giovedì 8 novembre 2012

"New media & digital football" e Recycle Football: Marcel Vulpis spiega a Inter Cafè come può cambiare il calcio italiano

"New Media & Digital Football", L&V Editrice, 24,50 €
Se oggi noi siamo qui a scrivere di calcio e di Inter in particolare, sicuramente molto merito va alle immense possibilità che la rete, il World Wide Web, ci regala. Tra esse, i social network ed in generale i new media (Youtube in primis) sono le nuove piazze dove far sentire la nostra voce. Non c'è bisogno di urlare, di starnazzare come fanno in tivù, semplicemente si può offrire la propria opinione al pubblico e poi sarà l'interesse, la curiosità, l'amore per dei colori in questo caso, ad avvicinare voi lettori a noi. Internet è un'occasione che sempre più persone hanno deciso di cogliere al volo, con coraggio e spensieratezza (no Strama, non ti stiamo tirando in causa), anche magari per lanciare progetti innovativi e belli, davvero belli, perchè possono fare bene a tutti. In questa immensa distesa di informazioni ed occasioni che è la rete, curioso è vedere come le società calcistiche tentino di sfruttarla al meglio e come persone dotate di ingegno siano in grado di fare partire idee nuove. Marcel Vulpis è il direttore del sito SportEconomy.it, esperto di business e marketing sportivo, ed ha accettato di fare quattro chiacchere al riguardo con noi. In particolare ci siamo soffermati sull'e-book "New Media & Digital Football" (L&V Editrice, prezzo 24,50 €, acquistabile QUI), di cui è coautore, e sull'interessante progetto RECYCLE FOOTBALL.


Marcel, in estate ci eravamo parlati per offrire al pubblico nerazzurro un'opinione più esperta circa quello che è il nuovo progetto economico, dell'oggi e del domani, dell'Inter (QUI potete trovare l'intervista). Adesso invece vogliamo dare uno sguardo d'insieme sul mondo calcistico italiano, e quale occasione migliore se non l'uscita del libro scritto da lei in collaborazione con il dott. Chieffi ed il dott. Habetswallner "New media & digital football". Il libro è una fotografia che mostra come le società italiane sfruttino la rete e le sue enormi potenzialità. Quali sono, sommariamente per non togliere curiosità ai futuri lettori dell'opera, i risultati delle vostre ricerche?
Quello che risulta dal nostro lavoro, e che è stato riportato nel libro, è che la stragrande maggioranza delle società italiane non ha ancora una fortissima diffusione a livello digitale, anche Inter e Juventus non hanno una penetrazione così forte nel web, nonostante l'ampio bacino di tifoseria domestica ed internazionale. Ciò ci dovrebbe fare riflettere su quelle che sono le grandi opportunità che i new media ci offrono e che non sono state ancora sfruttate, o lo sono state soltanto in modo marginale.
Perchè questa difficoltà? E' una scelta o è soltanto ciecità aziendale?
Perchè il calcio è uno degli ambienti più duri a modificarsi, anche rispetto ad altri settori merceologici. Penso, ad esempio, al settore della telefonia dove oramai il digitale guida molte delle decisioni a carattere aziendale.
Twitter, Facebook, Youtube e Google+: le occasioni in rete
Però ci sono squadre che stanno tentando di ampliare l'utilizzo di questi mezzi tecnologici?
Il Milan ci sta lavorando da tempo, è certamente la società più avanti al riguardo con il progetto Milan Media Factory (Galliani è stato anche il primo dirigente a sperimentare una tweet chat con i tifosi, ndr). Anche la Roma è sulla strada giusta, ma la mancanza di una squadra competitiva e la presenza ridotta di top players rende poco "attractive" la piattaforma digital giallorossa.
Quando parliamo di new media ci riferiamo in particolare a quattro grandi mezzi digitali: Youtube, Facebook, Twitter e Google Plus. Come sono sfruttate dalle società queste piattaforme? Basta aprire le pagine ufficiali delle società per notare come esse siano ancora al "livello 1" diciamo, ovvero tante informazioni, poca interazione, o sbaglio? 
E' vero, c'è una bassissima interazione. Ed è un errore. Ripeto, l'unica società che può essere quasi al livello delle grandi società inglesi e spagnole è il Milan, con il suo progetto avviato circa due anni fa. Milan Media Factory è una piattaforma globale digitale che sforna in continuazione idee, contenuti informativi, contenuti multimediali e sfrutta tutto ciò in tutti i principali canali a disposizione (dalle tv alle radio, la rete, il mobile, ecc...)
Lei ha parlato di potenzialità da sfruttare. Quali sono effettivamente i vantaggi che può portare un adeguato sfruttamento di questi mezzi?
Quando i club, non solo italiani, capiranno che i social media non sono un mondo autoreferenziale, per farsi la guerra a colpi di fan e likers, allora entreremo in una dimensione più moderna della multimedialità applicata al calcio. I social media, e più in generale la multimedialità, sono un incredibile strumento ed opportunità per interagire in tempo reale con la propria fan-base di appartenenza, ma il passo successivo è quello di portare il tifoso a "vivere" in modo interattivo i contenuti prodotti dal club, per poi coinvolgerlo ulteriormente e convincere a supportare la squadra magari attraverso l'acquisto di prodotti/servizi con l'e-commerce.
Lei è un economista quindi la domanda se l'aspetta: quali i possibili guadagni, o quelli preventivabili, da uno sfruttamento ottimale dei new media?
Si può guadagnare, ma al momento siamo in un anno zero della multimedialità applicata al calcio. Quello che le piattaforme digitali possono però fare già oggi è sicuramente dettare delle linee, che poi devono essere recepite dal club e dall'area marketing. Faccio un esempio concreto: attraverso il sito della società possono essere lanciati sondaggi per testare il mood della tifoseria su diversi layout di maglie da gare, prima ancora che vengano prodotte dal fornitore tecnico. Questo crea interesse e attesa, genera condivisione e fidelizzazione, abbatte l'ipotetico conflitto post lancio della jersey, perchè i capi che dovessero essere prodotti sono stati già visionati e digeriti dalla fan base di appartenenza (nella precedente intervista con Marcel parlammo proprio delle critiche del tifo nerazzurro all'attuale seconda maglia rossa, ndr).
Il St.Pauli è un club di seconda divisione, ma il brand vola
Nell'e-book lei si sofferma soprattutto sui risultati numerici e statistici di questa ricerca: anche la Turchia sfrutta meglio la rete rispetto a noi in ambito calcistico. Germania, Francia e Portogallo, ovvero gli Stati più vicini a noi nel ranking UEFA, come sono messi? 
La Turchia è un mercato ricco, emergente e con una economia sana. Oltre a ciò è una popolazione molto giovane, quindi molto interessata a tutto ciò che è web e mobile. La Francia sta recuperando nei nostri confronti a passi da gigante e spesso ci sono molti club di seconda divisione con progetti veramente innovativi. Sono sicuramente apprezzabili i progetti di sito di Benfica e Porto, i due principali club lusitani. Discorso a parte merita la Germania, dove sia in prima che seconda divisione la tifoseria è una "risorsa", un valore per i club. Ecco perchè molto spesso i tifosi vengono coinvolti a livello di rete per sondare il loro umore su determinati nuovi progetti. Sta crescendo molto il Borussia Dortmund, che ha un ottimo rapporto con la tifoseria (non a caso fa 99 sold out consecutivi allo stadio) e in seconda divisione il St. Pauli sta ottenendo, attraverso il web e l'e-commerce, risultati fantastici considerata la dimensione di questa squadra di quartiere (è uno dei brand calcistici più cool in Europa).
La rete però non è solo guadagno, anzi, permette anche di lanciare idee per migliore la nostra vita. Quando ci siamo sentiti pochi giorni fa, mi ha parlato infatti di un interessantissimo progetto concreto, meno astratto di ciò di cui abbiamo parlato finora. Si chiama RECYCLE FOOTBALL. Ci dice di che si tratta?
E' un progetto di comunicazione che vuole utilizzare il calcio (attraverso gli stadi e i club, coinvolgendo i calciatori sul territorio e non solo) in attività di comunicazione finalizzate a sensibilizzare il grande pubblico su temi ambientali e di eco-sostenibilità. Il tema del riciclo è un tema culturale che dovrebbe coinvolgere ogni giorno soprattutto le giovani generazioni, a partire dalle scuole. Quale migliore opportunità per il calcio per parlare di ambiente nel pre-gara, attraverso i suoi attori principali, ovvero i calciatori? C'è da considerare che in Italia tra l'altro, e non si capisce perchè, non è mai stato lanciato e attivato un progetto di questo tipo, di taglio ambientale. Sarebbe una novità assoluto e il progetto in esame è curato dalla I.P. consulting di Cuneo, che è una agenzia di comunicazione e sports-marketing.
Questo progetto, per ora, è un piccolo germoglio piantato nelle serie dilettantistiche e nella Lega Pro. Può crescere?
Certo, ma solo se si riuscirà, partendo dalla provincia italiana, a mettere a "sistema", in una rete ideale di raccolta/riciclo, almeno una ventina di club, quale che sia la serie calcistica, magari coinvolgendo società del nord, del centro e del sud Italia. E' una sfida per il mondo del calcio, perchè come giustamente ha dichiarato di recente Elena Grosso, a.d. della IP Consulting, il calcio deve generare solo "cultura", soprattutto in ambito ambientale, e mai disvalori come la violenza.
Immaginiamo che un grande club di Serie A accettasse di partecipare al progetto: trarrebbe anche guadagni reali e non solo morali dall'iniziativa?
Assolutamente si, ci sarebbero molti vantaggi economici. Bisogna puntare a coinvolgere i principali consorzi operativi sul tema del "riciclo" e credo che in base alle tonnellate di plastica, cartone, olii usati, vetro e lampadine raccolte durante la stagione si arriverebbe a generare anche revenue da questa operazione. Ma, ripeto, il valore più grande di Recycle Football non è economico, ma culturale, in un Paese, l'Italia, dove ancora ci chiediamo se sia giusto o meno fare raccolta differenziata di pattume.
RECYCLE FOOTBALL è un progetto della IP Consulting
New media, progetti innovativi, idee per il futuro: mi piacerebbe sapere da lei, ora che siamo giunti alla fine di questa piacevole chiaccherata e che osserva il calcio da un punto di vista completamente diverso rispetto a quello nostro e dei tanti tifosi, quali potrebbero essere delle importanti innovazioni per fare il salto di qualità a livello di brand e marketing calcistico.
Mi piacerebbe pensare che in tempi brevi sia approvato il ddl sugli stadi, per avere finalmente degli impianti moderni attraverso i quali poter fare nuove attività di marketing. E magari tirar fuori dal cassetto parlamentare un altro disegno di legge, questa volta sulla tutela dei marchi e del merchandising, che dovrebbe avere la stessa priorità di quello sugli stadi e che stranamente è fermo in un cassetto (non viene neppure messo in agenda) di uno dei due rami del Parlamento. Un regalo vero e proprio che stiamo facendo a chi si arricchisce con l'industria del falso ogni giorno. Evidentemente ci sono dei misteri che ancora non comprendo nella loro totalità, o nel loro significato, in questo Paese dei balocchi.

Ringraziamo Marcel Vulpis per la disponibilità e la sua serietà nei temi trattati. Siamo un blog sull'Inter, ma talvolta, fare informazione calcistica generale e non "inquinata" da partigianerie tifosistiche, è utile e dilettevole. 

Andrea

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