sabato 21 settembre 2013

Occhi a mandorla sul pianeta Inter


Finalmente, nonostante le smentite di rito da parte di Moratti, dovute probabilmente al fatto che ha molta poca voglia di ufficializzarlo, sembra che si sia giunti alla fine della telenovela Thohir; che sia stato trovato un accordo su tutto e che molto a breve si chiuderà, appena in tempo per rendere operativo il cosiddetto "closing" entro la riunione del C.d.A. che dovrà deliberare l'aumento di capitale da presentare all'Assemblea dei Soci l'ultima settimana di Ottobre. 

Finalmente, perchè francamente non se ne poteva più. Ora, è chiaro che la cessione di una Società come l'Inter non sia un affaruccio da liquidare in due e due quattro e che sia necessario diverso tempo per mettere a punto tutti i dettagli, specialmente dovendo dialogare con un gruppo straniero dall'altra parte del Mondo. E' altrettanto vero però che mi sembra che la cosa sia andata un pò troppo per le lunghe, in perfetto stile Inter, o che perlomeno sia andata per le lunghe dal momento in cui sono uscite le prime indiscrezioni; sarebbe stato meglio lavorare "sotto traccia" per il più a lungo possibile, al fine di evitare le solite speculazioni giornalistiche con allegato il solito oceano di minchiate, e magari evitare anche di sottoporre noi tifosi a questo estenuante tira e molla durato decisamente un pò troppo. 

Ritengo di essere piuttosto realista, è una mia forza in certe occasioni e un mio limite in certe altre, me ne rendo conto: per cui faccio un pò fatica a essere entusiasta per questo passaggio, comunque assolutamente storico. 

Primo perchè di questo magnate indonesiano non è che ne sappiamo poi molto, per quanto ci possiamo essere sforzati di informarci e per quanto abbiano tentato di farlo: io lo voglio vedere alla prova dei fatti, di quanta sia la sua effettiva passione e la voglia di realizzare qualcosa di importante con l'Inter, o quanta sia invece solo la sua intenzione di concludere un business come un altro e magari, una volta riuscitoci o no, smobilitare e abbandonarci al nostro destino. 

Secondo, come dicevo qualche tempo fa in un altro post, perchè questo passaggio avviene in un momento nel quale Thohir ha poche opportunità di sottolineare e di impreziosire questo suo ingresso con un segnale forte, a maggior ragione in un momento nel quale le cose sembrano non andare poi così tanto male (e speriamo vivamente di continuare così). D'altra parte faccio altrettanta fatica a schierarmi con i nostalgici ad oltranza, o con le "vedove di Moratti" (anche se è un'espressione che non mi piace molto utilizzare). 

Chi ci segue avrà già avuto modo di rendersi contro altre volte di questa mia posizione: io ringrazio con tutto il cuore il Presidente di quello che ha dato all'Inter che è stato enormemente tanto, forse di più di qualsiasi altro Presidente di calcio della storia recente, e questa cosa non potrà e non dovrà mai essere dimenticata, come spesso invece avviene in questa ingrata società di questo ingrato e superficiale Paese senza memoria. Però tutto ha una fine, è nell'ordine delle cose, e alla fine del suo ciclo il Presidente Moratti ha contribuito attivamente e in prima persona con una serie di errori che abbiamo già sottineato tante volte e sui quali non voglio tornare: se oggi è costretto a cedere a uno semisconosciuto (per i più) magnate indonesiano, la responsabilità è soprattutto della situazione che lui stesso ha contribuito fattivamente a creare con l'ausilio (con la minuscola, nessuna allusione) di una dirigenza male organizzata e poco preparata professionalmente; dirigenza che comunque ha scelto o avvallato sempre lui. 

Come considero molto poco realista, quando non furbescamente in malafede, tutta quella pletora di vari personaggi del mondo politico e dello sport che hanno implorato Moratti di non lasciare o, almeno di mantenere la maggioranza delle quote dell'Inter; certo, un'Inter finanziariamente al tracollo come quella attuale fa comodo a molti, inutile negarlo, come fa comodo ai molti che la inseriscono nel lotto dei possibili pretendenti alla conquista dello scudetto per poi poterla massacrare meglio. Parliamoci chiaro: chi è così fesso da entrare in una Società in perdita con una quota di minoranza? Certamente non Thohir, che sembra, insieme al suo gruppo, uno che sa fare affari piuttosto bene. 

Il problema però è proprio questo: essere bravi a fare affari in assoluto non garantisce automaticamente il successo nel riuscire a districarsi nell'ingarbugliatissima matassa del calcio italiano. Ed è qui che il nostro futuro Presidente dagli occhi a a mandorla dovrà dimostrarsi particolarmente abile: sapersi servire con attenzione, giusto spirito critico e giusta dose di umiltà dei consigli di chi, almeno inizialmente, ne sa sicuramente più di lui in questo campo e che rappresenta, agli occhi dell'intera tifoseria nerazzurra e di tutto i movimento sportivo italiano, gli ultimi 50 anni di storia del club, indissolubilmente legato alla famiglia Moratti. 

Non ce ne frega un granchè di tutte le ipotesi più strampalate che già circolano su possibili acquisti del magnate indonesiano (sia di giocatori che di dirigenti) nè di tutte le indiscrezioni sull'esatto ammontare delle quote che acquisirà o sui presunti poteri di veto che si è voluto garantire il nostro attuale Presidente: sempre per essere realisti, mi sembrerebbe una situazione fiabesca da mondo di OZ che uno che entra in una Società con circa il 70% del capitale firmi un accordo con il quale la minoranza gli può imporre veti, investimenti e strategie, almeno su questioni importanti. 

Istintivamente avrei preferito anch'io rimanere in mani italiane, ma purtroppo questo Paese è stato ridotto, da chi lo ha governato, talmente con le pezze al culo che è praticamente impossibile trovare un gruppo che abbia le disponibilità economiche per entrare in una Società di calcio con la prospettiva di non rimetterci pesantemente; perciò saremo prestissimo indonesiani ragazzi, che ci piaccia o no, e non siamo i primissimi in Italia a proprietà straniera, visto che il pacchetto di maggioranza della Roma appartiene agli americani (anche se di chiara origine italiana). E ritengo tutt'altro che difficile che a breve saremo seguiti da altri squadre. 

Che dire quindi? Non ci resta che essere fiduciosi che Moratti abbia preso la decisione migliore per una questione che gli stava moltissimo a cuore che sen'altro avrà ponderato più che bene e soprattutto non ci resta che fare buon viso ai nuovi proprietari, organizzargli un bellissimo benvenuto e augurare, a loro buona fortuna e grande successo, e a noi stessi che siano animati dalle buone intenzioni e propositi di cui dicevamo sopra .

Alex

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