lunedì 23 luglio 2012

Calcio italiano, Inter, il nuovo stadio e la maglia rossa: un virtual-caffè con MARCEL VULPIS (SportEconomy)

Marcel Vulpis, direttore di SportEconomy.it
E' una linea che abbiamo deciso di seguire consapevoli che non per forza sarebbe stata la linea più "nazional-popolare", consapevoli che forse non tutti i tifosi nerazzurri avrebbero letto con passione e piacere i nostri pezzi, ma è una scelta che è nata senza pressioni o alcuna sorta di linea editoriale: siamo un blog libero, composto da autori liberi e che liberamente hanno scelto argomenti e trattazioni. Il rinnovo nerazzurro, la nuova era in cui l'interismo sta provando ad entrare, ci ha portati dunque a diversi pezzi tutti segnati da un unico file rouge: l'Inter che verrà. Lo ha fatto Alex con il suo ultimo "Revolution", lo ha fatto Antonio con "L'Inter cambia pelle" e l'ho fatto anche io con "Fassone ed il nuovo stadio". Abbiamo così deciso di provare a contattare uno dei maggiori esperti di economia nello sport in generale, e del calcio in particolare, affinchè ci aiutasse a fare luce su questioni spinose da trattare e difficili da chiarire per molti (noi non esclusi chiaramente): Marcel Vulpis, direttore di SportEconomy.it e volto noto a chi segue con costanza Sky Sport 24, ha gentilmente accettato di aiutarci in tutto questo, rispondendo alle nostre domande.

Innanzitutto la ringraziamo per avere accettato di fare questa breve chiaccherata con noi Marcel. Lei, da direttore di SportEconomy.it, è sicuramente uno dei maggiori esperti italiani dell'analisi economica sportiva. Qui parliamo di calcio e partirei da una domanda che molti dei tifosi italiani, in questo momento, si sta ponendo: il Fair Play Finanziario è realmente il motivo delle scelte economiche attuate dai protagonisti del nostro calcio o è piuttosto un alibi sfruttato magistralmente nel momento in cui ci si è resi conto che il nostro sistema di business calcistico non funziona più?
E' assolutamente soltanto un alibi. I così detti top players, oramai, sono un lusso che solamente alcuni club o cordate d'affari, di solito dai nomi esotici, possono permettersi. Noi, come osservatore economico, lo diciamo da anni e ci fa piacere che poco tempo fa questa tesi sia stata confermata anche dal vice-presidente del Milan Adriano Galliani. I club italiani, quale che sia la loro dimensione, bruciano più di quanto producono. I salari dei calciatori sono spropositati e "drogati" da valutazioni guidate esclusivamente dai procuratori. Ormai sono loro a decidere il prezzo di ogni tesserato, purtroppo comandano più loro dei direttori sportivi. Questa è una forte anomalia. Ad esempio, in Germania, già da oltre 15 anni si sta andando nella direzione opposta, con una politica completamente diversa negli affari. E' giunta l'ora di scendere dalla giostra!
Il giovane Borussia, da due anni campione di Germania
Pensa quindi che il sistema tedesco sarebbe il miglior modello di riferimento per noi italiani, per il nostro calcio?
Sicuramente. Il Bayern Monaco è il club con i ricavi commerciali più alti in tutta Europa, supera persino il Manchester United! Sotto il profilo sportivo, il bi-campione di Germania Borussia Dortmund conferma la tesi che si può fare grande calcio anche con budget ridotti. E' chiaro che per fare ciò bisogna rinunciare per scelta ai top players e creare in casa i campioni del futuro, giovani già pronti per la massima serie, ma ancora non campioni affermati. Sotto questo punto di vista, in Italia, l'Udinese dei Pozzo è decisamente un benchmark positivo e vincente.
Forse però non dovremmo essere solo noi a svoltare, a girare pagina. In Spagna, ad esempio, è stato reso noto che sono stati i criticabili movimenti bancari a permettere a Real Madrid e Barcellona di imporsi totalmente nel calcio mondiale. Qual'è la reale situazione del calcio spagnolo attualmente? Per due club che dominano, decine falliscono....
La situazione della Spagna è molto grave, il sistema rischia realmente di implodere sia a livello sociale, come si vede dagli scontri nelle piazze di diverse città iberiche avvenuti recentemente, sia a livello economico-sportivo. Da quando è nata la super-cordata Bankia, che racchiude al suo interno sette delle più importanti banche iberiche, la situazione è ulteriormente peggiorata, a livelli esponenziali. Presumo che quest'estate - e presume bene vista l'attuale situazione ndr. - la campagna acquisti non sarà sfolgorante come dal 2009 ad oggi, a meno che i top club come Barca e Real non vogliano peggiorare la loro situazione debitoria sul sistema bancario. Diciamo che anche molti club spagnoli, come quelli italiani, dovranno scendere dalla giostra.
Situazione tragica ed imbarazzante direi, ma torniamo in Italia. E' il Napoli il team più virtuoso in termini di bilancio vero?
Si, assolutamente il Napoli da cinque anni a questa parte, l'unico club che sarebbe in attivo anche senza la voce plusvalenze in bilancio. 
Come ci stanno riuscendo?
A Napoli hanno saputo bilanciare perfettamente i costi con i ricavi. Il monte salari è soltanto il settimo del campionato italiano, eppure ha appena vinto la Coppa Italia ed il prossimo undici agosto si giocherà la Supercoppa Italiana contro la Juventus a Pechino.
Conti in rosso in casa Inter....
Totalmente su un altro livello è la situazione dell'Inter: le previsioni di bilancio parlano di un rosso da circa 88 milioni di €. Le risulta? E' un problema con il Fair Play Finanziario?
Si, è possibile che la perdita dei nerazzurri si aggiri su quella cifra. L'Inter è legato ancora al livello troppo oneroso degli ingaggi dei propri calciatori. Però va detto che su questo, come si sa e si vede, il management interista sta lavorando da almeno un anno, con Moratti che ha deciso di mandare via prima Eto'o, poi Forlan e Lucio, cioè pezzi pregiati - alcuni diciamo ndr. - ma anche più cari in termini di gestione.
Rinnovamento Inter, come scriviamo anche noi da tempo. A riguardo di questo ci risulta che l'Inter abbia instaurato da tempo un rapporto di collaborazione con la società Sports Investment Group, grande potenza nel campo dell'innovazione sportiva ma che, purtroppo, da noi contattata ha gentilmente declinato la richiesta di rispondere ad alcune domande. Comunque, crede che l'Inter abbia realmente deciso di progettare un nuovo stadio?
Sinceramente? Finchè non vedrò l'area, il progetto di urbanizzazione e le relative delibere, non ci crederò. negli anni ho visto fin troppi plastici in mano a presidenti di calcio italiani, ma per fare effettivamente gli stadi c'è bisogno dell'ok di diversi enti locali e, soprattutto, di molti soldi. Senza soldi non ci sono i mattoni da mettere in fila.
Eppure sono diverse le indicazioni che ci dicono che Moratti si sia portato verso quella direzione. Anche la scelta di Fassone come nuovo dirigente è una prova al riguardo. Pensa sia la strada giusta?
Certamente, la strada è quella giusta e Fassone arriva proprio da esperienze di questo tipo, è un esperto del campo. Detto ciò, non credo che Fassone possa decidere così tanto ed incidere così tanto, pur essendo un bravo manager.
La bandiera del quarto Inter Club nato recentemente in Cina
Sicuramente serve anche sfondare su mercati finora inesplorati dal calcio italiano, come quello orientale.
Ogni top club dovrebbe lavorare molto sull'internazionalizzazione del proprio brand e l'Inter ha anche un grande rapporto sponsorizzativo con la Pirelli, presente con stabilimenti ed interessi in Cina, per esempio. Ma bisogna lavorare decisamente tanto prima di riuscire a scardinare l'appeal di brand molto più internazionali dei nostri, come quelli di Real, Barcellona, Manchester United e Liverpool.
Per certi versi, dalle sue parole, sembrerebbe che il modello da seguire, attualmente, sia quello della Juventus. Il nuovo stadio ha effettivamente cambiato totalmente le possibilità economiche del club di Torino?
La risposta la avremo dal prossimo bilancio. Prima di espormi voglio vedere il saldo netto tra ricavi e costi gestionali dell'impianto, per adesso ci si può basare soltanto su delle stime difficilmente valutabili. Solo allora si potrà dare un giudizio corretto e sereno sull'intera operazione. Detto ciò, sicuramente lo stadio di proprietà della Juventus è la strada che devono seguire tutti i club italiani, soprattutto se di livello top. 
Facciamo un gioco: si metta nei panni di Moratti o comunque in quelli della dirigenza nerazzurra. Cosa farebbe concretamente per cercare di aprire nuove strade di guadagno per la società?
Investirei massicciamente sul marketing e sulla comunicazione digitale, sia in Italia ma, soprattutto, all'estero dove c'è bisogno di farsi conoscere anche al di là dei semplici risultati sportivi che comunque, chiaro, influiscono assai.
Conciso e dritto al punto, perfetto. per il calcio italiano in generale, invece, quale crede che debbano essere i prossimi passi nel breve periodo? Il Report Calcio 2012 presentato dalla FIGC a marzo parla chiaro: il calcio italiano è una società in fallimento. 
Per prima cosa bisogna cambiare top management, sia a livello sportivo che economico, perchè non è possibile che siano sempre le stesse facce da venticinque anni ed oltre. Bisogna abbattere poi i salari dei giocatori ed, eventualmente, pagare bene e tanto soltanto i top players. Infine, come dicevamo proprio poco fa, bisogna investire su nuovi asset come lo stadio, anche se per almeno i primi cinque anni saranno soltanto un investimento e non un guadagno.
La tanto discussa maglia rossa come mezzo di marketing?
Le rubiamo ancora un attimo del suo tempo per un'ultima curiosità. La seconda maglia totalmente rossa che la Nike ha scelto per l'Inter per la prossima stagione ha sollevato diverse polemiche, soprattutto tra i tifosi, con anche la lettera indirizzata a Moratti dalla Curva Nord in segno di protesta per la scelta. La scusa dei colori della città di Milano non regge molto sinceramente, più realisticamente si è trattata di una scelta per compiacere eventuali investitori dalla Cina. Ma davvero una sola maglietta può portare denaro fresco nelle casse di una società? Basta così poco?
Penso sia soltanto una scelta di marketing condivisa con la Nike. E' chiaro che ogni anno bisogna proporre delle novità in termini di design, ma non mi pare che sia un gesto di lesa maestà da parte dello sponsor e della società sinceramente. Alcuni tifosi dell'Inter, forse, vivono scollati dalla realtà se il loro problema principale è una seconda maglia rossa indossata o meno dai propri beniamini. Forse non si sono accorti che attualmente ci sono problemi sociali molto più gravi.

L'esperto ha parlato, si sarebbe detto una volta. Marcel Vulpis, attraverso la sua conoscenza diretta e la sua esperienza nel campo, ci ha permesso di accendere la luce su alcuni angoli bui dell'attuale situazione del nostro calcio ed, in particolare, della situazione nerazzurra. Condivisibili o meno certe affermazioni, noi ringraziamo Marcel per essersi gentilmente sottoposto alla nostre breve intervista, sperando di poterlo, in futuro, leggere nuovamente nelle pagine del nostro Inter Cafè.

Andrea

2 commenti:

  1. Ciao a tutti. Interessante l'intervista, complimenti ad Andrea. Il guaio è che purtroppo non mancano solo i soldi, ma anche la capacità di andare a trovarli. Su Castaignos sembrava ci fosse la fila di squadre pronte a contenderselo e siamo arrivati che doveva andare al Twente; peccato che "Siamo lontanissimi". Per Viviano è in atto una faida che porterà pochi soldi e tante ripicche: già Branca non è propriamente simpatico, così diventa odioso e non riesce più a trattare con nessuno. Va bene sostituire Julio, ma senza avere uno straccio di acquirente possibile, alla fine lo devi pagare per non farlo giocare....Rischiamo fra Pazzini e Quagliarella una replica dello scambio suicida Boninsegna-Anastasi dei primi anni '70. La realtà è che Branca non sa vendere e l'unica cessione è andata in porto grazie ad un intervento diretto di Moratti con De Laurentiis; le balle stanno in poco posto!

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