giovedì 17 maggio 2012

Ciao Ivan Ramiro, colombiano dal cuore nerazzurro

455 partite, 18 gol, più di 40mila minuti passati in campo con la maglia nerazzurra, terzo giocatore di sempre per numero di presenze con la maglia dell’Inter in Champions League, 15 trofei conquistati: tutto questo e molto altro è stato Ivan Ramiro Cordoba.
 Ivan Ramiro e quella prima Coppa... (Fonte: Inter.it)
Arriva all’Inter a 23 anni nel gennaio 2000. Debutta in un Inter-Perugia (5-0) e si prende subito una maglia da titolare che non lascerà per parecchie stagioni. Per vedere una sua stagione con meno di 35 presenze bisognerà aspettare il 2007/2008, anno in cui si rompe il legamento crociato a Liverpool, in Champions League. Quella Champions League tanto inseguita con la maglia nerazzurra, quella Champions League che è riuscito finalmente a conquistare insieme ai suoi compagni nell’anno di grazia 2010.
Ma non è al Triplete che associo il nome di Cordoba. Quando penso a lui mi viene in mente quando tutto iniziò.
Era il 15 giugno 2005 e a Milano si giocava la finale di ritorno di Coppa Italia fra Inter e Roma. 2-0 per noi all’andata con una doppietta di Adriano. A San Siro ci pensa Sinisa Mihajlovic con una punizione delle sue all’inizio del secondo tempo a chiudere il discorso. L’Inter vince la Coppa Italia. Ricordo l’emozione di quel momento. Si tornava ad alzare una Coppa al cielo dopo la UEFA del ’98, si tornava a vincere, si tornava a festeggiare. Quella sera Zanetti non c’era e il Capitano era proprio lui: Ivan Ramiro Cordoba. A lui l’onore di alzare la Coppa, a lui l’onore di dare il via ad un ciclo che non si fermerà per 6 anni, fino a un’altra Coppa Italia: saranno 4 alla fine, insieme a 4 Supercoppe Italiane, 5 Scudetti, 1 Champions League e 1 Mondiale per Club.
Dico Cordoba e mi viene in mente un ricordo meno eclatante ma più personale. 1 novembre 2008, Reggina-Inter. L’Inter va in vantaggio per 2-0, la Reggina riesce a pareggiare. A tempo scaduto un calcio d’angolo per l’Inter. E Cordoba la butta dentro: 3-2. Io ero lì, io ero al Granillo, non vidi bene il gol ma vidi lui correre felice mentre gridavo di gioia come un matto.
Dopo 12 anni, Ramiro ha deciso di smettere. Se ne va dopo un’ultima stagione in cui ha raccolto 6 presenze (5 in campionato 1 in Coppa Italia) e con la consapevolezza di aver dato tutto. Grande professionista Ivan, mai una polemica, mai una parola di troppo, sempre pronto ad allenarsi a testa bassa e a dare il massimo quando era chiamato in causa.
Un professionista serio, di quelli che se ne vedono sempre meno in giro. Anche per questo ci mancherà, anche per questo l’anno prossimo non vederlo in giro con la maglia numero 2 ci farà sentire più soli. Perché Ivan Ramiro Cordoba da Medellin era, è e sempre sarà uno di noi.
Entius

2 commenti:

  1. Eh certo, un bel saluto Ivan Ramiro se lo merita proprio, forse più per quello che è stato fuori campo che in campo, dove comunque è stata una presenza notevole. Per essere un grande campione era troppo limitato tecnicamente il che, appena abbassava solo di un attimo la sua concentrazione o il suo stato di forma fisica, lo portava ad erroracci che qualche volta ci hanno anche condannato. Peccato che la sua grande intelligenza fuori dal campo non riuscisse a trasferirla del tutto in campo, risultando a volte un pò troppo frenetico; sentendolo parlare è uno dei giocatori dell'Inter che mi ha impressionato di più sotto il punto di vista della scaltrezza, del senso della misura, dell'enorme professionalità e della correttezza. Tanta testa pochi piedi, anche se a qualcuno potrà sembrare strana questa mia affermazione. Essere duri non vuole dire essere scorretti e lui non lo è stato quasi mai. Ciao Ivan e un grande augurio per la tua vita da "non calciatore", magari con un ruolo anche all'Inter.

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  2. Beh, che dire di Caffè Colombia...come ha sottolineato Alex, è stato un grande calciatore, più fuori dal campo che sul campo. Era un centrale vecchia maniera, di quelli che spazzano l'area senza troppi fronzoli, senza curarsi di tutto ciò che lo circonda :) Spesso, ammettiamolo, s'è preso un vaffa da noi tifosi, come del resto, gira e rigira, quasi tutti i calciatori, ma nel nostro cuore rimmarà sempre e comunque il suo volto intagliato nel legno Sudamericano e la sua grande umanità...avere avuto, insieme a Zanetti e Cambiasso, un pilastro dello spogliatoio come lui credo abbia aiutato tanti e ci abbia permesso anche di vincere ciò che abbiamo vinto. Grazie Ivan e a presto :)

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