Arrivare a metà aprile senza un obiettivo da perseguire non
è da grande squadra, non è da Inter. Sono stati commessi errori incredibili per una società esperta e
competente come la nostra, sotto tutti gli aspetti possibili. È stato creato
un
cocktail di sventure, sfortuna e abbagli societari (e arbitrali) che lasciano
l’amaro in bocca per come poteva svolgersi la stagione dopo l’impresa allo
Juventus Stadium, uno dei pochi capolavori dell’anno calcistico nerazzurro. Non
può bastare una vittoria schiacciante contro i rivali di sempre a rendere decente una
stagione del genere, in cui praticamente tutte le “piccole”, tranne il Pescara,
ci hanno tolto punti essenziali. La sensazione è che l’anno prossimo l’Inter
vedrà una nuova alba, e che verrà finalmente arato il terreno per un nuovo
ciclo di successi.
Non è facile agire in maniera decisa e necessariamente
prepotente in tanti ambiti diversi: paradossalmente
il settore medico è il
primo da curare, con la totale rivoluzione di tutto lo staff o più
semplicemente con l’assunzione di specialisti specifici da affiancare al dottor
Combi, mai come ora in bilico. Il
caso Nagatomo è emblematico di come la
fiducia nei confronti dei medici nerazzurri sia ai minimi storici con i
giocatori che preferiscono rivolgersi a personalità esterne alla Pinetina altrimenti
incorrono in ricadute tremende non appena sfiorano il campo con i tacchetti.
Questo è il primo ambito su cui bisognerà lavorare e, a mio avviso, è il più
semplice su cui intervenire, perché slegato dal lato prettamente tecnico e dal
trio allenatore-dirigenti-calciatori. Questi tre rami si intersecano
inevitabilmente tra loro e una buona gestione su tutti e tre i piani è
essenziale per conseguire dei buoni risultati sul campo. Iniziamo dalla
società, settore per cui si attendono i maggiori cambiamenti: un tempo la
personalità di
Josè Mourinho accentrava su di sé non solo il ruolo del tecnico
puramente calcistico, ma anche quelli di motivatore, preparatore atletico e
uomo centrale nei meccanismi di mercato. Insomma, Josè lo conosciamo tutti, e in
un meccanismo del genere tutti gli altri dirigenti si trovavano ad avere ruoli
principalmente operativi rispetto alle richieste di Josè. È logico che
lavorare con un fenomeno sportivo del genere è un altro paio di maniche, ma
questa non vuol essere una critica al buon
Strama, che semplicemente è troppo
giovane ed inesperto per assumersi una tale responsabilità in una società come
l’Inter. E nonostante ciò, Strama è già maturato dato che gli ultimi acquisti
sono arrivati secondo i suoi dettami, soprattutto quello di
Kovacic, guarda
caso il più azzeccato.
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Strama con Ausilio, Branca e Paolillo alla sua presentazione |
Penso che
Marco Branca, in un quadro del genere, debba svegliarsi
e concludere le trattative che gli vengono richieste nel minor tempo possibile,
evitando i flop dell’ultimo periodo, semplicemente improponibili. Ad ogni modo
tutto dipende principalmente dalla scelta dell’allenatore, perché nel caso in
cui dovesse arrivare un manager vero e proprio, sullo stile di Mourinho, gli eventuali
stravolgimenti societari sarebbero inferiori. Questa via risulta difficilmente
percorribile, in prima istanza dal punto di vista economico, e in secundis per
il poco appeal che giustamente i colori nerazzurri suscitano all’esterno in
personaggi di livello top. Gente come
Klopp, o lo stesso Mou, ormai non salta
di gioia alla chiamata dell’Inter, e in alternativa bisognerebbe ingaggiare
allenatori che ormai hanno già dato il massimo e su cui non si possono
costruire progetti a lungo termine; parlo di gente come
Lucescu,
Blanc,
Pellegrini
e addirittura
Zeman, che di certo non fa brillare gli occhi dei tifosi quando
leggono, sorpresi, un presunto interesse ad ingaggiare questi signori.
Siamo
realisti
Klopp o Mou sarebbero l’ideale, ma non arriveranno, quindi rimangono
due opzioni: continuare a sostenere uno Stramaccioni, con infiniti alibi, ma un
bagaglio di errori imbarazzanti perpetuati ogni domenica, con l’Inter che a volte mi ha
ricordato una squadretta di calcetto di cinquantenni che si divertono a giocare
in campetti a pagamento, senza uno schema di gioco e una linea da seguire
univocamente in campo; o scegliere un nuovo allenatore, magari giovane, magari
bravo. E in tal senso i nomi fatti sono davvero tanti:
Spalletti,
Mazzarri,
Zenga e chi più ne ha più ne metta. Dal canto mio, adorerei vedere sulla
panchina dell’Inter
Vincenzo Montella, uno che ha rivoluzionato il modo di
giocare e di pensare della Fiorentina e che ha costruito dalle macerie della
zona salvezza una squadra capace di lottare per la zona Champions, giocando in
maniera spettacolare. Per me sarebbe l’ideale, poi bisognerebbe valutare
diverse componenti, come la volontà della Fiorentina di privarsi dell’uomo che
li ha riportati alla luce, dopo un solo anno, e anche l’idea stessa di Montella
di portare avanti il progetto viola.
Ad ogni modo, credo proprio che alla fine
Moratti deciderà di
confermare Strama, e cambiare qualcosina in società. E non
è detto che non sia proprio la scelta giusta, a patto che il romano sappia dare
quell’idea di gioco visibile e chiara alla squadra, magari restituendo ad ogni
giocatore il proprio ruolo e
scolarizzando Guarin nel ruolo di mezzala in un
4-3-3. Se verrà scelto Stramaccioni per iniziare il progetto Inter, si sappia
però che bisognerà affiancargli figure il più possibile presenti e vicine al
mister nelle scelte delicate da compiere durante la stagione. L’Europa League
sarebbe stata affrontata sicuramente in maniera diversa se una figura d’esperienza
avesse guidato Stramaccioni, e magari avremmo avuto qualche infortunio in meno.
Penso anche che Branca non avrebbe sbagliato così tanto, avendo delle richieste
precise da parte dell’allenatore e delle garanzie societarie economicamente
forti. Se fossi in Moratti,
la scrivania di Branca sarebbe saltata da un pezzo,
ma bisogna anche riconoscere la validità di alcuni acquisti e la pochezza dei
nomi che vengono pronunciati. In ogni caso, qualcosa andrà fatto, e
non basterà
cacciare Fassone, come si mormora negli ultimi tempi, anche perché l’ex zebrato
non ha ripercussioni immediate sulle faccende di campo. Io riprenderei
Oriali,
figura da sempre vicina sia alle dinamiche di mercato che all’allenatore, e farei
tornare anche
Materazzi come secondo allenatore, per le sue capacità di
caricare i giocatori e di avvicinare i tifosi alla società. Ho scoperto anche
che per motivi contrattuali è ancora legato per un po’ alla società nerazzurra,
che lo stipendia regolarmente. Perché non farlo tornare, soprattutto se rimarrà
Strama?
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Guarin, dilemma tattico: resterà? |
E arriviamo così a parlare dei
giocatori: confrontando la squadra
che abbiamo ora con quella del 2010, il lavoro da compiere certamente è tanto.
Numericamente
servono un terzino destro, un centrale di difesa top, un
centrocampista completo con doti di inserimento e un esterno d’attacco di piede
destro che salti l’uomo con facilità. Quattro calciatori per cui, però si deve
preventivare una spesa di 40 milioni, visto che servono dei titolari veri e
propri e per giunta giovani, per la costruzione del progetto. Per questo
bisognerà sfoltire il più possibile la rosa, eliminando gli elementi non
funzionali al progetto Inter, o facendo cassa con uno dei campioni rimasti,
creando una sorta di tesoretto con altre operazioni minori. Almeno 4 top bisognerà
acquistarli e non necessariamente dovranno costare tutti 40 milioni, anzi solo
per l’attaccante si potrà pensare ad una spesa superiore, anche se di poco, ai
15 milioni. Il terzino dovrebbe essere un nome giovane con il costo di non più
di 6-7 milioni, uno tra
Peruzzi, Montoya e Jung e penso sarebbe giusto operare
in tal direzione.
Sul difensore centrale vi è un grosso punto interrogativo:
c’è chi dice che verrà acquistato solo per far fronte all’eventuale partenza di
Samuel, ma penso che comunque qualcosa debba esser fatto, per dar sicurezza ad
un reparto che esce a pezzi da questa stagione, e anche perché penso che l’asse
centrale della squadra debba essere ricostruito. Non so se
Dragovic sia così
forte e pronto, come dicono, ma di sicuro è il profilo adatto: le operazioni
alla Kovacic sono quelle da perseguire per il futuro, non quelle alla Cassano.
Per il centrocampista il nome giusto è
Radja Nainggolan, giocatore utile e
completo per rinforzare il centrocampo e velocizzarlo. Infine l’attaccante: se
davvero arrivasse
Sanchez per soli 20/25 milioni, considerato che 2 anni fa ne
valeva 40, sarebbe un investimento importante ma ragionato, soprattutto
considerando i diversi ruoli che può occupare in campo. Sarebbe lui il vero
erede di Eto’o, il campione vero da cui ripartire, e che, a mio avviso,
formerebbe un asse sinistro perfetto in un 4-3-3 con
Pereira e Naingollan. A
proposito dell’uruguaiano, non consideratelo un brocco completo: non ha giocato
una stagione brillante, non è un fenomeno, ma ha fisico e corsa e ha dimostrato
di saper fornire cross interessanti per
le punte. In schemi di gioco precisi, a mio avviso, si inserirebbe
perfettamente, e garantirebbe ottime prestazioni. Di fronte ad offerte
importanti, pari o superiori ai 10 milioni, io per primo lo venderei a occhi
chiusi, ma di certo non è un giocatore scarso come si pensa.
Un calciatore che davvero mi preoccupa è
Fredy Guarin: lasciando perdere il ruolo, che deve
assolutamente essere quello di mezzala,
è fuori da ogni schema di gioco, sembra
quasi annoiato, o in alternativa prende il pallone e pretende di fare tutto da
solo, ignorando completamente i compagni. Bisogna assolutamente fargli capire che,
per il suo ruolo, deve imporsi con inserimenti costanti e puntuali in area di
rigore. Gli strappi che lo caratterizzano dovranno essere centellinati e
limitati alle zone esterne e non centrali (Inter-Torino docet), e bisogna
restituirgli la
giusta posizione in campo. Se non si riesce ad avviare questo
percorso già da ora è meglio venderlo al miglior offerente soprattutto di
fronte ad una plusvalenza di qualche milione. L’Inter deve ripartire a
prescindere da tutto e tutti e secondo principi meramente meritocratici e non
di altra natura, del tipo “quello è amico di mio figlio e quindi non posso
licenziarlo”. Non si vorrebbe il bene dell’Inter. Ricordate, la rifondazione
inizia ora e
siate fiduciosi per un futuro in forte ascesa, soprattutto se si
seguiranno i dettami espressi, a larghe linee, nel mio piccolo, in
quest’articolo e soprattutto da ciò che si può intuire dalle parole di Moratti
& Co.
Alessandro