sabato 16 novembre 2013

Titoli di coda

Il titolo fa purtroppo riferimento al fatto che dopo questo post non ne leggerete altri su Intercafè, dal momento che gli impegni di ciascuno di noi della redazione non rendono più possibile gestire questo Blog con la continuità che meriterebbe. Abbiamo creduto fortemente in uno spazio dove confrontarci sui vari argomenti attinenti alla squadra per la quale facciamo il tifo in maniera un po' più organica e ragionata che non fosse una semplice battuta magari completamente avulsa dal contesto che veniva trattato in quel momento; non siamo però riusciti nell'intento di creare un gruppo di "aficionados" che si trovasse a commentare i nostri post con una certa regolarità, o magari anche che entrasse a far parte della redazione, dato che non abbiamo certo mai chiuso la porta in faccia a nessuno. Che dire? Evidentemente non siamo stati abbastanza bravi nel suscitare questo tipo di interesse; come d'altra parte ci siamo trovati un po' soffocati anche dalla presenza nel web di progetti molto più supportati economicamente ed in termini di collaborazione, magari con strutture consolidate alle spalle quali circoli, Inter club o testate giornalistiche.

Lasciateci comunque nella convinzione che il nostro fosse un prodotto nella maggior parte dei casi di una qualità non certo inferiore alla gran parte dei progetti sopracitati. Forse non è nemmeno un caso che chiudiamo i battenti all'unisono con la fine della presidenza di Moratti, un Presidente che abbiamo spesso criticato, ma del quale sarà molto difficile ritrovare un amore e un attaccamento ai nostri colori anche solo lontanamente paragonabile, oltre a una lealtà e una correttezza che coloro che ce la invidiano, o semplicemente non ne apprezzano la valenza, hanno spesso tentato di fare passare per dabbenaggine o incapacità. Certo, di errori il nostro Presidente ne ha fatti, anche tanti, la maggior parte dei quali forse proprio per un eccesso d'amore; ma ci ha regalato anche tante emozioni e trionfi, oltre ad averci tenuto sempre lontano da scandali e situazioni torbide in cui in molti hanno fatto a gara nel provare a tirarci dentro (senza mai riuscirvi peraltro) e verosimilmente ancora proveranno. Quelli per i quali "vincere è più importante di qualsiasi altra cosa, anche del come": per noi non è così e credo, e spero, non lo sarà mai. Arriva un pool indonesiano che ci auguriamo si renda contro al più presto di cosa significa avere acquisito l'Inter; proprio l'Inter intendo, non una squadra qualsiasi, per il modo nel quale si rapporta questa Società con il complesso sistema del calcio Italiano, spesso non facile da capire per chi ci è dentro, figuriamoci per chi viene dall'altra parte del mondo con una cultura sportiva certamente ben diversa.

Sono esperti dei media e la cosa fa ben sperare, perché saranno sottoposti a un serie di attacchi concentrici dai quali dovranno difendersi nella maniera migliore possibile; aspetto che forse ha rappresentato il punto più deficitario della gestione Moratti. Auguriamoci inoltre che si accontentino di realizzare profitti con la gestione del marchio in Oriente e magari nel resto del mondo, e di poter vantare e "farsi belli" di questi successi agli occhi dell'opinione pubblica; perché se pensano di arrivare a guadagnare direttamente dalla gestione calcistica in un Paese come l'Italia attuale, magari anche dopo alcune gestioni in perdita, temo fortemente che saranno destinati a rimanere delusi. E questo ovviamente sarebbe deleterio. Lasciamo una squadra che sta facendo probabilmente quasi il massimo delle sue potenzialità, penalizzata, ancora una volta, da decisioni arbitrali almeno discutibili, oltre che da una fisionomia non ancora del tutto delineata e da una consapevolezza nei propri mezzi ancora non del tutto acquisita; d'altra parte, a questo punto della stagione, non potrebbe essere altrimenti. Intendiamoci: niente di particolarmente eclatante o scandaloso, come in altre occasioni. Però, nel dubbio se fischiare qualcosa a favore o contro i nerazzurri, quando sarebbe a favore non lo fischiano quasi mai, quando invece è contro lo fischiano quasi sempre; vecchi "retaggi" del post Calciopoli, come direbbe Mazzarri. Siamo infatti quarti in classifica potendo vantare il maggior numero di gol segnati, ma con zero rigori assegnati a favore: un discreto controsenso, mi sembra. E questo è un insindacabile dato di merito del nostro allenatore che ha saputo costruire un sistema di gioco nel quale vanno in gol un po' tutti; giochiamo infatti con una sola punta, che è poi una cosiddetta seconda punta, un attaccante cioè di manovra e che spesso rientra anche ad aiutare in copertura. C'è pertanto la sensazione che con una campagna acquisti e cessioni azzeccata durante la sessione invernale si possa tentare di andare a competere per un posto nella prossima Champions League, nel caso in cui Napoli o Roma dovessero accusare dei problemi e rallentare; fuori Pereira, Kuzmanovic e Belfodil e dentro altri tre elementi negli stessi ruoli che possano garantire un apporto ben diverso, anche senza andare a prendere dei cosiddetti "top-players". Significherebbe garantire un punto di partenza assolutamente agevolato per la prossima stagione; speriamo che i nuovi proprietari se ne rendano conto e vedano di operare di conseguenza.


Per concludere è stata comunque una bella esperienza scrivere per questo Blog e colgo l'occasione di ringraziare i miei compagni d'avventura della redazione (Andrea, Antonio, Alessandro, Sergio, Entius) per avere collaborato alla realizzazione di questa iniziativa, unitamente ai lettori che ci hanno seguito, più o meno assiduamente; abbiamo sempre creduto nella validità di esprimere le nostre idee anche se consapevoli che non fossero magari molto popolari, ma sempre nel rispetto di quelle degli altri, purché espresse in maniera educata e civile. Questo a nostro parere deve essere l'essenza stessa di un iniziativa come un Blog e non sarà certo l'esaurimento di questa esperienza che minerà le nostre convinzioni in proposito. Un buon proseguimento a tutti quanti dalla redazione di Intercafè.


Alex
domenica 6 ottobre 2013

Dieci Considerazioni sulla prima sconfitta stagionale

1. Sconfitta pesante ed inaspettata. Che potessimo perdere con un avversario che attualmente sta meglio di noi poteva starci. Ma abbiamo giocato davvero male e nel secondo tempo è mancata una reazione concreta.

2. La Roma è stata premiata dagli episodi e da una buona dose di fortuna. Ma si dice che la fortuna aiuta gli audaci e noi ieri abbiamo fatto ben poco per accattivarci le grazie della Dea Bendata. Un palo di Guarin e un colpo di testa di Alvarez nel primo tempo, molta confusione e pochi pericoli creati nella ripresa. Poco, troppo poco.

3. Il calcio spesso è fatto di “sliding doors”. Se Guarin invece di centrare il palo avesse fatto gol o se l’arbitro di porta avesse visto bene (ammesso che abbia visto male…) segnalando che il fallo era avvenuto fuori, probabilmente ora staremmo qui a parlare di un'altra partita.

4. Modulo a due punte e Kovacic titolare. Ci vorrà ancora molto tempo prima che il signor Mazzarri capisca queste due elementari cose?

5. Tutti a gettare la croce su Ranocchia. Giustamente. Perché certi rinvii non li faccio nemmeno io nella partita di calcetto del lunedì. Ma Gervinho che ha tutto il tempo di controllare e fare l’assist chi lo controlla? E Totti tutto solo libero di tirare?

6. In mezzo a tante cose negative qualcosa di positivo. Guarin mi è sembrato in netta crescita. Meno frenesia nel voler fare tutto lui e più voglia di rendersi veramente utile alla squadra.

7. Ma Handanovic non era un portiere pararigori? No, perché da quando è all’Inter ne avesse parato uno… Poco male, finché continuerà a fare miracoli a destra e manca (e ieri sera ne ha fatti almeno 2-3) gli perdoniamo anche il fatto che non riesca a fermare un rigore.

8. Se hai un problema e non lo risolvi prima o poi ti si riproporrà. Mazzarri in estate aveva chiesto degli esterni, il buon inizio di stagione di Jonathan e Nagatomo aveva fatto passare in secondo piano la questione. Ieri Pereira ha risollevato il problema.

9. Collegandomi al punto di prima, direi senza ombra di dubbio che siamo diventati Jonathan-dipendenti. Chi l’avrebbe mai detto…

10. Spero tantissimo che la sconfitta di ieri sera sia semplicemente un incidente di percorso. Ma per fare in modo che sia stato davvero un incidente di percorso bisognerà fare tesoro degli errori e porvi rimedio. Capito, Walter?
Entius
venerdì 4 ottobre 2013

Prepariamoci al meglio

Settimana scorsa scrissi un pezzo prima della sfida con la Fiorentina (QUI) in cui tentai di spiegare i motivi per cui, noi tifosi interisti, ci saremmo dovuti preparare al peggio. Non rinnego nulla, la vittoria con i viola non mi ha fatto cambiare idea: una squadra nuova, per quanto possa fare bene, necessita di pieno appoggio morale da parte di tutta la tifoseria, anche e soprattutto nei momenti bui che ci possono essere. Per ora il momento buio non è giunto, decisamente meglio così, ma come scrissi allora, il carro nerazzurro al momento è pieno e vorrei vederlo pieno anche nei giorni in cui, eventualmente, le cose non andranno così bene.

Comunque, come ho detto, credo che prepararsi al peggio sia giusto, come del resto toccarsi dopo aver letto quelle mie parole (più che giusto direi comprensibile ecco), ma allo stesso tempo, per dare una punta di ottimismo, penso sia giusto anche prepararci al meglio e quale miglior occasione della sfida di domani sera con la Roma per questo? La Roma sta volando in tutti i sensi: in senso morale, in senso tattico, in senso tecnico, in senso di punti. Ma la Roma, a differenza nostra e delle altri presenti nell'orgia di testa classifica, ha anche avuto un calendario di avvio stagione decisamente favorevole, con il solo derby capitolino come sfida di alto livello, ma che, tenendo conto la particolare aura di cui è rivestita quella partita, non ha fatto altro che mettere benzina nel serbatio umorale giallorosso. Noi, dal canto nostro, abbiamo già dovuto affrontare la Juventus, vera favorita piaccia o meno, Fiorentina, squadra almeno di nostro pari livello (quantomeno con Gomez, Pizarro e Cuadrado out, altrimenti l'undici titolare è anche superiore tecnicamente al nostro) ed il Cagliari, magari formazione non di primissima fascia, ma certamente ostica da affrontare, soprattutto su di un campo come era quello di Trieste ai limiti dell'indecenza. Insomma, noi ci siamo fatti un mazzo così nelle prime sei giornate e siamo ne siamo usciti integri, addirittura con una punta di rammarico per le partite giocate con Juventus e Cagliari. Probabilmente, se la Roma avesse affrontato una di queste formazioni in quest'avvio di campionato, o il Napoli o il Milan, ed avesse anche solo pareggiato, sono certo che la spinta emozionale ed entusiastica che hanno oggi sarebbe stata rallentata e non la troveremmo lassù a punteggio pieno, ma al nostro stesso livello.

Perché dico tutto questo? Perché oggi la Roma fa paura, ma personalmente non la trovo imbattibile come invece stanno facendo passare giornali e televisioni. Ha un tasso tecnico elevatissimo, Garcia è un ottimo allenatore, ma ritengo che la maggior parte dei propri successi, fino ad oggi, li abbia costruiti sull'attacco, giocando contro squadre spuntate o comunque certamente non dotate di opzioni offensive illimitate. Se riusciremo a difenderci con ordine, grinta, equilibrio e costanza, come abbiamo fatto fino ad oggi, credo che avremo le chances di colpire i giallorossi che per la prima volta si troveranno contro un attacco, per certi versi, differente ma pari al loro. Tatticamente infatti il 3-5-2 di Mazzarri, o 3-5-1-1 che dir si voglia, può rappresentare una spina nel fianco di non poco conto per il 4-3-3 romanista. In più a loro, al 90%, mancherà Maicon e quindi, vista la buona forma dei nostri esterni, potremo e dovremo sfruttare le ali costringendo i loro terzini a stare bassi, cosa che anche all'osannato Balzaretti viene difficile visto che ha azzeccato le sue prime diagonali difensive della carriera contro Bologna e Sampdoria.

Detto ciò, chiaramente, non è una certezza che vinceremo, magari perderemo, magari sarà la prima difficoltà della stagione che incontreremo, ma dopo la partita con la Roma, fino ad inizio dicembre, il calendario sarà dalla nostra parte. Infatti, prima della sfida col Napoli del 14 dicembre, giocheremo 8 partite assolutamente alla nostra portata: Torino, Verona, Atalanta, Udinese, Livorno, Bologna, Sampdoria e Parma. La fortuna che hanno avuto i giallorossi in avvio l'avremo noi da dopo la pausa per le nazionali e dovremo sfruttarla appieno, con la possibilità inoltre di preparare settimanalmente ogni partita, cosa che Mazzarri ama. Quindi, anche se con la Roma dovesse andare male, poi abbiamo un filotto che ci offrirà tutte le possibilità di rifarci e credo che soltanto dopo queste otto partite di autunno inoltrato potremo capire quale sarà realmente il ruolo che la nostra Inter giocherà nella Serie A 2013/2014. Se prima del match contro il Napoli ci troveremo ancora lì, a lottare per un piazzamento di prestigio ed a dare fastidio alle squadre più attrezzate di noi, allora potrei davvero dire che l'Inter mi sta sorprendendo al di là di ogni più rosea aspettativa. Ma intanto, prima di queste otto decisive partite, c'è la Roma. E si sa che chi ben comincia è già a metà dell'opera.

Andrea
lunedì 30 settembre 2013

Dieci Considerazioni su Cagliari-Inter


1. Tutto sommato è un pareggio che può starci. Abbiamo creato molto più di loro e in fin dei conti siamo stati beffati da un tiro deviato. Ma il calcio è anche questo. Giovedì avremmo meritato di pareggiare e abbiamo vinto. Ieri è successo l’inverso.

2. Considerando che abbiamo giocato due partite in 66 ore, il campo al limite della praticabilità, l’avversario che non era certo l’ultimo arrivato, siamo sicuri che siano due punti persi?

3. Continua a nutrire dubbi e perplessità riguardo questo 3-5-1-1 con cui Mazzarri si ostina a farci giocare. Salvo poi ricredersi nella ripresa e mettere dentro la seconda punta. Considerando che partiamo sempre forte schierare due punte fin dall’inizio potrebbe non essere un’idea malvagia. Ci avevi pensato, Walter?

4. Aspettando Milito credo che questa Inter non possa fare a meno di Palacio. In questo momento è lui il nostro top player di cui non possiamo privarci. Piuttosto che mandarlo in panchina è preferibile schierarlo dal primo minuto e poi farlo rifiatare a partita in corso.

5. Gol a parte, Icardi si conferma un acquisto prezioso. Credo che là davanti con Palacio possano seminare il panico contro qualunque difesa. Se solo Mazzarri avesse la felice intuizione di farli giocare insieme con più frequenza.

6. Dopo sei giornate siamo ancora imbattuti e abbiamo preso solo tre gol di cui un tiro deviato e un rigore. Alzi la mano che si aspettava un inizio così positivo.

7. Dispiace sottolinearlo ma in questa Inter l’unica stonata è rappresentata da Guarin. Il colombiano mi ricorda molto l’ultimo Maicon. Uno che quando voleva riusciva a fare la differenza ma spesso vagava per il campo svogliatamente. Il Guaro non è a quei livelli ma dovrebbe metterci un po’ più di impegno.

8. Questa Inter può fare a meno di Kovacic? La risposta è ben chiara al popolo nerazzurro da almeno 7-8 mesi. Spero che lo sia anche per Mazzarri. Kovacic dovrà essere una colonna portante dell’Inter futura.

9. Io credo che non avere impegni europei possa essere un elemento a nostro favore nella corsa al titolo. Non a caso a guidare la classifica c’è la Roma che, al pari di noi, è fuori dalle coppe. E guarda caso sabato sera c’è lo scontro con i giallorossi. Una sfida che può dire tanto sulle reali potenzialità di entrambe.

10. Sono sempre pronto a fare pubblica ammenda su considerazioni e valutazioni che si rivelano errate. Avevo guardato con scetticismo alla designazione di Rocchi, convinto che si sarebbe reso protagonista di un altro arbitraggio pessimo come sua consuetudine quando arbitra l’Inter. Invece l’arbitro di Firenze è stato impeccabile e non ha fatto nessun errore.
Entius
sabato 28 settembre 2013

Inter-Fiorentina 2-1: l'importanza dell'essere (finalmente) squadra


L'avevamo detto prima della gara contro la Juventus, suonando forse come i classici tifosi che alla vigilia di un match importante mettono le mani avanti per attutire eventuali contraccolpi conseguenti ad una sconfitta. Adesso che la gara contro la Fiorentina è alle spalle, possiamo ribadire quel concetto forti di un risultato già acquisito al termine di una gara che sarebbe potuta finire anche diversamente, senza scalfire però la bontà della prestazione dei ragazzi: oggi, in questa precisa fase transizionale (a tutti i livelli), la crescita della squadra e il suo modo di stare in campo sono più importanti dell'outcome del campo.

Inutile dire che questa affermazione un pò 'filosofica' vada passata al setaccio e inquadrata nella giusta ottica, perché è chiaro che qualsiasi squadra ha bisogno del supporto dei risultati per aumentare la propria autostima e riporre una sempre maggior fiducia nella strada intrapresa. Quello che voglio dire è che mentre un anno fa il crollo di prestazioni e risultati arrivò subito dopo la miglior vittoria della stagione, perché fondamentalmente le basi su cui si poggiava il progetto erano pressoché inesistenti, contro Juventus e Fiorentina i punti raccolti sarebbero anche potuti essere meno di 4 e le sensazioni positive attorno alla squadra completamente intatte.

Così come contro quello contro la Juventus, anche quello contro i viola rappresentava un test fondamentale per le nostre ambizioni in quanto l'avversario, oltre a poter disporre di una cifra tecnica complessiva superiore alle nostra, si trova decisamente più avanti coi lavori di costruzione essendo al secondo anno di un progetto ben definito con lo stesso talentuoso allenatore, una spina dorsale solida ed un tipo di calcio ben riconoscibile.  Eppure, nonostante in alcuni tratti della gara si sia visto chiaramente come gli uomini di Montella dispongano ad oggi di maggiori soluzioni e di una differente capacità di fare la partita rispetto a chi ancora va cercando certezze e non può permettersi di anteporre la ricerca del bel gioco a quella di equilibri e automatismi.

E' uscita fuori una partita che ci ha visti sempre presenti in campo pur con qualche sbavatura, e che un anno fa non avremmo mai rimontato lasciandoci andare dopo l'ingenuità di Juan Jesus che ha consegnato un potenziale match-point ai toscani. Mazzarri ha risposto inserendo Kovacic e Icardi, e la squadra ha reagito come forse nessuno si aspettava, gettando il cuore oltre l'ostacolo e ribaltando un risultato che la Fiorentina più volte avrebbe potuto raddrizzare pagando la sostituzione di Rossi e la mancanza di veri killer d'area come l'infortunato Gomez.

Considerando il nostro punto di partenza, con un mercato che per adesso a parte Campagnaro (e in parte Icardi) non sembra aver aggiunto miglioramenti sensibili ad una rosa uscita da un nono posto con quasi 60 gol subiti solo in campionato, quello che stiamo vedendo piace, e non potrebbe essere diversamente. Mazzarri sa di non avere per le mani una fuoriserie, ma il suo lavoro sulla preparazione atletica e sulla testa dei calciatori sta pagando e restituendo al suo servizio elementi che sembravano essersi ormai persi tra gli insulti e i fischi di San Siro. Jonathan, che ha deciso la partita con un gol di pregevole fattura a sottolineare la costante presenza in area dei due esterni di centrocampo in tutte le situazioni offensive, è oggi un onesto lavoratore di fascia, Alvarez uno dei migliori centrocampisti del campionato senza se e senza ma. Avere una base sulla quale lavorare, un timoniere in cui credere ciecamente e gambe che non pesano neanche dopo 70-80' di gioco è uno dei lasciapassare per la competitività.

Sognare però può avere un senso se l'obiettivo si chiama Champions League, meno se l'oggetto del desiderio diventa quello scudetto che difficilmente puoi cucirti sul petto se hai una rosa che al momento presenta un undici titolare, ma non più di 4-5 alternative di rilievo. Juventus, Napoli, e la stessa Fiorentina attualmente sono un passo avanti, la Roma di Garcia fila come un treno: se noi stiamo bene, loro anche, e la vera battaglia da combattere sarà proprio quella per ritornare in Europa dalla porta principale. Sfrecciare davanti ad almeno due di queste squadre, senza dar per morto il Milan di Allegri, scriverebbe una nuova storia e costituirebbe un brillante inizio per la nuova proprietà: lecito aspettarselo, onesto accettare quello che verrà apprezzando quello che la squadra sta facendo e sarà in grado di fare.

E no, se ce lo chiedete vi rispondiamo che no, noi un (non) gol di Muntari non lo vogliamo.

Antonio

mercoledì 25 settembre 2013

Prepariamoci al peggio

Io a Strama voglio bene e ci tengo a sottolinearlo. Si, davvero, credo sia giusto dirlo. Coda di paglia? Macché, semplice precisazione, perché so bene com'è il popolo nerazzurro e quanto labili siano i suoi sentimenti. A Strama voglio bene e faccio i complimenti per aver passato il master di Coverciano, proprio oggi, con il massimo dei voti. Ma non posso che dire anche, allo stesso tempo, che sono felice di non vederlo più sulla nostra panchina. E' simpatico, è una persona che all'Inter vuole bene nonostante il modo tragicomico in cui è stata gestita dalla dirigenza la sua cacciata e spero e credo che avrà un buon futuro da allenatore, ma non posso certo dire che il cambio Stramaccioni-Mazzarri, col senno di poi, mi abbia fatto schifo, anzi. Sarà questione di esperienza, sarà questione di carisma, sarà questione di culo, non lo so, ma dove Stramaccioni falliva ripetutamente il tecnico ex Napoli ha costruito invece la propria forza: difesa, autostima ed equilibrio tattico.

Perché scrivo tutto questo oggi, alla vigilia di una partita importante come quella di domani sera con la Fiorentina? Perché so già che alla prima difficoltà le vedove del passato recente salteranno fuori, mentre oggi si nascondo sul carro stracolmo di Mazzarri. So già che alla prima difficoltà, che può arrivare domani come tra uno, due, tre, quattro mesi (l'unica certezza è che arriverà, statene certi), il tifoso interista medio salterà fuori con la fatidica frase: "Che vi dicevo? Mica è colpa dell'allenatore eh, è colpa della rosa inadeguata e di una società imbarazzante" e scandendo queste nefaste parole col proprio ditino alzato e diretto verso tutti noi, salterà baldanzoso giù dal carro. Lo so già, è matematico, statistico, prevedibile come un acquazzone nelle Midlands. Ed io vi dico già oggi che al primo sentore di quella frase impugnerò tutte le possibili armi della mia retorica per distruggere verbalmente chi la dirà. L'allenatore non c'entra nulla? 'Sta cippa non c'entra! C'entra eccome l'allenatore! Se si vorrà dire che la rosa non è di primissimo livello lo si dica pure, lo diciamo da tempo tutti quanti, ma non iniziamo ad appigliarci all'ipocrisia di bassa lega che vuole gli allenatori inutili figure a bordo campo, perché noi ci abbiamo vinto un triplete grazie ad un signore in giacca e cravatta a bordo campo. 

Ripeto per l'ennesima volta: io a Stramaccioni voglio bene, ma rabbrividivo costantemente negli ultimi mesi quando leggevo le sue formazioni, quando in quella che molti scribacchini definivano 'fantasia tattica' io vedevo soltanto il caos più totale in cui ti trascina la paura. La paura di sbagliare, di deludere, di non mantenere le attese, di fallire. Purtroppo Strama c'è caduto in pieno, travolto dallo tsunami che, prima o poi, travolge ogni allenatore che si siede sulla nostra panchina, quello tsunami fatto di assenza societaria, mancanza di programmazione intrinseca e pressione esterna. Non ha retto e non poteva reggere, lo dimostra il fatto che il master a Coverciano l'ha preso oggi, non un anno e mezzo fa, ovvero quando, razionalmente, avrebbe dovuto prenderlo per poi sedersi sulla nostra panchina. Ecco, Mazzarri ha le potenzialità per resistere a questo tsunami, ha le doti e l'esperienza per farlo e lo dico oggi perché credo sia importante mettere dei paletti ben saldi nei giorni in cui tutto va bene, per prepararci ai giorni in cui, eventualmente, tutto può andare male. Le partite con la Fiorentina, lo scorso anno, furono il perfetto specchio dell'avventura di Strama in nerazzurro: a San Siro ci fu una squadra ordinata, equilibrata, coraggiosa e cinica, una squadra che volava sulle ali dell'entusiasmo e dell'estasi del proprio giovane allenatore; a Firenze, un girone e qualcosa come sei o sette schemi tattici dopo, crollammo deponendo le armi prima ancora di entrare in campo, non lotammo neanche per un minuto. Pochi mesi e tutto era cambiato, lo tsunami s'era oramai abbattutto.

Oggi, prima di un'altra sfida con la Viola, credo sia importante essere chiari: io, a questa Inter, credo, con tutti i suoi difetti e le sue imperfezioni. Ci credo. E lo dico e lo scrivo perché è importante prepararci anche al peggio, ovvero quando le vedove salteranno fuori, dimenticando forse la situazione che abbiamo vissuto meno di un anno fa. No, io a Strama voglio bene, ma mi fido di Mazzarri, del suo lavoro e delle sue certezze. E lo dico oggi, vittoria o sconfitta che sia domani sera. Prepariamoci al peggio, sperando che l'aver delle certezze ci salvi dallo tsunami.

Andrea

P.S. So benissimo che il mio pezzo sembra scritto da uno che sa già che domani sera usciremo sconfitti dall'incontro con la Fiorentina. Ebbene, non è così. Ma nasco interista, indi per cui pessimista e su questo non posso farci proprio niente.
lunedì 23 settembre 2013

Dieci Considerazioni (e mezzo) Sulla Goleada Nerazzurra

1. Vittoria roboante. A tal punto che viene da chiedersi dove finiscano i nostri meriti e dove inizino i demeriti del Sassuolo. Noi abbiamo sicuramente giocato una gara eccellente ma il Sassuolo ha mostrato tutti i limiti di una squadra non all’altezza della massima serie.

2. Ok, il Sassuolo si è dimostrato poca cosa ma negli ultimi anni le squadre neopromosse o comune avviate ad una mesta retrocessione ci hanno spesso messo in difficoltà (non dimentichiamoci che due anni fa regalammo 6 punti su 6 al Novara e lo scorso anno avvenne la stessa cosa con il Siena).

3. Difficile giudicare la prestazione dei singoli dopo una vittoria per 7-0. Soprattutto se dall’altra parte ci sono avversari tecnicamente inferiori. In linea generale diciamo che la squadra conferma di aver trovato solidità e compattezza.

4. Decisamente positivo il rientro di Milito. Rientrare dopo due mesi e mettere dentro due gol è un bel segnale. E adesso come si regolerà Mazzarri con Milito, Palacio e Alvarez?

5. Dieci punti in quattro gare, 13 reti realizzate, un solo gol subito. Mi pare che come inizio non sia per niente male. Poi la stagione è lunga e tutto può succedere, ma per il momento direi che la squadra è partita col piede giusto.

6. L’Inter di Benitez cominciò con 10 punti nelle prime quattro giornate. Lo scorso anno a novembre realizzammo il record di vittorie in trasferta. Siamo partiti col piede giusto ma non facciamoci trascinare da ingannatori entusiasmi. I conti si fanno a maggio.

7. Erano quasi 20 anni che non vedevamo sette gol dell’Inter (stagione 95-96, Inter-Padova 8-2). Riteniamoci dei fortunati, non capita tutti i giorni di vedere così tanti gol e credo che passerà di nuovo parecchio tempo prima di poter vedere una vittoria così netta.

8. Pur non essendo un sostenitore di Mazzarri devo ammettere che il tecnico livornese sa il fatto suo e in pochi mesi ha rivoltato come un calzino la squadra facendola diventare tutt’altra roba rispetto all’ultima Inter di Stramaccioni. No, era giusto per far presente che, al contrario di molti, per coerenza non salirò sul carro di Mazzarri.

9. Molti sono del parere che non è corretto infierire su un avversario più debole. Io credo che fermarsi di giocare sia una mancanza di rispetto nei confronti dell’avversario e del pubblico che ha pagato per vedere lo spettacolo.

10. L’Inter vince 7-0 in trasferta (mai successo), gioca una gara comunque convincente, dimostra che quest’anno bisognerà fare i conti anche con lei e di cosa si parla? Di presunti cori razzisti della curva nerazzurra. Tu chiamala, se vuoi, prostituzione intellettuale.
Entius

PS: Non so voi, ma io mi sono divertito da matti vedere l’Inter segnare sette gol…
domenica 22 settembre 2013

Sassuolo-Inter 0-7: bentornato Principe!


Che il Sassuolo fosse l'avversario meno impegnativo tra quelli sin qui affrontati in questo inizio di stagione lo si sapeva già al fischio d'inizio, quando la differenza tra l'undici schierato da Mazzarri e quello di Di Francesco appariva abbastanza evidente al di là di ogni scaramanzia. Certo è che un 7-0 era difficilmente prevedibile, in una gara che comunque si è da subito messa sui binari giusti ed è sfociata in goleada mettendo a nudo tutte le pecche di un avversario che al momento non sembra attrezzato per competere in un campionato come la serie A attuale.

Quando si passa all'analisi della partita va quindi tenuto in considerazione che se la prestazione dei nerazzurri rappresenta un ulteriore passo nel processo di crescita intrapreso con la nuova gestione, raggiungendo quest'oggi livelli di potenza offensiva straripanti, va anche tenuta in conto l'inconsistenza dei neroverdi, mai in partita e apparsi troppo leggeri per opporre anche una pur minima resistenza. Dopo la prima frazione di gioco chiusa sul 3-0, la ripresa è stata se possibile ancora più mortificante per i modenesi, seppelliti sotto il peso di altre quattro reti che hanno dato al risultato una dimensione mortificante, e aperto ufficialmente il ritorno al calcio giocato di un fuoriclasse senza tempo come Diego Milito.

Il ritorno in campo del Principe al minuto 54 aveva già scaldato i cuori del tifo nerazzurro, la sua rete dieci minuti dopo su assist di un sempre più inamovibile Alvarez ha fatto partire la festa chiusa poi dal sigillo finale su assist di Guarìn. Due gol facili facili, soprattutto il secondo, ma in fondo di questo non se ne è mai curato nessuno: rivedere il 22 in campo, dopo quella sciagurata notte in cui il ginocchio fece crac, è l'evento che senza dubbio ruba la scena di questo pomeriggio nerazzurro condito di gol e tante buone indicazioni per il futuro.

Sono bastati sei minuti per dare alla partita il giusto indirizzo: Nagatomo scappa via sulla sinistra alla debole resistenza di  Gazzola, mette in mezzo un cross teso e Palacio corregge in rete. Tutto fin troppo facile, instantanea di quello che sarà il pomeriggio nerazzurro. Un'Inter padrona del campo schiaccia subito i padroni di casa all'indietro, esercitando una pressione figlia di una cattiveria agonistica ritrovata e dando la sensazione di sapere sempre cosa fare del pallone. Tutto questo con buona pace delle vedove di Stramaccioni, e di tutti coloro che inorridivano all'arrivo di Mazzarri.

Taider, preferito a Kovacic, è un moto perpetuo e si distingue anche per le sue interessanti sortite offensive (aver fatto inizialmente il trequartista a Bologna gli sarà sicuramente giovato in tal senso). E' lui a siglare il raddoppio sfruttando una respinta difettosa di Pomini su diagonale di Palacio, ed è sempre lui a chiudere la gara in maniera definitiva correggendo di testa un cross dalla destra, probabilmente con la deviazione decisiva di Pucino.

Il Sassuolo, mai visto nei primi 45', batte un colpo ad inizio ripresa ma senza mai impensierire davvero Handanovic. Lo show di Alvarez e Milito però stronca anche questo focolaio di reazione, rendendo il pranzo nerazzurro assolutamente entusiasmante. Una scorpacciata, in attesa di una Fiorentina che giovedì arriverà a San Siro per sottoporci ad un nuovo, importante test.

Sotto gli occhi di Moratti, l'Inter che sta per passare a Thohir ha dato spettacolo. Ma ora è già tempo di guardare avanti, con un Principe in più e la consapevolezza che stavolta si sta davvero costruendo qualcosa.

Nota a margine: anche Inter Cafè si sente di dover fare dei ringraziamenti sentiti alla redazione di Sky Sport, per l'aver così minuziosamente cercato di trovare qualsiasi tipo di irregolarità in tutti e 7 i gol nerazzurri. Siamo felici di notare che mentre nella vita tutto cambia, ci sono cose che per fortuna non cambieranno mai. 

TABELLINO 

SASSUOLO – INTER 0 - 7
(7' Palacio (I), 23' Taider (I), 33' a.g. Pucino (I), 53' Alvarez (I), 64' Milito (I), 75' Cambiasso (I), 83' Milito (I))

SASSUOLO (4-3-3): Pomini; Gazzola (12' Pucino), Acerbi, Rossini (57' Bianco), Ziegler; Magnanelli, Kurtic, Chibsah (37' Zaza); Schelotto, Missiroli, Floro Flores. All. Di Francesco.

INTER (4-4-1-1): Handanovic; Campagnaro, Ranocchia, Juan Jesus; Jonathan (67' Wallace), Guarin, Cambiasso, Taider (56' Kovacic), Nagatomo; Alvarez; Palacio (54' Milito). All. Mazzarri.

ARBITRO: Carmine Russo di Nola

AMMONITI: 13' Magnanelli (S), 15' Taider (I), 21' Missiroli (S), 89' Bianco (S).

Antonio
sabato 21 settembre 2013

Occhi a mandorla sul pianeta Inter


Finalmente, nonostante le smentite di rito da parte di Moratti, dovute probabilmente al fatto che ha molta poca voglia di ufficializzarlo, sembra che si sia giunti alla fine della telenovela Thohir; che sia stato trovato un accordo su tutto e che molto a breve si chiuderà, appena in tempo per rendere operativo il cosiddetto "closing" entro la riunione del C.d.A. che dovrà deliberare l'aumento di capitale da presentare all'Assemblea dei Soci l'ultima settimana di Ottobre. 

Finalmente, perchè francamente non se ne poteva più. Ora, è chiaro che la cessione di una Società come l'Inter non sia un affaruccio da liquidare in due e due quattro e che sia necessario diverso tempo per mettere a punto tutti i dettagli, specialmente dovendo dialogare con un gruppo straniero dall'altra parte del Mondo. E' altrettanto vero però che mi sembra che la cosa sia andata un pò troppo per le lunghe, in perfetto stile Inter, o che perlomeno sia andata per le lunghe dal momento in cui sono uscite le prime indiscrezioni; sarebbe stato meglio lavorare "sotto traccia" per il più a lungo possibile, al fine di evitare le solite speculazioni giornalistiche con allegato il solito oceano di minchiate, e magari evitare anche di sottoporre noi tifosi a questo estenuante tira e molla durato decisamente un pò troppo. 

Ritengo di essere piuttosto realista, è una mia forza in certe occasioni e un mio limite in certe altre, me ne rendo conto: per cui faccio un pò fatica a essere entusiasta per questo passaggio, comunque assolutamente storico. 

Primo perchè di questo magnate indonesiano non è che ne sappiamo poi molto, per quanto ci possiamo essere sforzati di informarci e per quanto abbiano tentato di farlo: io lo voglio vedere alla prova dei fatti, di quanta sia la sua effettiva passione e la voglia di realizzare qualcosa di importante con l'Inter, o quanta sia invece solo la sua intenzione di concludere un business come un altro e magari, una volta riuscitoci o no, smobilitare e abbandonarci al nostro destino. 

Secondo, come dicevo qualche tempo fa in un altro post, perchè questo passaggio avviene in un momento nel quale Thohir ha poche opportunità di sottolineare e di impreziosire questo suo ingresso con un segnale forte, a maggior ragione in un momento nel quale le cose sembrano non andare poi così tanto male (e speriamo vivamente di continuare così). D'altra parte faccio altrettanta fatica a schierarmi con i nostalgici ad oltranza, o con le "vedove di Moratti" (anche se è un'espressione che non mi piace molto utilizzare). 

Chi ci segue avrà già avuto modo di rendersi contro altre volte di questa mia posizione: io ringrazio con tutto il cuore il Presidente di quello che ha dato all'Inter che è stato enormemente tanto, forse di più di qualsiasi altro Presidente di calcio della storia recente, e questa cosa non potrà e non dovrà mai essere dimenticata, come spesso invece avviene in questa ingrata società di questo ingrato e superficiale Paese senza memoria. Però tutto ha una fine, è nell'ordine delle cose, e alla fine del suo ciclo il Presidente Moratti ha contribuito attivamente e in prima persona con una serie di errori che abbiamo già sottineato tante volte e sui quali non voglio tornare: se oggi è costretto a cedere a uno semisconosciuto (per i più) magnate indonesiano, la responsabilità è soprattutto della situazione che lui stesso ha contribuito fattivamente a creare con l'ausilio (con la minuscola, nessuna allusione) di una dirigenza male organizzata e poco preparata professionalmente; dirigenza che comunque ha scelto o avvallato sempre lui. 

Come considero molto poco realista, quando non furbescamente in malafede, tutta quella pletora di vari personaggi del mondo politico e dello sport che hanno implorato Moratti di non lasciare o, almeno di mantenere la maggioranza delle quote dell'Inter; certo, un'Inter finanziariamente al tracollo come quella attuale fa comodo a molti, inutile negarlo, come fa comodo ai molti che la inseriscono nel lotto dei possibili pretendenti alla conquista dello scudetto per poi poterla massacrare meglio. Parliamoci chiaro: chi è così fesso da entrare in una Società in perdita con una quota di minoranza? Certamente non Thohir, che sembra, insieme al suo gruppo, uno che sa fare affari piuttosto bene. 

Il problema però è proprio questo: essere bravi a fare affari in assoluto non garantisce automaticamente il successo nel riuscire a districarsi nell'ingarbugliatissima matassa del calcio italiano. Ed è qui che il nostro futuro Presidente dagli occhi a a mandorla dovrà dimostrarsi particolarmente abile: sapersi servire con attenzione, giusto spirito critico e giusta dose di umiltà dei consigli di chi, almeno inizialmente, ne sa sicuramente più di lui in questo campo e che rappresenta, agli occhi dell'intera tifoseria nerazzurra e di tutto i movimento sportivo italiano, gli ultimi 50 anni di storia del club, indissolubilmente legato alla famiglia Moratti. 

Non ce ne frega un granchè di tutte le ipotesi più strampalate che già circolano su possibili acquisti del magnate indonesiano (sia di giocatori che di dirigenti) nè di tutte le indiscrezioni sull'esatto ammontare delle quote che acquisirà o sui presunti poteri di veto che si è voluto garantire il nostro attuale Presidente: sempre per essere realisti, mi sembrerebbe una situazione fiabesca da mondo di OZ che uno che entra in una Società con circa il 70% del capitale firmi un accordo con il quale la minoranza gli può imporre veti, investimenti e strategie, almeno su questioni importanti. 

Istintivamente avrei preferito anch'io rimanere in mani italiane, ma purtroppo questo Paese è stato ridotto, da chi lo ha governato, talmente con le pezze al culo che è praticamente impossibile trovare un gruppo che abbia le disponibilità economiche per entrare in una Società di calcio con la prospettiva di non rimetterci pesantemente; perciò saremo prestissimo indonesiani ragazzi, che ci piaccia o no, e non siamo i primissimi in Italia a proprietà straniera, visto che il pacchetto di maggioranza della Roma appartiene agli americani (anche se di chiara origine italiana). E ritengo tutt'altro che difficile che a breve saremo seguiti da altri squadre. 

Che dire quindi? Non ci resta che essere fiduciosi che Moratti abbia preso la decisione migliore per una questione che gli stava moltissimo a cuore che sen'altro avrà ponderato più che bene e soprattutto non ci resta che fare buon viso ai nuovi proprietari, organizzargli un bellissimo benvenuto e augurare, a loro buona fortuna e grande successo, e a noi stessi che siano animati dalle buone intenzioni e propositi di cui dicevamo sopra .

Alex
martedì 17 settembre 2013

Il ranocchio non diventa mai un principe (ner)azzurro

Si sorride. Non a trentadue denti forse, ma si sorride lo stesso, perché il big "happy hour" match (vista l'improponibile ora delle 18:00) giocato contro la Juventus sabato ha dato risposte importanti: la squadra regge, è salda e compatta, subisce poco, è grintosa, ha elementi che possono crescere e dare tanto al popolo nerazzurro, in primis Taider, Icardi, Kovacic e Juan Jesus. Si sorride dunque, ma sempre con la consapevolezza che del doman non v'è certezza e che qualche inchiappettata possa sempre arrivare. Si fanno dunque i complimenti a Mazzarri, certamente non maestro di simpatia, ma altrettanto indiscutibilmente abilissimo stratega tattico e con evidenti qualità in ambito motivazionale visto che ha preso una squadra di derelitti del calcio e l'ha trasformata quantomeno in una squadra, ed è già veramente tanto per noi tifosi. Emblemi del suo lavoro, lo dicono tutti, sono in particolare due elementi della rosa, ovvero Alvarez e Jonathan.

Proprio su di loro credo che sia interessante puntare il binocolo, o se meglio volete, l'occhio di bue della nostra attenzione. L'argentino ritengo sia stato un piccolo capolavoro da parte del tecnico ex Napoli. Il numero 11 nerazzurro difatti rappresenta il perfetto prototipo di calciatore che sotto l'ala attenta di chioccia Mazzarri può diventare un giocatore importante, sia per la squadra, ma anche eventualmente in ambito di mercato. Il tasso tecnico del ragazzo era ed è indiscutibile: col mancino sa fare cose veramente pregevoli. Va dato merito al nostro Antonio di aver sempre creduto e sostenuto il talentuoso argentino, mentre il sottoscritto, in compagnia di molti altri, si ritrovano ora a fare mea culpa. Attenzione, non è un fuoriclasse e non credo che lo sarà mai, ma il debosciato e ciondolante giocatore senza fissa dimora tattica visto nella scorsa stagione ha lasciato il posto ad un ragazzo convinto e ad un duttile centrocampista offensivo, in grado di spezzare la partita con una giocata. Rimane più lento della procedura di ribaltamento attuata sulla Costa Concordia in quel del Giglio, e continua a provare un incomprensibile schifo per il suo piede destro, ma a parte questo il cambiamento avuto è evidente. L'anno scorso, un contrasto come quello vinto contro Chiellini sabato, non dico che non l'avrebbe vinto, ma non l'avrebbe neanche provato, in primis perché probabilmente sarebbe stato in una posizione totalmente diversa di campo, ed in secundis perché il suo cervello non l'avrebbe mai portato a credere di poter vincere un contrasto. Qui sta l'enorme lavoro fatto su di lui da Mazzarri, cioè aver donato ad un talentuoso ma moscio ragazzo un paio di palle. Inoltre l'idea di poterlo sfruttare anche come mezzala può essere un'intuizione geniale, ma soltanto il tempo da questo punto di vista ci dirà la sua.

Sul buon Jonathan invece il discorso è leggermente diverso: Mazzarri, dopo aver pregato tutta estate Moratti e Branca di portargli ad Appiano, anche in spalla, un esterno di destra, si è ritrovato purtroppo con il solo brasiliano a disposizione. Anche su di lui, dal punto di vista mentale, il tecnico ha lavorato moltissimo, e si vede nell'atteggiamento del ragazzo che infatti oggi, anche se compie una minchiata, non viene fischiato a prescindere, ma anzi, viene supportato ed incitato da tutto lo stadio. Detto ciò però bisogna anche dire una cosa: il buon Jonny è scarso. Non me ne vogliano i suoi nuovi ammiratori, anche a me sta simpatico, ma pensare di giocare l'intera stagione con lui sulla fascia destra mi dà la stessa sensazione di dover affrontare un tentativo di bungee jumping con un elastico da scrivania. Jonathan è un giocatore discreto, con alcuni buoni spunti offensivi, ma che non eccelle in nulla: non velocissimo, non gran dribblatore, non dotato di un piede delicato per i cross o potente per il tiro e, soprattutto, decisamente non bravo in fase difensiva. Sabato ero allo stadio ed ogni volta che Asamoah lo puntava, andava in difficoltà e tre quarti delle volte veniva saltato. Per nostra fortuna l'esterno juventino non ha mai realmente affondato, ma l'unica volta che l'ha fatto abbiamo preso gol. Quando contro si troverà giocatori decisamente più tecnici dell'africano il rischio che siano sorci verdi per la nostra retroguardia è altissimo, nonostante un Campagnaro versione supereroe, il quale nonostante le apparenze rimane umano. 

Ecco, l'ho detto: al di là di tutta la simpatia che si possa provare per lui, Jonathan rimane un giocatore discreto, al pelo valutabile come riserva in una rosa di una squadra di alto profilo. Noi di certo ancora non siamo tornati ad esserlo in toto, ma penso che la riflessione sull'esterno destro di fascia debba essere fatta nella società. A differenza di Ricky, Jonny non ha delle qualità intrinseche che vanno solamente rinforzate e qui sta il punto. Nonostante i desideri, la vita non è una favola e mai un ranocchio si trasforma in un bellissimo principe (ner)azzurro.

Andrea 
lunedì 16 settembre 2013

Dieci Considerazioni su Inter-Juventus

1. Se Cittadella, Genoa e Catania erano considerati test relativamente facili, la sfida contro la Juventus era sicuramente un test attendibile per capire di che pasta siamo fatti. Aver portato a casa un punto e tante indicazioni positive è decisamente un buon segno.

2. Ce la siamo giocata alla pari con i Campioni d’Italia. Loro forse hanno avuto più possesso palla ma noi abbiamo creato più occasioni e Buffon è stato più impegnato di Handanovic.

3. Finalmente siamo tornati ad essere “una squadra”. Solidità, impegno, voglia di sacrificarsi, compattezza. Tutti elementi che avevamo smarrito nel primo semestre del nuovo anno.

4. Considerando che i giocatori che sono scesi in campo erano quasi tutti facenti parte della rosa nella scorsa stagione mi pare evidente che c’è stata una grande metamorfosi. E chi se non Mazzarri è l’artefice principale di questa metamorfosi? Ero scettico riguardo il suo ingaggio. Mi sto ricredendo alla grande.

5. A proposito di essere scettico e poi ricredersi. Avevo storto il naso di fronte l’acquisto di Campagnaro, uno che a 31 anni aveva già dato il meglio e che all’Inter al limite poteva fare panchina. Mi sono dovuto ricredere. L’ex napoletano sta giocando delle partite straordinarie e la sua presenza ha ridato fiducia anche a Ranocchia e Juan Jesus.

6. Da sottolineare la buona prestazione dei giovani. Taider ha fatto una gara eccellente (stava rovinando tutto con un intervento suicida su Vidal) e Icardi al primo pallone toccato ha messo in rete il vantaggio nerazzurro.

7. L’Inter attuale non è però tutta rose e fiori. Guarin è ben al di sotto delle sue possibilità e potenzialità e Cambiasso continua a convincermi poco (sebbene sabato ha giocato una buona gara).

8. Perché Mazzarri si ostina a schierare questo 3-5-1-1 che poi in effetti è più un 3-6-1? Non l’ha ancora capito che con questo schema l’unica punta là davanti è sola come un cane?

9. Ora aspettiamo con impazienza il rientro a tempo pieno di Kovacic e Milito. In particolare il Principe può dare quella spinta in più alla manovra offensiva nerazzurra. Non è un mistero che Mazzarri punti tutto sull’apporto dell’argentino. Anche se per il tecnico livornese non sarà facile decidere chi lasciare fuori. Palacio? Alvarez? O un centrocampista in uno schieramento che prevede Alvarez trequartista dietro le due punte?

10. C’è la netta sensazione che siamo sulla buona strada. Non siamo ancora perfetti (sarebbe troppo pretenderlo…) ma abbiamo la giusta direzione. Credo, anzi sono quasi sicuro, che quest’anno potremo dire la nostra ed essere protagonisti fino alla fine.
Entius
venerdì 13 settembre 2013

Abete, Inter-Juve e la classifica del cu....ore

Abete sdogana i 31 "scudetti" bianconeri
Siamo alle solite: alla vigilia di Inter-Juventus si alza sempre una qualche voce che inneggia agli scudetti vinti "sul campo", fottendosene bellamente di 22 sentenze di giustizia sportiva e ordinaria che hanno sancito come fosse assolutamente e patologicamente irregolare quello che contestualmente avveniva "fuori". E' una vecchia storia, nulla di particolarmente strano perciò, specialmente se protagonisti della "boutade" sono due personaggi come Litchsteiner, che a quei tempi manco giocava in Italia, e Nedved, uno che invece c'era dentro fino al collo e che farebbe meglio a vergognarsi, ovviamente se si stesse parlando di un Paese "normale" e civile; il problema è che siamo in Italia. E proprio a questo si vuole ricollegare il senso di questo post: che siano due giocatori o ex a prodursi in certe affermazioni lascia un pò il tempo che trova, tantopiù che deve essere una specie di "must" imposto dall'attuale dirigenza Juve quello di parlare sempre di due scudetti in più di quelli regolarmente conquistati, tanto è vero che perfino uno degli eroi del nostro Triplete fu probabilmente obbligato a fare la stessa uscita nella conferenza stampa di presentazione (Lucio e la cosa non è che gli portò una gran fortuna peraltro). Quando però è il Presidente della stessa Federazione che ha emesso quella sentenza a parlare di "classifica del cu...ore", e di come sia perfettamente legittimo che Agnelli e compari vadano in giro blaterando di titoli conquistati meritatamente "sul campo", la cosa assume una dimensione e una gravità ben maggiori, ulteriormente aggravata dal fatto che costui si autogiustifica affermando che al tempo di quelle decisioni il Presidente non era lui, producendosi in uno degli sport nazionali più gettonati, lo scaricabarile. 

Pertanto si propone come Presidente di una Federazione nella quale non solo ogni iscritto può fare il cacchio che gli pare, ma addirittura può esibire la classifica o l'albo d'oro che si sente di avere meritato; in questo modo invece di 109 titoli nazionali assegnati da quando esiste il campionato italiano, alle varie Società risulta lecito attribuirsene svariate centinaia e tutti gli anni praticamente nessuno retrocede mai. Lo andasse a spiegare ai fratelli Della Valle: tutti abbiamo visto come si è qualificato il Milan ai preliminari di Champions, ma a giocarli ci sono andati i rossoneri, mica la Viola; e questo per limitarci a un episodio recente. Purtroppo, come ripetiamo da tempo, il calcio non è altro che lo specchio del Paese e chi lo governa non è certo migliore di chi ha precipitato quest'ultimo nella più grave crisi economica, sociale e di valori dal dopoguerra ad oggi. Non c'è più vergogna di nulla, non esiste più rispetto di nulla, ognuno ritiene assoluta la propria versione della verità; tutto viene "frullato" all'interno di un enorme calderone e quando esce, ovviamente, non ha più alcun gusto o sapore che lo contraddistinguano, ma un unico poco gradevole aroma che sa vagamente di marcio.

Moggi in un tribunale, che l'ha condannato
In questo modo però è comodo per tutti: ognuno può sbandierare la propria verità innanzi a chi ritiene opportuno e coloro che dovrebbero avere l'onere e la responsabilità (e che sono lautamente pagati per farlo) di giudicare, dirimere e porre dei "paletti fissi" di riferimento, possono tranquillamente evitare di farlo in modo da accontentare tutti e non crearsi pericolosi nemici. L'ineffabile Presidente Abete può così tenersi tranquillamente buono il rampollo della famiglia più potente d'Italia autorizzandolo ad attribuirsi gli scudetti che ritiene di avere meritato, lasciando però immutato l'albo d'oro ufficiale, dal momento che non può certo toglierli all'Inter dopo la pronuncia di varie sentenze dei vari tribunali sportivi e ordinari che sono stati chiamati ad assumere decisioni sulla vicenda. Persino un certo Michel Platinì, Presidente dell'UEFA, perciò avvezzo a "sguazzare" fra beghe politiche e certamente non assegnabile alla categoria degli anti-juventini, ha recentemente dichiarato che le sentenze vanno rispettate e che pertanto i titoli vinti dai bianconeri sono quelli che ufficialmente gli sono stati attribuiti; d'altra parte, una persona che ricopre un certo incarico con un minimo di serietà, non potrebbe sostenere altro. Il Presidente della nostra Federazione preferisce invece viaggiare su due mondi e con due albi d'oro paralleli, quello del cu..lo, pardòn, del cuore, e quello ufficiale, destinati perciò a non incontrarsi mai, proprio come il mondo nerazzurro e quello bianconero: davvero un bel servizio al nostro calcio. Complimenti, Signor Presidente!


Alex
mercoledì 11 settembre 2013

Inter-Juventus, per conoscerci meglio


"Non è una gara come tutte le altre". Difficile pensare ad una frase più utilizzata per introdurre Inter-Juventus, difficile al tempo stesso pensare a qualcosa che concentri meglio il significato celato dietro quella che in linea teorica è solo una partita di calcio, ma in realtà rappresenta qualcosa di molto, molto più importante.

Tralasciando la consuetudine italiana di far durare una gara di cartello non i canonici 90'+recupero bensì una intera settimana se non più, il derby d'Italia è una partita che sposta, e il cui impatto è spesso pesante sulla stagione di entrambe le squadre. Senza andare troppo lontani lanciandosi in logoranti excursus temporali, basta ritornare per un attimo al novembre 2012, quando un'Inter al top della condizione dopo un rush di successi consecutivi profanò il fin lì immacolato Juventus Stadium con una prestazione tutta cuore, ritmo e idee, portando i nerazzurri a una sola lunghezza da una Juve già in fuga.

Fu uno spartiacque importante della stagione, purtroppo per noi non nel modo che ci si sarebbe aspettato dopo una serata perfetta nella quale sembrava essere tornata l'Inter organizzata, solida e talentuosa in grado di competere su ogni fronte. La Juventus da quella sconfitta che le staccò l'etichetta di 'invincibile' dopo 49 gare apprese una lezione importante e ingranò nuovamente la quinta ripartendo di slancio verso il secondo scudetto consecutivo, mentre la creatura di uno Stramaccioni forse eccessivamente sicuro di sè uscì inebriata ed intossicata iniziando rapidamente a collassare fino al nono posto col quale si chiuse una delle pagine più buie della storia nerazzurra.

Ma questo è ormai il passato. Tante cose sono cambiate in casa nostra dopo l'avvento di Mazzarri, che pur disponendo di un materiale umano non di primissimo livello e senza aiuti importanti dal mercato sta gettando delle fondamenta per ricostruire una squadra uscita a pezzi da una stagione contrassegnata da record negativi e da imbarcate epocali che hanno messo a nudo l'inadeguatezza della precedente guida tecnica (colpe sue relative, andava esonerato dopo Siena e chi vi scrive adesso lo disse quella stessa sera). Primo obiettivo, lavorare sulla fase difensiva (tallone d'Achille dell'anno passato) e sulla compattezza per restituire convinzioni smarrite nel marasma generale. Per lo spettacolo e il bel gioco, ripassare più tardi (molto più tardi probabilmente), quando certi equilibri e si spera certi innesti potranno permettere virtuosismi che ad oggi appartengono solo a una fase 2, non certo all'immediato.

Chi invece ha cambiato poco, alzando però di parecchio la cifra tecnica della squadra è proprio la Juventus, favorita oggi più di prima per lo scudetto e che ad una impalcatura già solidissima ha aggiunto la classe di Tevez e la maturazione sempre più rapida di un talento enorme come Paul Pogba. Inutile star qui a dire che sabato sera saranno loro a partire coi favori del pronostico, perchè come già detto Inter-Juve è Inter-Juve e se il calcio fosse matematica avremmo smesso tutti di seguirlo da un pezzo. Certo è che una sfida del genere, arrivata alla terza giornata per colpe più nostre che loro, costituisce un banco di prova importante per testare i progressi del cantiere di Mazzarri e verificare la tenuta mentale di un gruppo che sotto questo profilo sembra già più forte di quello dell'anno passato.

Mai come stavolta, i 3 punti sono solo una parte della reale posta in palio, forse neanche la più importante. E no, non lo dico per mettere le mani avanti come qualcuno potrebbe maliziosamente pensare, ma più semplicemente ritengo che a questo punto della stagione ed in questa particolare fase storica, quello che conta maggiormente è il proseguimento di una crescita che Genoa e Catania hanno evidenziato, ma necessita comunque di un banco di prova di spessore superiore. Per capire chi siamo, cosa possiamo davvero fare in questo campionato che a mio avviso vede partire davanti a noi 5 squadre, e se questa sarà effettivamente una stagione che a maggio ci lascerà qualcosa in più che delle macerie.

Chiaro che se poi sabato sera dovesse arrivare quel famoso "gol a tempo scaduto in fuorigioco o con la mano, meglio se in fuorigioco e con la mano" (cit.), non ci strapperemo certo i capelli. E che magari lo segni anche Milito, giusto per non farsi mancare nulla..

SITUAZIONE BIGLIETTI
Come ci si aspetta da questo tipo di big match, si preannuncia il tutto esaurito, sono previsti 20 mila sostenitori bianconeri pronti a sostenere la loro squadra. Noi nerazzurri dobbiamo essere numerosi e far sentire il nostro calore ai nostri beniamini. I biglietti per inter - juve sono in esaurimento occorre guardare un po' online se c'è qualche offerta. Se avete voglia di vedere la Pazza inter sono comunque disponibili i biglietti per tutte le partite dell'inter sia online che negli store ufficiali.


Antonio
martedì 3 settembre 2013

Calciomercato stop: era ora!

Chiuse le porte del calciomercato
Finalmente si è chiusa questa interminabile sessione estiva di calciomercato; finalmente perché, come avevamo sostenuto in un nostro post di inizio giugno ("Due mesi di passione"), per noi tifosi interisti ha rappresentato un interminabile calvario, se non addirittura una pena indicibile. Qualcuno a vedere l’Inter lassù in classifica potrebbe non concordare con questa affermazione e ritenere che “Siamo a posto così”, come recita un ossessionante refrain che da tre anni risuona dalle parti di Corso Vittorio Emanuele, seguito poi dai risultati ben noti. Vorrei invitare alla calma e alla prudenza, dal momento che anche l’anno scorso sembrava fossimo partiti bene, poi… Come lo scorso anno non siamo malaccio nell'undici titolare, ma appena andiamo a vedere i potenziali sostituti c’è da mettersi le mani fra i capelli (per chi li ha). E’ vero che quest’anno non abbiamo impegni europei, il che dovrebbe limitare le possibilità per i giocatori di incappare in infortuni gravi; è pur sempre vero che Mazzarri e il suo staff sembrano maggiormente in grado di Stramaccioni & Co. di gestire al meglio la rosa a disposizione. Ma è altrettanto vero che a Mazzarri è stato consegnato un gruppo da quinto, sesto posto al massimo, non di più.

L’allenatore di S. Vincenzo sembra essere stato molto abile avendo già dato un’impronta precisa all’impianto di squadra e avendo restituito al ruolo di giocatori di calcio gente che non lo sembrava nemmeno (Jonathan, Alvarez) oltre a restituire convinzione a chi sembrava averla persa sul finale della scorsa stagione (Nagatomo, Ranocchia, Juan); per Guarìn, Kovacic, Cambiasso, Taider e i due giovani attaccanti i giudizi sono rimandati, anche se per motivi diversi tra loro, mentre Handanovic e Palacio sono due certezze e sembra esserlo anche Campagnaro. Però il buon Walter non ha la bacchetta magica e anche se riuscirà ad ottenere il massimo possibile da quello che gli è stato messo a disposizione, molto difficilmente questo massimo sarà sufficiente ad ottenere risultati importanti, quali, ad esempio, la Coppa Italia o il terzo posto in campionato. Quello che disarma ed avvilisce in maniera totale, almeno personalmente, è la totale mancanza di un barlume di progettualità e di coerenza nelle scelte; lo andiamo ripetendo da tre anni ed è una condizione che non può essere attribuita solo alla situazione di incertezza dovuta al cambio di proprietà, che, attuato come lo si sta attuando, sta diventando una sorta di “Aspettando Godot”, contribuendo così ad aumentare incertezza e precarietà in un contesto che definire confuso equivale a fargli un grosso complimento.

Thohir dovrebbe arrivare a breve a Milano per concludere
Il cambio di proprietà secondo me andava fatto o in maggio o, visto che evidentemente non c’era l’accordo totale, rimandato verso fine anno; trovo abbastanza insensato che uno rilevi una squadra di calcio pochi giorni dopo la fine della campagna acquisti senza essere intervenuto in una benché minima forma. In questo modo il magnate indonesiano rischia di presentarsi ai tifosi dell’Inter in maniera assolutamente anonima e banale, mentre un paio di colpi non tanto roboanti, quanto efficaci (Dio solo sa quanto ne avremmo avuto bisogno), non solo avrebbero garantito discrete possibilità di lottare per il terzo posto, e fargli pertanto trovare una squadra con una qualificazione Champions in cassaforte, ma sarebbero stati importanti anche da un punto di vista di immagine e di iniezione di entusiasmo in una tifoseria che, pur rimanendo meravigliosa da un punto di vista di attaccamento alla squadra (vedi quantità di abbonamenti sottoscritti), sta certamente vivendo momenti non facili. E sì che questo signore dovrebbe essere un esperto di mass media e di comunicazione… Di questa sorta di “sbando” se ne sono accorti un po’ tutti, calciatori, relativi procuratori e Società avversarie in primis. Ma vi sembra possibile che l’Inter di solo qualche anno fa si sarebbe fatta imporre un prestito “secco” di valorizzazione di un giovane, tipico da Società di seconda-terza fascia (Wallace)? Ma questo dovremmo farlo noi con gli altri, cavolo! Per non parlare poi del fatto che adesso è diventato di moda che un giocatore al quale viene comunicato che non fa parte dei piani dell’allenatore e al quale vengono prospettate una serie di opportunità, accetti di essere ceduto soltanto al Milan. E’ stato così per Muntari, è stato così per Pazzini (alternativa la Juve), è stato così per Silvestre, lo è stato in questi ultimi giorni, anzi ore, per Kuzmanovic; lo stesso Ranocchia, quando si parlava di cessione, aveva indicato il Milan come unica Società di possibile destinazione. Hanno capito chi hanno di fronte come controparte (l’ineffabile Direttore Branca) e si comportano di conseguenza, praticamente certi che l’avranno vinta.

L’inguardabile serbo e Pereira erano due giocatori che sarebbe stato assolutamente opportuno cedere sia per l’apporto praticamente nullo che daranno alla squadra, sia perché la loro cessione avrebbe consentito di tentare almeno di trovare qualcuno di un po’ più utile in entrata; invece, a causa di uno che farebbe fatica a vendere bibite ghiacciate nel deserto, staranno a vivacchiare e a percepire un lauto stipendio all’Inter, per poi essere ceduti gratis e magari con buonuscita. Va bene impostare un progetto sui giovani, ma in attacco non era il caso di puntare solo su uno, per affidarsi come seconda scelta a un giocatore più esperto che potesse garantire un rientro “soft” a Milito (sempre che ce la faccia)? Invece no: due giovani e pagati pure piuttosto salati! Poi, sarà un’opinione personale e anche ovviamente non condivisibile, ma io avrei ceduto Guarìn, (il Tottenham pare avesse offerto una ventina di milioni), che a mio parere fatica e faticherà ad adattarsi al sistema di gioco di Mazzarri, e avrei ingaggiato Nainggolan o, se c’era la possibilità, il brasiliano Luiz Gustavo. A proposito di Nainggolan, sembra che la Juve abbia strappato un assenso del giocatore e una sorta di impegno a Cellino, per gennaio o per la prossima stagione; proprio come si paventava sempre in quel post citato sopra. “Naigollan è indonesiano come Thohir che lo acquisterà come veicolo promozionale nel proprio Paese”….tutte balle! Quale giocatore che ha la concreta possibilità di finire alla Juve e giocare con una certa continuità, le preferirebbe l’Inter attuale? Siamo onesti e sinceri, oltre che tifosi.
Mazzarri qualche sorriso ce l'ha già regalato
Come balle sono quelle che a gennaio l’Inter si scatenerà sul mercato con i soldi di Thohir. A parte che in gennaio con ogni probabilità ci troveremo nella condizione di rincorrere, in quel momento della stagione si trovano solo scarti di altre squadre o giocatori provenienti dal campionato russo o brasiliano; campionati piuttosto ricchi, per cui rischi di pagare parecchio delle autentiche “fetecchie” o uno sproposito dei buoni giocatori, che comunque impiegano almeno qualche mese per inserirsi nel nostro campionato che, a quel punto, è già bello che finito. Per fortuna dunque, dopo l’ennesimo disastro della nostra dirigenza, la parola adesso passa al campo e la bacchetta di direttore d’orchestra a uno come Mazzarri che magari non sarà simpaticissimo, ma che in questi pochi mesi ha già dimostrato di essere forse l’unico da quelle parti che capisce veramente di calcio e che sa fare il suo lavoro; con la speranza che non venga anche lui travolto da fattori esterni (e interni) e dall’incompetenza di chi era chiamato a fornirgli un materiale un minimo decente. Anche la massima autorità nel campo dell’ingegneria edile non potrà mai costruirvi un grattacielo in cartongesso.

Alex

Dieci Considerazioni Su Catania-Inter

1. Vittoria netta e convincente. Rispetto a sette giorni fa è sembrata un’Inter in crescita, segno evidente che possiamo ancora crescere.

2. E’ sicuramente un’Inter più compatta, più quadrata. Prende pochi rischi in difesa e quando perde riesce a ricompattare le linee.

3. Terza partita ufficiale senza subire gol. Niente male per una squadra che lo scorso anno ha subito più gol di quanti ne ha segnati.

4. Metamorfosi di un giocatore. Pochi mesi fa Jonathan era un bidone colossale da spedire lontano da Appiano Gentile il prima possibile. Oggi non solo è un terzino destro presentabile ma addirittura potremmo dire che è il degno sostituto di Maicon (era stato preso per questo del resto).

5. Se gioca sempre come in questo inizio di stagione Alvarez può essere un fattore in più dell’Inter di Mazzarri. Sebbene non sia facile da collocare tatticamente, è sicuramente il tipo di giocatore che con una fiammata ti può risolvere la partita. Quello che manca all’Inter. Anzi che mancava.

6. Cose da rivedere. Kovacic, causa infortunio, non è ancora integrato in questa squadra alla perfezione. E uno come lui ci serve. Guarin potrebbe e deve dare di più. In queste due partite ne ha azzeccate poche. E uno con le sue caratteristiche può diventare l’Hamsik nerazzurro. E’ proprio necessario far giocare Cambiasso?

7. Questa partenza sprint dell’Inter serve a far crescere l’ottimismo ma non deve assolutamente far sorgere illusioni. Siamo partiti bene ma c’è tanto da lavorare e certi obiettivi non sono al momento alla nostra portata.

8. La sfida che ci attende fra due settimane è un vero e proprio esame di maturità. Dal match con la Juventus capiremo le reali potenzialità di questa squadra e inizieremo ad avere le idee chiare su cosa ci aspetta in questa stagione.

9. A mercato finito sorgono alcuni quesiti? Dov’è l’esterno destro tanto cercato? E il centrocampista centrale di cui avevamo bisogno? Non vorranno mica farci credere che Wallace e Taider corrispondono alle caratteristiche dei giocatori richiesti da Mazzarri?

10. Riallacciandomi al punto precedente, se la stagione non va come dovrebbe andare ancora una volta a pagarne le conseguenze sarà l’incolpevole tecnico nerazzurro o stavolta ognuno si prenderà le sue responsabilità?
Entius
giovedì 29 agosto 2013

Eto'o al Chelsea? Fidatevi, meglio così

Eto'o e Mou ai tempi dell'Inter, nel 2010-2011
So già che molti penseranno alla storia della volpe e dell'uva, ma vi assicuro che non è così. Sono profondamente convinto che Eto'o al Chelsea sia stata la cosa migliore per lui e, soprattutto, per noi. L'attaccante camerunense ha infatti firmato, pochi istanti fa, un contratto annuale che lo legherà al team di Premier allenato da Mou per una cifra che si dovrebbe aggirare sui 9 milioni di euro (fonte Gazzetta.it). Una cifra enorme, che l'Inter avrebbe a stento pareggiato soltanto con un contratto biennale di cui in questi ultimi giorni c'è sentito un gran parlare sui media sportivi italiani. La realtà è che se l'Inter fosse realmente riuscita a riportare a Milano il Leone gialloverde avrebbe compiuto l'ennesimo errore degli ultimi anni. Eto'o è un attaccante fortissimo, di un livello decisamente più alto a tutti quelli attualmente presenti nella rosa nerazzurra, sia chiaro. Ma i motivi per cui un suo nuovo sbarco a Milano sarebbe stato assolutamente inappropriato sono, a mio parere, due, uno di senso pratico ed uno si senso psicologico.

Partiamo dal pratico, dal terra-terra insomma: soldi. Stranamente si parla di soldi, in questo caso di tanti, tantissimi vista la situazione delle casse di Corso Vittorio Emanuele, soldi che l'Inter avrebbe dovuto sborsare per l'ingaggio del giocatore. Nello specifico, come dicevamo, 8-9 milioni di euro netti in due anni. Una squadra che sta facendo di tutto per sbolognare i giocatori con gli ingaggi più alti, anche a costo di rescissioni emotivamente costose (Julio Cesar e Stankovic per citarne due), calpesterebbe automaticamente le proprie nuove linee guida gestionali se puntasse, a queste cifre, su un trentaduenne come Eto'o. Non pensiate che il sottoscritto non calcoli l'eventuale motivazione di chi supporta la tesi contraria alla mia, ovvero che l'attaccante ex Anzhi rimane comunque un attaccante fortissimo che alzerebbe decisamente il tasso qualitativo del nostro reparto avanzato: è vero, avete ragione cari i miei bastian contrari, ma nella stessa estate in cui decidi di puntare su giovani attaccanti come Icardi e Belfodil non puoi, praticamente a settembre, buttare nel cestino le tue convinzione acquistando (seppur a zero) un giocatore come Eto'o, a maggior ragione se su quei due ragazzi hai investito una cifra superiore ai 20 milioni di euro. Troppi? Probabile, al momento direi assolutamente si (ma si sa, il tempo è in grado di ripagare ampiamente ogni spesa nel calcio, o almeno si spera), ma sta di fatto che quei soldi li hai spesi e non puoi permetterti quindi di rendere Icardi e Belfodil, da potenziali titolari su cui scommerre, rispettivamente, quarta e quinta scelta offensiva dopo Palacio, un Milito recuperato ed appunto Eto'o. Se vogliamo dire che l'errore è stato a monte, ovvero in un così elevato esborso per due scommesse, possiamo certamente discuterne, ma servirebbe a poco. Gli errori del passato sono difficilmente rimediabili mentre per quelli del futuro c'è un rimedio semplice semplice: non commetterli.
 
Eto'o con la maglia dell'Anzhi
Sul lato psicologico invece c'è un secondo motivo che mi spinge a pensare che il non arrivo di Eto'o sia una buona cosa, ovvero che l'attaccante camerunense ha praticamente smesso di giocare a calcio due anni fa, ovvero nell'estate in cui proprio noi lo vendemmo all'Anzhi ed in cui lui accettò di buon grado un prepensionamento d'orato. Per due stagioni Eto'o ha fatto la vita da nababbo ed ha sgambettato sui campi della Russia senza alcuna vera e propria motivazione sportiva. Un club che dice di avere seri problemi economici come l'Inter può davvero rischiare una cifra di circa 20 milioni di euro (tra ingaggio netto e tassazione) su un trentaduenne che di fatto non gioca a calcio dal 2011? Può davvero scommettere su di lui senza, tra l'altro, potergli nemmeno regalare l'adrenalina di una competizione sempre affascinante come la Champions League? Ma che dico la Champions! Senza neppure l'Europa League? Personalmente non credo. Il Chelsea sì, può farlo, sia perché non ha alcun problema economico, sia perché affrontare la Champions con Mou in panchina significa motivazioni a volontà per tutti. Loro possono rischiare questa scommessa, noi no.

Detto ciò, so già che alla prima doppietta del buon Samuel in Premier pioveranno critiche, si punteranno dita verso chi, appunto, la pensa come me oggi, ma penso che anche che in quel caso cambierei difficilmente idea. Eto'o è un lusso, ludico ed economico, che oggi non possiamo permetterci ed è un bene. L'Inter deve pensare al domani, deve entrare nell'ottica che difficilmente nel futuro prossimo riuscirà ad aggiudicarsi i servigi di campioni già pronti come fu Eto'o nell'estate del 2010, ma piuttosto questi campioni deve provare a costruirli in casa, anche attraverso investimenti rischiosi ma doverosi per certi versi, come sono stati Icardi e Belfodil. E sapete che vi dico? Che a me una formazione con a centrocampo Guarin-Taider-Kovacic ed in attacco Palacio ed Icardi non fa per niente schifo....

Andrea (@Andrea_Ross89)