Andrea Stramaccioni è uno che ce l'ha fatta. Non a riportare il sapore pieno della vittoria là dove le pareti ne erano ancora impregnate dopo un lustro glorioso, nè probabilmente (diciamocelo, quasi certamente) a restituire l'Inter alla massima competizione europea assolvendo appieno al primo punto del suo mandato, ma quello di restare un anno sulla panchina nerazzurra è comunque un traguardo che nessun tecnico dopo i regni pluriennali di Mancini e Mourinho è riuscito a tagliare.
Aveva fallito l'esperto e vincente Rafa Benitez, che si fece metaforicamente saltare in aria assieme alla sua panchina il 23 dicembre 2010 dopo la vittoria del mondiale per club, era letteralmente fuggita a gambe levate la metamorfosi deambulante Leonardo, illuminato sulla via di Damasco nell'estate 2011 dai petroldollari del Qatar e dalla prospettiva di un futuro da dirigente con disponibilità economica illimitata. Gasperini fu il prototipo del tecnico esonerato ancor prima di firmare il contratto, sostituito in un amen da quel Ranieri che sembrava aver rimesso in piedi una baracca caracollante, ma che poi implose proprio quando i risultati facevano sperare in un finale di stagione quantomeno più tranquillo.
Il 26 marzo 2012, l'investitura "pro-tempore" di quel giovane tecnico di cui si diceva già un gran bene, e che nella Next Generation Series aveva condotto l'Inter primavera ad una incredibile vittoria, figlia di una cavalcata iniziata dopo la batosta subita dai pari età del Tottenham (1-7). E' passato un anno esatto, e Strama, nonostante tempeste e fortunali, è ancora lì e ci resterà a meno di crolli verticali nelle prossime settimane.
Dietro la "promozione" di Andrea Stramaccioni a tecnico della prima squadra c'è non solo la necessità di invertire una tendenza di risultati e gioco che con Ranieri era diventata quasi irreversibile, ma anche il desiderio di Moratti di testare, in un contesto esponenzialmente più difficile rispetto a quello della primavera, quel giovane allenatore che lo stava via via conquistando e in cui intravedeva le stimmate del predestinato. Una sorta di esame, di quelli tosti, per poi affidargli le chiavi della rifondazione qualora l'"outcome" fosse stato soddisfacente.
L'Inter che il giovane Andrea prende in consegna è una squadra svuotata, che non sa più vincere, sbattuta fuori dall'Europa che conta e lontana anni luce dal ritornarci (scenario tra l'altro pericolosamente simile a quello attuale, al netto della grande gara col Tottenham). Con il nuovo corso le cose però iniziano a cambiare velocemente: si respira un'aria diversa, e torna un entusiasmo che sul campo si traduce in gol e vittorie, fino a quando il 2 maggio la locomotiva deraglia sulla via Emilia, fermando così la folle rincorsa Champions vinta poi dall'Udinese di Guidolin. Prestazioni come quella di Udine, e soprattutto il derby vinto contro il Milan, non passano però inosservate, e Stramaccioni guadagna così un gettone d'oro per la stagione 2012/13: e se lo guadagna anche così, con manifestazioni di interismo che stregano la tifoseria e ricordano per certi versi i bei tempi, neanche troppo recenti, del comunicatore per eccellenza nato sulle rive dell'oceano Atlantico.
Con Stramaccioni al timone inizia la transizione della squadra che, soprattutto per esigenze di bilancio, inizia a operare tagli importanti a quel gruppo vincente che già aveva salutato Motta ed Eto'o. Partono JC, Lucio, Maicon, scadono i contratti di Cordoba e Orlandoni, rimangono rispettivamente a Napoli e Milan Pandev e Muntari. Tra i reduci del triplete rimasti, spicca quel Wesley Sneijder che il tecnico vorrebbe mettere al centro del progetto, ma il cui ruolo all'interno dello stesso è minato da una condizione contrattuale "pesante" e che sarà una delle tante, troppe contraddizioni di un'annata complicata sotto tutti i punti di vista, gestionale compreso.
Il campionato di Strama non inizia bene bene, con le vittorie esterne di Pescara e Torino e le pesanti sconfitte interne contro la Roma di Zeman ed il Siena. Dopo il ko con i toscani iniziano le critiche ed i primi rumors sul futuro del tecnico, che preso atto dei troppi gol subiti dalla squadra e l'eccessiva sofferenza sulle ripartenze avversarie, decide di uniformarsi alla tendenza del momento passando ad una linea difensiva a tre con Samuel-Ranocchia-J.Jesus e l'accantonamento pressochè definitivo di Silvestre.
Il primo vero sacrificio di Strama sull'altare del risultato ha sortito, nell'immediato, effetti sorprendenti che in un certo qual modo mascheravano il peccato originale di aver accantonato idee e progetti tattici iniziali al fine di preservare se stesso (Conte a Torino ha cambiato tre volte in due anni il modulo 'base', ma mai spinto da ragioni di autoconservazione). Sette vittorie consecutive, con il sacco dello Juventus Stadium come massima espressione di un concetto di squadra finalmente funzionante, organizzato, in cui l'essere schierati a tre punte, o a due punte più un trequartista conta poco stante la capacità corale di sacrificarsi e ripiegare nelle due fasi.
Soprattutto, è la forza mentale della squadra a sorprendere, quella capacità di stare sempre "nella partita" e reagire in modo compatto anche a evidenti situazioni sfavorevoli come reti subite in fuorigioco, mancate espulsioni, e via discorrendo. Evidente segno di coesione tecnico-squadra, dimostrazione abbastanza chiara di un gruppo che rema nella stessa direzione. E dopo quella che è forse la sua più bella vittoria da tecnico 'senior', il 37enne Strama fa un figurone anche davanti ai microfoni guadagnando ulteriori punti credibilità nonostante l'età e i fucili per il momento nascosti ma sempre ben puntati per colpire alle prime difficoltà.
Il calo che segue la vittoria di Torino è graduale, ed inizia con i passi falsi contro Atalanta e Cagliari figli anche di veri e propri 'orrori' arbitrali che comunque non lasciano passare inosservata la smarrita solidità difensiva perno su cui si era fondata la crescita precedente. La scena muta a Parma acuisce la crisi, la vittoria col Napoli la smorza, ma il 2013 è un pianto greco. Il caso Sneijder esplode, dando prima al tecnico l'ennesima grana da risolvere (seguirà quella di Cassano, tanto per non farsi mancare nulla), e privandolo poi di quello che doveva (poteva) essere il faro della sua Inter. Va via anche Coutinho, la cui cessione porta milioni fresci dirottati su Mateo Kovacic, arrivano Kuzmanovic, Schelotto e il vice-Milito ombra Rocchi.
Nella confusione generale il giovane e baldanzoso Strama visto per 8 mesi buoni a prescindere dai risultati, perde la bussola e sbanda pericolosamente assieme alla squadra. Parte il tourbillon di moduli sempre speculari all'avversario e interpreti sempre diversi, di primi tempi regalati all'avversario, di una confusione imperante e che allontana quell'Inter un tempo seconda a un punto dalla vetta anche dall'Europa meno nobile.
I ko di Siena e Firenze sembrano scrivere l'epitaffio dell'avventura del tecnico, che però gode di una fiducia decisamente sorprendente considerando il Moratti a cui spesso siamo stati abituati. E dopo un derby riacciuffato per i capelli (di Schelotto), la rimonta di Catania rimette in sesto una situazione che la batosta di White Hart Lane prima e di San Siro col Bologna poi riporta sui livelli di guardia. Il ritorno contro il Tottenham è però spettacolo puro, la squadra sfiora la rimonta storica e si arrende solo al 120', mostrando di esserci ancora, con una nuova veste tattica (4-3-1-2) e una ritrovata voglia.
A nove (dieci, per la verità, considerato il recupero di Marassi) giornate dalla fine, Andrea Stramaccioni si trova nella stessa situazione in cui si trovava un anno esatto fa quando divenne l'allenatore dell'Inter, con il pesante handicap di un Milito in meno. Se si dovesse giudicare oggi la qualità del suo operato solo sulla base di questa fredda considerazione, probabilmente il tecnico romano ne uscirebbe a pezzi. E il giudizio non sarebbe diverso se spostassimo l'analisi sull'aspetto tecnico-tattico, perchè è difficile intravedere in questa Inter, ad oggi, un'idea, un'impronta come invece accade alla Fiorentina di Montella.
Può quindi essere Stramaccioni il 'prossimo' allenatore dell'Inter? Banale dire che tutto sarà legato al rush finale e alle famose 10 finali che come un anno fa forniranno le dovute risposte. Il terzo posto, fondamentale ma molto, molto difficile da raggiungere, in tal senso non può e non deve costituire la discriminante assoluta per determinare le sorti di un tecnico che comunque vada, uscirà da questa annata con un bagaglio di esperienza che di certo ne farà un allenatore migliore.
Ci faccia vedere 10 Inter come quella vista contro il Tottenham, ci mostri un piano, una direzione. Ci mostri che stiamo andando da qualche parte con la forza delle idee. Avrà un'altra occasione, e magari tra un anno staremo qui a parlare ancora di lui, e di un'Inter più competitiva di quanto non sia quella attuale.
Antonio
Va bene la rosa inadeguata, va bene gli acquisti "casuali" (Rocchi e Schelotto,per esempio) ma negli ultimi tempi il buon Strama ha fatto qualche errorino di troppo.
RispondiEliminaMerita comunque un'altra possibilità, con uomini e acquisti più adeguati al suo progetto.
Se si decide di confermarlo sulla panchina nerazzurra, deve essere una scelta che prescinde dalle 10 giornate finali. Altrimenti si rischia di confermarlo e poi metterlo in discussione già ad ottobre.
Errori ne ha fatti diversi, ed era senza dubbio prevedibile che questo succedesse, anche perchè la situazione generale da dicembre in poi ha iniziato a farsi non proprio piacevolissima. Poi bè, Cassano che sclera, Milito che si rompe, torna, gioca 3 partite e si rompe di nuovo..diciamo che non è stato neanche fortunatissimo il tecnico.
EliminaDi sicuro avrà fatto tesoro degli errori, ma le ultime 10 partite serviranno quantomeno a capire se riuscirà a costruire qualcosa di serio su cui lavorare per la prossima stagione, qualora confermato..cosa che ad oggi ritengo improbabile, ma non si può mai sapere.
Credo che Antonio sia stato bravissimo a concentrare in qualche riga un anno davvero intenso, per Strama ma per l'Inter in generale. Stramaccioni, come sottolineato, ha certamente dei limiti e delle colpe e si sa che nel calcio, alla fine, è l'allenatore spesso a pagare le conseguenze perchè è molto più semplice cambiare lui che tutto il resto. Però qui siamo davanti ad un caso diverso: di allenatori, negli ultimi due anni, ne sono stati cambiati abbastanza. Ora è il momento di fare una profonda riflessione, come diciamo da tempo.
RispondiEliminaStrama si giochi al meglio queste ultime dieci partite e la Coppa Italia, poi se anche il terzo posto non dovesse arrivare, beh, dipende come non arriverà...
Grazie Andrea! A me sinceramente quello che spaventa sono i nomi, del post-Strama, e devo dire che man mano che passano i giorni, anche quelli si stanno facendo meno insistenti. Ovvio che se si perde sabato con la Juve torneranno alla carica nominandoli tutti dalla A di Ammazzalorso alla Z di Zeman, ma la mia sensazione è che per qualche motivo oggi Strama sia più saldo.
EliminaPoi bè, che continuino pure a parlare di Mourinho, che oltre a un ingaggio mostruoso porterebbe con sè l'obbligo implicito di costruire una squadra a prova di figure di merda. Tutto questo col FPF che come descrive Alex nel suo articolo, rischia di aprire una ancor maggiore austerity..
Ciao a tutti. Ripeto quello che ho detto più volte: Strama, anche se sarà il primo, dal momento che sappiamo tutti come vanno queste cose, dovrebbe essere in realtà l'ultimo a pagare per quello che è successo all'Inter nell'ultima stagione. A meno che non si riesca a riportare a Milano il Mou (e anche in questo caso avrei qualche dubbio), per me il ragazzo merita la conferma: è chiaro che alla sua età e al primo anno si serie A sulla panca poi dell'Inter, errori si finisca per commetterli. Però lui è uno che merita una seconda chance, non come Gasperini o Ranieri che si sapeva benissimo fin dove potevano arrivare e cosa potevano dare. Poi mi rendo perfettamente conto che o fa il miracolo, o probabilmente verrà cacciato anche lui; e sotto con un altro! Boh...
RispondiEliminaIl futuro di Mourinho intriga moltissimo anche me, perchè se da un lato è vero che tutto dice "Chelsea o Inter", dall'altro penso che dovrebbe:
Elimina- tornare da un patron che l'ha esonerato su due piedi (Chelsea)
- tornare dove lo amano tutti, ma probabilmente in un contesto di ridimensionamento e senza top-player già fatti e finiti (Inter)
Onestamente, che torni da noi non lo credo neanche se lo vedo..