lunedì 23 luglio 2012

Calcio italiano, Inter, il nuovo stadio e la maglia rossa: un virtual-caffè con MARCEL VULPIS (SportEconomy)

Marcel Vulpis, direttore di SportEconomy.it
E' una linea che abbiamo deciso di seguire consapevoli che non per forza sarebbe stata la linea più "nazional-popolare", consapevoli che forse non tutti i tifosi nerazzurri avrebbero letto con passione e piacere i nostri pezzi, ma è una scelta che è nata senza pressioni o alcuna sorta di linea editoriale: siamo un blog libero, composto da autori liberi e che liberamente hanno scelto argomenti e trattazioni. Il rinnovo nerazzurro, la nuova era in cui l'interismo sta provando ad entrare, ci ha portati dunque a diversi pezzi tutti segnati da un unico file rouge: l'Inter che verrà. Lo ha fatto Alex con il suo ultimo "Revolution", lo ha fatto Antonio con "L'Inter cambia pelle" e l'ho fatto anche io con "Fassone ed il nuovo stadio". Abbiamo così deciso di provare a contattare uno dei maggiori esperti di economia nello sport in generale, e del calcio in particolare, affinchè ci aiutasse a fare luce su questioni spinose da trattare e difficili da chiarire per molti (noi non esclusi chiaramente): Marcel Vulpis, direttore di SportEconomy.it e volto noto a chi segue con costanza Sky Sport 24, ha gentilmente accettato di aiutarci in tutto questo, rispondendo alle nostre domande.

Innanzitutto la ringraziamo per avere accettato di fare questa breve chiaccherata con noi Marcel. Lei, da direttore di SportEconomy.it, è sicuramente uno dei maggiori esperti italiani dell'analisi economica sportiva. Qui parliamo di calcio e partirei da una domanda che molti dei tifosi italiani, in questo momento, si sta ponendo: il Fair Play Finanziario è realmente il motivo delle scelte economiche attuate dai protagonisti del nostro calcio o è piuttosto un alibi sfruttato magistralmente nel momento in cui ci si è resi conto che il nostro sistema di business calcistico non funziona più?
E' assolutamente soltanto un alibi. I così detti top players, oramai, sono un lusso che solamente alcuni club o cordate d'affari, di solito dai nomi esotici, possono permettersi. Noi, come osservatore economico, lo diciamo da anni e ci fa piacere che poco tempo fa questa tesi sia stata confermata anche dal vice-presidente del Milan Adriano Galliani. I club italiani, quale che sia la loro dimensione, bruciano più di quanto producono. I salari dei calciatori sono spropositati e "drogati" da valutazioni guidate esclusivamente dai procuratori. Ormai sono loro a decidere il prezzo di ogni tesserato, purtroppo comandano più loro dei direttori sportivi. Questa è una forte anomalia. Ad esempio, in Germania, già da oltre 15 anni si sta andando nella direzione opposta, con una politica completamente diversa negli affari. E' giunta l'ora di scendere dalla giostra!
Il giovane Borussia, da due anni campione di Germania
Pensa quindi che il sistema tedesco sarebbe il miglior modello di riferimento per noi italiani, per il nostro calcio?
Sicuramente. Il Bayern Monaco è il club con i ricavi commerciali più alti in tutta Europa, supera persino il Manchester United! Sotto il profilo sportivo, il bi-campione di Germania Borussia Dortmund conferma la tesi che si può fare grande calcio anche con budget ridotti. E' chiaro che per fare ciò bisogna rinunciare per scelta ai top players e creare in casa i campioni del futuro, giovani già pronti per la massima serie, ma ancora non campioni affermati. Sotto questo punto di vista, in Italia, l'Udinese dei Pozzo è decisamente un benchmark positivo e vincente.
Forse però non dovremmo essere solo noi a svoltare, a girare pagina. In Spagna, ad esempio, è stato reso noto che sono stati i criticabili movimenti bancari a permettere a Real Madrid e Barcellona di imporsi totalmente nel calcio mondiale. Qual'è la reale situazione del calcio spagnolo attualmente? Per due club che dominano, decine falliscono....
La situazione della Spagna è molto grave, il sistema rischia realmente di implodere sia a livello sociale, come si vede dagli scontri nelle piazze di diverse città iberiche avvenuti recentemente, sia a livello economico-sportivo. Da quando è nata la super-cordata Bankia, che racchiude al suo interno sette delle più importanti banche iberiche, la situazione è ulteriormente peggiorata, a livelli esponenziali. Presumo che quest'estate - e presume bene vista l'attuale situazione ndr. - la campagna acquisti non sarà sfolgorante come dal 2009 ad oggi, a meno che i top club come Barca e Real non vogliano peggiorare la loro situazione debitoria sul sistema bancario. Diciamo che anche molti club spagnoli, come quelli italiani, dovranno scendere dalla giostra.
Situazione tragica ed imbarazzante direi, ma torniamo in Italia. E' il Napoli il team più virtuoso in termini di bilancio vero?
Si, assolutamente il Napoli da cinque anni a questa parte, l'unico club che sarebbe in attivo anche senza la voce plusvalenze in bilancio. 
Come ci stanno riuscendo?
A Napoli hanno saputo bilanciare perfettamente i costi con i ricavi. Il monte salari è soltanto il settimo del campionato italiano, eppure ha appena vinto la Coppa Italia ed il prossimo undici agosto si giocherà la Supercoppa Italiana contro la Juventus a Pechino.
Conti in rosso in casa Inter....
Totalmente su un altro livello è la situazione dell'Inter: le previsioni di bilancio parlano di un rosso da circa 88 milioni di €. Le risulta? E' un problema con il Fair Play Finanziario?
Si, è possibile che la perdita dei nerazzurri si aggiri su quella cifra. L'Inter è legato ancora al livello troppo oneroso degli ingaggi dei propri calciatori. Però va detto che su questo, come si sa e si vede, il management interista sta lavorando da almeno un anno, con Moratti che ha deciso di mandare via prima Eto'o, poi Forlan e Lucio, cioè pezzi pregiati - alcuni diciamo ndr. - ma anche più cari in termini di gestione.
Rinnovamento Inter, come scriviamo anche noi da tempo. A riguardo di questo ci risulta che l'Inter abbia instaurato da tempo un rapporto di collaborazione con la società Sports Investment Group, grande potenza nel campo dell'innovazione sportiva ma che, purtroppo, da noi contattata ha gentilmente declinato la richiesta di rispondere ad alcune domande. Comunque, crede che l'Inter abbia realmente deciso di progettare un nuovo stadio?
Sinceramente? Finchè non vedrò l'area, il progetto di urbanizzazione e le relative delibere, non ci crederò. negli anni ho visto fin troppi plastici in mano a presidenti di calcio italiani, ma per fare effettivamente gli stadi c'è bisogno dell'ok di diversi enti locali e, soprattutto, di molti soldi. Senza soldi non ci sono i mattoni da mettere in fila.
Eppure sono diverse le indicazioni che ci dicono che Moratti si sia portato verso quella direzione. Anche la scelta di Fassone come nuovo dirigente è una prova al riguardo. Pensa sia la strada giusta?
Certamente, la strada è quella giusta e Fassone arriva proprio da esperienze di questo tipo, è un esperto del campo. Detto ciò, non credo che Fassone possa decidere così tanto ed incidere così tanto, pur essendo un bravo manager.
La bandiera del quarto Inter Club nato recentemente in Cina
Sicuramente serve anche sfondare su mercati finora inesplorati dal calcio italiano, come quello orientale.
Ogni top club dovrebbe lavorare molto sull'internazionalizzazione del proprio brand e l'Inter ha anche un grande rapporto sponsorizzativo con la Pirelli, presente con stabilimenti ed interessi in Cina, per esempio. Ma bisogna lavorare decisamente tanto prima di riuscire a scardinare l'appeal di brand molto più internazionali dei nostri, come quelli di Real, Barcellona, Manchester United e Liverpool.
Per certi versi, dalle sue parole, sembrerebbe che il modello da seguire, attualmente, sia quello della Juventus. Il nuovo stadio ha effettivamente cambiato totalmente le possibilità economiche del club di Torino?
La risposta la avremo dal prossimo bilancio. Prima di espormi voglio vedere il saldo netto tra ricavi e costi gestionali dell'impianto, per adesso ci si può basare soltanto su delle stime difficilmente valutabili. Solo allora si potrà dare un giudizio corretto e sereno sull'intera operazione. Detto ciò, sicuramente lo stadio di proprietà della Juventus è la strada che devono seguire tutti i club italiani, soprattutto se di livello top. 
Facciamo un gioco: si metta nei panni di Moratti o comunque in quelli della dirigenza nerazzurra. Cosa farebbe concretamente per cercare di aprire nuove strade di guadagno per la società?
Investirei massicciamente sul marketing e sulla comunicazione digitale, sia in Italia ma, soprattutto, all'estero dove c'è bisogno di farsi conoscere anche al di là dei semplici risultati sportivi che comunque, chiaro, influiscono assai.
Conciso e dritto al punto, perfetto. per il calcio italiano in generale, invece, quale crede che debbano essere i prossimi passi nel breve periodo? Il Report Calcio 2012 presentato dalla FIGC a marzo parla chiaro: il calcio italiano è una società in fallimento. 
Per prima cosa bisogna cambiare top management, sia a livello sportivo che economico, perchè non è possibile che siano sempre le stesse facce da venticinque anni ed oltre. Bisogna abbattere poi i salari dei giocatori ed, eventualmente, pagare bene e tanto soltanto i top players. Infine, come dicevamo proprio poco fa, bisogna investire su nuovi asset come lo stadio, anche se per almeno i primi cinque anni saranno soltanto un investimento e non un guadagno.
La tanto discussa maglia rossa come mezzo di marketing?
Le rubiamo ancora un attimo del suo tempo per un'ultima curiosità. La seconda maglia totalmente rossa che la Nike ha scelto per l'Inter per la prossima stagione ha sollevato diverse polemiche, soprattutto tra i tifosi, con anche la lettera indirizzata a Moratti dalla Curva Nord in segno di protesta per la scelta. La scusa dei colori della città di Milano non regge molto sinceramente, più realisticamente si è trattata di una scelta per compiacere eventuali investitori dalla Cina. Ma davvero una sola maglietta può portare denaro fresco nelle casse di una società? Basta così poco?
Penso sia soltanto una scelta di marketing condivisa con la Nike. E' chiaro che ogni anno bisogna proporre delle novità in termini di design, ma non mi pare che sia un gesto di lesa maestà da parte dello sponsor e della società sinceramente. Alcuni tifosi dell'Inter, forse, vivono scollati dalla realtà se il loro problema principale è una seconda maglia rossa indossata o meno dai propri beniamini. Forse non si sono accorti che attualmente ci sono problemi sociali molto più gravi.

L'esperto ha parlato, si sarebbe detto una volta. Marcel Vulpis, attraverso la sua conoscenza diretta e la sua esperienza nel campo, ci ha permesso di accendere la luce su alcuni angoli bui dell'attuale situazione del nostro calcio ed, in particolare, della situazione nerazzurra. Condivisibili o meno certe affermazioni, noi ringraziamo Marcel per essersi gentilmente sottoposto alla nostre breve intervista, sperando di poterlo, in futuro, leggere nuovamente nelle pagine del nostro Inter Cafè.

Andrea
venerdì 20 luglio 2012

Revolution!



« La Rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La Rivoluzione è un atto di violenza » 

Sono parole di Mao Tse Thung che anche se non totalmente ascrivibili alla situazione che si sta verificando all’Inter, rendono tuttavia abbastanza bene il concetto: quando si vanno ad operare cambiamenti drastici e repentini, scopo principale di una rivoluzione, solitamente non si può andare troppo per il sottile, ed è quindi più che probabile che si finisca per commettere qualche errore di forma (si spera il meno possibile di sostanza). L’abbiamo detto un po’ tutti a più riprese e l’ho anche letto su un paio di altri blog interisti in questi giorni: quello che si sta cercando di fare adesso andava fatto un po’ più gradualmente a cominciare dalla stagione immediatamente successiva a quella dello storico Triplete.

Si sarebbero molto più probabilmente potute gestire meglio da un punto di vista economico e in modo meno traumatico da un punto di vista umano, parecchie situazioni che invece sono state lasciate lì, pericolosamente innescate: un po’ come lasciare per tre ore una pentola a pressione sul fuoco senza mai far sfiatare la valvola (non provateci !). Ha dato fastidio a tutti, penso, il modo con il quale è stato ribadito a Julio che non faceva più parte del progetto; soprattutto perché lui ha sempre dato l’impressione di uno che tenesse molto all’Inter e alla maglia che indossava. Come dispiacerebbe altrettanto per Deki, un po’ per le stesse ragioni; è gente che ha fatto la storia dell’Inter, che ci ha regalato emozioni indimenticabili per le quali li ringrazieremo per sempre e sempre, credo, rimarranno nel cuore di ognuno di noi.

Diverso il discorso per Pazzini e Lucio: il primo non sopporta la concorrenza di Milito e si è reso protagonista di un’uscita di un’ inopportunità e di un’intempestività veramente sconcertanti; il secondo ha deciso di andarsene lui e se la sua intenzione era quella di essere dimenticato in fretta dai tifosi interisti, direi che maniera migliore non avrebbe potuto trovarla, vista la destinazione scelta e soprattutto le ridicole ed opportunistiche dichiarazioni rilasciate. E’ pertanto giunto il momento di voltare pagina; lo si è capito senz’altro in ritardo e quindi si stanno affrettando i tempi e si sa: molto difficilmente le cose fatte in fretta vengono fatte con tutti i crismi che sarebbero necessari. Lasciatemi dire che piuttosto che proseguire ulteriormente nella lenta ed abulica deriva degli ultimi anni che avrebbe portato la nave nerazzurra a naufragare su qualche scoglio, meglio quello che sta succedendo adesso, anche se un po’ a discapito di quella correttezza cristallina e di quei modi anche fin troppo signorili che hanno sempre caratterizzato soprattutto la presidenza di Moratti. Appurato che la rotta era decisamente sbagliata, serviva una sterzata improvvisa, un cambio di rotta deciso; qualcuno nella manovra si è preso il boma in testa, dispiace, ma meglio che fracassarsi tutti sugli scogli!

Se questa nuova rotta intrapresa porterà poi la barca nerazzurra alla mèta designata o meno, questo è ancora troppo presto per dirlo, anche se le premesse non sono del tutto confortanti. Le operazioni in entrata fin qui portate a termine non sono male: il problema sono quelle non ancora portate a termine che lasciano varchi, o addirittura voragini, nell’organico nerazzurro che fra due settimane dovrà presentarsi a un appuntamento già determinante della stagione. Provate solo ad immaginare cosa significherebbe venire buttati fuori nel preliminare di Europa League. I nostri operatori di mercato non riescono ad effettuare operazioni in uscita e vengono così regolarmente “fregati” su quelle in entrata: abbiamo già detto più volte della difficoltà di trattare giocatori brasiliani per tanti motivi, e il nostro ineffabile Direttore ha pensato bene, dopo Lucas, di andare ad “infognarsi” nella trattativa per Paulinho, ovviamente naufragata. Peccato che nel frattempo gli sia scappato Poli, che era giovane, italiano, già inserito nel gruppo e voglioso di fare bene all’Inter; questo per non avere voluto (o potuto) pagari i 5,5 mln. di riscatto che erano più o meno il giusto e si trattava di un’ uscita già certa e quindi programmabile da tempo. Pertanto a centrocampo l’unico giocatore veramente all’altezza di una stagione da titolare è Guarìn; ma anche lui non è che può giocarle tutte.

Sarebbe bello poi capire chi sia stato individuato come alternativa a Milito (che ha 33 anni e anche per lui vale il discorso di Guarìn), visto che Destro non arriverà mai perché non solo Preziosi ci darà l’ennesima fregatura, ma anche perché su di lui si è scatenata un asta alle quali l’Inter non partecipa mai perché o non ha i soldi (25 mln. per Lucas però li ha, e nemmeno bastano), o perché non ha le “palle”; inoltre va considerato che le altre prime punte le abbiamo fatte fuori tutte. Infine c’è il disastro dei giocatori di fascia: considerato partente Maicon, restano infatti Johnatan, Nagatomo, e l’ highlander Zanetti che farà 39 anni in Agosto. O Romanò e M’Baye sono due fenomeni in erba, o è assolutamente evidente anche ai più sprovveduti che siamo in un mare di letame, giusto per non cadere nel volgare; anche qui si fa un gran parlare di Kolarov ormai da anni, ma il serbo non arriverà mai, sia per il costo del cartellino, sia per l’alto ingaggio che percepisce.

Per non parlare poi del discorso già affrontato da Antonio su Snejider nel post precedente: un giocatore che dovrebbe essere il fulcro di un progetto e che invece è da più di un anno sul mercato e la sensazione è quella che la Società non veda l’ora che arrivi un’offerta di un certo tipo per liberarsi anche di lui. Altra piccola rivoluzione ha riguardato la seconda maglia, quella da trasferta: quasi tutti hanno detto più o meno eufemisticamente che fa schifo, dato che il rosso richiama i colori dell’altra squadra di Milano. Io vado un po’ controcorrente, come spesso mi accade, e dico che non mi fa certo impazzire, intendiamoci, ma nemmeno che sia così orrenda o un insulto alla storia della Società; in assoluto mi sembra una bella maglia e il rosso è più chiaro di quello dei cugini. Poi tutte le opinioni sono rispettabili, come quelle dei tifosi della Nord: il fatto è che il calcio col quale siamo cresciuti non c’è più, e che purtroppo è inutile attaccarsi e revocare stereotipi del passato, quali le partite giocate tutte in contemporanea e ascoltate alla radio perché in televisione trasmettevano solo un tempo di una partita in differita alle 19.00 della domenica sera.

Si rischia di fare la fine dei nativi dell’America che si illudevano di fermare il “cavallo d’acciaio” (la locomotiva) che solcava i loro territori con lance e frecce. I tempi cambiano, mi pare di poter dire in peggio, e il calcio non fa eccezione: il merchandising è importante al giorno d’oggi, e di seconde maglie piuttosto stravaganti e orrende ne abbiamo viste parecchie. Se per un anno la nostra sarà rossa, probabilmente in parte in omaggio alle ferrovie cinesi che dovrebbero partecipare ai finanziamenti per la costruzione del nuovo stadio, pazienza; avremo altre occasioni per tornare ai colori più tradizionali in futuro. Personalmente sono molto più preoccupato di chi ci sta dentro a quelle maglie, e se il bilancio di questa imminente stagione dovesse mai alla fine rivelarsi positivo, magari verranno ricordate come simbolo di una piccola e salutare rivoluzione.

Alex
sabato 14 luglio 2012

Sneijder, la linea di demarcazione tra due Inter



"Sneijder? Da un punto di vista tecnico-tattico è fondamentale, ma non posso dire che è incedibile. Sarebbe un abuso di potere. Posso dire al presidente di pensarci bene se arrivasse un'offerta importante"


Parole e musica di Andrea Stramaccioni, nel primo giorno di ritiro a Pinzolo dove il cecchino di Utrecht non era comunque presente per via delle vacanze prolungate causa Europeo. Sì, per lui Wesley è un calciatore importante, con cui ha instaurato da subito un rapporto speciale, ma di questi tempi e con questi chiari di luna mai dare nulla per scontato visto che le offerte dei nababbi sparsi per il continente sono sempre possibili e difficilmente rispedibili al mittente con un cordiale "no grazie". Con Adriano anni orsono sputammo in faccia a una quarantina di milioni provenienti da Londra, pagando a caro prezzo una scelta che cozzava contro il comune buon senso, ma ormai il vento è cambiato e le politiche sono molto, molto diverse.

Sneijder è fondamentale, l'Inter di Stramaccioni girerà intorno a lui. Però, se arriva davvero un Kerimov con un pacco da 25-30 milioni, anche un elemento cardine del nuovo progetto può partire, come è successo un anno fa con Eto'o e come sta succedendo ad altri elementi che non rientrano più nei parametri di una gestione societaria votata all'abbattimento del monte ingaggi e al contenimento dei costi. Può sembrare paradossale, sintomatico dell'assenza di programmazione, ma a mio parere almeno questa volta non è così. E' semplicemente la nuova legge del mercato: non siamo capaci di 'bullare il tavolo', per dirla in gergo pokeristico, perchè la liquidità di un tempo non c'è più, e pertanto non si può rimanere sordi ad eventuali offerte che difficilmente si ripresenterebbero in futuro.

Ad oggi, 14 luglio, pare difficile che questa offerta possa davvero arrivare, ma il punto è che Sneijder è e rimane (nonostante due annate post-Triplete non all'altezza della prima, assolutamente monstre) un calciatore da cui passa il futuro tecnico-tattico di questa Inter in fase di mutazione e che con Stramaccioni sembra finalmente aver riscoperto il significato dell'espressione 'unità di intenti', con una sinergia tecnico-società-presidente andata persa dopo l'addio di Josè e ritrovata assieme all'entusiasmo di Moratti con questo giovane allenatore. Sì, perchè se il leit-motiv sulla gestione delle operazioni di mercato è rimasto il vecchio "prima si fa cassa, poi si compra", l'atteggiamento del presidente sembra essere cambiato, e la sua recente apertura a Lucas ne testimonia la voglia di tornare a combattere sui fronti di mercato più caldi.

Il trequartista brasiliano è un potenziale crack, un elemento che per età e potenziale potrebbe costituire il futuro di questa Inter tutta in costruzione. Tuttavia, un suo acquisto a suon di milioni (25 la richiesta del San Paolo) pare pura fantascienza se non bilanciato da una serie di operazioni in uscita, e la decisione mostrata dal numero 1 nerazzurro nel procedere al secondo 'step' della trattativa (il 'concretizzare', per usare le parole spese da Moratti) fa intendere che l'interesse è vivo più che mai e che se in colpo dovesse essere affondato ci saranno comunque dei sacrifici. E qui torniamo a Wesley, cardine di un progetto che potrebbe andare avanti anche senza di lui: la mia personalissima sensazione è che il colpo-Lucas significhi automaticamente l'addio all'olandese, dato che non è pensabile nel contesto economico attuale un surplus di acquisti in un reparto che alla voce trequartisti ha già anche Alvarez, Coutinho, e all'occorrenza Palacio.

Insomma, Sneijder rischia di costituire una (piacevole, sia chiaro) linea di demarcazione tra due possibili Inter, facendo anche in questo caso la differenza nel bene o nel male. Dalla sua conferma scaturirebbe un progetto tattico forse più solido nell'immediato, che vedrebbe lui al centro del gioco qualunque sarà la veste tattica (4-2-3-1 o 4-3-2-1) nella speranza di rivedere il calciatore totale che da solo era capace di alzare il livello della produzione offensiva disegnando calcio a tutto tondo. Di contro, una eventuale (per il momento remota ma da non escludere a priori) cessione spalancherebbe le porte all'arrivo di nuovi elementi come per l'appunto Lucas, e quindi a nuovi scenari, forse anche stuzzicanti ma tutti da verificare all'impatto con la dura realtà del calcio nostrano.

Non ci resta che aspettare, del resto gli ultimi anni ci hanno insegnato che le vie del calciomercato sono infinite e certi equilibri sono talmente sottili che basta una telefonata, un fax, una mail per cambiare tutto.

Antonio

lunedì 9 luglio 2012

In difesa dell'orgoglio nerazzurro

Handanovic e Silvestre sono arrivati all'Inter in settimana
Capisco che nel giorno in cui si scopre che quella brava ragazza della Sara Tommasi (le dedico un grassetto ma non vado oltre) non è capace di fare porno, tutto passa in secondo piano, ma essendo questo un blog nerazzurro, beh, dovremo trattare un argomento diverso. Da quando è finito il campionato, sinceramente, abbiamo dedicato poco spazio al calciomercato, o meglio, poco rispetto a quanto forse avrebbe meritato l'argomento visto che non c'è molto altro di cui scrivere nelle caldi estate di pausa calcistica. Ma InterCafè, come ben sapete se passate di qui ogni tanto, non è un blog di notizie, indi per cui abbiamo spesso lasciato ad altri siti e blog più informati di noi l'arduo compito di tenervi aggiornati sulle manovre del signor Branca e del signor Ausilio. C'è sempre una prima volta però, ed eccomi dunque a scrivere un pezzo il cui fulcro è proprio il mercato finora portato avanti dalla nostra amata Inter.

Dopo un inizio stentato, finalmente abbiamo iniziato a muoverci anche noi e nel giro di pochi giorni abbiamo portato a termine un paio di buoni colpi, ovvero Handanovic dall'Udinese e Silvestre dal Palermo. A sorpresa, mentre tutti noi ci aspettavamo un acquisto nel reparto offensivo o, al massimo, in quello centrale, l'Inter ha deciso di sferrare due colpi che vanno a toccare una parte della rosa molte volte eccessivamente sottovalutata nei discorsi estivi dei tifosi. La difesa, l'anno scorso, è stato il vero tallone d'Achille della nostra squadra, con troppi errori madornali e troppi gol presi. Meno gol prendi, più possibilità hai di vincere: sono le statistiche a dirlo. Ecco perchè il fatto che i primi acquisti, escluso Palacio, vadano a toccare quel reparto mi rincuora un pò. Matias Silvestre, personalmente, lo ritengo un ottimo giocatore, uno dei migliori difensori centrali attualmente militanti nel nostro campionato. Forte di testa, carismatico, dotato di buon piede e poco incline a cazzate, penso sia un ragazzo pronto a giocarsi le sue chance in una grande squadra e la valutazione che ne è stata fatta dal Palermo ritengo sia corretta.
Lucio firma per la Juventus con Marotta
Silvestre arriva da noi poco dopo che il signor Lucio ha deciso di rescindere consensualmente dalla nostra società per firmare, pochi giorni dopo, per la Juventus. Si, Lucio, lo stesso giocatore che l'anno passato ha fatto qualche cappellata e che, soprattutto, s'era fatto rinnovare il contratto l'estate scorsa tra un capriccio e l'altro. Nel web ho letto di persone che lo ringraziavano per ciò che ha fatto in questi tre anni di Inter, ma da me non sentirete (e non leggerete) niente del genere. Ok, lo ringrazio per avere giocato ad altissimi livelli nell'unica stagione giocata bene con i nostri colori, ovvero la storica stagione 2009/2010, ma basta. Un giocatore che fino a due giorni prima della rescissione fa credere di dover andare al Fenerbache, rifiuta una clausola richiesta dall'Inter che non gli avrebbe permesso di andare in un altro club italiano, ce l'ha vinta, rescinde ed alla fine va a firmare con la Juventus, non merita il mio rispetto da tifoso interista. Non lo merita perchè dimostra di non avere capito nulla in tre anni in cui ha vestito la nostra maglia, non lo merita perchè dimostra una volta di più che i soldi sono spesso il primo valore etico dei calciatori, non lo merita perchè ricordo che tre anni fa Deki Stankovic si rifiutò di fare lo stesso tragitto Milano-Torino ed ancora prima lo avevano fatto altri giocatori. Non sono infervorato o incazzato, ma deluso si. Ecco perchè spero che a Torino faccia tantissima panchina, mentre a Milano Silvestre e Ranocchia dimostrino velocemente il loro valore e cancellino senza rimpianti le prestazioni di Lucio con addosso la nostra maglia.

Che futuro per Julio Cesar?
Handanovic invece rappresenta una sorpresa. Nessuno si aspettava, in questo mercato, un arrivo nella schiera dei portieri a nostra disposizione. La realtà è che l'ex numero uno dell'Udinese è stata un'occasione che la nostra dirigenza ha subito sfruttato: 11 milioni più metà Faraoni, per uno dei migliori portieri del nostro campionato ed ancora relativamente giovane non sono per niente tanti. Il problema è un altro, ovvero Julio Cesar. L'Acchiappasogni, in sette anni, ci ha fatto innamorare tutti e per questo oggi siamo divisi tra il piacere per l'arrivo di Handanovic ed il dispiacere per ciò che sta accadendo all'attuale numero uno nerazzurro. Penso che l'Inter, con JC, abbia fatto la scelta giusta nei modi sbagliati: è corretto sfruttare una occasione, soprattutto valutando che Handanovic costerà 16 milioni di € lordi in quattro anni, mentre il brasiliano ne costerà, attualmente, 18 lordi in due anni, ma non penso che le modalità siano state corrette. Proporre a JC un rinnovo a cifre ribassate è corretto, ed anche fargli presente che se non dovesse accettare è meglio che si trovi un altro team perchè in questo momento storico l'Inter non può permettersi certi costi, ma non trovo corretto lasciare il giocatore solo davanti ad i media e soprattutto lasciarlo a Milano mentre la squadra va a Pinzolo con la scusa dell'infortunio al gomito (quando mai s'è visto qualcuno non andare in ritiro per una cavolata del genere?!). Non so come andrà finire, se JC resterà ritoccandosi lo stipendio ed accettando la sfida con Handanovic, o se sceglierà di cercarsi un'altra squadra, so solo però che, a differenza che con Lucio, qui lo ringrazio, di cuore. E se andasse al Milan come qualche voce ha lasciato trapelare nei giorni scorsi? Lo ringrazierei comunque, perchè in questo caso quello che non ha funzionato è la diplomazia della nostra dirigenza nei suoi confronti. Ripeto, nella sostanza ha ragione l'Inter, ma i modi contano, soprattutto quando di mezzo ci sono uomini e non mercenari.

La difesa dunque al centro di tutto: al centro dei pensieri che hanno portato agli acquisti di Silvestre e Handanovic, calcisticamente parlando; al centro della firma di Lucio per la Juventus, moralmente parlando; ed al centro delle scelte future legate a Julio Cesar, anche qui moralmente ed eticamente parlando. Quando la difesa diventa qualcosa di più di un reparto del giuoco del calcio, quando diventa difesa di un orgoglio nerazzurro glorioso che ogni tanto rischia di essere calpestato da mercenari del nuovo millennio e dirigenti un poco indelicati.

Andrea
giovedì 5 luglio 2012

Restyling juventino


Come ho già sottolineato in un commento precedente, capisco che la vicenda possa suscitare uno scarso interesse, ma essendomi capitata proprio sotto gli occhi, credo comunque valga la pena renderne partecipe i lettori e i coautori di questo Blog. Lasciamo quindi da parte il calciomercato dei nostri "beniamini" e porto la vostra attenzione su un altro evento assai particolare. Una quindicina di giorni fa ho scorto fugacemente entrare in una carrozzeria specializzata nella riparazione e verniciatura degli autobus niente meno che il bus ufficiale della Juventus; la carrozzeria è la Valsecchia Car di Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, e il bus era ovviamente fregiato di un bello scudettone tricolore all’interno del quale campeggiava il numero “30” e delle ormai famigerate 3 stelle. Purtroppo non sono riuscito a fotografare l’evento causa la repentina manovra d’entrata operata dal guidatore; basta tuttavia dare un’occhiata al breve filmato allegato... 

 

...per rendersi conto che al momento dei festeggiamenti per la conquista del VENTOTTESIMO scudetto, il pullman era decorato come da me descritto. La domanda, come era solito dire Lubrano, sorse spontanea: come mai il pullman ufficiale della Juve faceva il suo ingresso in una carrozzeria di Rubiera? La risposta, dal momento che forse un po’ orgogliosamente non mi considero un “invornito” cronico (dalle mie parti significa tardo, rintronato), non tardò a materializzarsi: il pullman doveva essere entrato lì per rimuovere scudetto e terza stella e per farlo era stata scelta una carrozzeria specializzata ben lontana da Torino, dove l’operazione avrebbe potuto avere una cassa di risonanza decisamente più ampia. Infatti, qualche giorno dopo, il pullman è uscito dal capannone in tutto lo splendore del suo restyling: le stelle erano però diventate due e lo scudettone era magicamente sparito.


E’ tutt’altro che da escludere che questa operazione debbano peraltro ripeterla anche allo Juventus Stadium e nella sede della Società. Questa volta è stato possibile immortale l’evento, dal momento che il pullman, nella sua nuova foggia, è rimasto questa volta  all’esterno per almeno mezza giornata; guarda caso. Premesso che già più volte abbiamo fatto notare come ognuno sia libero di rendersi ridicolo nel modo che crede più opportuno, certamente una Società gestita secondo i principi morali con i quali lo è quella bianconera non ha certo alcun tipo di remora a collezionare figure di questo genere, dal momento che conosce molto bene il tipo di prodotto da dare in pasto al suo gregge e il tipo di strategia con il quale fornirglielo. Non so se qualcuno dei tifosi presenti all’arrivo del pullman, nel momento in cui dovesse rivedersi esultare al passaggio di quello che altro non è che un falso storico oltre che un tarocco clamoroso, potrebbe provare un pur minimo senso di vergogna; mi augurerei di sì, ma mi verrebbe da dire di no. Le probabilità di trovarne anche solo un paio sono più o meno pari a quelle che aveva Abramo di trovare dieci persone giuste in quel di Sodoma, condizione postagli da Dio per non fare distruggere la città dagli angeli sterminatori (Libro della Genesi). In Italia non ci si vergogna più di nulla, a qualunque livello e anche per fatti ben più gravi di questo; e ci si dimentica alla svelta di tutto, soprattutto di quello che ci piace meno ricordare. Ne hanno vinti  “30 sul campo”, questo è il loro nuovo “must”; certo, mica si disputano le partite di calcio nei cortili o nei capannoni industriali.


Ma cosa sta a significare realmente quel vinti sul campo? Mi risulta infatti che ci siano dei presidenti e degli azionisti che investano risorse FUORI dal campo e dei dirigenti che, utilizzando queste risorse messe loro a disposizione, operino sempre FUORI dal campo per allestire le migliori rose di giocatori possibili al fine di raggiungere i traguardi auspicati. Non solo: alla Juve è stato inequivocabilmente dimostrato (da DICIOTTO sentenze sportive e penali, non free-climbing sugli specchi) che questi dirigenti FUORI dal campo si occupavano anche di altre pratiche, diciamo non proprio del tutto lecite, per aumentare in maniera esponenziale le probabilità che i traguardi auspicati dai presidenti e dagli azionisti venissero puntualmente raggiunti; una sorta di polizza assicurativa. Motivo per il quale alcuni di quei “30 sul campo” sono stati vinti non dico solo, ma anche FUORI da quel campo: come minimo sette, quelli vinti nelle stagioni nelle quali ha prestato i suoi “servigi” in Juventus quel gentiluomo di Luciano Moggi nella qualità di Direttore Generale. 

Ah già: ma gli alti dirigenti della Juventus erano all’oscuro di tutto non sapevano nulla, dal momento che costui agiva per suo conto e in piena autonomia senza che costoro sapessero nulla; come d’altra parte non sapevano nulla delle miracolose “pozioni” che il Dott. Agricola propinava ai loro baldi giocatori. A parte la totale assurdità della tesi che sconfina nella comicità, l’effetto non cambia: la regolarità di quei campionati, all’insaputa o meno dei vertici della Società, è stata pesantemente falsata. Ma vallo a spiegare a persone che vorrebbero revocare uno scudetto a una Società il Presidente della quale si sarebbe reso colpevole (tutto da dimostrare peraltro) di commissionare il pedinamento di un proprio giocatore e di un arbitro resosi protagonista di direzioni di gara al limite dell’allucinante, poi infatti regolarmente radiato a vita. Non mi risulta che pedinando un arbitro e un giocatore si possano falsare i risultati “del campo”: tutt’al più così si può cercare di scoprire se e come ti stanno fregando, cosa che farebbe chiunque nel momento in cui dovesse subire quello che ha subito Moratti, in primis molto probabilmente proprio queste persone che gridano allo scandalo dai loro blog. Sono argomenti sui quali non si vorrebbe più tornare e capisco molto bene l’atteggiamento di chi si sia frantumato i coglioni a sentirne parlare; d’altra parte l’occasione era troppo ghiotta, proprio sotto il naso, e finchè continuano a ripeterti allo sfinimento che l’erba è rossa, puoi anche far finta di niente e lasciare perdere, ma quando vogliono a tutti i costi convincerti che è rossa proprio quella del tuo giardino, magari è anche il momento di ribellarsi a questa pratica di lavaggio del cervello.

Un ultima preghiera per gli incursori bianconeri del nostro Blog: evitate di venirci a raccontare le solite panzane, rilassatevi e cercate di godervi il primo campionato vinto più o meno regolarmente dopo quasi vent’anni. Scusate il più o meno, ma un gol dentro di un metro non convalidato ai vostri rivali nello scontro diretto decisivo per l’assegnazione dello scudetto non è una situazione che possa essere derubricata come “totalmente ininfluente”.

Alex