sabato 31 dicembre 2011

2011, l'anno della "normalizzazione": il bilancio di 12 mesi di Inter



Siamo alle ultime battute del 2011, e come di consueto è tempo di bilanci che forse lasciano un pò il tempo che trovano, ma è giusto fare dopo un anno certamente meno entusiasmante dei precedenti.

Il 2010 era stato l'anno degli orgasmi multipli, della scalata in cima al mondo, delle grandi notti europee e di quell'invincibile Armata condotta di peso dal generale Josè dentro la leggenda. Ma non solo: il 2010 aveva segnato anche la fine di qualcosa, e l'inizio di un'austerity che alla lunga (ma neanche troppo alla lunga) ci avrebbe portati a concretizzare scenari che fino al 22 maggio 2010 ritenevamo lontani anni luce dalla nostra vittoriosa e prospera dimensione.

L'anno che volge al termine ha visto la conclusione di questa metamorfosi kafkiana, in modo graduale e inizialmente rallentato dalle prestazioni di quell'immenso campione che risponde al nome di Samuel Eto'o, colui che fino a giugno ha svolto alla perfezione il ruolo di "cuscinetto", trascinando a suon di gol una squadra che pian piano si andava avviando verso un fisiologico (ed aggiungerei evitabilissimo) declino.

Sotto la guida di Leonardo, un'Inter che strada facendo aveva perso il suo Milito tra un acciacco e l'altro iniziò la folle rimonta, dopo le tenebre di un'era Benitez terminata nel peggiore dei modi. Con un Milan che andava arrancando, in molti abbiamo creduto che quel derby potesse darci lo scudetto forse più bello, ma la squadra che arrivò all'appuntamento decisivo dopo la sosta per le nazionali era ormai svuotata di ogni energia psico-fisica, dopo la corsa forsennata per recuperare il terreno perduto nei mesi iniziali. Come finì lo sappiamo tutti, e quella sera si staccò un altro pezzo di Grande Inter, prima della umiliante Caporetto che andò in scena pochi giorni dopo in Champions League contro il modestissimo Schalke: il 2-5 contro la squadra della Ruhr rappresenta la pagina più buia di questo 2011 nerazzurro, e forse una delle più buie in assoluto dell'intera storia del nostro club.

Il castello di cartapesta costruito da Leo, smantellato in un amen. La folle serata contro il Bayern e le incredibili rimonte, improvvisamente hanno smesso di eccitare, spazzate via dalle nostre menti per far posto a immagini molto meno piacevoli e da sentenze definitive e inappellabili. Probabilmente proprio in quella "settimana maledetta" Moratti e Leonardo si saranno iniziati a rendere conto che questa storia d'amore non sarebbe potuta andare oltre giugno.

Ed infatti, dopo un secondo posto in campionato ed una finale di Coppa Italia vinta grazie ad un Eto'o monumentale, nonostante una prestazione terribile, Leonardo lascia per andare al PSG a rivestire il suo ruolo vero e proprio, ovvero quello di dirigente. Il toto-allenatore porta all'investitura di Gianpiero Gasperini, che ben presto risulterà un "dead man walking" poichè inadatto e soprattutto mal supportato da una società sempre più allo sbando e con il FPF come unico obiettivo da perseguire.

Dal calciomercato arriva poco o nulla, il 6 agosto a Pechino arriva la sconfitta in Supercoppa contro il Milan e poi parte ufficialmente l'operazione Eto'o-Anzhi, coi russi che si porteranno via il camerunense per circa 25 milioni, andando a sollazzare le casse societarie ma di fatto riducendo dell'80% il potenziale offensivo di una squadra che perde in un sol colpo un bomber implacabile ed un leader carismatico. L'esoscheletro di Milito, l'anarchico Zarate e il fatiscente Forlan non bastano a compensare la più drammatica delle partenze, ed infatti il campo darà le sue risposte.

Gasp salta dopo Novara, Ranieri prende il suo posto dando pian piano una quadratura ad una squadra che via via aveva perso identità, organizzazione e capacità di imporsi anche contro avversari modesti come il Trabzonspor (vittorioso a San Siro). Tra mille difficoltà, si arriva al 2012 al quinto posto, lontani dalle inusuali posizioni di bassa classifica e con un girone di Champions vinto, con il Marsiglia ad attenderci per gli ottavi di finale nel prossimo febbraio.

Quest'anno è stata un pò più dura essere interisti, diciamocelo. Delusioni, l'assenza ingiustificata della società in sede di rafforzamento, addii dolorosi non compensati da arrivi altrettanto importanti ed un senso di approssimatività diffuso che non ci lascia con un buon gusto in bocca e con buone sensazioni per l'anno che verrà. Non ci resta che sperare in tempi migliori, in un nuovo progetto che sostituisca l'attuale politica delle mosse "a casaccio", e soprattutto in nuove soddisfazioni sul campo.

Un augurio di buon anno a tutti gli amici nerazzurri, ci si legge nuovamente nel 2012. 

Antonio


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