Il Chelsea, campione d'Europa senza bel gioco? |
La differenza è che valutare l’estetica in un’opera d’arte, in un paesaggio naturale, in un monumento o semplicemente nell’aspetto fisico di una donna (o di un uomo) rappresenta una disquisizione fine a se stessa, che non implica cioè alcun tipo di effetto su altre situazioni, né le influenza in alcun modo. Per quanto riguarda invece il gioco espresso da una squadra di calcio, scopo della quale è ottenere un risultato vittorioso e quindi prevalere su un’altra, quanto senso ha parlare di “bel gioco”? A quanti tifosi del Bayern interesserà se la loro squadra ha giocato meglio degli avversari subendo una delle più cocenti sconfitte della storia del calcio, e a quanti tifosi del Chelsea interesserà se la loro squadra non ha espresso un gioco spettacolare andandosi però a conquistare una delle vittorie più impensabili della suddetta storia? Crediamo di non sbagliare di molto ipotizzando la risposta: molto pochi.
Di Matteo, artefice del miracolo Chelsea |
Cerchiamo perciò di non prenderci né in giro, né troppo sul serio: nel calcio, come in tutti gli altri sport del resto, a maggior ragione quando ci sono in ballo interessi milionari, quello che conta veramente è vincere (con mezzi leciti, non “alla Agnelli & Boniperti”); per vincere in uno sport di squadra è assolutamente indispensabile creare un’armonia di gruppo, una comunità di intenti, una forte motivazione e cercare di attuare il sistema di gioco più adatto possibile alle caratteristiche dei giocatori che si hanno a disposizione. Più forti sono questi giocatori e più moduli saranno in grado di interpretare al meglio; a questo punto il tecnico di turno ha possibilità di scegliere anche quello che ritiene il più spettacolare, perché è vero che l’importante è vincere, ma farlo dando anche spettacolo è ovvio come sia ancora più appagante.
Questa possibilità non l’ha avuta certo Roberto di Matteo, al quale il magnate russo Abramovich ha deciso di affidare una squadra assemblata secondo un progetto un po’ confuso e alla deriva più totale per la pessima gestione che di questo progetto aveva messo in atto il pur promettente Villas Boas. Vice allenatore del portoghese, ma perfetto conoscitore dell’ambiente, avendo militato lì anche da giocatore, il nostro connazionale ha innanzitutto recuperato il rapporto con i giocatori, soprattutto con alcuni senatori che Villas Boas aveva confinato ai margini del progetto; dopo di che ha attentamente e sapientemente valutato le caratteristiche e le potenzialità psico-fisiche della rosa che aveva a disposizione e in base a queste ha optato per il sistema di gioco che meglio si adattava a queste risultanze. Indubbiamente il risultato non è stato il massimo dal punto di vista della spettacolarità, ma è senz’altro stato il massimo possibile dal punto di vista del rendimento dei giocatori e dei risultati che è riuscito ad ottenere, dal momento che ha conquistato una F.A. Cup e nientemeno che una Champions che nessuno prima di lui era riuscito a portare a Londra nonostante le centinaia di milioni di euro investite da Abramovich.
Probabilmente dalle parti di Stanford Bridge non se lo aspettavano nella maniera più assoluta e avevano già pianificato un futuro senza di lui, trovandosi così ora di fronte a scelte non facili. Più di qualcuno ha storto il naso, affermando che il Chelsea non era degno di sollevare la “coppa dalle grande orecchie” e che ha potuto disporre di un fondo schiena pazzesco. Personalmente penso che in un torneo dove basta sbagliare una partita e sei fuori, la fortuna reciti un ruolo abbastanza decisivo, molto più che in un campionato dove alla fine gli episodi tendono più o meno a compensarsi fra positivi e negativi; e penso che se uno non commette degli illeciti non capisco perché alla fine non debba essere ritenuto degno della vittoria che si conquista. Se gente pagata decine di miliardi come Ronaldo, Kakà, Messi e Robben sbaglia dei rigori assolutamente decisivi non è certo colpa dei Blues con i quali la fortuna aveva un debito abbastanza grosso; sarà un caso che abbia deciso di saldarlo proprio in questa occasione? A me piace credere di no.
Palacio e la sua capigliatura inguardabile (?) |
Alex
Ciao Alex! Sicuramente sono in parte d'accordo con te, nel senso che non c'è un vero metro di valutazione del bel gioco, è qualcosa che va ben oltre la semplice estetiva essendo, in sè, necessario anche valutare il fatto se una squadra è o meno vincente. Però sul discorso dei giocatori forti la vedo leggermente in modo diverso e penso che la migliore dimostrazione ce l'abbia fornita, per l'ennesima volta, Zeman con il suo Pescara: non ci sono campioni (almeno non già affermati), ma un sistema di gioco predisposto alla spettacolarità, perchè spinto sempre in avanti...non credo sia un reato dire che l'Inter di Strama abbia giocato meglio di quella di Ranieri ed il fatto che il giovane tecnico abbia dato un metodo di gioco più offensivo non ritengo sia un fattore da eliminare :) detto ciò sono felice abbia vinto il Chelsea, perchè penso se lo meritasse come dici tu...e perchè mi stanno sul cazzo quelli del Bayern, ma sicuramente non si può dire che il gioco degli inglesi fosse bello eheheh
RispondiEliminaZeman però ha ottenuto risultati (in serie B) quando aveva buoni giocatori e non campioni, che ha potuto plasmare ed adattare in toto all'unico modulo che sa interpretare; quando ha diretto grandi squadre (Roma e Lazio), ha "toppato", proprio per la scarsa duttilità e capacità di individuare il sistema di gioco migliore per i giocatori che aveva a disposizione. Quanto a Strama giocare peggio di come facevano giocare l'Inter Ranieri e Gasperini sarebbe stata impresa molto ardua. Poi è chiaro che se hai buoni o ottimi giocatori e la squadra gioca male, non diverte e magari vince anche poco, beh..: allora sei un incapace. Siamo un pò alla filosofia, ma ogni tanto vale la pena di fermarsi un attimo anche a riflettere su queste cose.
RispondiEliminaCerto Antonio, come Grecia e Danimarca; a calcio non sempre vince il più forte, altrimenti sai che palle! E se i più forti pagati fior di milioni scazzano i rigori o le occasioni decisive, allora sono i momenti nei quali c'è spazio anche per gli altri. Ho il massimo rispetto del tuo parere, ci mancherebbe; questa volta il mio è un pò diverso. Tutto qui.
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