mercoledì 23 maggio 2012

Madrid, due anni dopo: ricostruire dalle macerie..


Diciassette giorni fa era il 5 maggio 2012, data che per noi interisti riporta a galla una delle disfatte più clamorose della nostra storia, che i successi recenti hanno contribuito a rendere solo un brutto ricordo e nulla più. Abbiamo assistito a un vespaio quasi surreale su Facebook, dove orde di juventini andavano a celebrare con link e sproloqui di ogni tipo il decennale di un evento che probabilmente ha cambiato la loro vita e che a quanto pare dopo due lustri sono ancora convinti abbia sconvolto profondamente le nostre.

Sorvolando sulle 'differenze cromosomiche' tra noi e loro, oggi è un giorno che per ogni interista non sarà mai uguale agli altri, e per ragioni decisamente differenti da quelle che hanno portato in parecchi a starnazzare come oche rimembrando quello che in fondo è stato un trionfo beffardo al fotofinish, ma non certo roba sulla quale scrivere un libro come invece qualcuno ha fatto. Noi il 22 maggio 2010, quindi due anni orsono, ci stavamo apprestando proprio in queste ore a compiere una impresa unica, maestosa, irripetibile. Noi, il 22 maggio 2010 ci eravamo già presi lo scudetto, la coppa Italia, e scendevamo in campo per prenderci anche l'Europa dopo una splendida cavalcata ed una crescita impressionante seguita ad un inizio timido in campo continentale.

Quella notte, nella quale abbiamo toccato letteralmente il cielo con un dito, ha costituito un anello di congiunzione tra l'Inter che finalmente era riuscita ad arrivare là dove da 45 anni mancava, e quella che pian piano, per ragioni varie ampiamente trattate su questo blog, si è schiacciata su se stessa scivolando rapidamente dal tetto del mondo al 6° posto in sole due stagioni di gestione suicida e di programmazione pressochè inesistente dopo l'addio di Josè. Oggi, nel giorno che inevitabilmente ci richiama alla mente ricordi di un passato indimenticabile e neanche troppo lontano, la notizia più 'scoppiettante' che possiamo commentare riguardo la nostra amata Inter è l'arrivo ormai certo di Rodrigo Palacio, primo colpo del mercato 2012/13 (di cui parleremo nei prossimi giorni), dopo il riscatto di Guarìn che tecnicamente rientra però nella campagna acquisti dell'anno appena concluso.

Prima di lanciarci a parlare dell'Inter che verrà, mi preme sottolineare che la non transizione (o comunque la lentissima transizione) di questi due anni è stata una sorta di buco nero più che di purgatorio purificatore, perchè mentre squadre come il Bayern hanno saputo costruire seguendo un modello, nel nostro caso c'è stato semplicemente il nulla cosmico che ha portato a non gettare nessuna base per ripartire, andando alla cieca e assistendo impotenti ad addii più o meno importanti (Eto'o, Balotelli, Motta, Leonardo) e a scelte tecniche sballate che di fatto hanno reso l'annata bruciata in partenza. Siamo saliti sul tetto d'Europa (e poi del Mondo) non per restarci, ma per vincere un'ossessione: ecco la differenza tra noi e Bayern, Barcellona e Manchester Utd, frequentatrici abituali di finali e semifinali del massimo torneo continentale.

Come il sito nerazzurro titolava il 23 maggio 2010
Bloccati in quel limbo post-Triplete, con una formazione dall'età media già alta, siamo rimasti fermi mentre gli altri si riorganizzavano per sferrare nuovi assalti a chi quell'anno aveva dominato su tutti i fronti ma col saluto di Mou aveva già di fatto alzato bandiera bianca almeno in campo europeo. Già, perchè nessun tecnico ha più avuto l'appoggio, il potere e la capacità di far quadrare il cerchio con una rosa evidentemente logora e bisognosa di rinnovamento, e uno dietro l'altro sono finiti a gambe all'aria Benitez, Leo (per lui un discorso a parte), Gasperini, Ranieri, nessuno esente da colpe, ma tutti con almeno una minima attenuante.

Non faccio parte di quella schiera di sotuttoio che afferma (tanto non costa nulla) quanto necessaria sarebbe stata una rivoluzione totale dopo Madrid, perchè ritengo semplicemente che sia una idiozia immane. Immaginate l'Inter meravigliosa del Triplete che inizia a cedere Milito, Maicon, Cambiasso, Eto'o, Lucio e Sneijder, o almeno tre di essi, puntando su altri calciatori o meglio ancora sui giovani, e ditemi un pò cosa sarebbe successo in caso di annata flop. Ve lo dico io: crocifissione pubblica di Moratti, Branca e compagnia cantante, per aver smontato una squadra che "avrebbe vinto ancora". Troppo semplice, troppo banale.

La strada da prendere era diversa, la transizione andava fatta davvero e non solo a parole, prendendo poi Forlan e Zarate per Eto'o per sfuggire alla tagliola del FPF finendo poi metaforicamente (e non solo) a gambe all'aria e senza gli introiti della Champions League. In tempi di austerity, serviva fare la differenza con le idee più che coi quattrini, e questo spero che chi di dovere lo abbia già capito.

Perchè sono passati due anni, e siamo precipitati senza paracadute in una dimensione che non è la nostra quando sarebbe servito poco, molto poco per restare competitivi almeno in patria. Le emozioni di quella notte di due anni fa nessuno ce le porterà mai via, ma adesso è tempo di lavorare per far sì che una nuova Inter possa generare nuovi successi: che non saranno belli come quello di Madrid magari, ma di certo lo saranno in maniera diversa..


Antonio

4 commenti:

  1. Ciao a tutti. Ne abbiamo parlato tante volte; non si tratta di essere dei SOTUTTOIO, ma il fatto che Mou abbandonasse dopo due anni la diceva lunga sulla non-voglia di incamminarsi sulla strada del rinnovamento come hanno fatto le altre Società citate da Antonio. E' ovvio che doveva trattarsi di un rinnovamento graduale: il primo anno post-triplete andava ceduto Milito per ragioni di opportunità o Balotelli per ragioni comportamentali, più Muntari, oltre a quelli che sono stati ceduti facendo anche un po di "cassa" (Quaresma, Burdisso); andavano acquistati Mascherano e Cavani che erano in mano all'Inter e che allora sarebbero venuti al volo, se pagati adeguatamente alle loro Società. Questo sarebbe quasi senz'altro bastato per ripetersi almeno in Italia e a non "buttare fuori" subito un buon allenatore come Benitez. Invece Branca, che SATUTTOLUI, ha pensato di giocare al ribasso, con i risultati che abbiamo visto tutti quanti. Due giocatori sarebbero bastati, altro che rivoluzione; che invece adesso si impone come inevitabile.

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  2. Sono assolutamente d'accordo con te Antonio...chiaro che col senno di poi è facile parlare di quello che si sarebbe dovuto fare, in quel momento là però, in quel 23 maggio del 2010, era difficile, oggettivamente, poter dire addio a certi calciatori ma, soprattutto, a certi uomini. Come giustamente dice Alex però, va anche sottolineato che seppur tifoso, Moratti ha il dovere di pensare al bene della Società Inter ed in quella occasione non lo fece...la mia è una normale critica, non sono uno che invoca l'addio di Moratti dopo due stagioni così così (pessima proprio quella appena passata anzi), ma lì sbagliò e va detto. Oggi la situazione è chiaramente più complessa di quella che avrebbe potuto essere con una politica di mercato maggiormente oculata portata avanti sin dall'estate del 2010, ma chi ci vogliamo fare,è andata così! In realtà quest'anno sto vedendo delle cose positive perchè, zitti zitti, in società un pò di vecchi volti si stanno facendo fuori...Lucio, Chivu e Cordoba, secondo me, sono solo i primi: almeno un altro se ne andrà della vecchia guardia, ma è solo un'impressione personale questa :) Ora bisogna ricostruire dalla fondamenta, due anni si poteva partire dal primo piano...tanto rammarico, ma bisogna solo rimboccarsi le maniche e lavorare ora!

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  3. In quanti dopo aver vinto il Triplete erano daccordo sulla cessione dei big? Credo in pochi.
    Ora col senno di poi è tutto più semplice.
    Il guaio è che invece di un graduale ringiovanimento ci siamo ritrovati ora a dover fare una piccola rifondazione. Con tutto ciò che ne consegue, innanzitutto difficilmente riusciremo ad essere competitivi da subito.

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  4. Ottimo Antonio!!!!
    Dici bene, ricordi meravigliosi che nessuno mai potrà portarci via. Ma adesso è il momento, anzi siamo in ritardo, di cambiar pagina e sperare in ulteriori successi.

    Un caro saluto a tutti voi da "Quelli che l'Inter..."

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