Nella trionfale notte di Torino, subito dopo le prime ore di delirio seguite al triplice fischio, ricordo benissimo il pensiero che mi balenò in mente quando la sbronza iniziava a scemare e la mente tornava ad essere via via più lucida e razionale. Pensai a qualche mese prima,
a quella folle rimonta sul Milan capolista coronata nel derby di gennaio che sembrava spalancare porte immense ad una nuova annata di trionfi, ed invece segnò l'inizio del deragliamento della locomotiva lanciatissima allora guidata da Ranieri. Ero terrorizzato che potesse succedere la stessa cosa, che
si potessero ripresentare scenari esattamente opposti a quelli che una serata del genere rendeva lecito disegnare.
A
Parma abbiamo deragliato in maniera netta, forse definitiva, offrendo uno spettacolo sconcertante e persino offensivo per chi credeva che la gara del Tardini fosse quella dell'assalto alla diligenza dello scudetto e del ritorno a una sola lunghezza di distanza dalla Juventus sconfitta a San Siro dal Milan. Una squadra spenta, senza mordente e imprecisa per 90 minuti lascia l'Emilia con le ossa rotta, arrendendosi ad un gol incredibile di
Sansone, capace di farsi 40 metri palla al piede senza che un solo calciatore in maglia nerazzurra riesca in alcun modo a frenarne l'incedere. Un decadimento soprattutto fisico della squadra di
Stramaccioni, che contro assatanati come il match-winner, Rosi, Marchionni e soprattutto l'ex-
Biabiany perde tutti i confronti diretti e, di conseguenza, la partita.
Poco da recriminare se
Milito non calcia in porta mai,
Palacio si muove tanto ma senza costrutto, e
Guarìn si perde in numeri velleitari dopo un primo tempo di spessore, risultando il più colpevole sul gol subito. E va detto, non è la prima volta che il colombiano pecca di leziosità dando l'ennesima riprova della sua scarsa attitudine a ricoprire un ruolo di interno in un sistema di gioco come quello di
Stramaccioni. Senza
Gargano (squalificato) e
Mudingayi (infortunato), con
Sneijder ai box per scelta "tecnico-societaria", e
Cassano squalificato, la scelta di
Alvarez dal primo minuto come interno del centrocampo a 5 sembra anche sensata, ma il secondo tempo dell'argentino tocca livelli di pochezza imbarazzanti, con Coutinho che comunque nei 20' finali non fa nulla per dimostrare quanto utile sarebbe potuto essere se impiegato dal primo minuto.
Un'
Inter che fa la partita nel primo tempo, ma che accusa un crollo preoccupante nella ripresa fino a subire un gol che a certi livelli non è proprio possibile prendere. Della reazione rabbiosa e furibonda vista in altri frangenti, nemmeno l'ombra: i nerazzurri accettano, somatizzano, si arrendono. Senza lottare, senza gettare il cuore oltre l'ostacolo: una resa senza condizioni.
Il
Napoli, vittorioso ben oltre i suoi meriti a
Cagliari, compie il vero balzo di giornata scavalcandoci e portandosi al secondo posto a -2 dalla Juve, mentre la
Fiorentina di
Montella, capace di impattare 2-2 a Torino nonostante assenze pesanti come macigni, opera l'aggancio al podio. Insomma, peggio di così, questa giornata difficilmente sarebbe potuta andare.
L'euforia per aver ritrovato una squadra finalmente ambiziosa e capace di grandi risultati è stata colpita a morte, questa sera. Dopo Torino,
la Juventus ha raccolto quattro punti in tre partite, ovvero un qualcosa su cui tutti noi avremmo firmato con il sangue affinchè succedesse: bè, noi con
Atalanta,
Cagliari, e
Parma ne abbiamo raccolto solo uno, rischiando peraltro di non fare neanche quello. Sono discorsi che lasciano il tempo che trovano, ma in una realtà ipotetica avremmo avuto la potenziale opportunità di essere, in questo momento, in fuga solitaria. Ovviamente questo non significa niente, è una considerazione che vuole solo dare la dimensione di quanto immatura è stata la gestione di quella vittoria, e di come gli infortuni e il doppio impegno abbiano messo a nudo tutte le pecche strutturali di una squadra che non è ancora pronta a competere per grandi traguardi.
La gara col
Palermo diventa decisiva per tante ragioni adesso: già, perchè fino a due settimane fa sembrava che il nostro unico problema fosse diventato arrivare primi o secondi, mentre la dura realtà emersa dal campo è che non possiamo più commettere passi falsi di nessun tipo per non vederci scivolare di nuovo l'Europa che conta dalle mani. Si va avanti, colpiti nel vivo, certamente un pò delusi: perchè perdere si può, ma l'
Inter vista questa sera ha rievocato spettri che parevano essere ormai stati mandati via dalla rivoluzione copernicana della scorsa estate.
PARMA-INTER 1-0 (pt 0-0)
MARCATORI: 29' st Sansone
PARMA (4-3-3): Mirante, Rosi (28' st Benalouane), Zaccardo, Paletta, Gobbi, Marchionni, Valdes, Acquah, Biabiany, Amauri, Sansone (31' st Belfodil). (1 Pavarini, 91 Bajza, 6 Lucarelli, 39 Fideleff, 13 Santacroce, 77 Ninis, 19 Musacci, 4 Morrone, 23 Arteaga, 17 Palladino). All.: Donadoni.
INTER (3-5-2): Handanovic, Ranocchia, Samuel, Juan Jesus (40' st Duncan), Zanetti, Guarin, Cambiasso (41' st Livaja), Alvarez (27' st Coutinho), Nagatomo, Milito, Palacio. (12 Castellazzi, 27 Belec, 6 Silvestre, 42 Jonathan, 17 Mariga, 24 Benassi, 52 Romanò, 31 Pereira). All.: Stramaccioni.
ARBITRO: Banti di Livorno.
NOTE: angoli: 8-7 per il Parma. Recupero: 1' e 4'.
Ammoniti: Gobbi, Palacio, Valdes, Duncan per gioco scorretto. Spettatori: 16.147 (di cui 9.182 abbonati) per un incasso di 250.845,8 euro
Antonio