venerdì 10 maggio 2013

L'anno del MAI


La sconfitta contro la Lazio è uno schiaffo all'istinto primordiale di sopravvivenza, un calcio in bocca alla voglia di lottare e non mollare mai.  Incerottati ed orfani (ormai da troppo tempo) di giocatori che sembrano appartene ad epoche lontane, l'Inter ci ha provato ancora, con la voglia di vincere e di continuare a sperare che il binomio "miracolo+matematica" le avrebbe permesso di acciuffare l'Europa per il rotto della cuffia, vincendo una partita non facile, ma decisamente alla portata.

Il risultato finale sembra raccontare di una sconfitta senza storia, ma la storia c'è stata eccome. L'Inter ha sempre tenuto il pallino del gioco in mano, creando occasioni da goal nonostante l'unico attaccante di ruolo (reduce da un turno di stop per infortunio, ovviamente) fosse un 36enne, e nonostante una difesa sempre più incerottata non sia in grado di limitare neppure le giocate di un baby birba qualsiasi. Questa volta è il turno di Handanovic, lui che era una certezza: vola alla ricerca di un pallone crossato in area dalla sinistra, come Superman (ma nella versione scary movie), mancando la palla e trasformando Ranocchia in uno sfortunato avventore, svelando così il volto di quella che sarebbe stata l'intera partita: un vero e proprio capriccio della sfortuna.

A parte Kovacic, quello che dell'Inter di Strama mi è sempre piaciuto è la dignità di provarci comunque, anche se le tue stesse possibilità ti limitano imprescindibilmente. E quando quella mezzacartuccia di Alvarez ha trovato il goal del pareggio, ho pensato che sarebbe bastata un pò di fortuna per poter almeno risollevare un morale profondamente ferito. Niente da fare purtroppo, quando è l'anno no è l'anno no e mai ti riesce di strappare un pass alla buona sorte.

Con la solita leggerezza subiamo un calcio di rigore, torniamo sotto eppure lo spirito indomito, la voglia di non perdere ancora una volta, sopravvive. Ci prova Rocchi, ci prova Guarin, ci prova Kovacic (quanto mi piace questo ragazzo, penso sia un punto fisso da cui ripartire), ma nonostante i ripetuti tentativi non ci riesce più di segnare. E la dove non arriva Marchetti, ci pensa Alvarez a fare il buono ed il brutto tempo, "sminchiando" un calcio di rigore fondamentale per ritrovare il goal del pareggio e pensare veramente di poter vincere la partita.

Il resto è un tiro dalla distanza, una fucilata che abbatte l'avversario e con lui tutta una stagione di errori, sfighe e rimpianti. Nei minuti finali, abbiamo avuto l'ardire di provarci ancora: forse la dignità, forse la paura di arrendersi all'abitudine di perdere, forse le urla di Stramaccioni, sul cui viso si leggeva a caratteri cubitali il suo unico pensiero, la domanda al divino "ma quanto sono sfigato quest'anno?". E così i miracoli non accadono, questa stagione conserva il volto deluso del tifoso stralunato e stanco a cui restano solo i record negativi: fuori dall'Europa dopo quattordici anni consecutivi, a soli due anni da quando proprio l'Inter era l'unica degna rappresentante del calcio Italiano vincente in Europa, battuti dalla Lazio a S.Siro dopo quindici anni o giù di lì e con il numero di sconfitte stagionali più alto dalla fine degli anni quaranta. Fortunatamente, a differenza della vita, il calcio offre sempre nuove opportunità permettendoti, ogni anno, di ricominciare e nutrire nuove speranze.

E' ora il tempo...ricominciamo!.

Sergio

2 commenti:

  1. In primis, caro Sergio, bentornato a casa tua. Rileggerti è un piacere incredibile davvero. Spero possa non essere soltanto una toccata e fuga :) chi lo sa, magari il tuo ritorno porta anche buone nuove eheh!
    Sulla partita con la Lazio è andata esattamente come mi aspettavo: possiamo anche metetrcela tutta, ma non basterà mai. Credo che un fattore determinante sia comunque il fatto che anche gli stessi giocatori non ci credono granchè. Certo, ci provano come dice Sergio, ma non ci credono e questa è una cosa fondamentale: se non ci credi, paradossalmente, anche tutto il resto viene assorbito dalla sfiga. Il rigore calciato da Alvarez è semplicemente frutto della sfortuna nera, mentre il suo errore a porta vuota è l'ennesima riprova di un giocatore dai grandi mezzi tecnici ma, calcisticamente parlando, senza palle. Ne mancona due, via il dente e via il dolore. Sconfitte, pareggi o vittorie, arriviamo alla fine, sfiniti, e proviamo a ripartire.

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  2. Grazie Andrea ;D carissimo come sempre! Ciò che mi ha sempre spinto a scrivere della nostra amata Inter è la passione che nutro, non certo le mie qualità di scrittore.
    Quando il cuore incontra la tastiera è fatta :D
    Sono felicissimo, questo articolino è effettivamente, anche per me, il concretizzarsi di ciò che credevo sarebbe arrivato nel momento del Mai!.
    Con il piccolo Interista Lorenzo, che ora è il fulcro della mia vita, è difficile trovare il tempo, o meglio è difficile sacrificare del tempo, che potrei passare con lui, un bambino spettacolare..è scatenato...diciamo matto..insomma un Interista nato!.
    Vedere l'Inter in queste condizioni ha comunque riacceso qualcosa in me, la voglia di vederla tornare grande.
    Adesso che la festa è finita e le cose vanno male si possono vedere gli spiriti indomiti, si può fare cerchio intorno al nostro amore e sostenerlo, come possiamo, tutti insieme!.

    Le cause che ci hanno condotto a questo strazio sono molteplici, non le analizzo perchè non sono così competente e perchè si potrebbe fare notte, ma ora conta solo ripartire imparando dagli errori e mostrando maturità e professionalità.

    Un abbraccio a tutti!
    SOLO E SEMPRE FORZA INTER!

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