moratti deciderà di confermare Strama, e cambiare qualcosina in società. E non è detto che non sia proprio la scelta giusta, a patto che il romano sappia dare quell’idea di gioco visibile e chiara alla squadra, magari restituendo ad ogni giocatore il proprio ruolo e scolarizzando Guarin nel ruolo di mezzala in un 4-3-3. Se verrà scelto Stramaccioni per iniziare il progetto Inter, si sappia però che bisognerà affiancargli figure il più possibile presenti e vicine al mister nelle scelte delicate da compiere durante la stagione. L’Europa League sarebbe stata affrontata sicuramente in maniera diversa se una figura d’esperienza avesse guidato Stramaccioni, e magari avremmo avuto qualche infortunio in meno. Penso anche che Branca non avrebbe sbagliato così tanto, avendo delle richieste precise da parte dell’allenatore e delle garanzie societarie economicamente forti. Se fossi in Moratti, la scrivania di Branca sarebbe saltata da un pezzo, ma bisogna anche riconoscere la validità di alcuni acquisti e la pochezza dei nomi che vengono pronunciati. In ogni caso, qualcosa andrà fatto, e non basterà cacciare Fassone, come si mormora negli ultimi tempi, anche perché l’ex zebrato non ha ripercussioni immediate sulle faccende di campo. Io riprenderei Oriali, figura da sempre vicina sia alle dinamiche di mercato che all’allenatore, e farei tornare anche Materazzi come secondo allenatore, per le sue capacità di caricare i giocatori e di avvicinare i tifosi alla società. Ho scoperto anche che per motivi contrattuali è ancora legato per un po’ alla società nerazzurra, che lo stipendia regolarmente. Perché non farlo tornare, soprattutto se rimarrà Strama?

Guarin, dilemma tattico: resterà?
E arriviamo così a  parlare dei giocatori: confrontando la squadra che abbiamo ora con quella del 2010, il lavoro da compiere certamente è tanto. Numericamente servono un terzino destro, un centrale di difesa top, un centrocampista completo con doti di inserimento e un esterno d’attacco di piede destro che salti l’uomo con facilità. Quattro calciatori per cui, però si deve preventivare una spesa di 40 milioni, visto che servono dei titolari veri e propri e per giunta giovani, per la costruzione del progetto. Per questo bisognerà sfoltire il più possibile la rosa, eliminando gli elementi non funzionali al progetto Inter, o facendo cassa con uno dei campioni rimasti, creando una sorta di tesoretto con altre operazioni minori. Almeno 4 top bisognerà acquistarli e non necessariamente dovranno costare tutti 40 milioni, anzi solo per l’attaccante si potrà pensare ad una spesa superiore, anche se di poco, ai 15 milioni. Il terzino dovrebbe essere un nome giovane con il costo di non più di 6-7 milioni, uno tra Peruzzi, Montoya e Jung e penso sarebbe giusto operare in tal direzione.

Sul difensore centrale vi è un grosso punto interrogativo: c’è chi dice che verrà acquistato solo per far fronte all’eventuale partenza di Samuel, ma penso che comunque qualcosa debba esser fatto, per dar sicurezza ad un reparto che esce a pezzi da questa stagione, e anche perché penso che l’asse centrale della squadra debba essere ricostruito. Non so se Dragovic sia così forte e pronto, come dicono, ma di sicuro è il profilo adatto: le operazioni alla Kovacic sono quelle da perseguire per il futuro, non quelle alla Cassano. Per il centrocampista il nome giusto è Radja Nainggolan, giocatore utile e completo per rinforzare il centrocampo e velocizzarlo. Infine l’attaccante: se davvero arrivasse Sanchez per soli 20/25 milioni, considerato che 2 anni fa ne valeva 40, sarebbe un investimento importante ma ragionato, soprattutto considerando i diversi ruoli che può occupare in campo. Sarebbe lui il vero erede di Eto’o, il campione vero da cui ripartire, e che, a mio avviso, formerebbe un asse sinistro perfetto in un 4-3-3 con Pereira e Naingollan. A proposito dell’uruguaiano, non consideratelo un brocco completo: non ha giocato una stagione brillante, non è un fenomeno, ma ha fisico e corsa e ha dimostrato di saper  fornire cross interessanti per le punte. In schemi di gioco precisi, a mio avviso, si inserirebbe perfettamente, e garantirebbe ottime prestazioni. Di fronte ad offerte importanti, pari o superiori ai 10 milioni, io per primo lo venderei a occhi chiusi, ma di certo non è un giocatore scarso come si pensa.

Un calciatore che davvero mi preoccupa è Fredy Guarin: lasciando perdere il ruolo, che deve assolutamente essere quello di mezzala, è fuori da ogni schema di gioco, sembra quasi annoiato, o in alternativa prende il pallone e pretende di fare tutto da solo, ignorando completamente i compagni. Bisogna assolutamente fargli capire che, per il suo ruolo, deve imporsi con inserimenti costanti e puntuali in area di rigore. Gli strappi che lo caratterizzano dovranno essere centellinati e limitati alle zone esterne e non centrali (Inter-Torino docet), e bisogna restituirgli la giusta posizione in campo. Se non si riesce ad avviare questo percorso già da ora è meglio venderlo al miglior offerente soprattutto di fronte ad una plusvalenza di qualche milione. L’Inter deve ripartire a prescindere da tutto e tutti e secondo principi meramente meritocratici e non di altra natura, del tipo “quello è amico di mio figlio e quindi non posso licenziarlo”. Non si vorrebbe il bene dell’Inter. Ricordate, la rifondazione inizia ora e siate fiduciosi per un futuro in forte ascesa, soprattutto se si seguiranno i dettami espressi, a larghe linee, nel mio piccolo, in quest’articolo e soprattutto da ciò che si può intuire dalle parole di Moratti & Co. 

Alessandro
mercoledì 24 aprile 2013

Essere interisti: un orgoglio (anche in inferiorità numerica!)

Per alcuni questo è divertente...
Non è un mistero che l’Inter stia vivendo uno dei momenti peggiori della presidenza di Massimo Moratti e certamente il peggiore degli ultimi 10 anni. Era difficile ripetere una stagione fallimentare come quella dello scorso anno, ma siamo riusciti incredibilmente a fare ancora peggio, qualcosa che rimanda a tempi duri, durissimi, celati da anni di vittorie bulimiche e probabilmente irripetibili.

Gli altri si battono il petto, riconoscendosi meriti su meriti, criticando tutto il sistema Inter e le scelte operate nei mesi scorsi, in tutti i modi possibili. Non fatevi fuorviare da chi vuole farsi passare come ‘Signore del Calcio’, di chi parla, o meglio dice di parlare, per il bene dell’Inter, perché sono gli stessi che si divertono nel vedere le pene nerazzurre, che sperano in una crisi atavica e non passeggera del mondo Inter, che non vogliono la ripresa, ma un ulteriore affossamento della società. Diffidate da questi oracoli onniscienti del calcio, con le loro cure fumose e inefficaci. Parlo di commentatori, giornalisti, addetti ai lavori, personaggi di altre società che parlano dell’Inter come di un cagnolino randagio in  mezzo alla strada, con un misto di ghigno e pena.

A volte bisognerebbe dar conto alle scelte errate operate nel passato, e non offuscarle, rinnegarle per poi darsi lustro per quelle corrette; perché fino a 3 anni fa le conte degli infortuni le facevano gli altri, mentre noi faticavamo a trovare posto alle coppe sempre più illustri sollevate da capitan Zanetti; perché Iaquinta, Paolucci ed Amauri non li ha certo comprati Marco Branca, Ricardo Oliveira a peso d’oro non l’ha certo acquistato Ausilio, e così per i vari Traorè, Melo, Diego, Taiwo e compagnia bella. Questo dovrebbe far riflettere chi si riempie la bocca con gli errori degli altri, perché questo è il mondo del calcio, e più o meno prima o poi sbagliano tutti e perdono tutti. Questa non vuol essere una giustificazione agli orrori che la società ha compiuto negli ultimi anni, ma un’esortazione a non scadere nell’accanimento terapeutico, anche perché l’Inter non è un malato terminale, ma è, al contrario, destinato a svegliarsi dal coma degli ultimi tempi, si spera già nell’anno prossimo. Noi per primi siamo al corrente di ciò che non va e che non è andato, e anche la società sa bene dove bisognerà agire, e ritengo che l’autocritica sia una delle doti principali di noi tifosi. Chi legge questo blog lo sa bene, e anche chi pone un po’ d’attenzione alle coreografie e ai cori della Curva, che espone striscioni, mai  avvilenti, polemici se c’è ne è bisogno, ma sempre nei parametri del rispetto e della signorilità tipici dello stile Inter. Da tifoso sono fiero di una curva del genere, con il record di abbonamenti nella stagione più complicata, pronta a stare vicino alla squadra nel bene e, ahimè, nel male!

Noi non abbiamo mai bruciato seggiolini, né fischiato una squadra che a fine stagione avrebbe vinto lo scudetto. In un mondo calcistico del genere, l’Inter è sola contro tutti, per l’ennesima volta.
Orgoglio nerazzurro, sempre
ormai ci siamo anche un po’ abituati a difenderci perennemente dai dardi scoccati a tradimento verso società e calciatori, a giocare sempre in inferiorità numerica, con squalifiche raddoppiate e ormai senza rigori a favore. “We wanna be the minority” cantavano i Green Day in una canzone di qualche anno fa; beh, in un momento del genere io ne farei anche a meno, quantomeno preferirei combattere ad armi pari, ma la frase del mitico Billie Joe Armstrong, da tifoso interista, me la sento cucita addosso, quale essenza del pianeta Inter. Forse tutto ciò ci porta a soffrire il doppio, perché bersagliati al minimo errore, ma anche a gioire il triplo nei trionfi, dove possiamo guardare tutti gli sconfitti dal basso, perché a perdere non sono solo i diretti avversari, ma soprattutto tutto un sistema calcio anti-nerazzurro. Questa è la diversità di cui parla Zanetti, una diversità che ha l’esatto sinonimo nel termine onestà, nei fatti e ancor di più intellettualmente. Bisognerà ripartire, salvando il salvabile, e con una programmazione seria, perché l’Inter non è quella delle ultime due stagioni, lo sanno bene tutti. Torneremo ad essere grandi, magari ci vorrà un po’ di tempo, magari non come quelli del triplete, ma la consapevolezza è che in ogni caso continueremo a doverci difendere da tutto e tutti. Questo è il postulato che ogni interista conosce, ed in cui si rivede nel profondo, perché l’unica vera sconfitta sarebbe adeguarsi a questo sistema marcio,  che poi in una sfera più ampia si chiama Italia.

C’è chi pensa che le questioni politiche siano dietro tutto, forse io sono uno di quelli, forse sarò esagerato e pessimista, ma, ad ogni modo, non lascerò mai che chiunque possa offuscare la limpidezza del mondo Inter; possono criticarci per questioni di campo, di scrivania e di programmazione, possono cercare di far sentire la società Inter sola, impotente di fronte ad ingiustizie troppo chiare e prepotenti per essere ignorate, e possono anche riuscirci, ma non potranno mai dividere i colori nerazzurri dalla propria tifoseria, perché il nostro non è un sistema basato sulla convenienza di fregiarsi delle vittorie dei propri beniamini, non è un vantarsi presuntuoso nei periodi fecondi e un ritirarsi nello stile “si salvi chi può” nelle sconfitte. L’unica cosa che nessun nerazzurro vero metterà in dubbio è la fede per la propria maglia e mai come in queste due stagioni la Curva Nord ha incarnato questo modo di vedere le cose, in cui penso si possano rivedere molti dei nostri lettori. Il primo punto da cui impostare la rifondazione siamo noi tifosi, la spinta silenziosa e rassicurante nelle difficoltà, imperante nelle gioie e protagonista nelle vittorie. Essere nerazzurro, per me, è un marchio di fabbrica che difficilmente si può nascondere; andate sempre fieri di amare questi colori e mostrateli a chi non è fortunato come voi, per non aver compreso la via giusta da seguire. Essere interista è uno stile di vita, vuol dire accogliere dentro di sé un sistema di valori forti ed inespugnabili. E chissà che già nella prossima stagione i maldicenti ed i malpensanti abbiano ben poco con cui riempirsi la bocca....

Alessandro
lunedì 22 aprile 2013

Dieci Considerazioni su Inter-Parma (highlights e tabellino del match)

1. Poteva finire con un pareggio o magari con una sconfitta. E’ finita con una vittoria. Ogni tanto la fortuna abbozza un sorriso anche nei nostri confronti.

2. E’ un campionato livellato verso il basso. E lo dimostra il fatto che con tre miseri punti abbiamo recuperato due posizioni e mezza. E con i sei punti persi contro Atalanta e Cagliari saremmo a pari punti con il Milan al terzo posto. Giusto per dire.

3. Non sarà mai un nuovo Maicon e neanche lo pretendiamo. Ma Jonathan nelle ultime gare sta dimostrando di essere un buon terzino destro. Corre, spinge, crossa, qualche volta come mercoledì in Coppa Italia, segna pure. Non male davvero.

4. Senza Sneijder e Coutinho ceduti a gennaio e senza Cassano fuori per infortunio, è toccato ad Alvarez illuminare il gioco nerazzurro con sprazzi di fantasia. Direi che se la sta cavando egregiamente. Pur con qualche difetto sta dimostrando di essere all’altezza di una squadra come l’Inter.

5. La casella infortuni ieri è rimasta vuota. Una notizia banale. Ma non per l’Inter attuale.

6. Ci siamo dovuti ricredere su Jonathan, su Alvarez, persino su Rocchi. Spero che presto potremo ricrederci anche su Schelotto. Le sue prestazioni nerazzurre non hanno ancora giustificato il sacrificio di Livaja e il bonus per il gol nel derby è già finito da un pezzo.

7. Riprendendo il punto precedente. Ci siamo ricreduti su Jonathan, Alvarez e Rocchi, forse prima di fine stagione riusciremo a ricrederci anche su Schelotto ma ciò non vuol dire che ci ricrederemo sull’operato di Branca.

8. Alcuni pensano che sarebbe meglio rimanere fuori dall’Europa. In effetti l’Europa League richiede uno sforzo enorme, soprattutto se dovessimo iniziare la stagione ad inizio agosto come lo scorso anno. Io credo che giocare in Europa è pur sempre un fattore positivo. Ma non mi straccerò le vesti se ci prendessimo un anno sabbatico.

9. Ancora contestazione dei tifosi nerazzurri. Ieri il bersaglio è stato (giustamente) Branca. Io capisco ben poco delle dinamiche della Curva. Ma non sarebbe meglio sostenere i ragazzi nei 90 minuti di gioco e contestare diversamente squadra e dirigenti? Per esempio con un comunicato stampa o esponendo lo striscione durante la settimana di fronte la sede dell’Inter.

10. Stramaccioni va, Stramaccioni resta. In questa fase stiamo capendo ben poco del futuro della nostra panchina sebbene credo che ognuno abbia le sue idee (io sono convinto che Strama meriti un’altra possibilità ma sono altrettanto certo che a fine anno Moratti lo manderà via).




INTER-PARMA 1-0
Marcatori: 37' st Rocchi

Inter: 1 Handanovic; 42 Jonathan, 23 Ranocchia, 40 Juan Jesus, 31 Pereira; 4 Zanetti, 10 Kovacic, 17 Kuzmanovic, 7 Schelotto (32' st Garritano); 11 Alvarez; 18 Rocchi (39' st Chivu)
A disposizione: 27 Belec, 30 Carrizo, 6 Silvestre, 24 Benassi, 25 Samuel, 28 Pasa, 45 Forte, 60 Belloni, 62 Ferrara
Allenatore: Andrea Stramaccioni

Parma: 83 Mirante; 31 Coda (28' st Santacroce), 28 Benalouane, 6 Lucarelli, 18 Gobbi; 32 Marchionni (41' st Galloppa), 10 Valdes, 16 Parolo; 9 Belfodil (1' st Biabiany), 11 Amauri, 21 Sansone
A disposizione: 1 Pavarini, 91 Bajza, 2 Ampuero, 4 Morrone, 5 Mesbah, 14 Strasser, 19 Boniperti, 20 Cerri, 87 Rosi
Allenatore: Roberto Donadoni

Arbitro: Antonio Damato (sez. arbitrale di Barletta)
Note. Ammoniti: 4' st Pereira, 5' st Valdes. Recupero: pt 0, st 3. Spettatori: 42.572

Entius
venerdì 19 aprile 2013

Diversi dagli altri, diversi da tutti

Come sosteneva in maniera sacrosanta Andrea nel suo ultimo post “Soli contro tutti? Stanchi contro tutti”, si percepisce effettivamente un senso di stanchezza derivante dalla continua constatazione della nostra diversità un po’ da tutto il resto del panorama calcistico nazionale; diversità che si evidenzia negli aspetti più disparati e a seconda delle situazioni.

giovedì 18 aprile 2013

Inter-Roma 2-3: la vendetta di Destro cancella anche l'ultimo obiettivo


Era rimasto un ultimissimo ramo a cui appigliarsi prima di dichiarare il fallimento su tutta la linea di una stagione che comunque non avrebbe mai potuto essere catalogata come positiva neanche in caso di raggiungimento della finale di coppa Italia contro la Lazio. Sognare un trofeo di importanza marginale avrebbe reso il mese abbondante che manca al rompete le righe quantomeno tollerabile, ma senza di fatto spostare di una virgola le considerazioni che andranno necessariamente fatte dopo l'ennesimo anno di ricostruzione gettato alle ortiche.

mercoledì 17 aprile 2013

Soli contro tutti? Stanchi contro tutti

Soli contro tutti. Ci piace, eh? Ci rende forti, orgogliosi, ci carica, vero? Ci fa sentire dei gladiatori più che dei tifosi, pronti, ogni santa domenica, ad entrare nell'arena più che in uno stadio, pronti a lottare per evitare di farsi sbranare dai leoni o squartare dall'avversario di turno. Non arriverà la clemenza a pollice basso di un Imperatore qui, ma solo il boato di un pubblico avversario che non vuole altro che ancora un pò di nostro sangue (metaforico), un'altra figura di emme nerazzurra da spartire, con una diabolica risata, con gli amici al bar. Soli contro tutti.

lunedì 15 aprile 2013

Dieci Considerazioni Su Cagliari-Inter (video e tabellino)

1. Quattro sconfitte nelle ultime cinque gare. L’Inter è in caduta libera, Stramaccioni è sempre più in bilico, la squadra gioca peggio del Pescara (cit. Gene Gnocchi). Peccato che tre sconfitte su quattro siano arrivate grazie a decisioni arbitrali che ci hanno sfavorito e pesantemente danneggiato. Già, ma questo a certa stampa di parte non interessa.

venerdì 12 aprile 2013

La profezia del Vate


Al di là di un sottile ed innegabile stato di godimento (che riesce ad ammettere solo chi è sincero) per l’eliminazione dei bianconeri dai quarti della Champions, una riflessone più pacata, approfondita e meno di parte non può non portare a considerare lo stato in cui versa il calcio italiano.

I vari media erano stati molto prodighi di elogi, di titoli ad effetto, di incoraggiamenti: prima del ritorno degli ottavi del Milan a Barcellona e dei quarti della Juve a Torino contro il Bayern, si respirava un clima di fiducia in un più che possibile passaggio di turno da parte dei rossoneri e in una rimonta difficile ma tutto sommato possibile dei bianconeri. Risultato: il Milan è riuscito a sperperare un grosso vantaggio ed è stato letteralmente asfaltato nella partita del Camp Nou, e la Juve è stata dominata piuttosto nettamente sia all’andata che al ritorno, risultando questa doppia sfida quella di fatto meno incerta di tutti i quarti di finale.

mercoledì 10 aprile 2013

"Vile, tu uccidi un uomo morto!"


La visione della partita di domenica sera mi ha riportato alla mente l’episodio della battaglia di Gavinana, nel 1530, quando il condottiero italiano Francesco Ferrucci, già gravemente ferito, venne spogliato dell’armatura e finito brutalmente dal comandante spagnolo Maramaldo; chi ci ha tramandato l’episodio, ci racconta che il Ferrucci, prima di spirare, rivolse queste parole al non troppo leale avversario spagnolo.

lunedì 8 aprile 2013

Dieci considerazioni sull'ennesima partita decisa dagli arbitri


1. Difficile, anzi direi quasi impossibile, fare un’analisi tecnica sulla gara di ieri sera. Una sconfitta figlia di qualche errore dell’Inter ma soprattutto di un rigore totalmente inventato che ha cambiato l’inerzia della partita.

Inter-Atalanta 3-4: Gervasoni inizia la rimonta, la nostra difesa la conclude

E' passata una notte, una notte in cui ognuno di noi ha provato a somatizzare una partita che, diciamocelo francamente, ha regalato a tutti noi emozioni di tempi andati, o meglio, che speravamo fossero oramai andati. Chiaramente, le emozioni di cui stiamo parlando, non sono neanche minimamente vicine alla gioia o alla felicità, quanto piuttosto lo sono alla depressione, mista rabbia, mista arrendevolezza. L'Inter, ve lo chiedo per favore, non chiamatela pazza, sarebbe eccessivamente celebrativo come aggettivo.

giovedì 4 aprile 2013

Dieci Considerazioni su Sampdoria-Inter (e dintorni)


1. Contava vincere e abbiamo vinto. Sono tre punti importantissimi arrivati al termine di una gara non giocata benissimo. Potevamo fare di più. E per arrivare al terzo posto dovremo fare di più.

2. Kovacic ha talento e tutte le carte in regola per diventare un pilastro di questa Inter. Certo vederlo giocare nel nulla che lo circonda mette un po’ di tristezza. Speriamo (per lui e per noi) che l’anno prossimo abbia intorno giocatori all’altezza.
mercoledì 3 aprile 2013

Sampdoria-Inter 0-2: che Dio ci preservi Palacio!

Palacio, l'eroe della serata (e non solo)
In un giorno in cui i migliori pensano all'Europa ed i più fortunati si riposano, l'Inter va in scena al Marassi di Genova contro la Sampdoria, nel recupero della 29a giornata della Serie A. E grazie al cielo va tutto bene, con i nerazzurri che torneranno, nella nottata, in quel di Milano con tre punti pesantissimi in tasca.

martedì 2 aprile 2013

Inter, i freddi numeri di un tunnel lungo 5 mesi


Sono sempre stato del parere che i numeri, nel calcio, raramente mentano. Non possono spiegare sempre tutto, ma nel lungo periodo sono in grado di fornire in modo netto e difficilmente attaccabile fredde verità che a volte approfondite analisi tecnico-tattiche, influenzate magari da variabili come il giudizio personale, non riescono a dare.