mercoledì 24 aprile 2013

Essere interisti: un orgoglio (anche in inferiorità numerica!)

Per alcuni questo è divertente...
Non è un mistero che l’Inter stia vivendo uno dei momenti peggiori della presidenza di Massimo Moratti e certamente il peggiore degli ultimi 10 anni. Era difficile ripetere una stagione fallimentare come quella dello scorso anno, ma siamo riusciti incredibilmente a fare ancora peggio, qualcosa che rimanda a tempi duri, durissimi, celati da anni di vittorie bulimiche e probabilmente irripetibili.

Gli altri si battono il petto, riconoscendosi meriti su meriti, criticando tutto il sistema Inter e le scelte operate nei mesi scorsi, in tutti i modi possibili. Non fatevi fuorviare da chi vuole farsi passare come ‘Signore del Calcio’, di chi parla, o meglio dice di parlare, per il bene dell’Inter, perché sono gli stessi che si divertono nel vedere le pene nerazzurre, che sperano in una crisi atavica e non passeggera del mondo Inter, che non vogliono la ripresa, ma un ulteriore affossamento della società. Diffidate da questi oracoli onniscienti del calcio, con le loro cure fumose e inefficaci. Parlo di commentatori, giornalisti, addetti ai lavori, personaggi di altre società che parlano dell’Inter come di un cagnolino randagio in  mezzo alla strada, con un misto di ghigno e pena.

A volte bisognerebbe dar conto alle scelte errate operate nel passato, e non offuscarle, rinnegarle per poi darsi lustro per quelle corrette; perché fino a 3 anni fa le conte degli infortuni le facevano gli altri, mentre noi faticavamo a trovare posto alle coppe sempre più illustri sollevate da capitan Zanetti; perché Iaquinta, Paolucci ed Amauri non li ha certo comprati Marco Branca, Ricardo Oliveira a peso d’oro non l’ha certo acquistato Ausilio, e così per i vari Traorè, Melo, Diego, Taiwo e compagnia bella. Questo dovrebbe far riflettere chi si riempie la bocca con gli errori degli altri, perché questo è il mondo del calcio, e più o meno prima o poi sbagliano tutti e perdono tutti. Questa non vuol essere una giustificazione agli orrori che la società ha compiuto negli ultimi anni, ma un’esortazione a non scadere nell’accanimento terapeutico, anche perché l’Inter non è un malato terminale, ma è, al contrario, destinato a svegliarsi dal coma degli ultimi tempi, si spera già nell’anno prossimo. Noi per primi siamo al corrente di ciò che non va e che non è andato, e anche la società sa bene dove bisognerà agire, e ritengo che l’autocritica sia una delle doti principali di noi tifosi. Chi legge questo blog lo sa bene, e anche chi pone un po’ d’attenzione alle coreografie e ai cori della Curva, che espone striscioni, mai  avvilenti, polemici se c’è ne è bisogno, ma sempre nei parametri del rispetto e della signorilità tipici dello stile Inter. Da tifoso sono fiero di una curva del genere, con il record di abbonamenti nella stagione più complicata, pronta a stare vicino alla squadra nel bene e, ahimè, nel male!

Noi non abbiamo mai bruciato seggiolini, né fischiato una squadra che a fine stagione avrebbe vinto lo scudetto. In un mondo calcistico del genere, l’Inter è sola contro tutti, per l’ennesima volta.
Orgoglio nerazzurro, sempre
ormai ci siamo anche un po’ abituati a difenderci perennemente dai dardi scoccati a tradimento verso società e calciatori, a giocare sempre in inferiorità numerica, con squalifiche raddoppiate e ormai senza rigori a favore. “We wanna be the minority” cantavano i Green Day in una canzone di qualche anno fa; beh, in un momento del genere io ne farei anche a meno, quantomeno preferirei combattere ad armi pari, ma la frase del mitico Billie Joe Armstrong, da tifoso interista, me la sento cucita addosso, quale essenza del pianeta Inter. Forse tutto ciò ci porta a soffrire il doppio, perché bersagliati al minimo errore, ma anche a gioire il triplo nei trionfi, dove possiamo guardare tutti gli sconfitti dal basso, perché a perdere non sono solo i diretti avversari, ma soprattutto tutto un sistema calcio anti-nerazzurro. Questa è la diversità di cui parla Zanetti, una diversità che ha l’esatto sinonimo nel termine onestà, nei fatti e ancor di più intellettualmente. Bisognerà ripartire, salvando il salvabile, e con una programmazione seria, perché l’Inter non è quella delle ultime due stagioni, lo sanno bene tutti. Torneremo ad essere grandi, magari ci vorrà un po’ di tempo, magari non come quelli del triplete, ma la consapevolezza è che in ogni caso continueremo a doverci difendere da tutto e tutti. Questo è il postulato che ogni interista conosce, ed in cui si rivede nel profondo, perché l’unica vera sconfitta sarebbe adeguarsi a questo sistema marcio,  che poi in una sfera più ampia si chiama Italia.

C’è chi pensa che le questioni politiche siano dietro tutto, forse io sono uno di quelli, forse sarò esagerato e pessimista, ma, ad ogni modo, non lascerò mai che chiunque possa offuscare la limpidezza del mondo Inter; possono criticarci per questioni di campo, di scrivania e di programmazione, possono cercare di far sentire la società Inter sola, impotente di fronte ad ingiustizie troppo chiare e prepotenti per essere ignorate, e possono anche riuscirci, ma non potranno mai dividere i colori nerazzurri dalla propria tifoseria, perché il nostro non è un sistema basato sulla convenienza di fregiarsi delle vittorie dei propri beniamini, non è un vantarsi presuntuoso nei periodi fecondi e un ritirarsi nello stile “si salvi chi può” nelle sconfitte. L’unica cosa che nessun nerazzurro vero metterà in dubbio è la fede per la propria maglia e mai come in queste due stagioni la Curva Nord ha incarnato questo modo di vedere le cose, in cui penso si possano rivedere molti dei nostri lettori. Il primo punto da cui impostare la rifondazione siamo noi tifosi, la spinta silenziosa e rassicurante nelle difficoltà, imperante nelle gioie e protagonista nelle vittorie. Essere nerazzurro, per me, è un marchio di fabbrica che difficilmente si può nascondere; andate sempre fieri di amare questi colori e mostrateli a chi non è fortunato come voi, per non aver compreso la via giusta da seguire. Essere interista è uno stile di vita, vuol dire accogliere dentro di sé un sistema di valori forti ed inespugnabili. E chissà che già nella prossima stagione i maldicenti ed i malpensanti abbiano ben poco con cui riempirsi la bocca....

Alessandro

8 commenti:

  1. Ciao Alessandro, è un piacere ritrovarti da queste parti!

    Abbiamo passato tanti giorni a spaccare il capello in quattro, ma nessuno può e potrà mai accusarci di non essere perdutamente innamorati di questa squadra..in giro poi, specialmente su Twitter, c'è chi regala patenti di interismo ad altri, ma detto elegantemente noi ce ne sbattiamo le balle.

    Parlando della squadra, la situazione è sotto gli occhi di tutti quelli che hanno voglia di vederla. La speranza è che l'anno prossimo si riesca a preservare il buono (poco) di questa stagione, inserendo elementi che potranno davvero farci fare un salto di qualità che la nostra storia imporrebbe. Per ora c'è troppo fumo in giro, aspettiamo di vederci chiaro..

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  2. Ciao a tutti e ben ritrovato ad Alessandro. Essere interisti e andarne fieri penso sia una caratteristica comune un pò a tutti noi. Però ci vuole un inversione di rotta decisa ed è inutile stare a guardare gli errori fatti da altri in passato e gli acquisti azzeccati fatti da noi. Branca ha fatto il suo tempo e nel mercato attuale non sa più muoversi. il dottor Combi e il preparatore Rapetti sono inadeguati, dispiace dirlo. Per tutti arriva il momento di lasciare, presto o tardi, Presidenti compresi, nel momento in cui si rendono conto di non avere più la voglia o i mezzi. Moratti sembra invece voglia riconfermare Branca e parla di sfortuna...boh! Se poi partiamo cedendo Handanovich....beh allora buonanotte!

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    1. La penso esattamente come te ed è per questo che ho scritto l'ennesimo articolo incentrato sulla rivoluzione nerazzurra e che credo verrà pubblicato nei prossimi giorni! Su handanovic non sono completamente d'accordo: se dovessero addirittura rilanciare a 35/40 mil e con l'inserimento di contropartite interessanti, sarebbe impossibile dire di no. Ricordiamoci che Handa è il migliore al mondo, ma è pur sempre un portiere, e i campionati si vincono con i giocatori di movimento, soprattutto se vendendo lo sloveno si ricostruisce la squadra. Per questo io venderei anche Guarin, anche più di Handa.

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    2. Potremmo sempre riprendere Julio....Scherzi a parte, non sono d'accordissimo dal momento che l'ossatura decisiva di una squadra per me sono il portiere, uno-due centrali di difesa, un regista e un centravanti. Poi avrò delle idee vetuste magari, ma per me è ancora così. Un grande portiere dà sicurezza a tutto il reparto difensivo; poi se hai dieci fenomeni e un portiere appena decente puoi vincere lo stesso (vedi il Brasile del 1970 con Felix o l'Olanda del 1974 con Jongbloed), ma a quel punto fra i due venderei Guarìn, forte ma molto indisciplinato tatticamente e difficile da collocare in qualunque sistema di gioco.

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    3. Dico che il portiere non è decisivo come i giocatori di movimento, perchè se sei una grande squadra, gli avversari neanche ci arrivano alla porta. Per questo il portiere è fondamentale soprattutto nelle medio piccole. Comunque sia anche io venderei più Guarin di handa...

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  3. Ciao a tutti e grazie! Come dice Antonio, ancora si capisce ben poco, ma da come ci si sta muovendo, penso che alla fine non salterà nessuna scrivania significativa, neanche quella di Branca! Attenzione a chi si compra perchè se arrivano Agazzi, Cigarini e Gomez per fare i titolari la luce è lontanissima. Ci vogliono giocatori decisivi e non è detto che costino tutti 30 milioni. Si, dal mio punto di vista a qualche cessione illustre, ma solo con dei reinvestimenti oculati e mirati.Con quest'articolo, da un lato, volevo lanciare un pò delle provocazioni e delle frecciatine ai nemici di sempre, dall'altro esprimere la mia stima nei confronti di tutta la Nord e di noi tifosi in genere, davvero encomiabili... Speriamo bene!

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  4. Ciao ragazzi, che dire....il pezzo di Alessandro rappresenta appieno quello che si prova oggi ad essere interisti. La verità, purtroppo, è che è ciò che si provava anche prima del 2006, quando tornammo a vincere. E la cosa fa riflettere purtroppo.

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    1. Innanzitutto ti ringrazio, per il resto hai piena ragione! Purtroppo il clima è quello del fallo di Iuliano ecc. Anni in cui non brillavamo sul campo ed a cui di certo non vorremmo tornare, perchè una cosa è concludere due stagioni malamente, una finire settimi per 4 o 5 stagioni di fila. Speriamo sia un mini-ciclo di ricostruzione.. la volontà di ripartire c'è, il portafogli purtroppo meno, ma, a mio avviso, si possono trovare top player silenti. Faccio a memoria il nome di giocatori sottovalutatissimi e soprattutto giovani acquistati a zero o quasi in tutt'Europa, lasciando perdere tutto lo spreco dei ragazzi del nostro vivaio andati altrove, e le operazioni che comunque sarebbero costate come quella per Lucas: Lewandowski del Borussia, che aveva quasi firmato con il Genoa, e che nessuno aveva notato,un fenomeno assurdo; Pogba, purtroppo, è arrivato alla Juve a zero; Maicon arrivò a pochissimo, pagato quanto Jonathan per dire e fece le fortune dell'Inter; Cambiasso arrivò a zero; Montolivo al Milan a zero; Pirlo (la più grande debacle degli ultimi anni) a zero alla Juve; Messi che poteva andare da noi e al Como ed è stato rifiutato; Pedro che è arrivato al Barca dalla Serie C spagnola ed è stato molto più decisivo di Sanchez, pagato 40 milioni. Questi sono solo alcuni casi da perseguire, perchè non è tutto oro quel che luccica e le operazioni mirate e silenziosi su giocatori poco considerati ma forti sono quelle da perseguire. Poi se fosse per me comprerei per un paio di anni i più forti sulla piazzia per la Beretti e per la Primavera, perchè alla fine i fenomeni partono comunque da qualche giovanile e se li si ingaggia da piccoli costano di meno e con stipendi bassi puoi farli crescere in casa. L'Inter ha bisogno di questa svolta!

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