lunedì 16 aprile 2012

Carlo Petrini, accusatore e altra faccia del calcio di Morosini

"Nel fango del Dio pallone", di Carlo Petrini, KAOS
L'ultimo weekend è stato un vero pugno nello stomaco per noi amanti del calcio e la morte di Piermario Morosini è ancora così vicina da rendere davvero difficile tornare a parlare e scrivere di calcio giocato. E dunque non lo faremo, anche perchè c'è qualcos'altro di cui parlare oggi, un altro lutto nel calcio: è morto Carlo Petrini. Molti non lo conosceranno e, a differenza di quel che è successo con Morosini, non impareranno a conoscerlo nei prossimi giorni, non perchè la sua figura non fosse importante nella storia del nostro calcio, ma perchè fa più comodo che altro, a molti, che di lui non si parli più. Se la notizia della morte del centrocampista del Livorno, come ho scritto, è stato un pugno nello stomaco sferrato dal fato, Carlo ha deciso di essere lui stesso a prendere a pungi tutti coloro che il calcio lo amano e lo hanno amato. Eppure i suoi pugni non hanno fatto male, o meglio, si, hanno colpito, si sono fatti sentire, ma sono serviti a costruire qualcosa, o almeno questo lui avrebbe voluto.
A chi vi racconta che il calcio, ua volta, era migliore, con tutto il rispetto non credetegli ed è stato proprio Carlo Petrini a darci questo insegnamento. Lui non è mai stato uno stinco di santo, non è mai stato il tipico bravo ragazzo, anzi...ne ha fatte tante di cazzate nella sua vita e ne ha sempre pagato le conseguenze. Ed è proprio questo a differenziarlo da molti altri soggetti sporchi del mondo pallonaro italico. Lui ha sbagliato ed ha pagato, ha pagato un prezzo altissimo ma giusto, che solo la pseudo-notorietà dell'ultimo decennio ha rimborsato a quest'uomo, ex centravanti dalle belle prospettive. La sua carriera calcistica parte dal Genoa, passa per il Milan di Nereo Rocco, transita per il buon Torino dei primi anni '70 e si conclude a Bologna, nella stagione 1979-1980, quando lo scandalo calcioscommesse lo travolse in pieno volto. Non fu una vittima bianca, anzi, lui era colpevole e pienamente consapevole di esserlo, per questo rimase in silenzio. Nel 1982 ritornò sui campi da calcio, ma in serie minori e senza ulteriore gloria. Attaccate le scarpette al chiodo, Petrini si lanciò in un'avventura finanziaria che, però, a causa delle sue brutte conoscenze e di errori imprenditoriali, gli costò una marea di debiti e guai finanziari che lo "costrinsero" alla fuga dall'Italia: si rifugiò in Francia, in una latitanza triste e controversa, tra mille pensieri del passato ed il dolore per un figlio, Diego, che a 19 anni stava morendo per un tumore al cervello. Carlo non tornò a salutarlo, preferì stare lontano, fare una cazzata, l'ennesima, ma l'unica che realmente gli pesò fino ad oggi, giorno della sua morte.
Carlo Petrini è morto oggi, 16/04/2012
Nel 2000, dopo essere rientrato in Italia nel 1998, pubblicò per la casa editrice KAOS, la sua autobiografia ed il motivo per cui oggi siamo qui a parlare di lui: "Nel fango del Dio pallone" voleva essere, appunto, il racconto di una vita di eccessi, di errori e di sofferenza, ma alla fine divenne una vera e propria denuncia, la denuncia del calcio malato, dopato, corrotto e schifoso degli anni '60 e '70, la denuncia di un mondo che andava ben oltre il calcioscommesse pre Mundialito 1982, una denuncia che voleva urlare come il calcio italiano non è stato mai realmente pulito e, probabilmente, non lo sarebbe mai stato. Lo scrisse prima di Calciopoli, ma in qualche modo anticipò il caos del 2006, attaccando in ripetute occasioni Moggi, suo concittadino, ma con cui Petrini, il nuovo Petrini, aveva ben poco a cui spartire se non il luogo di nascita. Nel suo libro fece nomi e cognomi, fornì dati, statistiche e dimostrò fatti e per quelle parole fu tagliato totalmente fuori dal mondo dorato del pallone, ripudiato anche dagli ultimi amici che lì gli erano rimasti. Il libro subì critiche, fu censurato col silenzio di televisioni e giornali, ma fu anche un successo inatteso. Lui stesso era un corrotto, lui stesso era un dopato, ma aveva deciso di reagire, di parlarne, di pentirsi forse o semplicemente di ripulirsi l'anima in vista di un futuro che sperava più leggero e meno opprimente del recente passato che aveva vissuto. Ha scritto altri libri dopo quello, ma nessuno è riuscito a stamparsi nelle menti dei lettori come "Nel fango del Dio pallone", perchè quello era un urlo più che una verità sussurrata, era una porta spalanca e non uno spioncino sullo schifo, era tutto il dolore di un uomo che non riusciva più a portarsi quel peso sulle spalle, quelle stesse spalle che lentamente, sotto il peso degli errori, non reggevano più ulteriori menzogne e silenzi. Petrini si trasforma con quel libro e, da ex calciatore corroso dai sensi di colpa, diventa il Balzac del crudo e gretto mondo pallonaro, diventa un boxeur che prende a pugni noi lettori che però, alla fine di quell'urticante lettura, non possiamo che alzare gli occhi e dire "che cazzo Carlo, grazie!".
Morosini e Petrini, i due volti lontani del calcio
Per Carlo non ci saranno città a lutto, non ci saranno prime pagine, non ci saranno parole buone e volti contorti dal dolore e probabilmente è giusto così. Ma ricordarlo è un dovere morale, tanto quanto è un dovere morale piangere la scomparsa di Morosini, perchè seppur così diversi e lontani, i due sono le due facce della stessa medaglia, le due facce di uno sport che si nutre di sogni (quelli di Piermario) e risputa fuori storie sporche e indigeste (come quelle raccontate da Carlo). Quindi addio Carlo, ti ricorderemo con le parole di Matteo Marani, direttore del Guerin Sportivo, ed uno dei tuoi ultimi amici rimasti nel mondo del calcio: "Era affabile, a suo modo cordiale, benché intagliato nel tronco toscano, la lingua che rotea e non si può fermare. Verrà sepolto domani a Lucca. Il più corrotto dei calciatori è stato a suo modo anche il più onesto. Strana davvero la vita".


Andrea - Inter Cafè

6 commenti:

  1. Chapeau a queste due icone del calcio VERO!!!

    Intanto, giusto per tirarci su col morale, vorrei suggerirvi una bella intervista sul mio "Quelli che l'Inter..."
    Che Vid Belec mi ha gentilmente concesso in esclusiva.

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  2. Complimenti a tutti e due che riuscite a farvi rilasciare interviste interessanti e complimenti per il pezzo Andrea, che coglie direi in pieno il nocciolo della questione. Non so se il calcio di quando ero ragazzo io fosse più o meno sporco di adesso: sicuramente c'erano molti meno controlli e si poteva assumere qualche "aiutino" con maggiore disinvoltura. Oggi probabilmente il marcio è più a livello di corruzione, di scommesse, e di risultati falsati da queste. Purtroppo più ci sono interessi attorno a uno sport e più c'è gente che prova a ottenere risultati e soldi con metodi più o meno scorretti e truffaldini. Sapevo dei libri di Petrini che ha avuto certo coraggio a denunciare certe cose, anche se a me che sia proprio TUTTO vero qualche dubbio un pochino viene; forse sbaglio, ma a me uno che salta fuori tanti anni dopo a fare certe denunce lascia un pò sempre il dubbio che i fatti possano subire in qualche modo una certa rielaborazione per un fine qualsiasi. Diversa, a parer mio, sarebbe l'accusa di uno che che nel mondo del calcio c'è dentro in questo momento, perchè allora sì che ti giochi veramente tutto. Lui si è giocato comunque parecchio, non dico di no intendiamoci, e infatti ha pagato morendo solo e praticamente in disgrazia, volutamente dimenticato perchè comunque protagonista di denunce molto scomode che nessuno si è mai preso la briga di contodeunciare adendo alle vie legali, fatto che in ogni caso ci porta a pensare che ci fosse comunque una buona parte di verità in quello che sosteneva. Con tutto il rispetto e le dovute proporzioni, ci mancherebbe, ne so qualcosa anch'io di libri che trattano argomenti non propriamente comodi....Quanto a Morosini le stronzate, come era ampiamente prevedibile, si sono sprecate e in molti hanno perso una buona occasione per starsene zitti: quando il destino si accanisce contro un giovane di 25 anni già così duramente provato dalla malasorte, penso che il migliore atteggiamento che si possa tenere è quello di un rispettoso silenzio.

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  3. Complimenti per l'intervista Francesco! :)
    Comunque penso che un addio a Petrini fosse doveroso, anche perchè, ripeto, lui rappresentava, o meglio, ha mostrato a tutti l'altra faccia del calcio rispetto a quello che Morosini rappresentava, il calcio pulito e buono, il calcio come sogno di tutti. Petrini aveva smontato quel sogno, prima da protagonista, poi da narratore. In pochi lo ricorderanno, ma io che ho letto il libro, credo che sia giusto.

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  4. I dubbi ci sono sempre stati e sempre ce ne saranno Alex, ma il fatto che lui stesso si autoaccusi è, secondo me, un particolare importanto, unito al fatto che la dovizia di particolari riportati nei suoi libri lasciano davvero spazio a molti pochi dubbi calcolando che mai nessuno, come sottolinei tu, ha mai smentito con forza (magari con vie legali)...l'unico fu Moggi a portarlo in giudizio! Siamo sulla stessa lunghezza d'onda quindi Alex e questo mio pezzo voleva, principalmente, sottolineare come non bisogna, alla fin dei conti, mai dimenticarsi che questo sport possiede due facce purtroppo....

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  5. Piccola notazione a margine: come detto in un commento al precedente post guarda caso ha prevalso la linea dell'Inter e di altre quattro squadre per il recupero della giornata e non per lo slittamento. Segno che evidentemente era la cosa da regolamento più corretta da fare, altrimenti non avrebbero fatto prevalere la tesi di 5 contro 15. Onorare e commemorare un ragazzo sfortunato è assolutamente doveroso, ma lo è altrettanto cercare di non farsi prendere in giro da chi vorrebbe approfittare anche di queste situazioni.

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  6. Il regolamente parlava chiaro ed alla fine si è presa la scelta che doveva essere presa. Penso ci sia ben poco altro da dire checchè ne dicano alcuni media :)

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