giovedì 24 novembre 2011

Da Milan-Barcellona ad Inter-Barcellona: il parallelismo non regge..


Guardare in casa d'altri generalmente non è mia abitudine, specie in un'annata nella quale i nostri problemi non sono proprio poca roba e dalla loro parziale risoluzione (in un futuro quanto più possibile prossimo) passeranno le sorti di tutta la stagione.

Vorrei però discutere un attimo della gara di ieri sera tra Milan e Barcellona, nella quale i rossoneri hanno alzato bandiera bianca di fronte al meraviglioso collettivo di Guardiola, al termine di 90' nei quali tutta la differenza tra i catalani e il resto del mondo si è palesata in maniera totale, a dispetto di quanto possano dire addetti ai lavori e tesserati della "squadra più titolata al mondo" (cit.). Si è parlato di gap ridotto, di nuove consapevolezze, di un Barça che in fondo si può battere: e per arrivare a queste conclusioni, ci si è basati sull'ennesima lezione di calcio impartita da Messi e compagni, rei forse di essersi specchiati troppo e di non riuscire a concretizzare tutte le palle gol create. E questo senza Dani Alves, Piquè, Iniesta, e con un assetto tattico sperimentale ed un David Villa sciagurato almeno quanto Robinho dall'altro lato.

Il Milan si è battuto bene, intendiamoci. Lo ha fatto con le armi a sua disposizione, giocando una gara di un certo spessore, e creando anche diverse palle-gol. Obiettivamente però la serata di ieri ha solo confermato che per battere questi qui serve una partita perfetta ed una serie di circostanze contingenti che ti permetta di reggere la loro forza d'urto devastante. E qui andiamo all'Inter, ed a quei quattro confronti nell'anno del triplete che di fatto ci aprirono le porte della leggenda.



A San Siro, nel girone eliminatorio, fu uno 0-0 tiratissimo che però fu nulla in confronto alla scoppola rimediata al Camp Nou da una formazione che non aveva in campo Messi e Ibrahimovic. Ecco, pensare a quel tempo che da lì a qualche mese un nuovo confronto ci avrebbe dato qualche chance era utopistico, ma fu esattamente quello che successe nell'aprile 2010: 3-1 a Milano, in una gara da vedere e rivedere più volte per rendersi conto di quanto forte fosse l'Inter di Mourinho, 0-1 a Barcellona dopo una inaudita sofferenza figlia anche dell'espulsione di Motta. Quel Barça non era una squadra molto diversa da questa, eppure fu schiantato nella gara di andata con una prestazione mostruosa che costituì la base di quel capolavoro poi concretizzatosi a Madrid.

C'era un'anima inossidabile, un progetto solido, una complessiva sensazione che tutto fosse al posto giusto. Perchè è così che si arriva a crescere fino a battere un avversario che non sembra battibile, e che certamente in valore assoluto è superiore a qualsiasi altra squadra. Ecco, è anche difficile pensare che quell'impresa risale solo a un anno e mezzo fa, e che da allora si è preferito andare a tentoni piuttosto che continuare a rinnovare, costruire, migliorare. E' difficile fare i conti con una rosa che sappiamo tutti non essere competitiva per puntare ai massimi traguardi, con un caos imperante a tutti i livelli ed una rinuncia quasi "scientifica" al dare un seguito a quelle notti indimenticabili.

C'è chi realizza due triplete in tre anni e compra Ibrahimovic, Mascherano, Sanchez, Villa, Fabregas, chi invece preferisce immolarsi sull'altare del FPF muovendosi poco, male e senza costrutto alcuno. Dove c'è progetto e struttura la vittoria spesso è una naturale conseguenza, e questo ce lo continuano a dimostrare negli anni, non fermandosi mai anche quando la sindrome da "pancia piena" sembra essere fisiologica almeno quanto lo è stato per noi.

Abbiamo "matato" i migliori, siamo riusciti lì dove nessuno riesce più da anni, poi abbiamo deciso che andava bene così. Ed è questo il fatto più triste: sapere che di notti così ne avremmo potute vivere ancora, e che invece la superficialità con cui è stata gestito il post-sbornia ha letteralmente demolito in 18 mesi una squadra che pareva essere arrivata a tanto così dalla perfezione.

3 commenti:

  1. Ragazzi..parliamoci chiaro..questa Inter è poco più di spazzatura da differenziare...c'è chi se ne deve andare a Gennaio e chi a Giugno...purtroppo è tutto da rifare, il problema è che non c'è voglia di rifare...altrimenti non si sarebbe arrivati a questo punto morto!

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  2. Ciao a tutti. E' vero Antonio, il parallelismo tanto non regge quanto è inutile. Lo hanno spinto i vari commentatori TV asserviti al potere tanto che a uno che si metteva in onda solo al momento dei commenti, gli sarebbe sembrato che il Milan avesse vinto o quantomeno pareggiato. E' purtroppo altrettanto vero che l'Inter di oggi è lontana parente di quella che compì quell'impresa, tanto che invece che un anno e mezzo sembra passata un'era.
    Come dice Entius ne abbiamo parlato tante volte di quello che successe, ma vorrei ribadire una sensazione che io avevo già avuto subito dopo la fantastica notte di Madrid. Ancor prima di finire la stagione Mourinho andò da Moratti e gli presentò il progetto di rinnovamento della squadra che lui aveva già capito dover essere piuttosto radicale; Moratti che non intendeva spendere altri soldi appena rientrati rispose "No, grazie" e i due si lasciarono in amicizia, ben sapendo il portoghese che quella squadra sarebbe finita dopo quella stagione, comunque sarebbe andata. Direi che alla luce di quello che è successo e che sta succedendo, purtroppo ci sono ottime possibilità che si trattasse di una sensazione corretta.

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  3. Le partite perfette sono tali perchè spesso molto rare. Rigiocando altre mille volte quella doppia sfida col Barcellona non saremmo più riusciti ad arrivare in finale (caspita, abbiamo fermato l'Invicibile Armata in 10 contro 11, roba da fantascienza o play station).
    Su quello che è successo dopo il 22 maggio 2010 ne abbiamo discusso tante volte. Sarebbe bastato non sentirsi appagati e iniziare un normale processo di ringiovanimento. Era la strada più semplice, i dirigenti nerazzurri hanno preferito la strada più tortuosa.

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