venerdì 28 giugno 2013

La grande delusione


Questo post non viene redatto in conseguenza di un impeto rabbioso per il passaggio di Tevez alla Juventus, ma è frutto di una crescente delusione che monta da 3 anni, e cioè immediatamente dopo la conquista dello storico Triplete; diciamo che al massimo ne prende spunto.

Di questo argomento abbiamo discusso tante volte in questi anni, e tutti abbiamo detto la nostra su cosa sarebbe stato più opportuno fare e su cosa non si sarebbe dovuto assolutamente fare; non è mia intenzione pertanto tornare per l’ennesima volta su questi argomenti triti e ritriti. Quella che voglio sfogare in questa occasione è la mia profonda delusione per il comportamento di Moratti, che dopo avere portato l’Inter ai massimi livelli dopo anni di frustrazione, di sbeffeggiamenti, di furti vergognosi subiti e conditi pure da spudorate prese per il culo, e avere così appagato in maniera totale quel sentimento di rivalsa che albergava da anni in tutti gli autentici tifosi nerazzurri, ha pensato bene di mandare tutto in “vacca”, dando il via a un ridimensionamento che nel tempo ha via via assunto i connotati di un vero e proprio smantellamento.

Quello che non riesco a spiegarmi, almeno basandomi sugli elementi che può avere a disposizione chi comunque segue le vicende da osservatore esterno, è l’ostinazione nel voler continuare a tutti i costi a tenere l’Inter pur rendendosi conto di non avere più le possibilità di mantenerla ai livelli che le competono: il che non vuol dire vincere altri due triplete di fila, ma almeno COMPETERE per la vittoria nei tornei ai quali si partecipa, almeno in campo nazionale. E non mi si venga a dire che non se ne era reso conto, dal momento che ne ha messo evidentemente al corrente Mourinho che a quel punto ha preferito salutare e lasciare da trionfatore; perchè, mi chiedo, non fare altrettanto?

Perché non cedere nel momento nel quale si è toccato il vertice massimo, ben sapendo di non avere le possibilità di rimanervi, e dopo il quale sarebbe stato molto più facile e probabilmente anche redditizio trovare un acquirente credibile? Qual è il vero motivo che glielo ha impedito? Mancanza di sagacia, di lungimiranza, di senso della realtà o eccesso di protagonismo, di narcisismo, di amore? Non lo sapremo probabilmente mai, almeno fino in fondo; probabilmente un mix letale di tutti questi fattori.

Sì, purtroppo anche il troppo amore può fare dei danni, impedendo spesso di valutare le decisioni migliori da prendere per il bene comune delle varie parti in causa. In ogni caso il risultato finale è stato purtroppo non solo quello di fare ri-precipitare la squadra ai tempi più bui delle presidenze di Fraizzoli e Pellegrini, ma di lasciare campo completamente libero a coloro che per anni ci hanno imbrogliato, rubato, irriso, vilipeso e poi, una volta smascherati, ci hanno rabbiosamente massacrato, insultato e diffamato con lo scopo di trascinarci con loro nella fetida melma, colpendoci nei valori che ci hanno sempre contraddistinto e ai quali ogni vero tifoso interista tiene quasi altrettanto che a quelli sportivi, Presidente per primo. Lui stesso ha sempre dichiarato che lo scudetto numero 14 è quello al quale tiene di più, anche qui a mio parere in modo un po’ imprudente e inopportuno.

La colpa forse ancora maggiore che infatti gli imputo non è tanto quella di avere drasticamente abbassato il livello tecnico della squadra, consentendo agli odiati rivali di conquistare scudetti in serie in modo da arrivare in più breve tempo possibile a quello ufficiale della “terza stella” che ci ha letteralmente frantumato i coglioni; quanto quella di avere lasciato passare, senza praticamente alcuna opposizione, la tesi revisionista del “Giovin Signore” che ci ha trasformato da vittime in carnefici, quelli che cioè avevano le stesse colpe degli altri senza per giunta averle mai scontate; da qui probabilmente anche certi arbitraggi scandalosi che ci hanno accompagnato in questi anni, non solo nell'ultimo, e che forse in molti hanno dimenticato nel Paese famoso per la memoria corta (primo fra tutti quello di Rocchi a S.Siro contro il Napoli un paio di stagioni fa).

Permettendo inoltre che si facesse tranquillamente scempio della memoria di Giacinto Facchetti, una persona sulla correttezza e la lealtà della quale non potevano avere alcun dubbio tutti coloro che hanno avuto modo e la fortuna di conoscere e di vedere all'opera “qualche” anno fa, tranne coloro che avessero interesse a crearlo ad arte per i loro loschi scopi personali. La cosa mi ha indignato e fatto imbestialire a tal punto da farmi affrontare, proprio nell'anno del Triplete, una fatica editoriale che mi è costata tempo e risorse finanziarie; in difesa della nostra Società e del nostro Presidente, proprio perché non potevo sopportare questo assurdo rovesciamento della realtà tipicamente italiano. Alla luce di quanto successo in seguito mi pare scontato affermare che non lo rifarei .

Con il suo comportamento Moratti non ha danneggiato solo noi tifosi, ma soprattutto se stesso. Nell'immaginario collettivo di un po' tutta la tifoseria italiana non interista, dapprima era infatti il “pirla” che non vinceva una cacchio pur investendo un casino di soldi; poi è diventato quello che non vinceva perché vittima di imbrogli, una volta smascherati i quali è finalmente riuscito in quello che prima non gli era concesso per colpe soprattutto non sue; adesso è ridiventato il “pirla” che una volta che gli altri sono stati riammessi al loro rango dopo un’ingiusta punizione è tornato lo sfigato perdente di prima. Mi si perdoni la brutalità e la schematizzazione, le cose non stanno evidentemente proprio così e noi lo sappiamo bene; ma con il suo operato ha prestato inevitabilmente il fianco al consolidarsi di questa ennesima tesi schematica e revisionista che avversari e media non vedevano l’ora di poter cucire addosso alla nostra Società.

Non vorrei essere frainteso: sarò sempre grato al Presidente Moratti per quello che ha fatto per l’Inter, ma questi ultimi tre anni ce li poteva risparmiare e, soprattutto, li poteva risparmiare a sé stesso. E’ un vero peccato che il suo periodo alla guida dell’Inter non si sia potuto concludere nel modo che meritava e nel quale tutti speravamo. I bianconeri ridono così sotto i baffi godendosi Tevez, a mio parere gran giocatore e soprattutto molto adatto al campionato italiano, se saputo tenere un po' a freno e giustamente motivato, mettendosi già quasi in tasca anche lo scudetto della “terza stella” (quella buona, stavolta), e aumentando non di poco le chance di entrare nel ristretto novero di coloro che si batteranno per aggiudicarsi la Champions.

Noi siamo invece qui a “sbatterci” fra Belfodil, Isla, Nainggolan e compagnia bella, per acquistare i quali dobbiamo però cedere alcuni dei nostri migliori giocatori attualmente in rosa; l’unica alternativa per assistere a un’inversione di tendenza di questo stato di cose è vedere ceduta la Società per cui facciamo il tifo a uno sconosciuto magnate d’oltreoceano e incrociare le dita.

Scusi la franchezza ma che delusione, Signor Presidente!

Alex
venerdì 21 giugno 2013

Alla nuova Inter non servono nuove ipocrisie

Caldirola, Bianchetti, Biraghi e Donati nell'Under
Il tifoso interista, oggi, alle prese con la mancanza di danaro nel portafogli di Moratti (manco fosse suo padre) soffre terribilmente. E' normale e concepibile. Ecco che, come scudo difensivo, è nata la mania per i giovani. L'interista vorrebbe una squadra di soli giovani. Arriva a dire, addirittura, che sarebbe disposto a non vincere per anni pur di vedere ogni domenica, in campo, una squadra con l'età media intorno ai 23 anni. Non nego che anche al sottoscritto vedere qualche giovane in più nella rosa nerazzurra piacerebbe, ma credo anche che questo sentimento, tanto presente quanto labile, sia ammantato da un'aura di ipocrisia e superficialità alquanto preoccupante. Anche perché, ne sono certo, il tifoso soffrirebbe in ogni caso a vedere la sua squadra faticare, sia se composta da trentenni sia se composta da ventenni. Certo, nel primo caso c'è un appiglio in più, appunto l'età calcisticamente avanzata dei soggetti in campo, ma nel secondo caso scoppierebbe la mania per l'esperienza, ne sono praticamente certo.

Ma dicevamo della moda dei giovani. Oggi Caldirola è diventato un oggetto del desiderio e il fatto che l'Inter, ieri, abbia riscattato la metà che aveva precedentemente ceduto del difensore cresciuto nel vivaio nerazzurro è stata una notizia positiva parzialmente cancellata dal fatto che un altro giovane, ovvero Donati, sia stato ceduto per circa 3,5 milioni di euro ('na miseria) al Bayern Leverkusen. Peccato che, detto francamente, Caldirola è oggettivamente inadatto a giocare titolare (o anche solo come riserva) nella difesa di una squadra di medio-alto livello in Serie A, figurarsi nell'Inter! E non lo dico per dire, lo dico perché lo dimostrano i fatti: a 22 anni (non 17 o 18), Caldirola ha già fatto esperienza al Vitesse, al Brescia ed al Cesena ed in nessuna di queste squadre è mai stato titolare inamovibile. E' capitano dell'Under 21 di Mangia, certo, peccato che nella finale con la Spagna sia stato forse il peggiore in campo e nelle partite precedenti non aveva certo brillato. Il ragazzo ha evidenti lacune tecnico-tattiche che a 22 anni dovrebbero essere già state ampiamente colmate. Quindi mi tengo stretti Ranocchia, Campagnaro, Andreolli e dico pure Chivu piuttosto che Caldirola, non per cattiveria ma perché li ritengo sinceramente superiori. Su Donati il discorso è leggermente diverso, nel senso che il ragazzo ha dato prova, negli Europei in Israele, di maturità e intelligenza tattica. Non sarebbe stato titolare, ma meglio di Jonathan sì molto probabilmente. Però, seppure mi dispiaccia la sua partenza, va anche detto che Jonathan l'hai pagato 4 milioni mentre Donati zero ed in tempi di vacche magre anche 3,5 milioni sono qualcosa se calcoli la plusvalenza fatta.

Belfodil è vicino all'Inter, tutto dipende da Cassano
In realtà oggi un giovane, al di là delle sue oggettive doti, merita, per l'interista, un posto in squadra basato soltanto sulla sua carta d'identità. Un esempio? Bianchetti e Biraghi sono decisamente più promettenti di Caldirola (oltre che più giovani), ma anche loro sono stati riserve in Verona e Cittadella: come si può pensare di portarli immediatamente all'Inter e renderli seconde scelte di una squadra che si suppone punti ai vertici della classifica? Facciamoli piuttosto crescere in squadre di medio-basso livello di Serie A prima di giudicare, perché io ricordo ancora chi bestemmiò alla partenza di Bolzoni, il quale ora, con tutto il rispetto, arranca in rose come quella del Siena. C'è bisogno di equilibrio in tutto, anche quando si parla di giovani dunque. Non sto dicendo che questi ragazzi non sono all'altezza dell'Inter, ma soltanto che meritano di giocarsi le proprie chances al meglio, quando hanno già potuto farsi le ossa. Ci sono anche le eccezioni, come fu Balotelli, ma sinceramente, oggi, non vedo nessun ragazzo che si avvicini al talento cristallino del bresciano. E dunque meglio che questi giovani siano protagonisti in altri lidi piuttosto che umili comparse a casa nostra. 

Allo stesso modo mi fa sorridere l'atteggiamento dell'interista davanti alla notizia di Belfodil in nerazzurro. E' vero, 10 milioni per la metà non sono pochi, ma mi pare evidente che ci si trovi innanzi ad uno scambio di favori tra Inter e Parma: noi acquistiamo, pagandolo bene, un giocatore che a Parma non vuole più restare, mentre i secondi si sobbarcano gli stipendi di due giocatori che costano un sacco alle casse nerazzurre e che a Milano non sarebbero al centro del progetto mentre in Emilia potrebbero aiutare i nerocrociati a fare un piccolo salto in avanti. La verità è che se l'attaccante francese fosse stato acquistato da altre compagini, molti nerazzurri avrebbero storto il naso. Con lui, se arriverà, avremmo un attacco composto da Palcio, Milito (gli esperti), Icardi, Longo e Belfodil (i giovani, tutti dal '90 in su). GIOVANI. Non era mica quello che volevamo? A quanto pare no, anche questa cosa non andrebbe bene. Insomma, ci troviamo di fronte all'ennesima riprova della schizzofrenia innata del tifoso interista, che fino a quando non vede in bacheca un trofeo non riesce a staccarsi da una critica persistente ma, talvolta, anche distruttiva più che costruttiva. Non attacco chi ha idee diverse o opinioni totalmente differenti, attacco chi (e tra questi praticamente tutti i media) cerca di coprire la propria ipocrisia e la superficialità delle proprie opinioni dietro a teli incosistenti come quello del "vogliamo più giovani, vogliamo un progetto". Se mandi in prestito un giovane, l'anno prossimo lo avrai ancora a disposizione e personalmente, cedere un ventiduenne per fare calare il costo del cartellino di un più forte ventiseienne non la trovo una blasfemia. Non si può pensare di portare automaticamente in prima squadra tutta la Primavera. La nuova Inter che sta nascendo merita maggior equilibrio intellettuale, altrimenti nascerà minata sin dalle sue fondamenta. La nuova Inter merita un vero supporto e non nuove ipocrisie dettate dalla moda del momento.

Andrea
mercoledì 19 giugno 2013

Due mesi di "passione"

Mazzarri si sarà già rassegnato?
Come è ricorso più volte nei commenti e nei post di molti di noi in questi ultimi giorni, a meno di clamorosi ribaltoni, al momento ad un orizzonte tutt’altro che prossimo, ci aspettano un paio di mesi di sofferenza pura, in vana attesa di una qualche notizia classificabile almeno apparentemente come “positiva” e che possa rappresentare un’inversione di tendenza a un progressivo declino che si sta materializzando per la nostra Società, intesa come Inter F.C. Non essendo cambiato praticamente nessuno dei fattori che hanno contraddistinto le strategie e le mosse societarie degli ultimi tre anni, ritengo piuttosto illusorio aspettarsi qualcosa di diverso. Uno dei fattori per la verità è cambiato e si tratta dell’allenatore: Mazzarri è sicuramente un tecnico dalla personalità piuttosto forte, apparentemente capace di farsi intendere e di imporre anche alcune scelte alla dirigenza, sicuramente più di Benitez (uno straniero che ha avuto anche la sfiga di succedere a Mourinho) e soprattutto di Gasperini e Stramaccioni. Il problema è che prima di tutto le risorse economiche a disposizione sono molto limitate per non dire quasi inesistenti, e in secondo luogo, quel che forse è peggio, è che coloro che dovrebbero cercare di muoversi al meglio in un contesto difficile come questo, hanno dato ampia riprova di non averne assolutamente le attitudini e le capacità.

Il nostro ineffabile D.T. non è mai stato capace di vendere, solo di svendere, e la storia recente del club è lastricata di decine di esempi piuttosto probanti; spesso per concretizzare qualche cessione è stato necessario l’intervento di Moratti in persona, che però a quel punto significava cedere il giocatore a prezzi di saldo o, ancora peggio, regalargli il cartellino per vederselo giocare contro l’anno dopo in qualche club italiano. Ha “centrato” qualche buona operazione in entrata, di questo gli va dato atto; è successo però qualche anno fa, quando cioè il club gli metteva a disposizione ben altro tipo di risorse. Mi verrebbe un po’ da dire che così sono capaci tutti, tipo il carbonaio che viene per scherzo messo al posto del Marchese del Grillo nel famoso film e che dopo qualche domanda all’amministratore sullo stato delle finanze della casa sentenziò: “Aò; ma che noantri semo i più cojoni che compramo tutto al doppio e vennemo tutto alla metà?”. In più il D.T. si crede d’essere un fenomeno, e ritiene sia sufficiente trattare con due-tre altri direttori suoi amici, snobbando tutti gli altri e fregandosene delle esigenze dei vari allenatori; per questo sono abbastanza preoccupato nonostante il “peso” di Mazzarri sia indubbiamente diverso da quello dei predecessori citati. E soprattutto per questo motivo caldeggiavo un “ribaltone” in casa Inter, non tanto perché arrivasse il magnate di turno che con una pioggia di milioni comprasse tanti fuoriclasse, ma sperando in una cura “shock” che desse un taglio netto a questo stato di cose che ci sta facendo lentamente precipitare in un anonimato calcistico che una Società come l’Inter non può e non deve sopportare.

Andreolli è meglio di Caldirola o Bianchetti?
Io non voglio fare nomi o elenchi di chi dovrebbe arrivare o di chi dovrebbe andarsene, per quello è bravissimo il nostro giovane Alessandro; mi pare però evidente che la rosa attuale dell’Inter sia decisamente più ampia di quello che necessita una stagione senza impegni europei, anche a livello di quei costi che sembrano diventati decisivi come i campioni e richiederebbe pertanto un operatore di mercato particolarmente abile nelle cessioni: l’esatto contrario di quello che abbiamo a disposizione. Possiamo contare su sei giocatori veramente validi e cinque nuovi acquisti dei quali uno già “rotto” e uno già assolutamente assurdo: perché ingaggiare un giocatore mediocre come Andreolli, quando si hanno a disposizione diversi giovani validi in quel ruolo e che potrebbero tranquillamente essere impiegati come quarto o quinto centrale di difesa (Caldirola, Bianchetti)? Forse perché pensiamo di cederli come contropartite in qualche “affare” con i Preziosi o i Leonardi di turno, salvo poi accorgerci che abbiamo ceduto dei giovani molto validi e acquistato delle mezze “ciofeche”? Tolti Zanetti, Samuel e Milito, ai quali è stato proposto il rinnovo per motivi più che altro di riconoscenza e “di spogliatoio”, tutti gli altri, chi più chi meno, sarebbero papabili per la cessione o il non rinnovo. Ma per fare questo ci vorrebbe una Società forte e un Direttore con i controcazzi…ci siamo già capiti. Invece finiremo probabilmente per vendere a meno di quanto pianificato qualcuno di quei pochi sui quali si dovrebbe ripartire a costruire (Guarìn), magari perché il ragazzo capisce che ce ne vogliamo liberare e pianta la grana per essere ceduto proprio alla squadra che, guarda caso, offre di meno; oppure finiremo per farci coinvolgere e ricattare in qualche scambio “scellerato”, magari con Ranocchia come protagonista. Vendere per poi comprare, sentiamo ripeterci da anni: il problema è che gli altri lo sanno e ci strozzano, ben consapevoli oltretutto con chi hanno a che fare. Così le risorse che dovrebbero servire a finanziare un paio di buoni acquisti, si rivelano sì e no sufficienti per uno, e che non sempre poi si rivela essere così buono. In questo modo il primo anno ti ritrovi da dovere rimpiazzare cinque giocatori, il secondo anno otto, il terzo dodici e il quarto quindici: praticamente impossibile anche per un “mago” del mestiere, e a qual punto inizi a sprofondare.

D’accordo, siamo solo al 19 di Giugno, tempo ce n’è ancora tanto, come si suol dire in questi casi; il problema è che sono tre anni che diciamo così e veniamo regolarmente anticipati (o per meglio dire inchiappettati) sugli obbiettivi di un certo calibro, per finire gli ultimi 10/15 giorni a rastrellare giocatori mediocri o addirittura improponibili e magari anche a cifre cospicue (Quaresma e Pereira dal Porto fanno scuola). Il problema non è il tempo, ma la mancanza di risorse e di professionalità e passione di chi dovrebbe lavorare per il bene dell’Inter; e in questa situazione anche Mazzarri, per quanto bravo, può farci ben poco. Solo per questo si sperava nell’entrata in scena di Thohir o di chi per lui, per dare afflato a una speranza; se le cose dovessero rimanere allo stato attuale il destino temo che sia segnato. Questo è il momento in cui si sparano stronzate a go-go e nel quale i vari “giornalai” arrivano ad attribuire all’Inter anche 150 calciatori; siamo abituati e non ci facciamo condizionare o impressionare più di tanto. Siamo però attenti osservatori da anni delle vicende della nostra Società e del calcio in generale e mi sembra di poter affermare che ce n’è ben donde per essere abbastanza preoccupati. Poi si sa: il tifo e la passione hanno insito in loro una forte componente di irrazionalità e di speranza; proprio a queste ci aggrappiamo in questo momento, e, sarà anche una frase fatta o un luogo comune, ma è anche per questo che è bello il calcio e appassionarsi alle vicende di una squadra; all’Inter, secondo noi, più di tutte le altre.

Alex
lunedì 17 giugno 2013

Chi ben comincia... (primi deludenti scorci di una lunga estate nerazzurra)

Un Branca sorridente. Per ora noi sorridiamo meno
Vi confesso di essere abbastanza deluso dell’operato della società nerazzurra in questo primissimo scorcio di estate.
Sorvolo sulla scelta di dare il benservito a Stramaccioni (anche se in tempi non sospetti l’avevo detto che avrebbe pagato per tutti), sull’ingaggio di Mazzarri (accolto come il nuovo Mourinho, bah…) e sull’ennesimo rinnovo di Zanetti (non è da tutti avere un 40enne titolare fisso in squadra).
In attesa di sviluppi economici con l’eventuale arrivo di Thohir, l’attenzione è tutta rivolta al mercato. Come ben sapete il nostro Direttore Sportivo dà sempre il meglio di sé in questo periodo dell’anno e anche quest’anno si sta muovendo per dare a Mazzarri una rosa competitiva.
Grazie al feeling con il Genoa, Branca sta cercando di completare l’ennesimo affarone con i rossoblu. L’oggetto del desiderio è stavolta il promettente bomber italiano Gilardino, che forte della sua giovane età (ha appena 31 anni) punta a diventare il vice-Milito (con il baby Icardi che scalderà panchina e tribuna). In Liguria potrebbe arrivare Schelotto o, più probabilmente qualche giovane della nostra Primavera. Nel frattempo si sta lavorando con il Catania per i due argentini Gomez e Barrientos, due che dovrebbero farci fare il salto di qualità. In particolare Barrientos dovrebbe sostituire un deludente (e probabilmente partente) Guarin.

Nainggolan serve davvero? Ed i nostri giovani?
Ma Mazzarri ha chiesto principalmente degli esterni e un centrocampista di qualità. Per gli esterni i nomi più quotati sono il cileno Isla della Juventus, che lo scorso anno ci snobbò per andare a Torino e ora, si scopre, sarebbe felicissimo di arrivare a Milano, Zuniga che il Napoli non ci venderà mai e Basta che potrebbe arrivare dietro offerta consistente o mezza rosa della Primavera (tanto a cosa ci servono tutti questi giovani?).
Per il centrocampo, che comunque potrà contare sull’esperienza di Cambiasso e Mudingayi, il nome più quotato è quello di Nainggolan. Al Cagliari andrebbero soldi più un paio di contropartite (Bardi e Caldirola, i candidati). E tanto per non farsi mancare nulla, di tanto in tanto rispunta il nome di Paulinho (prima o poi scopriremo il vero motivo di così tanti viaggi in Brasile da parte di Branca).
Ma Branca si sta muovendo anche nel mercato in uscita (in assenza di liquidità prima bisogna fare cassa). Il Barcellona sta premendo per Handanovic. Eventualmente al posto dello sloveno arriverebbe il portiere brasiliano Rafael (non lo conosce nessuno, buon segno, vuol dire che è tanto forte che l’hanno tenuto nascosto) mentre Bardi verrebbe dato in prestito/comproprietà/regalo. Sul piede di partenza anche Ranocchia (potrebbe essere ceduto alla Juventus nell’affarone del secolo con Isla), Guarin e tutti i giovani al di sotto dei 30 anni. Eccezion fatta per Kovacic e Juan Jesus che verranno ceduti nel mercato di gennaio a prezzo di saldo o per arrivare allo Schelotto di turno.
L’unica speranza è rappresentato dall’arrivo dell’imprenditore Thohir che porterebbe nuove liquidità per le nostre finanze. E magari anche qualche giocatore che possa davvero farci fare il salto di qualità. Altrimenti il futuro si preannuncia tutt’altro che roseo.

Entius
mercoledì 12 giugno 2013

Il primo discorso di Mazzarri (secondo me)

Cosa dirà Mazzarri alla squadra?
"Buongiorno a tutti ragazzi. Innanzitutto mi presento, perché noi non ci conosciamo. Forse voi pensate di conoscermi, mi avete visto e sentito tante volte sulla panchina di una squadra avversaria, qualcuno di voi mi ha anche già avuto come allenatore, vero Antonio? Bene, pensatelo pure, ma non mi conoscete e soprattutto io non conosco voi. Non so chi voi siate, non so come giocate, non so come vi comportate dentro e fuori dal campo. Io di voi non so nulla e non perché non mi sia informato, vi assicuro che nel mio lavoro mi informo ed imparo qualcosa quotidianamente, ma perché io, l'Inter che ho visto lo scorso anno, non la conosco. Quell'Inter arrendevole, fatta di giocatori discreti e decisamente modesti, distintasi per pacchiani errori tattici, per aberranti movimenti sul campo, caratterizzata da una condizione fisica imbarazzante....ecco, quell'Inter lì, personalmente, non la conosco.
Siccome io non la conosco, per me quella squadra non esiste, anzi, davvero non esiste. Perché voi non siete quella squadra. Non posso credere che una delle società più vincenti al mondo, una delle squadre più blasonate e riconosciute in tutta la Terra sia la squadra contro cui ho giocato lo scorso anno. Se penso che mi avete anche battuto all'andata mi sale ancora il nervoso! Quell'Inter non esiste e con essa non siete esistiti voi in quella squadra. L'Inter riparte da zero. Con me ognuno di voi avrà la sua possibilità, ognuno di voi può dimostrarmi di essere il giocatore più forte, l'uomo più ambizioso, il calciatore più dotato che esista. Sia il Primavera che farà la preparazione con noi, sia il reduce dell'incredibile 2009/2010, con me parte da zero. Dicevo, quindi, che mi presento: sono Walter Mazzarri, ex modesto calciatore ed allenatore di buon livello. Si, di buon livello, e non me lo dico da solo ma lo dicono i risultati che ho ottenuto in anni di carriera. Non sono supponente e non voglio fare il figo, ma non amo neanche la falsa modestia. Da buon toscano sono schietto e se penso qualcosa lo dico. Se devo dire qualcosa lo dico. Il mio lavoro lo so fare, altrimenti non sarei qui oggi. Lo so fare dal più piccolo dettaglio alla visione d'insieme, lo so fare sui singoli esercizi che ognuno di voi, quotidianamente, affronterà come sulla preparazione della partita più decisiva che ci giocheremo in questa e nelle prossime stagioni.

Mazzarri nella conferenza stampa di presentazione
Sono stato chiamato dal Presidente perchè l'Inter non è e non può essere quella delle sedici sconfitte stagionali e degli oltre 50 gol presi. Non posso dire che ripartiremo dai fondamentali, perché se siete giunti qui un motivo ci sarà anche, ma quei fondamentali dovranno essere riscoperti. Giocare semplice è la base su cui costruire un gioco di squadra vero. Il sudore e la fatica che ogni giorno metterete sul campo d'allenamento sarà il vostro dazio per raggiungere il successo. L'ho detto davanti a tutti: per me l'allenamento è sacro e per questo non accetterò alcuno sgarro da parte vostra. Fuori dal campo sarò sempre presente per chiunque abbia bisogno di qualcosa, ma sul campo Pinco e Pallino per me sono identitici, al di là dei problemi della vita che ognuno di noi ha ma che devono rimanere fuori dal nostro lavoro. Il mio lavoro è ottenere da voi il meglio, il vostro è e sarà darmi il meglio. Non vi chiedo di alzarvi singolarmente, in stile riunione degli alcolisti anonimi, per presentarvi. Parlerò in questi giorni con ognuno di voi, viso a viso, nel mio ufficio, perchè voglio sapere tutto di voi e soprattutto voglio che possiate dare il massimo in campo. La mia porta sarà sempre aperta, il mio orecchio sempre pronto ad ascoltarvi e vi assicuro che tutto ciò che mi direte rimarrà tra noi. Ma attenzione, come io sarò sincero e diretto con ognuno di voi, pretendo lo stesso atteggiamento da parte vostra. Il rispetto nello spogliatoio è sacro quanto il sudore in allenamento. Non vi chiedo di diventare migliori amici, se lo siete già meglio, ma non è necessario, vi chiedo soltanto di focalizzarvi al massimo sull'obbiettivo che tutti insieme dobbiamo raggiungere. Qual'è ques'obbiettivo? Sta a voi deciderlo. Tenete conto che siete l'Inter e fuori da qui ci sono milioni e milioni di persone che tifano per voi, che vi vedono come degli idoli. 
Io vi difenderò sempre, sarò il vostro scudo e la vostra spada, ma a quattr'occhi non risparmierò critiche a nessuno, come del resto non risparmierò le lodi. Non mi interessa quello che scrivono o scriveranno i giornali, ciò che dicono o diranno le televisioni. L'unica realtà sarà questa: lo spogliatoio e la nostra squadra. Ed ora in piedi, è il momento di incominciare a scegliere il nostro obbiettivo, è il momento di sudare, è il momento di fare rinascere l'Inter"

Andrea
venerdì 7 giugno 2013

Mazzarri, buona la prima


E' iniziata ufficialmente ieri, con la consueta conferenza stampa di presentazione, l'avventura di Walter Mazzarri sulla panchina dell'Inter. Un Mazzarri carico, che è parso da subito determinato e pronto a raccogliere la sfida di ricostruire dalle macerie una squadra che ha chiuso nona in campionato, in perenne transizione ma con risorse economiche sempre più striminzite, e che l'anno prossimo non giocherà le coppe europee. Pur non offrendo particolari risposte ad effetto (del resto il personaggio è tutto fuorchè un prime time), il livornese ha da subito messo in chiaro alcuni aspetti del suo lavoro, senza risparmiare critiche neanche troppo velate alla gestione precedente e facendo più volte leva con orgoglio sul suo score personale che da Livorno a Napoli, passando per Reggio e Genova, gli ha permesso di arrivare sin qui.

Ivan Zazzaroni, giornalista che non stimo particolarmente lo ammetto, ieri twittò così
Se allenare l'Inter fosse il sogno della sua vita francamente non lo so, di certo il Mazzarri visto ieri (al netto di qualche piroetta dialettica non facilissima da seguire) ha dato a tutti l'impressione di essere già mentalmente pronto a quella che rappresenta a tutti gli effetti la sfida più importante della sua carriera.

Credo sia opportuno fare qualche considerazione su quanto detto ai microfoni dal nuovo tecnico nerazzurro, di cui riporto qui il video integrale


Lavoro, sudore, sacrificioIl primissimo punto che Mazzarri ha voluto mettere bene in chiaro è stato quello che auspicavo: esaltazione della cultura del lavoro e del sacrificio, perchè "oltre ai valori tecnici bisogna essere preparatissimi a livello fisico e mentale". Non potrei essere più d'accordo sinceramente, il crollo fisico e mentale della squadra da novembre in poi è stato una delle ragioni principali per cui è stata presa una caterva di gol e di conseguenza l'annata ha preso una certa piega. Il tecnico, che a quanto pare non ama particolarmente iperboli ed esercizi dialettici, è stato schietto da buon livornese: "l'allenamento è sacro, lo dirò ai giocatori appena li vedrò. Già in ritiro voglio vedere la sopportazione alla fatica e lo spirito di sacrificio.". Dubito volesse attaccare i metodi da molti giudicati 'blandi' della stagione 2012/13, certo è che da uomo di calcio navigato avrà capito perfettamente che l'ecatombe di infortuni non può essere stata solo figlia di una sfiga epocale.

Il programma iniziale di amichevoli è già cambiato perchè Mazzarri ha il suo modo di lavorare insieme al suo preparatore atletico di fiducia Pondrelli e i primi 14-15 giorni saranno previsti doppi allenamenti per mettere quanta più benzina possibile nel motore in vista dell'inizio della stagione. Ha già fatto capire che in quella sede valuterà tutto il materiale umano a sua disposizione (non prima), e trarrà le sue conclusioni riguardo chi merita di restare in rosa e chi invece dovrà andare a cercare gloria altrove.

Mentalità da ricostruire. Anche qui la stilettata al tecnico uscente è forse non voluta, ma a Strama saranno comunque fischiate le orecchie. "Primo obiettivo una squadra che non molla mai e che prima di soccombere vende cara la pelle", praticamente un modo come un altro per dire che spettacoli come Siena, Firenze, Udine (a citarne tre a caso) non sono ammissibili, perchè se le sconfitte possono anche arrivare (e arriveranno) in campo deve esserci sempre quel furore agonistico marchio di fabbrica delle sue squadre. Interessante questo passaggio:"In questo momento il tifoso interista credo voglia vedere una squadra vera, tosta, che se la giochi con tutti su ogni campo. Ho visto le statistiche dell'anno scorso, l'Inter deve tornare a vincere nel proprio stadio e cercare di evitare le sconfitte". Le statistiche purtroppo le abbiamo viste anche noi, e non è stato un bel vedere.

Mazzarri non lo dice in modo diretto, ma le sue dichiarazioni tradiscono diverse perplessità sui metodi di lavoro e la gestione precedente, peraltro legittime visto che un tale insieme di criticità mostrate nella stagione scorsa non può essere passato inosservato, al di là di una stima di facciata per l'allenatore da lui sostituito. Quando dice "la rosa dell'Inter già come è adesso può fare un campionato di un certo livello se acquisisce certi meccanismi, sposa certi concetti, riesce ad allenarsi in un certo modo", l'affondo è totale, al di là di un ottimismo sulla qualità della rosa che ovviamente è reale solo in parte. "Il presidente voleva un allenatore di personalità, credo di averla": checkmate, Strama.

"Se uno è vecchio, a calcio non può giocare". Sì, lo ha detto davvero, precisando poi che c'è una differenza tra "esperto" e "vecchio", calcisticamente parlando: se questo per i vari Zanetti e Cambiasso sia da leggere in positivo o meno, non saprei. Certo è che quando afferma che "tutto dipende se il giocatore esperto è ancora in grado di allenarsi a certi ritmi: soprattutto se i giocatori che hanno fatto il Triplete hanno inconsciamente ancora la voglia di sacrificarsi, questo è da valutare", forte è la sensazione che alcuni elementi provati da mille battaglie (sia a livello fisico che mentale) avranno serie difficoltà a ritagliarsi un ruolo da protagonisti nell'Inter che verrà.

Il "bisogna correre, bisogna arrivare prima sulla palla" rappresenta poi un'ulteriore sottolineatura del tipo di calciatori di cui ha bisogno e che vuole vedere in campo, perchè di gente che passeggia a centrocampo ne farebbe volentieri a meno qualsiasi tecnico. Cassano, in un discorso del genere, non può essere in alcun modo un elemento da cui ripartire, e mi auguro che questo sia già ben chiaro nella lista delle operazioni sul taccuino di Branca e Ausilio.

Il "progetto" e i giovani. Abbastanza d'accordo su un concetto: la parola "progetto" ormai è usata fino alla nausea nell'ambiente calcio, e senza i risultati difficilmente si riesce a portare avanti un discorso iniziato con tutti i migliori propositi. Il credito e la credibilità si guadagnano sul campo, perchè le cose nel calcio possono cambiare velocemente e l'esempio di Stramaccioni è abbastanza calzante, visto che lui nell'immaginario collettivo doveva essere l'uomo del nuovo corso ma è finito travolto dai risultati e da un impegno troppo più grande di lui.

Sul discorso giovani, da molti visti come una risorsa sottostimata specie in una fase di ristrettezze economiche e con alcuni elementi della prima squadra che non hanno reso al meglio, il tecnico è lapidario: "Giocare con tanti giovani e farli crescere, non sempre va d'accordo con l'arrivare nei primissimi posti. Ci vuole la giusta miscela, se poi mi chiedete di fare 50 punti in un campionato, con l'esperienza che ho penso che potrei farli anche con una squadra di giovanissimi. Se però l'obiettivo è competere con Juventus, Milan, Napoli, Fiorentina, Roma, Lazio, è un pò diverso". Spavaldo quanto basta, netta anche qui la punzecchiata a chi di punti ne ha fatti 53 schierando qualcosa in più di soli "giovanissimi".

Anche qui mi trovo d'accordo, il "provare i giovani, tanto non possono fare peggio dei vecchi" è un discorso che può valere qualcosa (poco a mio parere) a posteriori ma quando devi mettere su con razionalità una squadra non si può attingere a piene mani dal settore giovanile, che è e rimane una grandissima risorsa ma va gestito in un certo modo per evitare di bruciare talenti o sovraesporli troppo presto a difficoltà che la massima serie cela ad ogni angolo. Mazzarri, alla domanda di Sabine Bertagna sul settore giovanile, non ha comunque fatto mistero di puntarci: "Starò molto attento, ho già avuto un accenno con Ausilio, e l'idea è quella di adottare per la primavera un modulo uguale a quello della prima squadra. Roma non si fa in un giorno, ci vuole tempo".

Lo staff, i tagli nella rosa e il ruolo di Baresi. Una rosa di 30 elementi è già eccessiva per chi gioca su tre fronti, figuriamoci per una squadra che giocherà una gara importante a settimana (salvo turni infrasettimanali e impegni di coppa Italia). Di turnover non ne servirà molto, ovvio immaginare che saranno diverse le cessioni da operare per dare al tecnico una rosa funzionale alle sue idee e al suo lavoro. E' stato abbastanza chiaro: 22 giocatori (due per ruolo) di movimento più 4-5 ragazzi.

Non ho capito esattamente quale sarà il ruolo di Beppe Baresi, che resterà per ammissione dello stesso tecnico. I fedelissimi di Mazzarri saranno il prep. atletico Pondrelli (dalla primavera del Bologna sempre con lui), il vice Frustalupi, Luca Vigiani come collaboratore tecnico sul campo, il prep. portieri Papale, il consulente tecnico Giuseppe Santoro, più due osservatori esterni (Concina, Nitti). Se il vice sarà appunto Frustalupi, mi viene da chiedermi di cosa si occuperà Baresi: "resterà perché volto storico dell’Inter, l'ho voluto per inserirmi al meglio e per capire certi aspetti della società". Ok, ma poi? Chissà.

E' entrato bene nel mondo Inter, Mazzarri. L'auspicio è che quanto detto in quei 50 minuti scarsi di dialogo con la stampa troverà conferme anche sul campo, per iniziare finalmente a creare qualcosa dopo aver perso tre anni senza di fatto muovere passi importanti nell'ottica di una ricostruzione vera e non solo presunta. In bocca al lupo mister.

Antonio
lunedì 3 giugno 2013

Moratti-Thohir, il bene dell'Inter è la condivisione

Thohir, il ricchissimo indonesiano che vuole l'Inter
Erick Thohir, questo il nome del magnate indonesiano che pare abbia tra i suoi ultimi progetti, e non capricci, quello di acquistare una certa società calcistica di nome Inter dal valore di 300 milioni, con una storia di più di un secolo, una bacheca stracolma di titoli, e milioni di tifosi in tutto il mondo. E con uno schiocco di dita ecco l’offerta, gli incontri, le discussioni, i progetti, i tifosi che sognano, quelli che si indignano. Questi uomini strabiliano per il potere che trasudano in ogni loro gesto, per la magniloquenza (e il potere mediatico), per la consapevolezza di poter ribaltare qualsiasi cosa che rientri nelle potenzialità del loro conto in banca.