venerdì 28 settembre 2012

Un'arida stagione nerazzurra



La disperazione di Cambiasso dopo un gol del Siena
A volte capita, a me almeno, di trovarsi a riflettere su certi aspetti  in momenti nei quali alla maggior parte delle persone vengono  probabilmente spontanee tutt’altro tipo di considerazioni; il rischio è quello di non venire capiti e di passare per i classici “bastian contrari”, o più brutalmente per i rompiballe di turno. Siccome però ci piace considerarci un blog di opinione e non necessariamente allineato alle scelte societarie, provo ad addentrarmi in certe considerazioni dopo una vittoria come quella contro il Chievo, non dopo la sconfitta contro il Siena.

Il povero Stramaccioni le sta tentando un po’ tutte, e nelle dieci gare ufficiali fin qui disputate ha utilizzato tutti i moduli e tutti gli uomini possibili, nell’intento di trovare quello più efficace e adatto ai giocatori che la Società gli ha messo a disposizione. E proprio nella gara contro il Chievo si è avuta conferma di una realtà non troppo entusiasmante, sempre a mio parere: se proviamo a schierare una formazione con almeno tre giocatori prettamente offensivi, “becchiamo” regolarmente un gol prima di riuscire a realizzarne uno e la faccenda si complica ancora di più, dato che poi dobbiamo ulteriormente scoprirci per tentare di raddrizzare la gara con il risultato che ne incassiamo regolarmente almeno un altro. Questo è sempre successo a  S. Siro, dove in qualche modo si è portati a rischiare qualcosa di più, condizionati dal fattore campo e al tempo stesso confidando in esso. Quando invece partiamo più prudenti con soli due giocatori offensivi, indipendentemente dal fatto che la difesa venga schierata a tre o a quattro, risultiamo più compatti e subiamo meno, riuscendo quasi sempre a colpire in contropiede e a vincere la gara, magari in maniera anche un pò fortunosa come è successo in quel di Verona. A parte il fatto che il nostro Mister possa contrariarsi se la cosa gli viene fatta notare, magari in termini e con vocaboli non del tutto corretti, purtroppo sembra assodata la realtà che se l’Inter attuale vuole fare punti deve mettere un po’ da parte i sogni di gloria e di calcio spettacolo (o di “bel calcio” come va di moda dire adesso) e adattarsi a utilizzare moduli che prevedano un centrocampo maggiormente presidiato.

Deki ancora non si sa come starà quest'anno
Questa considerazione ci porta fatalmente ad un’altra di carattere più generale che abbiamo affrontato tante volte nel corso di questi ultimi due anni: sono stati scelti giocatori sbagliati, sia in senso assoluto, sia in rapporto a quelli che c’erano già in rosa e al sistema di gioco che si prevedeva di utilizzare. Premesso che ritengo quelle sul “calcio spettacolo”  un po’ delle fisime e che il calcio spettacolo riesci a proporlo quasi esclusivamente se disponi di grandi interpreti, non ci trovo nulla di male nel fatto che l’Inter possa decidere di utilizzare un modulo che prevede una certa densità a centrocampo, dal momento che è lì che si vincono quasi sempre le partite; il problema è che questa densità prevede l’utilizzo di un centrocampista capace di organizzare la manovra e dettare tempi e schemi di gioco, ma non di un trequartista. Noi in rosa ne abbiamo ben tre: Sneijder, Cou e Alvarez, e non mi venite a dire che sono adattabili in altri ruoli perché non è così. Per permettersi un trequartista ci vorrebbero centrocampisti di qualità medio-alta, capaci di interpretare entrambe le fasi e che alle doti tecniche siano in grado di abbinare anche doti dinamiche altrettanto importanti: in rosa all’Inter ci sono Nagatomo, Zanetti, Pereira, Jonathan, Cambiasso, Guarìn, Mudingayi, Obi, Gargano più Stankovic e Mariga quando e se mai torneranno a disposizione.

Direi che queste caratteristiche le possiede al momento solo Guarìn e forse in parte Gargano se recupererà la condizione che aveva nei migliori momenti a Napoli. Per non parlare dell’attacco dove è stata impostata una stagione senza prevedere una valida alternativa a Milito che ha “solo” 33 anni. Ci siamo illusi che potesse realizzarsi un mezzo miracolo e che le cose potessero andare in maniera diversa, come è giusto che sia, essendo tifosi e augurandoci sempre il meglio per i nostri colori, anche contro la logica. Purtroppo ci siamo risvegliati bruscamente, realizzando che per la difesa a tre l’unico giocatore con le caratteristiche perfette per fare il centrale (Chivu) non ne ha più neanche per scherzo; che per i cinque di centrocampo non solo manca qualità, ma anche il famoso organizzatore di gioco (a meno di non volere considerare Deki che è messo, per quanto possibile, ancora peggio di Chivu); e che per i due che dovrebbero giocare davanti abbiamo un sovraffollamento che porterà fatalmente qualcuno ai margini del progetto (Coutinho?).

Verratti, andato al PSG per 15 milioni di €
Questo purtroppo è inevitabile quando si procede in maniera “spot”, secondo gli umori e le tendenze del momento, e non basandosi su un minimo di programmazione; programmazione che non ti garantisce automaticamente i risultati, dal momento che gli imprevisti sono all’ordine del giorno, soprattutto operando in ambito sportivo, non meramente aziendale, dove due centimetri di differenza possono significare a volte la vittoria o meno di un importante e prestigioso trofeo. Programmazione che dovrebbe però garantire una direttrice guida lungo la quale muoversi e operare, onde evitare di fare la fine del calabrone chiuso nel vaso di vetro; questo a prescindere dalla scarsità attuale di risorse finanziarie di cui tutti siamo a conoscenza e della quale ci rendiamo perfettamente conto. Qualche giorno fa sono stato un po’ ripreso dal nostro coautore Andrea perché ho affermato (non sono stato comunque  l’unico) che era stato un mezzo delitto essersi fatti scappare uno come Verratti; le argomentazioni erano che il ragazzo costava troppo in rapporto a quanto dimostrato finora. Come discorso lo posso anche accettare; il problema vero è che se hai pensato a Verratti e non riesci ad arrivarci, dovresti cercare di prendere uno con caratteristiche almeno simili, non Gargano o Mudingayi, con tutto il rispetto: uno dei due va anche bene, ma l’altro deve essere un giocatore con caratteristiche diverse. Mi viene in mente Borja Valero, tanto per fare un esempio, o Lodi o al limite anche Pizzarro, sempre per restare in tema di FPF. E questa lacuna non verrà certo colmata dall’eventuale acquisto di Paulinho (ci crederò quando lo vedrò in sede assieme a Branca con la maglia), anche se aumenterà sicuramente il tasso tecnico del nostro centrocampo; d’altro canto non è che ci voglia molto in questo momento…

Branca e Ausilio, come dicevamo sopra, danno la netta impressione di procedere “a spot”, in base cioè all’occasione del momento: c’è un giocatore che costa poco, o magari è addirittura in scadenza di contratto, e pretende pure un ingaggio contenuto? Bene, si compra! Peccato che con questo metodo si rischia di fare come quando ci sono le offerte speciali al supermercato e la moglie o la mamma tornano a casa con tre tipi di detersivo, quattro qualità diverse di thè, otto bottiglie di vino rosso fermo e venticinque scatole di cibo per gatti; siamo convinti di avere davvero risparmiato e, soprattutto, non è che il giorno dopo dobbiamo tornare a far spesa?  Strama si è così ritrovato con una caterva di portatori d’acqua in mezzo al campo e nessun organizzatore, con tre trequartisti inutili o equivoci se insisterà sul nuovo schema provato a Verona, da aggiungere ai quattro attaccanti per ricoprire due ruoli. Io dico sempre che l’impostazione a un’organizzazione la dà il “manico”, cioè il vertice, in questo caso il Presidente: e cosa possiamo pretendere da chi ha cambiato 19 allenatori in 19 anni? Poco ci manca che arriviamo al record di Zamparini. Poi, per carità: viva Moratti che ha tante altre qualità e che, nonostante tutto il letame che ci possono buttare addosso, ci tiene lontani da certe porcherie. Però il dato di fatto è lì, impietoso, a ricordarci che il nostro Presidente è uno che agisce fondamentalmente d’istinto e d’impulso e che non ama certo programmare, né a medio, né tantomeno a lungo termine. Temo perciò si vada verso una stagione piuttosto avara a livello di risultati, con la posizione Champions come unico possibile e tutt’altro che facile traguardo raggiungibile e stagioni seguenti sulla stessa  falsariga.

Pessimista? Forse, e spero ovviamente di sbagliarmi; tutto questo ovviamente sempre che non si verifichino cambiamenti radicali, a questo punto più che auspicabili.

Alex
giovedì 27 settembre 2012

Chievo-Inter 0-2: Inter lay-out trasferta

Cassano festeggia il gol dello 0-2
Inter in formato trasferta, che non vuol dire per forza bella. Vincente ecco, quello si, perchè lontani da san Siro diamo il meglio di noi, almeno in termini di risultati. Non prendiamo gol, ne segniamo abbastanza, portiamo a casa punti, dimostriamo solidità e un minimo di carattere. A casa nostra manco a dirlo, andate voi a capire perchè, bah! Intanto che facciamo, ci sputiamo sopra ad uno 0-2 al Bentegodi? Direi di no, tutto fa brodo, ed in un turno in cui la Juventus pare finalmente di un livello abbordabile (so che è bruttissimo ammetterlo, ma finora erano di un'altra categoria), noi, zitti zitti, ci avviciniamo, portando a casa tre punti non d'oro, di più, anche perchè conseguenti a quel terribilmente triste spettacolo visto col Siena domenica pomeriggio.
Due gol, nessuno preso nonostante la difesa a tre (tatatatan! Incubi vero ragazzi?) e, soprattutto secondo me, un Cassano che ancora una volta risulta tra i migliori in campo, se non il migliore. Già nel primo tempo di domenica era stato l'unico a salvarsi ed oggi, quando è entrato al posto di Sneijder (stiramento si suppone, figurarsi se prima o poi non si rompeva l'olandese dai muscoli di carta velina porca zozza), ha decisamente dato qualche battito offensivo in più rispetto al collega. Chiaramente il suo modo di giocare è più adatto al 3-5-2 in testa a Stramaccioni, ma comunque sono segnali positivi la sua voglia di fare, i suoi sorrisi ed i suoi incitamenti ai compagni. Oggi non ha neppure sfanculato Pereira o preso per il culo Nagatomo, sta crescendo il ragazzo. A parte gli scherzi, c'è ancora tanto, tantissimo da lavorare però. La Fiorentina vista ieri, all'Inter vista oggi, non fatico a credere che ne darebbe un paio così, in scioltezza, ed ecco perchè Strama deve seriamente ragionare e proporre qualche alternativa offensiva in più. Bene i due esterni, con Pereira anche in gol su assist di Nagatomo, ma la difesa a tre va un attimino registrata perchè i primi venti minuti sono stati leggermente in apnea per ogni tifoso nerazzurro. Probabilmente l'assenza di Chivu, in questa idea di gioco, pesa, ma la presenza di Samuel, al momento, è insostenibile con questo schieramento, soprattutto contro una squadra veloce come sono i viola di Montella. Attenzione dunque. Dire altro, al momento, sarebbe inutile. Come detto all'inizio, prendiamoci il risultato, gioiamone con contegno e pensiamo già alla prossima, che sarà in casa, contro la Fiorentina. Il meteo prevede nuvoloni, ma speriamo di no.



TABELLINO:
Chievo (4-3-1-2) Sorrentino; Sardo, Cesar, Dainelli, Jokic; Vacek (23′st Cruzado), L. Rigoni, Hetemaj; M. Rigoni (32′st Stoian); Pellissier, Di Michele (17′st Samassa). A disposizione: Dramè, Guana, Moscardelli, Cofie, Viotti, Farkas, Papp, Stoian, Therau, Puggioni. Allenatore Di Carlo
Inter (3-5-1-1) Handanovic; Ranocchia, Samuel, Juan Jesus; Nagatomo (23′st Gargano), J. Zanetti, Cambiasso (38′st Mudingayi), Guarin, Pereira; Sneijder (27′pt Cassano); Milito. A disposizione: Belec, Castellazzi, Silvestre, Chivu, Jonathan, Obi, Alvarez, Coutinho, Livaja.
Arbitro: Peruzzo di Schio
Marcatori: 43′pt Pereira, 29′st Cassano
Ammoniti: Samuel (I), L. Rigoni (C), Sardo (C), Vacek (C)

Andrea
domenica 23 settembre 2012

Inter-Siena 0-2: maledizione San Siro? Solo pessima Inter

La disperazione di Cassano è quella degli interisti oggi
Ora dobbiamo solo stare in silenzio, abbassare la testa, mettere la coda fra le gambe ed accettare. Accettare tutto, gli sfottò che arriveranno, le critiche che pioveranno, le parole al vento che si diranno. Perdere in casa, ancora, col Siena è davvero una cosa ridicola. Non perchè i toscani non siano una buona squadra (anche se, detto sinceramente, lo penso), ma per come è andata la partita. Non si può pretendere di vincere qualcosa in questo modo. L'avevo scritto dopo il Rubin: ora era il momento di diventare grandi. Beh, l'abbiamo mancato. Bye bye speranze di successi ed ok che siamo alla quarta giornata, ma la mazzata psicologica si fa sentire eccome.

Altro che maledizione di San Siro, c'è da maledire il nostro gioco qua, inesistente, inpalpabile, inspiegabile. Possiamo metterci a bocciare Stramaccioni ora ed a criticare le sue scelte, ma la formazione messa in campo all'inizio aveva un senso logico. Purtroppo, ancora una volta, non riusciamo a creare occasioni vere ed i colpi dei singoli che provano a salvarci vengono annullati da un Pegolo che si veste da Superman perchè alla fine le para tutte. Essere battuti da Vergassola e Valiani riepiloga alla perfezione il nostro match purtroppo. Bene nel primo tempo Cassano, scomparso nella ripresa, male Milito, male Guarin, male Gargano, male Pereira, male Nagatomo (in fase difensiva...), male Cambiasso: potrei continuare e stare anche qua ad elencare tutto ciò che non ha funzionato, ma ci metterei troppo ed ho soltanto voglia di uscire qualche ora e staccare il cervello dal calcio, sperando di cuore di non incontrare juventini. Già, la Juventus, quella squadra che ha gioco, velocità, fame, grinta, vittorie. Noi no, ci dobbiamo soltanto sorbire tutto quello che accadrà nelle prossime ore. E ciò non significa nascondere il nostro orgoglio, soltanto essere realisti e razionali, consapevoli che gli sfottò ce li meritiamo. Ed il fatto che ad affondare con noi (forse anche in modo peggiore) ci sia anche il Milan non è che aiuti. "Mal comune mezzo gaudio" è un detto che ho sempre trovato stupido ed oggi più che mai.

Forza e coraggio dunque compagni ed amici/amiche nerazzurri/e, stringiamoci forte ed andiamo avanti, per fortuna (o per sfortuna?) mercoledì sera si torna in campo e questa volta in trasferta, a Verona. Neppure la scusa di San Siro ci potrà salvare lì.



TABELLINO:
Marcatori: 28' st Vergassola, 47' st Valiani
Inter: 1 Handanovic; 55 Nagatomo, 23 Ranocchia, 40 Juan Jesus, 31 Pereira; 19 Cambiasso, 21 Gargano (35' st Coutinho), 14 Guarin (10' st Alvarez); 10 Sneijder; 99 Cassano (40' st Livaja), 22 Milito
A disposizione: 12 Castellazzi, 27 Belec, 4 Zanetti, 6 Silvestre, 25 Samuel, 26 Chivu, 41 Duncan, 42 Jonathan, 44 Bianchetti
Siena: 25 Pegolo; 13 Neto, 24 Paci, 18 Felipe; 6 Angelo; 8 Vergassola, 10 D'Agostino (9' st Ribair), 57 Ze Eduardo (34' st Ze Eduardo), 3 Del Grosso; 27 Rosina (42' st Sestu), 11 Calaiò
A disposizione: 12 Farelli, 89 Marini, 9 Paolucci, 15 Dellafiore, 16 Verre, 33 Rubin, 34 Martinez, 81 Bogdani
Arbitro: Davide Massa (sez. arbitrale di Imperia)
Note: Ammoniti: 11' Rosina, 17' Calaiò, 15' st Pegolo, 18' st Juan Jesus, 19' st Angelo. Recupero: pt 2, st 4. Spettatori: 40.357 

Andrea
venerdì 21 settembre 2012

Siamo da Inter?

Livaja segna il momentaneo 1-1 con il Rubin
Dopo anni ed anni passati a giocare il torneo aziendale di calcetto al giovedì sera, anni in cui il giovedì, il calcio vero, era solo una forma di triste imitazione di quello del martedì e del mercoledì, beh, eccoci qui ad affrontare un venerdì di post-partita neppure tanto digeribile. Non abbiamo perso ma non abbiamo neanche vinto e questo credo che sia il fulcro di tutto: l'Inter merita vittorie, altrimenti la delusione è dietro l'angolo. Il 2-2 interno (manco a dirlo, quest'anno si vince solo fuori casa per tanta gioia degli abbonati) acciuffato in extremis ieri sera con il Rubin è foriero di brutti pensieri e sensazioni oscillanti tra la delusione e l'amara constatazione di sè.

Siamo da Inter? E non intendo noi tifosi, nel bene e nel male, sempre e comunque da Inter, con i nostri schizzofrenici cambi d'umore ed il nostro indissolubile pessimismo cosmico leopardiano, piuttosto la nuova squadra che, in un'estate, Moratti, Branca e Stramaccioni hanno tentato di mettere in piedi. Non sto parlando di una bocciatura già giunta, ben mesi e mesi prima del quantomeno necessario pagellino di fine primo quadrimestre, ma piuttosto di una analisi necessaria dopo una buona quantità di partite. Il mister sta lavorando, cercando con il suo scalpello di disegnare, nel duro marmo della rosa, quella che vuole diventi la sua scultura, una squadra solida ma offensiva, giovane ma già in grado di dare soddisfazioni, un pò pazza ma vincente. Non è un lavoro facile e per questo non voglio gettare benzina sul fuoco, già ardente, dei detrattori di Strama presenti in casa nostra. Semplicemente, ripeto, credo che un'analisi sia necessaria.
Jonathan, autore di una brutta prestazione ieri sera
Ecco perchè, dunque, mi chiedo se questa squadra sia da Inter. La verità è che non lo so. Partirei da una certezza: Jonathan non è da Inter. In questo avvio di stagione, il terzino brasiliano ha avuto diverse chance e, bene o male, non ne ha sfruttata neppure una. Non sa spingere come Nagatomo (non ho usato volutamente il paragone di Maicon) ma non sa difendere neppure e ieri sera ce ne è stata data la prova. Ma senza di lui, unica vera alternativa è il Capitano, che, proprio per il bene che voglio a lui, non posso pensare che passi una stagione intera, campionato ed Europa League (si spera) a correre senza sosta sul lungo linea. Escluso Jonathan dunque, credo da tutti gli interisti bocciato senza esame di riparazione, ci troviamo in una situazione strana, perchè i giovani ed i nuovi sono nella fase in cui va valutata la loro predisposizione psicologica, più che tecnica, a vestire questi colori, mentre i vecchietti sono in quella in cui, razionalmente, ci si chiede se sono ancora in grado di rappresentare i nostri colori. Emblema dei secondi è Samuel, mio personale idolo, ma nelle uscite di questo avvio di stagione troppe volte visto fuori condizione, fuori tempo, fuori fase. Solo problema fisico o discesa di una carriera gloriosamente portata avanti? Intanto Juan Jesus scalpita alle sue spalle, ma attenzione, perchè lui fa parte del primo gruppo, ovvero dei giovani da valutare e se lo si carica di eccessive pressioni il rischio è di bruciarlo senza possibilità di ritorno.
Il pareggio agguntato ieri diventa a questo punto molto più importante di quel che sembra, perchè con tutti gli impegni ravvicinati che ci aspettano, un ko interno con il Rubin, psicologicamente, sarebbe pesato come un macigno sull'umore dei ragazzi. Invece abbiamo riacciuffato allo scadere un risultato che lascia acceso il barlume di una fiamma che, per forza di cose, a breve o prenderà forza e diverrà il fuoco dentro dei nostri, oppure si spegnerà portandoci in una nuova stagione di buio. Per l'Inter è diventato il momento di scegliere se diventare grande o no.

Andrea
giovedì 20 settembre 2012

Inter-Rubin Kazan, tre anni dopo. Un agrodolce "esordio" europeo


Giovedì 20 settembre 2012 costituisce in qualche modo una giornata storica per la storia recente del nostro club, fatta di una quotidianità decisamente differente rispetto a quella a cui ci siamo dovuti giocoforza abituare quando il ridimensionamento è divenuto totale con la cessione di Eto'o e tutte le altre belle storie che abbiamo provato a raccontare su questo blog.

La rete di Brandao (gentile omaggio di Lucio) nel quarto di finale di ritorno contro il modesto Marsiglia ci ha sbattuto violentemente in faccia le porte della Champions League, porte che abbiamo tentato invano di riaprire nei mesi successivi all'eliminazione, riuscendo in extremis ad agganciare solo il bus per l'Europa di servizio grazie ai buoni risultati seguiti all'arrivo di Stramaccioni. In quello che è stato il primo anno con soli tre pass disponibili per la competizione più affascinante, dopo dieci partecipazione consecutive l'Inter (campione d'Europa 2010) è rimasta fuori, guadagnandosi un anno di Purgatorio in un torneo dispensioso, e che storicamente ha offerto serate molto amare alle compagini nostrane che fin qui vi si sono cimentate.

L'Europa League è tale da quattro anni a questa parte, dopo aver raccolto il testimone dalla vecchia coppa Uefa vinta tre volte e poi abbandonata nel 2002, quando l'accesso alla fase a gironi della Champions League era diventato una costante delle nostre annate. Pertanto, siamo prossimi all'esordio assoluto su un palcoscenico che non ha il fascino, l'importanza (anche in termini di ritorno economico) e la visibilità della coppa dalle grandi orecchie, ma che in quanto ad insidie non è certo inferiore. E attenzione, non si parla solo di insidie di carattere tecnico, ma anche di problematiche legate alla gestione di una competizione che senza una rosa all'altezza può diventare un fardello troppo pesante da trascinare fino a fine stagione.

Un chiaro esempio di quello che intendo dire è fornito proprio dalla composizione del girone H, quello che ci interessa più da vicino: oltre all'Inter, vi sono i russi del Rubin Kazan (affrontati già nel 2009), gli azeri del Neftchi Baku, e i serbi del Partizan Belgrado. Tutti avversari ampiamente alla nostra portata, a cui rendere visita sarà però tutt'altro che una passeggiata: tanto per fare un esempio, andarsi a infilare in un frigorifero in Tatarstan, per giocare il giovedì nel tardo pomeriggio con il rientro previsto in tarda serata non è certamente il massimo per chi poi deve giocare una gara di campionato due giorni dopo.

Quella del turnover è un'arma affilatissima, che va padroneggiata con cura e in particolar modo in questo caso credo andrebbe deciso a priori (e sono certo che un'idea in merito il mister se la sia fatta già) come porsi rispetto alla competizione. Sì, perchè il campionato è un obiettivo che chiaramente resta prioritario, ma è altresì vero che il riacquistare una dimensione europea passa anche da una buona Europa League, nella speranza di rientrare già dall'anno prossimo nei ranghi calcando prati più consoni a noi e al nostro blasone.

La mia opinione, ovviamente criticabilissima, è che questa Inter non sia costruita per due competizioni. La Snejder-dipendenza, l'assenza di un vice-Milito, la scarta scelta (qualitativamente parlando) sulle fasce laterali rendono la cosa, nel lungo periodo, difficilmente gestibile. E per lungo periodo, intendo la fase nella quale l'EL inizia a farsi interessante, con gli 'scarti' della Champions e le migliori dei gironi a contendersi la finale di Amsterdam. Chiaro che Stramaccioni (come ogni tecnico del mondo) non accetterà a priori una idea di questo tipo, ma le sue scelte faranno comunque capire in che posizione si trova rispetto a questa cosa.

Perchè a tutti i nostalgici farebbe piacere vedere un'Inter dominare la serie A e trionfare in Europa League, ma la realtà è quella che è sotto gli occhi di tutti e non si può non tenerla in seria considerazione per gettare le basi di un'annata diversa dalla precedente. Questa sera, contro il Rubin Kazan a San Siro, partirà la nuova campagna europea: la speranza è quella di riuscire finalmente a 'espugnare' lo stadio in cui Hajduk, Vaslui e Roma hanno fatto un figurone, senza smarrire la via maestra di un campionato che ci riserverà Siena, Chievo e Fiorentina nel giro di una settimana.

PROBABILE FORMAZIONE ANTI-RUBIN: Handanovic; Jonathan, Silvestre, Samuel, Nagatomo; Zanetti, Gargano, Pereira; Coutinho; Cassano, Livaja.

Antonio
martedì 18 settembre 2012

Benvenuto nel "Mondo Inter", mister!


I vari addetti all’ informazione (?) su carta stampata e delle varie testate giornalistiche televisive non hanno perso molto tempo a individuare nel giovane ed inesperto allenatore dell’ Inter un bersaglio privilegiato. Hanno scritto di tutto, dalle mezze verità alle “boiate” più totali, tipo che la Società non gli avrebbe acquistato i giocatori che voleva, che Cassano gli si sia già rivoltato contro e soprattutto che gli si sia già rivoltato contro il gruppo degli argentini (o il "clan dell’asado", come usano definirlo simpaticamente), causa lo scarso utilizzo di Cambiasso, che invece mi risulta abbia giocato praticamente sempre, tranne che dall’inizio contro la Roma; peccato che solo tre o quattro mesi fa questi signori avessero individuato nell’eccessivo utilizzo dello stesso giocatore una delle principali cause della fallimentare stagione dell’Inter.

Diciamo insomma che gli hanno tolto subito la verginità alla prima sconfitta della stagione, e vista la tempestività verrebbe da dire che non aspettavano altro e avevano già pronta una specie di "coccodrillo" (non il necrologio ovviamente), un articolo cioè di base al quale cambiare solo luogo, data, nomi e altri riferimenti. Mi viene da dire: "E dove starebbe la novità?". Per chi segue l’Inter da vicino e in maniera un minimo attenta e smaliziata non è certo un fatto del quale stupirsi, ed era assolutamente scontato che il giovane Andrea fosse ansiosamente atteso al varco da tutti questi illustri professionisti dell’ informazione. Noi ormai ci abbiamo fatto il callo, e possiamo sottolinearlo in maniera più o meno marcata a seconda dell’indecenza della situazione, ma mai, credo, ormai qualcuno se ne stupirebbe.

Per Strama il discorso è chiaramente e forzatamente diverso, perché quanto ti tirano in ballo in prima persona, la faccenda cambia, ed è molto più difficile dimostrarsi calmi e disincantati; capisco perciò la reazione che ha avuto il nostro allenatore nell’immediato dopo partita di Domenica sera contro il Torino e in parte l’ho anche approvata. Perché in parte? Perché a mio parere è stata assolutamente propria e azzeccata nel merito, un pochino meno nei toni. E’ stato sacrosanto da parte sua l’aver messo subito le cose in chiaro con i media, e cioè che sarebbe l’ora di finirla di considerare il massacro sistematico dell’Inter, portato avanti anche mediante falsità conclamate, quale loro passatempo e trastullo preferito.

Della serie: "A me non interessa come vi comportavate con altri, ma con me, mettiamo subito le cose in chiaro, certe porcherie non potete permettervele". E non può aver fatto che piacere il fatto che "Strama" abbia affermato che l’Inter è la sua squadra e lui si ergerà sempre a difesa sua e dei suo tifosi, perché sta a significare che il ragazzo è entrato in perfetta sintonia con l’ambiente, con i giocatori, con i dirigenti; è sembrato insomma lo sfogo di una persona innamorata che si pone istintivamente a difesa della persona o della cosa amata, indipendentemente da tutto e da tutti. Questo ci ha fatto enormemente piacere, credo un pò a tutti quanti, rimandandoci con la memoria a Josè Mourinho, l’unico che ultimamente si era preso la briga di difendere l’Inter “a spada tratta” contro i suoi tanti detrattori; motivo per il quale il portoghese è destinato ad imporsi come uno degli allenatori nerazzurri più amati di sempre. Anche il Mancio, per la verità, l’aveva fatto qualche anno più addietro, e anche lui con un certo fervore.

Il problema è che il giovane Andrea non ha ancora il carisma e il peso mediatico dei due predecessori citati e dunque va bene, come dicevamo, il puntualizzare e mettere le cose in chiaro. Ma il tono con quel: “Prima di parlare di Inter bisognerebbe contare fino a cento e sciacquarsi la boccarichiama vagamente quello del tipico "bullo de borgata" e personalmente non l’ho trovato molto consono al ruolo che è stato chiamato a ricoprire. I concetti possono essere espressi anche in maniera decisa e con contenuti piuttosto "forti" come faceva Mou in quel suo italiano un pò incerto ma allo stesso tempo assolutamente inequivocabile: la forma però, specialmente per chi ricopre certe posizioni, è e deve essere anche sostanza, e un personaggio che ricopre un certo ruolo pubblico o istituzionale non può parlare in pubblico nello stesso modo nel quale parlerebbe ai suoi amici al bar o nel salotto di casa sua, magari davanti a un bicchiere di cognac.

Non vorrei essere frainteso e passare per quello che critica Strama; però per quella che è la mia esperienza, se vuoi che quello che dici sortisca un effetto e colpisca nel segno il concetto e i contenuti, oltre ad essere chiari e corretti, devono essere anche esposti nella maniera giusta, altrimenti si rischia di vanificare il tutto. Diciamo per concludere che al ragazzo è stato dato il benvenuto nel "Mondo Inter" e che dovrà rendersi conto ed accettare alla svelta il fatto che sedersi sulla panchina dell’Inter è una sfida senza dubbio bella e affascinante, ma almeno altrettanto ardua; dovrà inoltre armarsi di sacra pazienza perché siamo solo all’inizio, e chissà quante altre nefandezze dovrà sopportare dei cosiddetti operatori addetti agli organi di informazione. Per cui al ragazzo, che per me ha ottime potenzialità, và il nostro più sincero e accorato “In bocca al lupo”.

Alex
domenica 16 settembre 2012

Torino-Inter 0-2: la difesa c'è, Milito e Cassano chiudono

Cassano e Milito, i protagonisti con la difesa a Torino
Per il bel gioco ripassare, ma per la sostanza e la quantità l'Inter c'è. Questo ci dice la terza giornata di Serie A, in cui l'Inter riesce a portare a casa tre punti d'oro in un campo difficile come quello del Torino. I commenti che si sentono in giro non sono positivi: gioco da provinciale, zero fantasia, poca qualità. Io, personalmente, dico che anche se non si è vista una Inter bella, sono soddisfatto. Nessuno verrà all'Olimpico di Torino a passeggiare quest'anno, ne sono certo (anche se solo il futuro dirà se sto toppando clamorosamente), e Ventura fa sempre giocare bene le sue squadre, ecco perchè questo risultato dobbiamo tenercelo stretto, anche vista l'ottima prestazione difensiva dei nostri.
Già, il reparto tanto criticato (giustamente anche) nelle precedenti sfide, in particolare in quella con la Roma, oggi è risultato essere ottimo, anche grazie ad un innesto importante, cioè quello di Juan Jesus, mostratosi maturo e con un'ottima affinità con il compagno di reparto Ranocchia, come dice Stramaccioni in crescita importante e futuro leader. Difficile dare un giudizio complessivo poi, perchè troviamo i gol con due fiammate, uno ad inizio match con Milito ed uno in chiusura con Cassano, ma anche perchè a tratti sembriamo una grande squadra, in grado di gestire palla, risultato ed avversari, mentre a tratti sembriamo tremare pericolosamente sotto gli attacchi veloci ed insistenti degli Sgrigna e Bianchi di turno. Ma siamo in crescita ed in questo momento era importante vincere.
La sintesi del match credo che stia nella prestazione di Guarin: finchè c'è stata testa, c'è stato fiato e ci sono state gambe, lui è riuscito a guidare il centrocampo con ordine e metodo, ma quando la condizione è calata, sul lungo, abbiamo iniziato a soffrire. L'entrata di Gargano al posto del colombiano ha ridato ordine e calma, dimostrando quanto sia importante avere in mezzo al campo giocatori che siano in grado non solo di correre, ma anche di ragionare per sè e per tutta la squadra. Adesso pensiamo all'Europa League, con 6 punti in classifica e un pò più di calma nel cuore e nella testa. Siamo ripartiti, l'Inter c'è.


TABELLINO:
Torino: Gillet; Darmian, Glik, Ogbonna, Masiello; Brighi, Gazzi; Stevanovic (12' st Cerci), Bianchi (30' st Sansone), Sgrigna (12' st Meggiorini), Santana. A disp.: Gomis, Rodriguez, D'Ambrosio, Basha, Di Cesare, Vives, Verdi. All.: Ventura
Inter: Handanovic; Jonathan (1' st Alvarez), Juan Jesus, Ranocchia, Nagatomo; Zanetti, Guarin (36' st Gargano), Cambiasso, Pereira; Sneijder (20' st Cassano); Milito. A disp.: Castellazzi, Belec, Silvestre, Coutinho, Palacio, Samuel, Duncan, Bianchetti, Livaja. All.: Stramaccioni.
Arbitro: Banti
Marcatori: 13' Milito, 38' st Cassano (I)
Ammoniti: Bianchi, Masiello, Gazzi (T); Juan Jesus, Nagatomo, Handanovic, Guarin (I)

Andrea
venerdì 14 settembre 2012

Zeman, solo un "paraculo"?


Non si può certo dire che sia un simpaticone, almeno in pubblico; fa praticare alle squadre che allena un calcio solitamente divertente e spettacolare, anche se non altrettanto redditizio dal punto di vista dei risultati (almeno è stato così fino ad adesso nelle squadre che ha diretto nella massima categoria); le sue idee possono essere più o meno condivise, abbastanza forse se si è interisti, molto meno se si è juventini. Di una cosa però non si può assolutamente accusare Znedek Zeman: di mancanza di franchezza e di coraggio nell’esprimere le proprie opinioni.

L’accusa di Vialli di essere un “paraculo” è stata prontamente rimandata al mittente dalle dichiarazioni del tecnico boemo a proposito del Presidente della FICG Abete. Apro una piccola parentesi su Vialli che dovrebbe avere un attimino la decenza di tacere, dal momento che le accuse di Zeman erano inequivocabilmente impresse nel suo fisico, divenuto simile a quello dell’incredibile Hulk dopo la “cura Agricola”. Uno che è un “paraculo” non va a dichiarare che il Presidente della Federazione è un nemico del calcio: sia nel caso abbia torto o ragione (a mio parere di ragioni ne ha da vendere), si tratta in ogni caso di una dichiarazione destinata a mettere in cattiva luce colui che se ne è reso protagonista, ovviamente agli occhi degli occupanti dei piani alti del “Palazzo”.

Un “paraculo” soppesa le dichiarazioni a seconda della convenienza e con l’intento di ingraziarsi qualcuno stando molto attento a non inimicarsi qualcun altro: in questo caso l’allenatore Boemo ha gridato all’intero mondo pallonaro italiano quello che chiunque abbia a cuore questo sport dovrebbe avere il coraggio di dire. L’ha fatto nel suo stile, in maniera pacata, con quel filo di voce flebile ma allo stesso tempo grave ed estremamente ferma e decisa, e soprattutto senza troppi giri di parole. Non è la prima volta che lo sosteniamo anche noi: la Federazione è guidata in maniera inadeguata, con metodi e idee di sessant’anni fa e con un “cerchiobottismo” degno della peggiore DC. I risultati penso che siano sotto gli occhi di tutti, dalla vetustà degli stadi, alla pessima gestione degli introiti derivanti dai diritti televisivi, dalla poca autorevolezza con la quale vengono emanate le sentenze della giustizia sportiva all’autorevolezza ancora minore con la quale vengono fatte rispettare, dall’ormai infimo livello di credibilità del nostro calcio al sempre più scarso livello di competitività delle nostre squadre di club a livello di tornei internazionali.

Tutto questo scoraggia anche i potenziali investitori, già molto difficili da attirare in un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando. Abete tiene sicuramente moltissimo alla sua poltrona, probabilmente molto meno allo stato di salute del nostro calcio; o almeno questo dà assolutamente da vedere. Che siano momenti facili, assolutamente no; proprio per questo alla guida della FICG ci vorrebbe forse in questo momento qualcuno che provenisse da questo mondo e che avesse veramente a cuore la sorte di questo sport. Giudicare le persone è già difficile conoscendole personalmente; senza conoscerle lo è ovviamente ancora di più. L’impressione tuttavia è che se ci fossero nel nostro calcio più persone come Zeman, forse le cose andrebbero un pochino meglio; giusto un “POCHINO”, non pretendiamo certo chissà che cosa.

Alex
lunedì 10 settembre 2012

Rottura Cassano-Inter: la nobile arte della "notizia-a-cazzo"

Cassano NON è in rotta con l'Inter
La pausa per le nazionali a campionato appena cominciato è utile per diversi motivi: ricordare ai calciofili che il sabato e la domenica sera esiste una vita sociale al di fuori degli stadi e dei pub dotati di televisione; ricordare a tutta Italia che siamo dotati di una Nazionale in grado, dopo imprese quasi epiche, di rendersi ridicola in Bulgaria; aizzare la fantasia e la creatività degli autori di reti interamente sportive; infine, soprattutto, dare aria alla bocca dei giornalisti stanchi di riportare soltanto notizie attendibili e provenienti da fonti certe. Che scatole, del resto, informarsi, chiamare le persone giuste, contattare gli interessati e verificare la veridicità di una notizia! Molto meglio darla, anche se ricevuta da un avvinazzato incontrato per caso nelle strade di Milano alle 3 di mattina o, perchè no, da un amico dell'amico di quell'amico del cognato di tuo cugino, che del resto è quasi un parente e, si sa, dei parenti ci si può fidare.

Michele Criscitiello, conduttore di "Lo Sai Che"
Recentemente Bruno Longhi e Michele Criscitiello si sono apertamente sfidati in questa amabile arte della notizia-a-cazzo che, in tempi di pausa per le nazionali, si prende spazi di grande rilievo. Mister Longhi, tesserato Mediaset, decide di puntare sul gossip, sul lato più ironico e meno serioso del tutto: "Maicon ha bevuto, in una sera, 98 birre". Tanto di cappello Longhi, davvero, una prova da 9, anche perchè l'indizio del tutto sarebbe uno scontrino di un locale in possesso di un suo amico titolare dello stesso. Insomma, Longhi ha avuto fantasia, ma, ahilui, il signor Criscitiello, tesserato Sportitalia, è stato ancora più bravo. E' stato infatti il logorroico ed urlante conduttore a riportare la notizia di una rottura tra Cassano e l'Inter, poche settimane dopo il suo arrivo in nerazzurro. Merita un 10 perchè in effetti la notizia è circolata nel web, anche se con una scarsissima eco, ed è stato dunque bravo il giornalista a cogliere le potenzialità per aggiudicarsi il titolo di miglior inventore di notizia-a-cazzo. BLOGTAORMINA, cinque giorni fa, ha dato la "notizia" (potete leggerla QUI, con tanto di dovizia di particolari assolutamente inventati) ed è tuttora l'unico sito/blog nel web ad averne parlato (basta digitare in google "rottura cassano-inter" e cercare fra le notizie: è l'unico risultato che ne parla). Il punto di domanda alla fine del titolo non salva l'autore del pezzo dall'accusa dell'essere un giornalista ridicolo, ma anche dell'essere un furbacchione. La voce comincia a girare ma, come conferma FcInterNews, non trova conferme da nessuna parte e non arriva alcuna smentita ufficiale soltanto perchè non c'è niente da smentire, sia secondo la dirigenza nerazzurra, sia secondo lo staff di Cassano, che ufficiosamente, invece, ridono della voce.

Ecco il profilo twitter della Marcialis
Siccome però Criscitiello è furbo, si impossessa dell'indiscrezione (?) e la rende pubblica, credendo di fare il colpaccio e meritandosi invece soltanto le prese per i fondelli anche della signora Carolina Marcialis, moglie di Cassano, su twitter, dove lo definisce, senza mezzi termini, "un coglione". Del resto è ciò a cui va incontro chi si diletta nella mirabile arte delle notizie-a-cazzo Criscitiello, non prendertela su.
Al di là degli scherzi è impressionante però come basti davvero pochissimo perchè un giornalista, pur di fare colpo e guadagnarsi un attimo di notorietà, decida di rendere nota e divulgare una notizia assolutamente infondata e falsa (soprattutto). Rumore dei nemici? Prostituzione intellettuale? Può essere, anche se preferisco non pensare a questo tipo di ipotesi. Credo soltanto che, ogni tanto, pur di non tacere e pur di fare colpo, si decida di dare aria alla bocca. E' un atteggiamento deontologicamente scorretto da parte dei giornalisti e, soprattutto, una gran rottura di coglioni per tutti i tifosi che danno fiducia a loro per avere notizie sulle proprie squadre di calcio che non possono seguire da vicino. In ogni caso un applauso a Criscitiello, vincitore del premio notizia-a-cazzo di questa settimana!

Andrea
giovedì 6 settembre 2012

Sconfitta con la Roma: letale o prostituzione intellettuale?

Il titolo della rosea del 3/9/2012
Buongiorno a tutti!
Essendo il mio primo articolo, urge una mia presentazione: sono Cristian,vivo nella periferia milanese da oramai 29 anni e sono un nuovo blogger di questa grande Community, chiamata Inter Cafè.
Purtroppo, il mio primo articolo, viene dopo una sconfitta casalinga contro la Roma, alla seconda giornata di campionato e, beffa delle beffe, con la mia presenza sugli spalti della Scala (si, a me piace chiamarlo cosi, il Meazza!). Dopo tutto, non è andata così male, o no???

Ritornando seri, leggevo giusto Lunedì e Martedì sui vari quotidiani sportivi nazionali, frasi del tipo :
"Disfatta Inter" oppure "Il Trionfo del Maestro" o peggio "L'allievo non supera il Maestro: Roma padrona a Milano ".

Dopo aver letto cotanti TITOLONI, mi sono posto alcune domande, che giro a voi:

  • Siamo così sicuri che sia una sconfitta Letale ?? Non potrebbe essere Salutare ?
  • Da quando in qua, Strama è stato l'allievo di Zeman ??
  • Perchè non si fà riferimento alla partita giocata dai ragazzi giovedi sera, mentre la Roma ha giocato solo la domenica precedente ??


Ahimè, credo che come ogni anno sia ritornata la classica prostituzione intellettuale nei confronti dell'Inter, ma, oramai ci siamo (quasi) abituati...
Tuttavia, non possiamo nasconderci, questa Inter hai dei problemi strutturali, a mio parere: manca un leader in difesa, che sappia guidare gli altri ed evitare (o, almeno, limitare) gli errori che si sono visti contro la Roma, ma anche nei precedenti match di Europa League. Ma, cosa ancor più importante, manca un'uomo d'ordine a metà campo, un Pirlo della situazione, che sappia prendere palla dalla difesa, smistare il gioco e dialogare con i due trequartisti in campo, in modo da mettere "Il Principe" in condizione di fare male.

Ora, abbiamo due settimane di tempo per lavorare, nonostante alcuni dei nostri siano in giro per l'Europa, e prepararsi al meglio per i prossimi 3 mesi, dove si giocherà, quasi sempre, di Giovedì e di Domenica. Il calendario che ci si prospetta dopo la sosta, è abbastanza agevole, ed infatti prevede nell'ordine:Torino, al comunale, poi due partite in casa con Rubin e Siena, quindi la trasferta a Verona, contro il Chievo e per concludere il mese, l'impegno infrasettimanale contro la Viola, al Meazza. Per capire se la sconfitta con la Roma è stata fatale o meno, occorre vedere come usciremo da questo primo mese di campionato/coppe, prostituzione intellettuale permettendo ..

Paggy

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mercoledì 5 settembre 2012

I miserabili

Era un fuoco che covava sotto le braci da tempo, non ce ne eravamo dimenticati, ma qualcuno ieri vi ha gettato sopra un secchio di benzina e sono divampate le fiamme; qualcuno obietterà che è un argomento della quale non vale la pena parlare, ma è di attualità e io non la penso del tutto così e vi spiego perché. 

La richiesta di quella stupenda persona dal grande spessore umano di Bobo Vieri va a mio parere catalogata sotto l’ennesimo tentativo di tirare in ballo l’Inter e di rompere i coglioni a propostito di titoli vinti, non vinti, rassegnati, revocati etc. etc. Parliamoci chiaro: la sentenza, sulla quale l’Inter ha già preannunciato ricorso, a parte che riconosce a Vieri meno di un ventesimo di ragioni (aveva chiesto 21 Mln, ne ha ottenuto uno), parla di danno morale e d’immagine e di procurata depressione per essere stato in qualche modo posto sotto controllo. 

La situazione avrebbe potuto al limite anche provocargli quello stato d’animo qualora il soggetto si fosse accorto di essere controllato all’epoca dei fatti (2001 e 2004) e avesse denunciato subito la cosa. Ma siccome la faccenda è saltata fuori nell’ambito delle indagine sul dossier Tavaroli e in seguito alla testimonianza di qust’ultimo risalente al 22 Settembre 2006, e solo successivamente a quella testimonianza Vieri sporse denuncia, appare abbastanza evidente il tentativo di “cavalcare la tigre”, in quanto non è pensabile parlare di depressione a “scoppio ritardato” manifestatasi dopo diversi anni. In quanto al danno d’immagine, direi che Vieri vi abbia contribuito molto di più con i suoi comportamenti, durante e dopo la sua carriera calcistica, specialmente quando militava nell’Inter e trascorreva intere nottate in discoteca, beveva e si trombava di tutto, per presentarsi spesso il mattino dopo agli allenamenti in condizioni indecenti. Non si sarà trattato del massimo dell’eleganza, ma direi che la Società Inter F.C. aveva qualche buon motivo per cercare di rendersi conto dei comportamenti di un suo dipendente che al tempo percepiva un compenso di 6,5 Mln. di euro netti all’anno; in ogni caso mi pare una questione circoscritta alla Società e al calciatore, e se alla fine di tutti i gradi del dibattimento verrà confermata questa sentenza, l’Inter e la Telecom dovranno risarcire Vieri; noi siamo quelli che le sentenze le accettano e le rispettano. 

La prima cosa che salta all’occhio è la miseria morale di chiedere un risarcimento a una Società che l’ha ricoperto d’oro e che lui ha ripagato giocando di schifo e non impegnandosi per almeno tre anni su sei, e che prima della scadenza del contratto gli ha regalato il cartellino più cospicua buonuscita, lasciandolo libero di andare dove voleva (al Milan, grande affarone!); probabilmente “Bobone” intendeva rifarsi sull’Inter e sulla Telecom di tutti i soldi “sputtanati”, oltre che nel resto, in operazioni fallimentari, prima fra tutte quella della Sweet Years in compagnia del suo amicone Brocchi; gli è comunque andata male. Ma la cosa veramente assurda e aberrante è come cavolo si possa tirare in ballo la Giustizia Sportiva per una faccenda del genere, già peraltro passata da tempo in prescrizione e archiviata dalla Procura Federale nel 2007! 

Come è possibile alterare l’esito di un campionato pedinando e controllando una o alcune persone che da anni ti stanno “fregando” di brutto? Qualcuno ci spieghi come, siamo curiosi e tutt’orecchi! Invece c’è qualcuno che ci sta provando: l’avvocato di Vieri, Danilo Buongiorno (un altro!), ha infatti trasmesso la sentenza alla Giustizia Sportiva per chiedere la riapertura del procedimento già archiviato. Non è certo difficile scorgere dietro quest’ennesimo tentativo, assolutamente disperato e destinato a fallire, la mano di chi da anni non riesce ad accettare e non intende ad ogni costo farsi una ragione di come siano andate le cose; come non è difficile intuirne la perversa strategia e cioè non lasciare cadere nemmeno la più insensata e disperata delle occasioni per non riportare l’attenzione sui fatti del 2006 e cercare di inculcare a forza nell’opinione pubblica un revisione della realtà dei fatti completamente assurda e distorta. E' un pò come cercare di fare breccia a forza di sassate in un muro di cemento armato; magari al miliardesimo sasso scagliato, un piccolo pertugio inizierà ad aprirsi. La stessa mano di chi si fa beffe della Federazione nella quale svolge la sua attività, fottendosene bellamente delle sue sentenze e intentandole cause per un risarcimento complessivo di oltre 420 Mln. di euro; ultima in ordine di tempo organizzare una conferenza stampa del proprio allenatore, sanzionato per una faccenda nella quale l’attuale Società di appartenenza non c’entra nulla, nella quale costui si permette di sparare letame su tutto e tutti sbraitando come un pazzo sotto lo stemma bene in vista della Società stessa. 

Per tutta risposta il Presidente di questa Federazione non perde occasione per stemperare i toni e fare sapere che “con loro è tutto a posto”, come in una recente intervista ai microfoni di GR Parlamento. Tanto a posto che nelle prime tre partite ufficiali della stagione, Supercoppa di Lega compresa, questa squadra ha ricevuto almeno quattro decisioni clamorosamente e spudoratamente a favore, da rigori non dati agli avversari, fuorigioco clamorosi non visti, gol convalidati impossibili da constatare con certezza ed espulsioni assurde di giocatori avversari. Sento già qualcuno appellarci come i soliti “piagnoni complottisti”, ma i miasmi di marciume cominciano ad ammorbare l’aria, se è vero come diceva Agatha Christie, che “tre indizi fanno una prova”: le stesse prove che si richiedevano a gran voce anche prima del 2006 ma che una volta fornite e certificate da procedimenti e processi sportivi e ordinari, vengono pervicacemente ignorate proprio da coloro che le avevano richieste. 

Tutto questo nel giorno del sesto anniversario della scomparsa di quella stupenda, immensa, leale e corretta persona che era Giacinto Facchetti, la memoria del quale queste persone non hanno esitato ad infangare in modo meschino e vigliacco, dal momento che non poteva nemmeno più difendersi e controbattere, né hanno esitato ad accomunarlo a gente seppellita e massacrata da decine di condanne alla quale invece è stata concessa tutta la ribalta per raccontare la loro raccapricciante versione della verità; questo pur di raggiungere i biechi obbiettivi dei quali parlavamo sopra. Ritengo che poche vicende come questa siano lo specchio del degrado di civiltà e di valori di cui soffre attualmente la nostra società; di opportunismo all’eccesso, di arroganza,di mancanza di memoria e di senso della vergogna: in una parola, di MISERIA.

Alex
martedì 4 settembre 2012

Lettera aperta a Giacinto Facchetti, 6 anni dopo la sua morte

Giacinto Facchetti (18/07/1942 - 04/09/2006)
04/09/2012

Ciao Cipe,
o preferisci Giacinto? Ma per gli itneristi sei sempre stato il Cipe, il Capitano. Ammetto che mi diventa difficile scriverti qualcosa. Non ti ho mai conosciuto davvero. Mio nonno ti ha conosciuto davvero, il nonno o il papà di chi passerà a leggere di qua ti ha conosciuto davvero forse. Io, noi, no. Siamo troppo giovani per ricordarci le tue sgroppate sulla fascia, i tuoi gol, le tue parole nei post-partita. Purtroppo non siamo abbastanza giovani da non ricordare la tua morte. 2006, che hanno di merda, detto con tutto rispetto.
Ricordo flash di quell'estate e di quell'anno, flash per nulla positivi per il calcio che tanto amo. Poi la tua malattia, quella che ti ha preso di forza (e ce ne voleva di forza per alzare il tuo fisico Cipe!) e ti ha portato con sè. Facile appellarsi a frasi fatte, ad angeli contenti di accoglierti. La realtà è che te ne andavi e basta. Ero un ragazzetto ma l'Inter è come un gene: se ce l'hai sei fortunato, tiferai nerazzurro; se non ce l'hai cazzi tuoi, scegli una delle altre squadre a caso. Io il gene ce l'ho ed è impossibile non conoscere la tua storia se ce l'hai, anche se eri un ragazzetto allora. Ricordo il tuo funerale, tra quei flash del 2006, ricordo Sant'Ambrogio diventata un album Panini vivente per quante icone del calcio e dello sport, presente e passato, s'erano riunite lì a salutarti. Ricordo le frasi, gli striscioni: "Ciao Giacinto, grande e onesto Presidente. Grazie per avere onorato l'Inter e tutti noi"; "Eri una leggende, ora sei una stella".
Mi dispiace che tu non abbia potuto vivere certe cose, che tu non abbia potuto incontrare Mou ad esempio, ti sarebbe piaciuto perchè era al tuo opposto, come Helenio, e si sa che gli opposti si attraggono. Mi dispiace che tu non abbia potuto vivere il 22 maggio 2010 e piangere di gioia con noi, avrei tanto voluto vederti al centro di San Siro ad alzare la coppa con Javier, gli unici due capitani ad averla alzata con i nostri colori. Mi dispiace che tu abbia dovuto lasciare la tua prima famiglia, quella che hai cresciuto a Cassano, vicino alla Treviglio che ti ha dato i natali e quel fisico forte e nobile. Ma sono anche contento che tu non abbia dovuto assistere a certe cose, come la tua voce usata per la difesa di una specie di mafioso di basso livello intellettuale o il tuo volto usato per attaccare l'Inter. Sono contento che tu abbia potuto dire ciao a tutti consapevole di avere sempre reso il tuo cuore aperto a tutti, perchè eri fatto così mi hanno detto.
Sono sei anni che non ci sei più eppure ricordiamo ancora, senza rimpianti, senza dolore, solo con un pizzico di nostalgia. Non so se lassù c'è qualcosa, ma se si spero si possano leggere i libri. Ecco Cipe, se si può, leggiti "Ora sei una stella" di Luigi Garlando. Parla di te, di te visto da chi ti ha conosciuto e da noi che non ti abbiamo conosciuto bene, ma avremmo tanto voluto. Spero ti piaccia dai, intanto ti saluto. Ci vedremo un giorno, ma spero che sia il più lontano possibile sinceramente e senza offesa, so che capirai!


Andrea e tutto l'Inter Cafè
lunedì 3 settembre 2012

Inter-Roma 1-3: brutto risveglio, vecchi problemi


Forse è meglio andarci piano. In tutti i sensi, perchè dopo una sconfitta del genere credo non è il caso nè di aprire processi, nè di buttare nel cestino dell'umido tutto l'entusiasmo e le sensazioni positive che la squadra ci aveva in qualche modo trasmesso in queste settimane, fermo restando che qualche indicazione dal campo ci è pervenuta e il cartello 'lavori in corso' a quanto pare è ancora ben piantato a terra.

Tre indizi fanno una prova, generalmente, e inquadrano un problema che evidentemente c'è e dalla cui soluzione non si può prescindere se si vuole fare un campionato di un certo tipo, scongiurando il rischio di ritrovarsi a giugno con il bilancio di una nuova, e stavolta più dolorosa, annata fallimentare. E' bastata una verticalizzazione per permettere al modesto Vaslui di mandare in tilt il dispositivo difensivo nerazzurro giovedì scorso, spalancando le porte all'imponderabile, poi fortunatamente non verificatosi. Ed è bastato poco a Totti per pescare in area Florenzi (solo in mezzo all'area di rigore), e successivamente per trovare Osvaldo approfittando in modo geniale di uno squarcio in mezzo alla linea difensiva.

Due partite, in quattro giorni, indirizzate pesantemente da errori macroscopici che a certi livelli fanno tutta la differenza del mondo. E se con un Vaslui che era francamente poca cosa, basta un pò più di attenzione per mettere una pezza, contro una formazione più organizzata e tecnicamente dotata come la Roma di Zeman finisci col pagare dazio, al termine di una prestazione che nel suo complesso è comunque da considerare ampiamente insufficiente anche alla voce 'produzione offensiva'. Trame offensive farraginose, manovra poco fluida, occasioni nitide poche, troppo poche.

I giallorossi, anch'essi un cantiere aperto e penalizzati dal forfait di De Rossi nel primo tempo, a cui ha fatto seguito quello di Balzaretti nella ripresa, hanno offerto una buona prestazione, facilitata però dalle difficoltà mostrate dalla banda di Stramaccioni, troppo spesso presa d'infilata da Osvaldo e Destro, foraggiati da un Totti a tratti sublime e dall'interessante Tachtsidis. Dopo la rete di Florenzi e il sostanziale dominio territoriale della Roma, il gol di Cassano, piuttosto rocambolesco, pareva dare inizio ad una nuova partita con un'Inter più sciolta e propositiva rispetto alla prima mezz'ora di gioco. Il contropiede letale arriva però quando meno era lecito aspettarlo, e la reazione nerazzurra stavolta è impalpabile. Finisce 3-1, e si ricomincia da capo, con avversarie da inseguire in classifica ed un lavoro che deve necessariamente andare avanti senza interruzioni. Magari cominciando col far tornare San Siro una fortezza e non un terreno di conquista intanto, che ne dite?

INTER-ROMA 1-3 
Marcatori: 15' pt Florenzi (R), 45'pt Cassano (I), 23' st Osvaldo (R), 36' st Marquinho (R).

Inter (4-3-1-2): Castellazzi; Zanetti, Silvestre, Ranocchia, Nagatomo; Guarin, Gargano (31'st Coutinho), Pereira (21'st Cambiasso); Sneijder; Cassano (6' st Palacio), Milito. (Belec, Cincilla, Samuel, Juan Jesus, Duncan, Jonathan, Livaja). All. Stramaccioni.

Roma (4-3-3): Stekelenburg; Piris, Burdisso, Castan 7, Balzaretti (11'st Taddei); Tachtsidis, De Rossi (32'st Marquinho), Florenzi; Destro (26' st Lamela), Osvaldo, Totti. (Lobont, Svedkauskas, Marquinhos, Pjanic, Lopez, Tallo, Romagnoli). All. Zeman

Arbitro: Bergonzi di Genova.

Ammoniti: Destro (R), Guarin (I), Ranocchia (I), Stekelenburg (R). Espulso: 46' st Osvaldo (R) per somma di ammonizioni.

Antonio