sabato 28 settembre 2013

Inter-Fiorentina 2-1: l'importanza dell'essere (finalmente) squadra


L'avevamo detto prima della gara contro la Juventus, suonando forse come i classici tifosi che alla vigilia di un match importante mettono le mani avanti per attutire eventuali contraccolpi conseguenti ad una sconfitta. Adesso che la gara contro la Fiorentina è alle spalle, possiamo ribadire quel concetto forti di un risultato già acquisito al termine di una gara che sarebbe potuta finire anche diversamente, senza scalfire però la bontà della prestazione dei ragazzi: oggi, in questa precisa fase transizionale (a tutti i livelli), la crescita della squadra e il suo modo di stare in campo sono più importanti dell'outcome del campo.

Inutile dire che questa affermazione un pò 'filosofica' vada passata al setaccio e inquadrata nella giusta ottica, perché è chiaro che qualsiasi squadra ha bisogno del supporto dei risultati per aumentare la propria autostima e riporre una sempre maggior fiducia nella strada intrapresa. Quello che voglio dire è che mentre un anno fa il crollo di prestazioni e risultati arrivò subito dopo la miglior vittoria della stagione, perché fondamentalmente le basi su cui si poggiava il progetto erano pressoché inesistenti, contro Juventus e Fiorentina i punti raccolti sarebbero anche potuti essere meno di 4 e le sensazioni positive attorno alla squadra completamente intatte.

Così come contro quello contro la Juventus, anche quello contro i viola rappresentava un test fondamentale per le nostre ambizioni in quanto l'avversario, oltre a poter disporre di una cifra tecnica complessiva superiore alle nostra, si trova decisamente più avanti coi lavori di costruzione essendo al secondo anno di un progetto ben definito con lo stesso talentuoso allenatore, una spina dorsale solida ed un tipo di calcio ben riconoscibile.  Eppure, nonostante in alcuni tratti della gara si sia visto chiaramente come gli uomini di Montella dispongano ad oggi di maggiori soluzioni e di una differente capacità di fare la partita rispetto a chi ancora va cercando certezze e non può permettersi di anteporre la ricerca del bel gioco a quella di equilibri e automatismi.

E' uscita fuori una partita che ci ha visti sempre presenti in campo pur con qualche sbavatura, e che un anno fa non avremmo mai rimontato lasciandoci andare dopo l'ingenuità di Juan Jesus che ha consegnato un potenziale match-point ai toscani. Mazzarri ha risposto inserendo Kovacic e Icardi, e la squadra ha reagito come forse nessuno si aspettava, gettando il cuore oltre l'ostacolo e ribaltando un risultato che la Fiorentina più volte avrebbe potuto raddrizzare pagando la sostituzione di Rossi e la mancanza di veri killer d'area come l'infortunato Gomez.

Considerando il nostro punto di partenza, con un mercato che per adesso a parte Campagnaro (e in parte Icardi) non sembra aver aggiunto miglioramenti sensibili ad una rosa uscita da un nono posto con quasi 60 gol subiti solo in campionato, quello che stiamo vedendo piace, e non potrebbe essere diversamente. Mazzarri sa di non avere per le mani una fuoriserie, ma il suo lavoro sulla preparazione atletica e sulla testa dei calciatori sta pagando e restituendo al suo servizio elementi che sembravano essersi ormai persi tra gli insulti e i fischi di San Siro. Jonathan, che ha deciso la partita con un gol di pregevole fattura a sottolineare la costante presenza in area dei due esterni di centrocampo in tutte le situazioni offensive, è oggi un onesto lavoratore di fascia, Alvarez uno dei migliori centrocampisti del campionato senza se e senza ma. Avere una base sulla quale lavorare, un timoniere in cui credere ciecamente e gambe che non pesano neanche dopo 70-80' di gioco è uno dei lasciapassare per la competitività.

Sognare però può avere un senso se l'obiettivo si chiama Champions League, meno se l'oggetto del desiderio diventa quello scudetto che difficilmente puoi cucirti sul petto se hai una rosa che al momento presenta un undici titolare, ma non più di 4-5 alternative di rilievo. Juventus, Napoli, e la stessa Fiorentina attualmente sono un passo avanti, la Roma di Garcia fila come un treno: se noi stiamo bene, loro anche, e la vera battaglia da combattere sarà proprio quella per ritornare in Europa dalla porta principale. Sfrecciare davanti ad almeno due di queste squadre, senza dar per morto il Milan di Allegri, scriverebbe una nuova storia e costituirebbe un brillante inizio per la nuova proprietà: lecito aspettarselo, onesto accettare quello che verrà apprezzando quello che la squadra sta facendo e sarà in grado di fare.

E no, se ce lo chiedete vi rispondiamo che no, noi un (non) gol di Muntari non lo vogliamo.

Antonio

2 commenti:

  1. www.pianetasamp.blogspot.com

    Un inizio così era francamente difficile da immaginare, merito soprattutto di un allenatore che, non mi stancherò mai di ripeterlo può considerato alla stregua di un top player...
    Senza coppe e con la possibilità che la proprietà possa intervenire a gennaio per rinforzare la rosa qualora ce ne fosse necessità: non so se basterà per il tricolore, ma immaginare un'Inter fuori dai primi tre posti mi riesce molto difficile...ciao Antonio!

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    1. Ciao Andrea! Il tricolore è molto, molto difficile perchè almeno due squadre giocano attualmente su un livello superiore. Si può centrare l'obiettivo Champions continuando su questa strada in quanto a prestazioni, e inserendo a gennaio elementi che possano completare la rosa: su tutti, un esterno di centrocampo, e un centrocampista di spessore.

      Mazzarri sta cavando il sangue dalle rape, ma solo la sua bravura non può essere sufficiente perchè alla lunga le carenze strutturali le paghi. Speriamo bene..un saluto!

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