A onor del vero

Molte volte, chi ci ha un pò seguito in questi anni, avrà letto sul nostro Blog feroci critiche nei confronti della Società bianconera (soprattutto) e anche della squadra, visti i risultati ottenuti nelle passate stagioni, che rispecchiavano peraltro fedelmente la troppa attenzione da parte della dirigenza nel volere a tutti i costi provare a difendere un passato oggettivamente indifendibile, a scapito della lucidità e dell’efficacia nel programmare il futuro. 

Non è certo da oggi che scaturisce questa presa d’atto della realtà, ma soprattutto dopo la gara disputata dai bianconeri al S. Paolo di Napoli, bisogna ammettere, anche se un po’ a fatica, che quella Società quest’anno ha ben operato e allestito una squadra che nella peggiore delle ipotesi si giocherà lo scudetto fino alla fine. 

A qualcuno queste parole potranno non andare giù, ma proprio per dimostrare che la “Prostituzione intellectuale” non ci appartiene e che ci piace analizzare freddamente e obiettivamente quello che vediamo su un campo di calcio piuttosto che fuori, non si può far finta di non notare la profonda metamorfosi di questa Juve rispetto a quella delle passate stagioni.

Marotta è un buon Direttore sportivo, l’ha sempre dimostrato; gli ci è voluta una stagione di rodaggio e di “smaltimento scorie”, cioè degli errori accumulati nelle precedenti gestioni, ma alla fine ha allestito una squadra tutt’altro che stratosferica intendiamoci, ma equilibrata, compatta e soprattutto animata da una determinazione feroce che la porta a non mollare mai. Facilitata d’accordo dalla solita “boutàde” narcisistica di Tagliavento, che ha applicato il regolamento in un caso nel quale i suoi colleghi non lo applicano mai, facendo ripetere un calcio di rigore perché erano entrati in area due giocatori del Napoli prima della battuta a rete di Hamsik, è riuscita comunque per due volte a recuperare un doppio svantaggio, contro una squadra che si era dimostrata letale nelle sfide con le grandi, soprattutto nella bolgia casalinga del S. Paolo, e che ha giocato anch’essa con una determinazione e una ferocia agonistica che dovrebbero imitare i nostri giocatori quando scendono in campo contro la squadra che ci ha spesso battuto con l’inganno prima e tirato un bel po’ del fango che aveva addosso poi. 

Come è arrivata a costruire questa squadra la Juventus ? Semplice: nell’unico modo possibile se si vuole provare a vincere e cioè investendo soldi. 

Qualcuno obietterà che non basta investire, bisogna investire bene. D’accordo, verissimo. Ma quale Società di calcio al mondo può fregiarsi di non avere mai sbagliato qualche acquisto? Credo nessuna; per cui se acquisti dieci giocatori per cento milioni, se sei bravo sei o sette risulteranno azzeccati, ma se ne acquisti quattro spendendone venti e ne scazzi tre e mezzo…capite anche voi che vincere diventa praticamente impossibile. Infatti la Juve ha pesantemente sbagliato un bel po’di acquisti: tralasciando quelli delle passate gestioni che sono una moltitudine, per limitarci alla gestione Agnelli-Marotta si possono credo tranquillamente fare i nomi di Krasic (15 Mln.), in parte Quagliarella (16) rimediato con Matri (18), Elia (13) più “meteore” in prestito non riscattato come Aquilani o subito spariti prima ancora di iniziare a giocare come Ziegler. 
Però ha saputo azzeccare anche diversi acquisti (Vucinic, Pirlo, Liechsteiner, Vidal, oltre al già citato Matri), che affiancati a giocatori recuperati da situazioni di “coma profondo” come Marchisio, Pepe e Barzagli (ve li ricordate al Mondiale in Sudafrica?) stanno fornendo un contributo decisivo alla squadra prima in classifica del Campionato di serie A, che non ha ancora perso nessuna gara. 
Decisiva per questa metamorfosi anche la mano di Conte, uno che sembra sempre sull’orlo di una crisi di nervi che magari lo coglierà anche se dovessero verificarsi due o tre risultati negativi di fila, ma che conosce a fondo l’ambiente bianconero e ha saputo dare a tutti gli stimoli giusti. 

Scoccia un po’ dovere ammettere queste cose, ma è la realtà, almeno per il momento. 

Ovvio che il campionato è ancora molto lungo, ma senza l’impegno delle coppe europee vedo molto difficile un crollo di questa squadra, anche se un po’ per essere completamente sinceri, me lo auguro, visto il comportamento della sua Società, non solo nei confronti della nostra, ma del mondo del calcio in generale. Onore al merito dunque e “chapeau”, almeno per ora. E’ vero che la Juve ha investito una caterva di milioni, ma li ha investiti in parte anche per costruire uno stadio di proprietà che sull’esempio degli altri grandi stadi dei top-club europei è un passo inevitabile per creare ulteriori introiti al di là degli incassi derivati dai diritti TV; sarà un caso ma, favorito dall’entusiasmo che si è venuto a creare intorno a questo nuovo ciclo bianconero, il Conad Stadium è praticamente sempre tutto esaurito.


Mi viene da fare il parallelismo con la realtà della Ditta nella quale lavoro ormai da tanti anni: il management che la guida non può certo definirsi si stampo “bocconiano”, essendo composto da persone che sono progressivamente cresciute insieme all’ azienda. 
Infatti nel corso degli anni hanno fatto diversi errore di valutazione che sono costati penso la perdita di risorse finanziarie abbastanza consistenti. 
Però hanno sempre avuto ben chiaro il fattore determinante: investire continuamente in nuovi prodotti dalla tecnologia sempre più avanzata, magari sbagliandone qualcuno, ma senza fermarsi mai; in questo modo da una piccola aziendina familiare composta da 6/7 persone l’hanno portata in 30 anni a diventare un gruppo leader mondiale nel proprio settore da 250 dipendenti e con 5 filiali sparse nel mondo. 
Questo per dire che è praticamente impossibile non sbagliare mai una scelta, se ne sbagliano eccome: ma se una volta conquistato un traguardo lo vuoi mantenere, non ti devi fermare per nessun motivo, altrimenti con i ritmi ai quali galoppano oggi la ricerca e l’innovazione tecnologica, i concorrenti in un paio di anni non solo ti raggiungono, ma ti superano. 


Purtroppo la Società Inter F.C.e la sua dirigenza ha fatto questo errore, non si sa quanto voluto, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti noi; ovviamente non si può pretendere di vincere sempre, ma un conto è rimanere a certi livelli a giocarsela, un conto è sprofondare nella mediocrità come sta accadendo a noi.
Financial Fair Play o no, chi si ferma è perduto. Gli altri hanno continuato a investire e noi no e per recuperare la competitività perduta, sempre ammesso ci sia la volontà e la disponibilità economica, ci vorrà molto più tempo di quello che ci è voluto per vanificarla. 
Purtroppo è dura, ma dobbiamo farcene una ragione.

Alex-Inter Cafè