lunedì 15 ottobre 2012

Ligabue, l'Inter e quella voglia di "urlare contro il cielo"


"Se tu ti permetti di pensare che il meglio deve ancora venire non è detto che capiterà, ma intanto il tuo presente grazie a quel pensiero sarà già più degno di essere vissuto" 

Luciano Ligabue non è certo quello che si può definire un interista come tutti gli altri. E no, non solo per il suo essere un artista eccezionale che ha scritto la storia della canzone italiana, ma anche e soprattutto perchè a San Siro, ogni volta che i ragazzi scendono in campo, la melodia graffiante della sua "Urlando contro il cielo" è sempre lì, a dare quel qualcosa in più a quella cornice già di per sè meravigliosa. 

Ricordo ancora quando per circostanze fortunate, dopo un concerto a Reggio Calabria tornai verso Messina con alcuni amici, e sbagliando strada fummo costretti a salire sul traghetto successivo, dove neanche a farlo apposta trovammo tutta la band al completo che proseguiva il suo tour verso la Sicilia. Ovviamente le auto furono prese d'assalto come diligenze nel vecchio West, e quando finalmente fu il mio turno di scambiare una veloce battuta con Luciano ed avere il suo autografo, tirai fuori il biglietto di un vecchio Inter-Bayer Leverkusen e gli chiesi di mettere la sua firma lì. Accettò con un sorriso che tradiva una comprensibile stanchezza, e quando un simpaticone di fede sbagliata gli urlò ironicamente "Liga, questo è l'anno buono" il rocker emiliano in barba alle convenzioni si portò una mano ai gioiellini di famiglia sbuffando, come a voler scacciare l'anatema lanciato da quel corvo con cui era costretto a dividere 20 minuti di traversata. Un gesto da nerazzurro consumato, a cui fece seguito una fragorosa risata generale: era un periodo avaro di soddisfazioni, ma noi in fondo abbiamo sempre saputo riderci su anche quando le prospettive erano più nere della mezzanotte.


Oggi, ancora gongolanti per un derby vinto tra mille difficoltà contro l'ex squadra dell'amore, tra l'altro rappresentata in questi otto giorni da un vero e proprio esercito di babbei (inutile far nomi, gli editoriali sono facilmente accessibili e le facce da pirla sono sempre le stesse), mi viene in mente una canzone di Liga per inquadrare quella che è una domanda e più che altro una speranza: "Il meglio deve ancora venire"? E si entra in un territorio complicato, quello in cui la componente tifo oscura parte della lucidità che si dovrebbe mantenere quando ci si lancia in una analisi quanto più possibile obiettiva.

Ecco, da questo empasse cerco di svincolarmi, perchè sognare a ottobre non serve a nulla se non a tornare sul luogo del delitto dove eravamo colpevolmente stati lo scorso 15 gennaio sempre dopo la vittoria in un derby, e sempre col medesimo punteggio. Proviamo a tornare un attimo indietro con la mente a quella serata, nella quale un'Inter in rush dopo sei vittorie consecutive suonò la "settima" piegando un Milan nettamente di un altro spessore rispetto a quello attuale, e portandosi così ad una manciata di punti dal duo di testa: sembrava l'inizio di una memorabile cavalcata, in una notte in cui al cielo urlammo un pò tutti per una squadra che pareva essere tornate temibile e gagliardissima, ma poi sappiamo tutti come è andata. E se Liga dovesse mai leggere questo pezzo (ne dubito fortemente), il gesto di quella notte sullo Stretto potrebbe anche ripeterlo.

Le analogie tra le due Inter, ad onor del vero, si fermano al punteggio finale del derby giocato "in trasferta". Adesso però, più di allora, non va preso per oro tutto quello che è una classifica finalmente in linea con le aspettative di inizio stagione ed un ruolino di marcia che dopo il ko con il Siena non ha più conosciuto altri risultati diversi dalla vittoria. Troppe cose devono ancora andare al loro posto, diversi problemi che covano sotto la cenere del dio risultato devono ancora essere risolti, e sono tutt'altro che banali. C'è entusiasmo, c'è voglia di stupire, ma queste cose probabilmente c'erano anche al fischio finale di quel derby che invece fu l'ultimo atto di una corsa a cui si arrivò con il motore in riserva e senza stazioni di servizio per chilometri e chilometri.

In cuor nostro, tutti vorremmo "urlare contro il cielo" a fine stagione, ed è questa sana follia che ci rende tifosi e ci dà la voglia di dibattere quotidianamente sulla nostra amata squadra. Lo diciamo da tempo, e quando quell'assurdo pensiero vola via, non è mai un problema ammettere onestamente che forse, ancora, "non è tempo per noi" ..

Antonio

3 commenti:

  1. Ciao a tutti. Non sono un appassionato di musica nel senso vero e proprio anche se mi piace ascoltare belle canzoni e, soprattutto, bei brani di musica classica. Del mio conterraneo "Liga" trovo molto bella "Certe notti", un pò una fotografia e un emblema di un'epoca. Che poi sia anche tifoso dell'Inter....beh te lo fa piacere un pò di più, inutile negarlo. Il tifoso si chima così perchè è quello che spera e ci crede oltre la logica; è un sognatore, ed è giusto che sia così. Francamente non credo proprio che "urleremo verso il cielo" per la vittoria dello scudetto, però sognare non costa nulla. Certo, dovesse mai succedere, sarà stupendo proprio perchè assolutamente inaspettato.

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  2. Incredibile come le parole delle canzoni del Liga, cuore nerazzurro, si abbinino perfettamente alla situazione dell'Inter passata ed attuale. Non so, sinceramente, quale ancora sia il reale ruolo che avrà la nostra squadra nel campionato di quest'anno, penso sia presto per esaltarci, come era presto dopo la sfida con il Siena per abbatterci. Sicuramente siamo più competitivi che l'anno passato, perchè abbiamo una struttura solida e un'idea tecnica precisa, ma Juventus in primis e poi Napoli paiono ancora superiori a noi....vedremo cosa ci troveremo a cantare tra qualche mese, speriamo sia qualcosa di positivo, di certo sarà una bella canzone :)

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